Il trillo del diavolo: “The piper”
In questa rubrica di Query Online raccontiamo, un brano alla volta, la musica intrisa di scienza e misteri: è il turno degli ABBA.
Uscito nel 1980 nell’album “Super Trouper” degli ABBA, The piper è considerato dai fan un unicum nella loro produzione artistica: forse per via del suo ritmo medievaleggiante, forse anche per l’uso di parole in latino, sembra discostarsi notevolmente dalle altre canzoni del gruppo svedese. Questa circostanza, unita al testo allusivo, ha fatto sì che il brano finisse al centro di alcune leggende metropolitane, che lo vorrebbero un inno a Satana sotto mentite spoglie.
La canzone si ispira invece alla figura del Pifferaio magico: ma un pifferaio un po’ diverso da quella della favola, un seduttore abituato a stregare le folle e a farsi ascoltare. Björn Ulvaeus affermò in un’intervista che The piper era ispirata al “cattivo” dell’Ombra dello scorpione di Stephen King, un comandante carismatico che inganna le masse e le porta alla rovina sullo stile di Adolf Hitler:
Il testo parla della paura che arrivi un tempo in cui la gente vorrà di nuovo un leader del genere.
Un’interpretazione, forse, più vicina al racconto originale di quanto non sembri. Per quanto sia vista dalla maggior parte delle persone come una fiaba per bambini, del resto, la vicenda del pifferaio potrebbe ispirarsi a una storia vera, dai contorni mai del tutto chiariti.
Il racconto dei fratelli Grimm è noto: nel 1284, mentre la città è infestata dai topi, un pifferaio dalle vesti sgargianti si presenta ad Hamelin (in tedesco Hameln, in Bassa Sassonia) offrendosi di risolvere il problema in cambio di una ricompensa. Inizia a suonare il flauto, e i topi lo seguono nel fiume fino ad annegare. Quando il pifferario si ripresenta al sindaco della città, però, questi si rifiuta di pagare la somma pattuita. Allora l’uomo si mette di nuovo a suonare il flauto, e questa volta a seguirlo sono i centotrenta bambini del paese: il pifferaio li condurrà in una caverna, e lì scompariranno per sempre.
Nelle versioni più antiche di questa storia, però, i topi non sono presenti: sembra si tratti di un’aggiunta del XVI secolo, visto che appare per la prima volta in un testo della seconda metà del ‘500, la Zimmerische Chronik di Froben Christoph von Zimmern (1519-1566). Mentre è invece sicuramente basso medievale il racconto sui “bambini portati via dalla città”, una storia che un tempo sarebbe stata pure rappresentata in una vetrata andata perduta e di cui oggi è possibile trovare memoria su iscrizioni dei palazzi secenteschi di Hamelin.
Sul muro della Hochzeitshaus (“casa dei matrimoni”), si legge ad esempio:
Nell’anno di Nostro Signore 1284, 130 bambini di Hamelin, in custodia di un pifferaio, furono condotti fuori dalla città fino al Koppen e là perduti
Mentre sulla cosiddetta Rattenfangerhaus (“casa del pifferaio”) è scritto:
Nell’anno 1284, durante la festa dei santi Giovanni e Paolo, il 26 giugno, 130 bambini furono traviati da un pifferaio e portati al Calvario di Koppen dove scomparvero
Il Koppen citato potrebbe essere una collina nei dintorni di Hamelin, che prende appunto il nome Coppenbrügge. La casa del pifferaio è nelle vicinanze di una via chiamata Bungelosen Strasse (traducibile come “strada senza tamburi”), un nome che il medico e occultista Johann Wyer nel De praestigiis daemonum legava alla leggenda già nel 1577:
Inoltre, si ha cura fino a questo giorno che a perpetua memoria dell’evento, il suono di un tamburo non è ammesso nella strada attraverso cui i bambini passarono, e anche se una sposa deve passare per essa, non ci deve essere musica finché non è passata, e neppure si fanno qui danze. Come conseguenza di questo questa strada è chiamata Burgelosestrass
Queste e altre attestazioni hanno portato alcuni storici a pensare che la leggenda abbia avuto origine da un evento reale; ma a questo punto si esce dalla certezza e si entra nel regno delle ipotesi.
Secondo un’interpretazione, quella del pifferaio potrebbe essere una raffigurazione metaforica della peste, che si portava via per primi i bambini, più deboli dei loro genitori. Ma, visto che i bambini “danzavano” al ritmo del flauto, potrebbero essere colpevoli anche altre malattie che inducono spasmi motori, come la còrea di Sydenham (il cosiddetto ballo di san Vito), solitamente non fatale, oppure la còrea di Huntington (patologia perlopiù ereditaria e che non si manifesta usualmente nei bambini). Entrambe queste ipotesi, poi, non sembrano tenere conto del numero di persone coinvolte in un così breve lasso di tempo. Altre ipotesi, invece, puntano il dito su una qualche catastrofe naturale, magari una frana, che avrebbe causato la morte dei piccoli nel ventre della montagna. Più in generale, la figura del “suonatore” potrebbe comunque essere un’allegoria della Morte.
Ma non mancano ipotesi più sinistre: c’è chi ha visto nella sparizione un omicidio di massa, compiuto forse a scopi religiosi. Mentre altri hanno ipotizzato che i ragazzi di Hamelin si siano allontanati volontariamente, magari per unirsi a una crociata o a una migrazione di massa durante la colonizzazione della Germania Orientale (fenomeni migratori costituiti da ragazzi e bambini sono documentate nel corso di tutto il XIII secolo). Secondo questa interpretazione, il pifferaio sarebbe allora un “reclutatore” dotato di carisma ed eloquenza, che con i suoi discorsi avrebbe convinto i più giovani ad abbandonare le proprie famiglie e a seguirlo: a ben vedere, una figura non troppo distante dal leader di The piper.
Immagine in evidenza: illustrazione di Kate Greenaway (1846-1901) e incisione di Edmund Evans (1826-1905) per “The Pied Piper of Hamelin” (1910) di Robert Browning (da Wikimedia Commons, pubblico dominio)
TESTO ORIGINALE | TRADUZIONE |
They came from the hills And they came from the valleys and the plains They struggled in the cold In the heat and the snow and in the rain Came to hear him play Play their minds away |
Vennero dalle colline e vennero dalle vallate e dalle pianure; sfidarono il freddo e il caldo e la neve e la pioggia; vennero per sentirlo suonare suonar via le loro menti. |
We’re all following a strange melody We’re all summoned by a tune We’re following the piper And we dance beneath the moon… We’re following the piper And we dance beneath the moon for him And we dance beneath the moon Sub luna saltamus |
Stiamo seguendo una strana melodia, siamo sedotti da una musica stiamo seguendo il pifferaio e danziamo sotto la luna… Stiamo seguendo il pifferaio e danziamo sotto la luna per lui e danziamo sotto la luna. Sub luna saltamus. |
They came from the south From the west and the north and from the east They waited for the man Like a parish is waiting for the priest Longed to hear him play Play their minds away |
Vennero dal sud dall’ovest e dal nord e dall’est; aspettarono lui come una parrocchia aspetta il prete per sentirlo suonare suonar via le loro menti. |
We’re all following a strange melody We’re all summoned by a tune We’re following the piper And we dance beneath the moon… We’re following the piper And we dance beneath the moon for him And we dance beneath the moon Sub luna saltamus |
Stiamo seguendo una strana melodia, siamo sedotti da una musica stiamo seguendo il pifferaio e danziamo sotto la luna… Stiamo seguendo il pifferaio e danziamo sotto la luna per lui e danziamo sotto la luna. Sub luna saltamus. |
He gave them a dream He seduced everybody in the land The fire in his eyes And the fear was a weapon in his hand So they let him play Play their minds away |
Diede loro un sogno, sedusse tutti sulla terra. Il fuoco nei suoi occhi, e la paura era un’arma nella sua mano. Quindi lo lasciarono suonare, suonare via le loro menti. |
We’re all following a strange melody We’re all summoned by a tune We’re following the piper And we dance beneath the moon… We’re following the piper And we dance beneath the moon for him And we dance beneath the moon. |
Stiamo seguendo una strana melodia, siamo sedotti da una musica stiamo seguendo il pifferaio e danziamo sotto la luna… Stiamo seguendo il pifferaio e danziamo sotto la luna per lui e danziamo sotto la luna. |