L’omeopatia e il dialogo con i giornali
Il 10 aprile le associazioni e le aziende omeopatiche hanno promosso la Giornata internazionale dell’omeopatia. Per l’occasione il quotidiano La Stampa ha pubblicato un lungo articolo, molto favorevole alla pratica ideata da Hahnemann e molto ambiguo nel riportare lo stato degli studi scientifici sull’omeopatia, che come è noto non hanno mai dimostrato un’efficacia superiore a quella del placebo.
L’articolo ha suscitato diverse proteste e richieste di rettifica, tra cui quella del CICAP. In seguito alle proteste l’articolo è stato inizialmente accorciato togliendo le parti più discutibili sul piano scientifico e, successivamente, sostituito con un articolo molto più breve e più critico nella sua valutazione dell’omeopatia, chiamata senza mezzi termini “pseudo-medicina” (la cronologia delle revisioni è disponibile qui). Anche il titolo era diverso:
In un commento su Next Quotidiano, la “garante dei lettori” de La Stampa Anna Masera ha difeso le scelte del giornale, sottolineando che dal 2016 non viene più dato spazio al blog del medico omeopata Alberto Magnetti e chiedendo ai lettori più critici un atteggiamento di apertura e non di condanna:
Da parte nostra accogliamo l’appello di Anna Masera e invitiamo i nostri sostenitori a considerare i giornalisti non come avversari ma come interlocutori con i quali dialogare con l’obiettivo comune di un’informazione corretta. Sappiamo bene che lo stato attuale dell’informazione sui temi scientifici non è quello che vorremmo, ma allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che per esempio per quanto riguarda La Stampa la situazione è migliorata rispetto a qualche anno fa e che la stessa istituzione del “garante dei lettori” è un passo avanti che va apprezzato. Se vogliamo migliorare le cose, un dialogo costruttivo e aperto al punto di vista altrui è più efficace delle invettive e degli insulti.
Foto di apertura di Andrys Stienstra da Pixabay
Anna Masera ha ragione… ma i giornali on dovrebbero essere una sorta di wiki dove io devo correggere ciò che scrivono! Non hanno una redazione e degli esperti che possano controllare?
Altrimenti leggere un giornale diventa solo: “leggiamo le opinioni potenzialmente errate di Tizio e Caio e magari correggiamole”…
Mi piace l'”incoraggiateci a continuare” di Anna Masera, credo sia lo spirito giusto (e a parte questo scivolone, La Stampa ultimamente è una delle testate che trovo più preparate sugli articoli scientifici/tecnologici).
Ha ragione anche Alessandro: non dovrebbe essere la norma che siano i lettori a “correggere” gli articoli, semmai una eccezione. Comprensibilmente lo scivolone può capitare a tutti, va tutto bene se viene segnalato e corretto e se l’episodio viene gestito in maniera civile da lettori e redazione.
Anche a me non piaccioni alcuni toni che leggo nel caso di alcune segnalazioni di strafalcioni sugli account social di varie testate: partire a testa bassa dando esplicitamente dell’incompetente al giornalista di turno non è la maniera migliore per farsi ascoltare.
Capisco quando si segnalano testate o rubriche che “di mestiere” propagandano bufale più o meno pericolose, nel qual caso la pazienza può esaurirsi.
Ma con le grandi redazioni o i telegiornali delle reti maggiori, credo ci siano maggiori possibilità di essere ascoltati cercando la collaborazione invece dello scontro.
Devo dire che la redazione di Query sta facendo la sua parte per mantenere il dibattito sulle false notizie a livelli civili e per promuovere un clima più disteso anche nel dialogo con chi crede in convinzioni irrazionali.
Grazie per il sostegno Claudio, è proprio quello che cerchiamo di fare e ci sembra che ne valga la pena.
Due considerazioni: 1) è sconfortante che un giornalista (o comunque chiunque scriva sull’omeopatia in un articolo di un quotidiano nazionale) non conosca l’esistenza e il valore delle posizioni critiche sull’omeopatia per cui debba intervenire solo dopo che altri abbiano fatto obiezione 2) non è certo una reazione matura e intelligente quella di chi minaccia contrapposizioni “noi contro voi” solo perchè contestati in maniera magari un pò vivace.