Il nativo crononauta
“iPhone nel dipinto di 400 anni fa: è la prova che i viaggi nel tempo esistono?” titolava a fine agosto un articolo del Blitz Quotidiano. Protagonista della notizia, ripresa anche dal Giornale e dal Messaggero, un murales dipinto nel 1937 dal pittore Umberto Romano (1906-1982) e ambientato nel XVII secolo.
Lì, al centro della scena che raffigura il colono William Pychon e la fondazione della città di Springfield, Massachusetts, un nativo americano sembra tenere in mano quello che Motherboard, il giornale che per primo ha lanciato le speculazioni, ha riconosciuto come un moderno iPhone.
A contribuire all’identificazione ci sarebbe anche lo sguardo dell’uomo, perso in ciò che sta guardando, “come se avesse appena letto un tweet o un titolo del Times relativo all’ultima boiata di Trump”.
Possibile? Il primo prototipo di cellulare fece la sua comparsa negli anni ’70, munito di antenna ben visibile e di dimensioni superiori all’oggetto misterioso del dipinto. Aggiungiamoci il fatto che un viaggiatore del tempo, catapultato nel 1937 per far da modello a Umberto Romano, ci avrebbe potuto combinare ben poco, senza satelliti per le telecomunicazioni e antenne per la trasmissione del segnale.
Si tratta, quindi, di una “cronopareidolia”: siamo noi, cioè, a riconoscere un oggetto moderno in un qualcosa che agli occhi dei contemporanei avrebbe avuto ben altra valenza, come nel caso del cellulare in un film di Chaplin (probabilmente un apparecchio acustico) o del telefonino in una ripresa del 1938 (forse una borsetta).
Cosa potrebbe essere, quindi, l’oggetto misterioso? Un’ipotesi, già ventilata da Motherboard ma non ripresa dagli altri quotidiani, è che possa trattarsi di uno specchio: l’uomo che lo tiene in mano è raffigurato circondato da botti e fiaschi presumibilmente contenenti alcoolici, beni simbolo del commercio tra europei e nativi americani; e anche gli specchi ebbero la stessa fortuna: le tribù li impiegavano come oggetti rituali per la loro capacità di riflettere la luce, li cucivano all’interno dei vestiti e li utilizzavano per mandare segnali a distanza.
Ma c’è anche chi ha suggerito che l’oggetto misterioso potrebbe essere un libro di preghiere o il manico di un coltello, anche se lo sguardo “perso” dell’uomo sembra puntare decisamente verso l’ipotesi dello specchio.
A contribuire a questa interpretazione c’è anche un altro dipinto dello stesso pittore (che, lo avrete immaginato dal nome, aveva origini italiane, anche se si trasferì negli Stati Uniti all’età di nove anni): raffigura una donna che si sta ammirando in quello che si può facilmente identificare come uno specchio; ebbene, l’oggetto di fronte a lei ha un aspetto sospettosamente simile a quello del misterioso murales. A meno che, ovviamente, non preferiate credere che sia intenta a guardare un filmato Youtube grazie al suo nuovo tablet fiammante.