Il vampiro di San Mauro Torinese
Giandujotto scettico n° 11 di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo (10/05/2018)
Era l’autunno del 1947, e San Mauro Torinese si stava riprendendo lentamente dalla guerra. Ma qualcosa sembrava turbare le notti della cittadina, in particolare due frazioni confinanti con Torino, Cascina del Molino e Barca: un vampiro. Un articolo su Stampa Sera del 30 settembre raccontava il panico che si era diffuso tra le giovani del circondario:
Le ragazze di San Mauro non osano, specie al calar delle tenebre, avventurarsi per quelle strade e quando non possono farne a meno ricorrono alla protezione di persona forte e fidata come è accaduto ancora l’altra sera ad alcune fanciulle che, dovendo attraversare la borgata per prendere il tram di Bertulla, hanno chiesto, tremanti, la compagnia del brigadiere dei carabinieri. E perché mai? Chiedeva il sottufficiale della Benemerita. Perché se ci assale il vampiro – rispondevano con un fil di voce – siamo rovinate.
Non si confondano i lettori: non si trattava di un “semplice” maniaco, ma di un regolare vampiro succhiasangue dagli occhi fosforescenti – almeno, questa era la voce popolare. L’uomo vestito di nero, con mantello e cappello da montanaro, si appostava nella notte per sorprendere le donne sole, possibilmente le “belle figliole”. A questo punto, sempre secondo Stampa Sera, abbrancava le vittime alle spalle e mordeva loro il collo: “tremendamente da far male, e lacera con i denti le carni e sugge il sangue caldo”.
Si diceva che diverse donne fossero state aggredite, per poi divincolarsi e sfuggirgli all’ultimo istante; ma all’arrivo dei soccorritori, richiamati dalle urla, il vampiro puntualmente scompariva.
Fin da subito, però, l’inviato del giornale (che sotto al titolo principale, “Il vampiro terrorizza le ragazze di San Mauro”, aggiungeva un più scettico “Che ci sia ciascun lo dice, ove sia nessun lo sa”) si dimostrò dubbioso sulla storia.
Le decine di ragazze intervistate confermavano con forza l’esistenza del vampiro, ma ciascuna negava di averci avuto a che fare, dal momento che tutte prendevano “le precauzioni del caso”. La sezione dei Vigili Urbani confermò che se ne stava parlando da 15-20 giorni, ma che non c’erano denunce; e rimbalzò il giornalista alla figlia dell’albergatore di Barca, che poteva saperne qualcosa.
Ma, nella miglior tradizione delle leggende metropolitane, anche lei affermò di averne solo sentito parlare dalle sue compagne di ballo. Nonostante questo, era in grado di fornirne una descrizione precisa: “E’ sciancato, vestito di nero, gli manca un occhio, mi pare: forse è giovane perché corre e fa salti ma deve essere vecchio, cosa da far morire dallo spavento”.
A rivelare la verità al giornalista fu la madre della giovane: “La spiegazione la do io. Un mese fa, anche i giornali ne hanno parlato, una ragazza è stata assalita, di notte, vicino al ponte della Stura. Era quello che ci voleva per mettere un po’ di paura alle figliole. Così abbiamo messo in giro la storia.”
Una specie di “uomo nero” per ammonire le giovani, quindi, magari per non farle tornare troppo tardi quando andavano a ballare. Ma le storie, si sa, una volta inventate vivono di vita propria. E nonostante la rivelazione del giornale, tredici giorni dopo il primo articolo Stampa Sera doveva dar conto di una vera e propria aggressione da parte del vampiro. Una giovane che abitava in corso Matteotti, nel pieno centro di Torino, era stata inseguita da un uomo fin nel portone di casa, uno stabile ancora semidistrutto dalla guerra. Qui si era sentita agguantare ai fianchi da un’ombra “bassa, tarchiata, dagli occhi sfavillanti”. A quel punto la vittima
lanciò due grida altissime: poi si sentì mancare. Come accorsero i vicini, l’uomo era sparito: la donna giaceva in preda ad un’agitazione vivissima, con un forte “choc”. A stento narrò più tardi la sua avventura, e ai funzionari che le domandavano se avesse riconosciuto l’aggressore ella si limitò a mormorare: Il “vampiro”!
Suggestione o aggressione autentica? Difficile dirlo. La donna credeva fortemente nella voce circolante nel paese vicino e potrebbe aver frainteso la presenza di un uomo alle sue spalle. Quello che è certo è che questa rimase, fortunatamente, l’unica vittima “accertata” del vampiro di San Mauro. Che, tutto sommato, rimase a bocca asciutta: nella concitazione del momento, non riuscì portarle via nemmeno una goccia di sangue.