Valmacca: il poltergeist del nonno
Giandujotto scettico n° 14 di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo (21/06/2018)
Poltergeist: termine tedesco che significa “spirito rumoroso” e che designa fra gli appassionati del paranormale le presunte manifestazioni a base di oggetti spostati, fatti volare via, piccoli incendi, colpi, rumori, ecc., di solito localizzati in ambienti chiusi o comunque in abitazioni.
Al tempo della mania per lo spiritismo che colpì l’Europa, a cavallo fra XIX e XX secolo, le cronache giornalistiche sovrabbondavano di descrizioni di questo genere.
Molti studiosi se ne sono occupati col taglio dell’antropologo, dello psicopatologo e, per quel che più ci tocca, dello scettico incuriosito dalla varietà dell’esperienza umana.
Segnaliamo due lavori recenti di quest’ultimo genere: il libro del giornalista sudafricano Arthur Goldstuck, “The Ghost That Closed Down the Town”, uscito nel 2006 e un articolo più recente, del 2012, opera dello studioso Joe Nickell, disponibile sul sito dello CSI (già CSICOP).
Nel corso del tempo, anche il Piemonte non è rimasto immune da episodi di poltergeist.
Un esempio è la storia che fu pubblicata dal settimanale di Casale Il Nuovo Monferrato il 25 gennaio 1957: “Una giovane sposa di Valmacca perseguitata da spiriti dispettosi”.
La protagonista è una ventiduenne veneta, da poche settimane trasferitasi con il marito e i tre figli nella frazione di Torre d’Isola, nel comune di Valmacca (Alessandria). L’uomo, salariato agricolo, lavora a Villanova Monferrato: quindici chilometri di distanza, che adesso si risolverebbero in pochi minuti di auto. Ma siamo nel 1957, i mezzi di trasporto non sono a disposizione di tutti e così durante la settimana il marito è obbligato a fermarsi a dormire a Villanova per tornare solo al sabato e ripartire al lunedì.
A metà gennaio, però, iniziano i fenomeni anomali: la donna, rimasta sola con i tre figli “in tenerissima età” inizia ad avere sogni strani. Così li racconta Il Nuovo Monferrato:
Da una decina di notti la donna si vede apparire nel sonno il nonno paterno – un individuo, ci ha detto lei stessa, che quand’era in vita era dotato di un carattere assai burbero e, contrariamente a quanto si è portati a pensare quando si tratta di un nonno, non alieno di allungare dei sonori scopaccioni […]. Nel sonno la donna afferma di avere dei lunghi colloqui col proprio avo, che […] dimostra di possedere tuttora quel carattere un po’ scorbutico che lo contraddistinse quand’era in vita.
Potrebbe trattarsi solo di un sonno agitato, se non fosse che la donna viene svegliata da strani rumori provenienti dalla cucina, che cessano non appena la giovane accende la luce: la stanza giace nel disordine più completo. Inizialmente la signora pensa alla presenza di un gatto, ma nei giorni successivi i fenomeni si ripetono – compresi il sogno del nonno e il brusco risveglio a causa dei rumori.
A quel punto la donna mette al corrente della cosa alcuni vicini. Una fra questi sorride, quando si suggerisce che possa trattarsi del fantasma del nonno, e propone alla giovane di dormire con lei nella casa “infestata”. Anche in questo caso i fenomeni si ripresenteranno come da copione, e così li racconterà la protagonista al giornale:
Ad un tratto fu anch’essa svegliata dai rumori che pure io udivo distintamente. La coraggiosa signorina non esitò un istante a precipitarsi in cucina ed accendere la luce. Il fracasso cessò improvvisamente per riprendere non appena tornò il buio. Abbiamo trovato i mobili spostati, alcune sedie rovesciate, indumenti scaraventati sul pavimento e delle stoviglie spezzate. Le porte e le finestre sono risultate accuratamente sprangate dall’interno come le avevamo lasciate la sera prima di coricarci.
Ovviamente il caso ebbe una certa eco nel circondario. Il giornale parla di “paese in subbuglio”, di “voce dilagata in un baleno in tutto il paese”. C’è chi crede alla presenza del fantasma, magari richiamato proprio dalla donna “che potrebbe essere inconsciamente una potente medium” e chi propende per uno scherzo giocato alla coppia.
La vicenda si conclude – come nella miglior tradizione – grazie all’intervento del parroco. La casa viene benedetta, tre volontari del paese si trattengono nell’abitazione fino a tarda sera per controllare che lo spirito sia stato effettivamente cacciato e da quel momento il nonno non si ripresenterà più alla nipote.
Come in molti altri episodi di poltergeist, è difficile dire cosa sia effettivamente accaduto in questo specifico caso. A quello del Nuovo Monferrato non seguiranno altri articoli. Ciò che si può dire, da una prospettiva razionale, è che in molti casi di poltergeist in cui è stato possibile indagare sul campo si è scoperto che era una persona in carne ed ossa, appartenente alla famiglia, a impersonare lo spirito burlone (magari con l’ausilio di semplici trucchetti o col ricorso a racconti inventati).
E forse, se nel caso di Valmacca si dovesse seguire il principio del cui prodest, verrebbe da puntare il dito verso la signora. Trasferitasi da poco in un paesino e con il marito assente, doveva forse patire la solitudine, in quel luogo in cui non conosceva praticamente nessuno. In seguito al fattaccio, racconta il giornale, non voleva più saperne di restare sola alla notte e pretendeva che il marito rincasasse ogni sera.
Anche in seguito alla scomparsa dei fenomeni, dichiarerà al giornale locale:
È stato l’intervento del parroco che mi ha liberata da quelle apparizioni che stavano diventando un incubo […] ma per evitare di trovarmi sola, qualora il nonno ritornasse a compiere le sue visite notturne, pretendo che mio marito mi resti accanto per infondermi coraggio.
Fenomeno paranormale o dramma della solitudine?
Foto di Jan Mallander da Pixabay