recensioni

Il Signor Diavolo

Il Signor Diavolo 
di Pupi Avati
Guanda, 2018
pp. 208, € 16

Secondo romanzo di Pupi Avati, forse più noto al grande pubblico come regista che non come scrittore, “Il signor Diavolo” è un racconto dark ambientato tra la Roma della ricostruzione dominata dalla Democrazia Cristiana e il cattolicissimo Veneto del 1952.

Protagonista è Furio Momentè, diventato ispettore al Ministero di Grazia e Giustizia più in virtù della messa seguita tutti i giorni che per meriti effettivi. E che, alla ricerca di un riscatto da un matrimonio fallito e da un lavoro in cui nessuno lo considera all’altezza, viene mandato a indagare su un atroce delitto compiuto in un paesino del Polesine, un omicidio commesso da un ragazzino che rischia di mettere in cattiva luce il clero locale e di minacciare il successo elettorale del partito.

La vittima è Emilio Vestri Musy, ragazzino di nobile famiglia ma nato con menomazioni fisiche e mentali, a cui l’intero paese attribuisce un’aura malevola. L’assassino Carlo Mongiorgi, suo coetaneo, che lo ha ucciso armato di fionda convinto di doversi difendere dal diavolo.

Scandita dalle perizie e dagli interrogatori, l’indagine si trasformerà ben presto in una ballata oscura, dove i personaggi sono solo un contorno e la vera protagonista è la superstizione, che permea ogni gesto di un provincia dominata da rituali antichi e credenze pre-conciliari. Un luogo intriso di zolfo e di incenso, dove si può parlare con i morti a patto di perdere l’anima, un bambino malformato è visto come il prodotto dei peccati dei genitori, una malattia può essere la logica conseguenza di un sacrilegio commesso e dove per attraversare un ponte nella nebbia serve un coraggio estremo, perché il diavolo potrebbe ghermirti e trascinarti in una pozza – anzi, “il Signor Diavolo”, come ha insegnato a chiamarlo il sacrestano del paese, “perché alle persone cattive bisogna portare il dovuto rispetto”.

Sullo sfondo, senza una vera risposta, una domanda: il giovane Carlo è davvero colpevole per quel delitto, o non lo è piuttosto quel mondo fatto di paure e superstizioni? E come avrebbe potuto sottrarvisi quel ragazzino, se nemmeno gli adulti del paese riescono a farlo, dai genitori fino al dentista del paese, il parroco, il medico?

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

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