Gli spiriti timidi di via Roma a Torino
Giandujotto scettico n° 20 di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo (13/09/2018)
Abbiamo poche informazioni su un poltergeist che dovette interessare un appartamento del n. 41 della centralissima via Roma a Torino, nell’agosto 1880. Non sappiamo nulla di chi fossero i protagonisti, chi i padroni di casa, chi i testimoni.
Per di più, l’assetto della via era assai diverso da quello attuale. Non c’erano i grandi portici, realizzati sotto il fascismo, e la attraversavano due linee tranviarie. Era assai più stretta e decadente dell’arteria attuale.
I resoconti dei giornali sono scarni e sembrano voler mettere più l’accento sull’interessamento delle autorità che sui fenomeni in sé. Ma si tratta comunque di un piccolo scorcio sulle cosiddette “case degli spiriti” della nostra regione, il fenomeno sociale che nella capitale della nostra regione si presenterà più e più volte tra il 1877 e gli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale. Ed è un fenomeno che offre pure un grazioso spaccato dell’atteggiamento positivista di parecchia stampa di quel periodo, irridente e un po’ scocciata verso quelle superstizioni “da popolino” e con i “cialtroni” che le mettevano in scena.
Così ne parlava La Gazzetta del Popolo del 9 agosto 1880:
In via Roma, 41, v’è chi si diverte alle spalle dei gonzi coi rancidi giuochi e stupide farse dello spiritismo. Si fa credere che per ordine degli spiriti danzano i mobili, suonano i campanelli e simili castronerie. Chi si introduce in quell’appartamento spiritistico ha per incanto gli abiti tagliati senza vedere né le forbici, né le mani di chi tien le forbici! Un miracolo degno proprio della Madonna di Lourdes!
Il cronista riferiva dell’interessamento al caso da parte della Questura: il delegato Tagliapietra era andato in quella casa, ma – cosa strana – in sua presenza gli spiriti non si erano manifestati, per poi ripresentarsi quando l’uomo se n’era andato. Il delegato tornerà quindi una seconda volta in compagnia di un agente e di nuovo “gli spiriti fecero i morti, con grande scandalo e delusione degli spiritisti”.
Fu fatta una perquisizione nelle cantine, ma non si trovò nulla.
Purtroppo il racconto non permette di capire che cosa fosse in atto né perché le ricerche si fossero concentrate sulle cantine.
Per quanto ci è dato sapere, comunque, questo poltergeist rappresenta uno dei primi casi di “infestazione” di una casa torinese conosciuti dalla nascita dello spiritismo moderno (il primo in assoluto a noi noto è del 1877 e concerne la zona della Crocetta), avvenuta nel 1848 con le sorelle Fox. E la storia di via Roma è anche esemplare di una lunga schiera di manifestazioni simili che avverranno nei decenni successivi: l’anno successivo, il 1881, gli “spiriti” si manifestarono in un’abitazione di via Vanchiglia, nel 1887 “apparvero” in via Pellicciai, nel 1890 in corso san Maurizio, nel 1895 in via Saluzzo e in via Ceva, e ancora e ancora, per qualche decina di volte…
In certi casi provocarono problemi di ordine pubblico, in altri solo stupore e spavento. È assai probabile che quanto leggiamo sui giornali sia solo la punta dell’iceberg di un fenomeno sociale di portata più ampia, che coinvolse genuini fraintendimenti, burle e mistificazioni, tutti fomentati dal clima culturale favorito dall’enorme dibattito dell’epoca sui fenomeni spiritici e medianici, e che la stessa cosa accadesse in una miriade di località italiane – per quanto ne sappiamo noi – almeno dal 1873.
Il Giandujotto Scettico è particolarmente interessato alla storia culturale di queste “case degli spiriti” torinesi a cavallo fra il XIX e il XX secolo e poi nel XX secolo inoltrato. Per questo stiamo riflettendo in modo complessivo su questo complesso fenomeno che coinvolge il gusto, la scienza, le credenze occultistiche del tempo, la medicina, il giornalismo, l’atteggiamento del clero…
Quel che è certo è che in via Roma le manifestazioni continuarono almeno per il giorno successivo a quello del primo articolo. Il 10 agosto 1880, infatti, Gazzetta del Popolo tornò su quella “ignobile farsa” che, ahimè, stava continuando:
Ieri il questore, comm. Mazzi, fece una minuta visita alla casa degli spiriti; ma sia perché il questore è uno scomunicato, sia perché dispone di certi argomenti, che sono anti-spiritisti, il fatto si è che durante la sua visita non uno degli spiriti indemoniati diede segni di vita.
Il Questore però aveva dato un ultimatum agli spettri: o in 24 ore se ne tornavano in cielo “per treno direttissimo”, oppure avrebbe messo la casa in stato d’assedio (e, commentava il giornale, in questi casi “Dio sa cosa capita!”). La sarabanda stava durando da troppi giorni e il cronista si augurava che il funzionario potesse distribuire un po’ di carcere agli autori di quelle “sciocche mistificazioni”.
Analogo atteggiamento fu tenuto da Gazzetta piemontese (titolo de La Stampa in quegli anni), che si occupò del caso anch’essa il 10 agosto fornendo una descrizione un po’ più ampia dei fenomeni in atto. Si scopriva così che gli spiriti (o meglio gli “spiriti folletti”, come a volte ancora si usava chiamarli all’epoca, preferita insieme a “spiriti” sull’espressione “fantasmi”) stavano tenendo in scacco l’appartamento almeno dal giorno 7.
Da tre giorni in un appartamento al n. 41 in via Roma gli errabondi abitatori degli spazi sono venuti a piantar le tende. Orrore!!! Essi mettono in rivoluzione quanto trovano, e sanno trovare quanto vogliono: frugano i cassetti, trasportano bacini, cambiano di posto le sedie, suonano i campanelli, battono il tempo quando una signora suona il pianoforte (vedete che sono anche cavalieri!), mutano i noccioli delle pesche in oggetti di teletta, tagliano gli abiti di chi entra colà, fanno strida, lamenti, risa…
Insomma, tutto il repertorio della buona casa infestata. Ma nonostante le relazioni “da brividi” che gli facevano i colleghi in cronaca, il giornalista non era affatto convinto della genuinità dei fenomeni; anzi, pure lui si augurava di leggere presto la notizia dell’arresto dei “cialtroni rei di quell’indegna spiritata molto poco spiritosa”.
Non tutti i giornalisti però la pensavano allo stesso modo. Alcuni erano più ben disposti verso l’occulto e facevano notare come la questione fosse tutt’altro che risolta. Il 14 agosto 1880 anche un periodico di provincia come la Gazzetta di Mondovì si occupò di via Roma. Dopo l’usuale descrizione di oggetti trasferiti e di rumori sinistri, il giornale cuneese si lanciava in un commento che era un buon esempio di cerchiobottismo:
Naturalmente, il popolo giura che la casa di cui parliamo è abitata dagli spiriti; ed i giornali, al contrario, sostengono che c’è di mezzo qualche ciurmeria. Noi non crediamo allo spiritismo, perché non ci fu mai possibile di vedere alcuno dei tanti fenomeni su cui gli spiritisti basano la loro dottrina: ma non diremo neanche in modo assoluto che gli spiriti non possano farsi udire dagli uomini. La scienza è ben lungi dall’aver detto l’ultima parola.
E già. La scienza era ancora incerta sull’atteggiamento da tenere verso la “scienza spiritistica”, che almeno in alcune sue parti si proponeva come disciplina “razionale”, empirica. Vent’anni dopo i fenomeni di via Roma, sarà lo psichiatra Cesare Lombroso in persona ad occuparsi di un poltergeist che coinvolgerà per una decina di giorni un’osteria di via Bava. Lo studioso attribuirà quei fenomeni – che sopravviveranno alle cronache per passare alla storia dell’infatuazione per la metapsichica – al “magnetismo” esercitato da alcuni dei presenti, dando così il suo imprimatur di “convertito” al fenomeno delle case infestate.
Ma al tempo di via Roma – a quanto pare – nessuno studioso di rango accorse per analizzare i fenomeni. I giornali smisero ben presto di parlarne ed è quindi ragionevole supporre che i fenomeni fossero cessati. Come per altre case infestate torinesi, noi riteniamo possibile che le minacce dell’autorità abbiano avuto un peso. Forse si trattò di una burla estemporanea messa in atto da qualche abitante del palazzo e ben presto terminata. Quel che ci resta è solo una piccola pennellata nel quadro più ampio della passione per le case degli spiriti, che spopoleranno negli anni a venire a Torino, in Piemonte e in tutto il Paese.
Un abbozzo che forse, in futuro, qualche documento dell’epoca potrà delineare con maggior chiarezza di quanto noi comunque tenteremo in maniera un po’ più sistematica, nei prossimi mesi.
Foto di SplitShire da Pixabay