Nostradamus a inizio anno, Nostradamus tutto l’anno
Articolo di Paolo Cortesi
C’era da aspettarselo: a gennaio, in contemporanea con gli sproloqui astrologici, riappare Nostradamus.
Ha aperto la sfilata il Corriere della Sera, che, nell’inserto LiberiTutti del 4 gennaio propone un articolo sul celebre profeta.
Il pezzo è stato evidentemente calibrato su un tono lieve, quasi divertito, addirittura disincantato, ma l’impressione che se ne ricava, alla fine, è una sorta di sospensione del giudizio, mentre invece si può, si deve dare un giudizio netto: Nostradamus non ha mai fatto previsioni esatte. Ma un tenace possibilismo è, del resto, il sapore degli articoli su Nostradamus, 99 casi su 100.
Il giornalista che si occupa di Nostradamus, di solito, mostra di volersi attenere ai fatti (!), alla storia documentata, alla verosimiglianza, ma il fascino del veggente è più forte di ogni prudenza, e alla fine ci scappa l’ammirazione, o almeno il dubbio: magari non ha proprio indovinato tutto il futuro, però certe profezie, certe immagini, certi nomi (Hister-Hitler?), insomma…
L’autore del pezzo sul Corriere tratteggia brevemente la storia del veggente provenzale, e nota che «è bersaglio di facile ironia». Non direi. Mi sembra, invece, che sia ancora oggi aureolato da un fascino di uomo dei prodigi.
A meno che non si voglia chiamare irriverente ironia la verifica delle sue predizioni, lo studio razionale della sua tecnica previsionale, l’esame dei suoi testi nel contesto della cultura e della storia del suo tempo.
È sgradevole la parte del maestrino con la penna rossa, ma vorrei far notare alcune imprecisioni nel testo. Nostradamus, che fece il medico prima di passare alla profezia a tempo pieno, cercherà sì rimedi contro la peste, ma non «con successo», come afferma il giornalista. Conosciamo la ricetta elaborata da Nostradamus delle pastiglie contro la peste: erano a base di legno di cipresso, fiori di iris, garofani, aloe e rose. Come si poteva contrastare «con successo» la peste con un profumo?
Nei box o riquadri della pagina (che quasi sempre non sono scritti dall’autore dell’articolo, questo va detto per correttezza) si afferma che le Centurie furono pubblicate nel 1555. Non è esatto. In quell’anno, a maggio, uscì la prima edizione delle Prophéties che comprendeva solo le prime tre centurie complete e le prime 53 quartine della quarta centuria (totale: 353 quartine).
Viene riproposto l’antico aneddoto leggendario che è qui narrato come fosse un fatto storico: Nostradamus ad Ancona (dove non fu mai!) si sarebbe inginocchiato davanti a quello che era, allora, un povero semplice frate, Felice Peretti, di cui aveva previsto l’ascesa al soglio di Pietro, come papa Sisto V.
Un altro riquadro cita la lapide che testimonierebbe la presenza a Torino di Nostradamus nel 1556. E il minimo che si può dire di questo documento è che è molto controverso.
E comunque, anche se la lapide fosse autentica, non avrebbe assolutamente nulla a che fare con la pretesa facoltà profetica del nostro: sarebbe, evidentemente, solo un documento utile alla biografia di Nostradamus, non a sostenere la sua infallibilità.
Oltre alla meraviglia, è possibile anche un diverso atteggiamento nei confronti di maistre Michel de Nostredame: la lettura diretta e razionale dei suoi testi; individuare echi, influssi, suggestioni, cercare cioè le radici e le ragioni della sua opera che, come ogni libro umano, non è una meteora piovuta dal cielo sulla terra, ma l’anello di una catena infinita…
Questo è ciò che ho cercato di fare col mio saggio L’officina di Nostradamus (Carocci Editore, 2018). Almeno, è un altro modo di leggere Nostradamus. E non è meno pieno di sorprese…