Il terzo occhio

La Marina Usa rafforza la sorveglianza anti-UFO… O no?

I credenti negli UFO alieni che tengono sotto controllo il pianeta il 23 aprile hanno goduto di una notevole accelerazione del battito cardiaco. Sul sito americano Politico è comparso un articolo del già noto giornalista Bryan Bender, specializzato in questioni militari, con il quale si annunciava che erano in vista  “nuove linee-guida per le segnalazioni di UFO da parte della Marina americana”.

A metterla così, sembra trattarsi di una notizia-bomba: i militari americani parlano senza problemi di UFO e annunciano che è arrivato il momento di prendere in miglior considerazione gli avvistamenti che vengono riferiti alla US Navy.

L’articolo di Bender in realtà mescola cose vere, deduzioni azzardate e convinzioni di alcuni fra i sostenitori della realtà aliena degli UFO più popolari degli ultimi tempi. Come l’occultismo, l’ufologia oggi si è definitivamente trasformata in un piccolo ma efficiente star system fatto da professionisti della comunicazione, scrittori e giornalisti che promuovono credenze di vario genere sui presunti UFO.

Che cosa c’è dunque dietro a questa notizia? Da tempo Bender è in collegamento con alcuni fra i membri dello star system ufologico corrente. Come per altri ambiti pseudoscientifici, anche gli ufologi del XXI secolo hanno sviluppato strategie comunicative efficienti e moderne. Negli Stati Uniti sono in buoni rapporti con una minuscola ma attiva lobby politica che vede fra i suoi ranghi anche qualche deputato e qualche senatore, e quindi, oggi, sono in grado di farsi sentire molto di più che nel secolo scorso.

Bender – e subito dopo altri come Deanna Paul, del Washington Post – hanno ottenuto un breve comunicato redatto da Joseph Gradisher,  portavoce del vice-capo delle Operazioni per le informazioni di guerra della Marina. Vediamone il testo completo.

Negli ultimi anni si è avuto un certo numero di segnalazioni circa velivoli non autorizzati e/o non identificati che sono entrati in diverse aree sotto controllo e militari e in spazi aerei dedicati. Per motivi di prudenza e per preoccupazioni sulla sicurezza la Marina e l’Aeronautica militare prendono assai sul serio queste segnalazioni e le inchiestano una per una.

Nell’ambito di questi sforzi, la Marina sta aggiornando e formalizzando il processo tramite il quale le segnalazioni su qualsiasi di queste incursioni sospette possono esser fatte alle autorità interessate. E’ in via di stesura un nuovo messaggio destinato alle unità navali della flotta con il quale saranno esposti in dettaglio i passi da fare per le segnalazioni. In risposta a richieste di informazioni fatte da membri del Congresso e dei loro staff, funzionari della Marina hanno provveduto a fornire una serie di briefing da parte di ufficiali superiori del Servizio Informazioni della Marina, come pure da parte di aviatori che avevano segnalato pericoli per la sicurezza del traffico aereo. 

Come ha sottolineato Mick West,  studioso scettico attivo su Metabunk.org, l’intero contenuto di  questo comunicato è ragionevole e, soprattutto, s’inserisce bene in una lunga tradizione  di sicurezza del traffico aereo. La prima parte del testo riguarda un (previsto) aggiornamento delle procedure per segnalare velivoli non autorizzati o non identificati che entrino in zone militari. La seconda, invece, riguarda le relazioni che la Marina ha fatto su questi potenziali pericoli a vantaggio di alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti.

Niente è detto circa caratteri “straordinari” dei velivoli segnalati – tanto meno circa una loro natura “ufologica”.

Mick West ha ricordato che le direttive sulle modalità con le quali affrontare, gestire ed analizzare le intrusioni di velivoli non identificati (anche indicati come UFO, nel senso letterale del termine: oggetti volanti non identificati) non sono certo una novità, per i militari USA. Lasciando perdere le cose più remote (ce ne sono a partire dal 1954), regole di ingaggio che concernono questi episodi si possono trovare, ad esempio, in questo documento dell’aprile 1994 (il passaggio specifico si trova a partire dalla pagina 61).

Il guaio per noi è che, nella seconda parte dell’articolo di Politico, Bender collega queste notizie sull’aggiornamento di procedure già esistenti con le rivelazioni ufologiche che dalla fine del 2017 hanno portato alla ribalta Luis Elizondo, ex-agente dei servizi d’intelligence che per diversi anni aveva coordinato un tentativo di promuovere gli UFO nell’ambito della Defense Intelligence Agency, uno degli organismi di intelligence strettamente militare del Dipartimento della Difesa.

Elizondo è convintissimo della natura aliena degli UFO e, dopo le sue dimissioni dal Dipartimento della Difesa, si è unito a un gruppo di appassionati di UFO e del paranormale dalle promesse rutilanti, la To The Stars Academy of Arts & Science.

Non stupisce che Elizondo e la “To The Stars” si siano subito avvantaggiate della decisione della US Navy di aggiornare il processo di analisi sui velivoli non identificati. Nell’articolo di Bender, alla notizia si sovrappongono affermazioni perlomeno controverse. In altri termini, quel che più spicca in questo tipo di storie è l’uso della notizia stessa per promuovere l’agenda di Elizondo e dei suoi associati.

Quasi inutile dire che la nostra storia è stata ripresa in Italia in modo assai “simpatetico” verso gli UFO alieni.

In realtà, alcuni degli aspetti “seri” del fenomeno dei dischi volanti e dei loro immediati predecessori nacquero negli Stati Uniti, fra il 1944 e il 1948, proprio come questioni di sicurezza aeronautica derivanti dagli sviluppi delle tecnologie aeree e missilistiche dell’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale. La stessa idea della raccolta della casistica ufologica, iniziata da varie agenzie governative americane nell’estate del 1947, fin quasi dal principio consistette nella raccolta e nell’analisi delle singole segnalazioni dei presunti  “velivoli” misteriosi dalle caratteristiche più o meno insolite.

In tempi nei quali la sorveglianza dello spazio aereo per via ottica aveva ancora un senso, questi incidents erano potenzialmente assai importanti. Potevano fornire informazioni relative a nuovi tipi di aerei e di missili, oppure indicare attività di ricognizione strategica da parte di aerei stranieri in grado di raggiungere quote assai elevate per quei tempi.

Aggiornate rispetto a quegli anni remoti, queste preoccupazioni sono ancora presenti (e lo sono anche in Italia, nell’ambito della nostra Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo, l’ANSV, e nel Reparto Generale Sicurezza dell’Aeronautica Militare). Si può trattare di timori per la minaccia sempre crescente costituita dai droni (60 casi in Italia, l’anno scorso, tutti descritti in dettaglio nel rapporto annuale dell’ANSV per il 2018, pubblicato il 15 aprile), di quella portata da aerei stranieri per la sorveglianza strategica e tattica, da palloni di ogni tipo e – naturalmente – dagli innumerevoli velivoli tradizionali o leggeri, senza piano di volo, fuori rotta, a volte non facili da tracciare sui radar e da identificare – neanche nel 2019.

In teoria, dietro le segnalazioni d’avvistamento relative a queste cose potrebbero anche nascondersi fenomeni “strani”, ma le procedure come quelle che adotta la Marina degli Stati Uniti non vanno in alcun modo considerate indicatori che nelle alte sfere di Washington si creda agli UFO cari ad Elizondo e ai suoi fan di mezzo mondo.  

Immagine in evidenza: navi e sottomarini statunitensi impegnati nell’esercitazione “Rim of the Pacific 2012″. Foto ufficiale della US Navy, di libera circolazione dal sito www.pacom.mil.

Giuseppe Stilo

Giuseppe Stilo (Firenze, 1965) si occupa di pseudoscienze, in particolare di ufologia, privilegiando il metodo storiografico. Fra gli altri suoi lavori, "Alieni ma non troppo. Guida scettica all'ufologia" (Cicap, Padova, 2022). Insieme a Sofia Lincos è titolare delle rubriche "Misteri Vintage" (su Query Online), "Il Giandujotto scettico" (sul sito del Cicap Piemonte) e "Divergenti" (sul trimestrale Query).

7 pensieri riguardo “La Marina Usa rafforza la sorveglianza anti-UFO… O no?

  • Il verbo “inchiestare” (vedi ultima riga del primo paragrafo della traduzione) mi risulta del tutto alieno.

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  • Ci sono moltissime testimonianze di piloti che hanno visto aeromobili di natura anomala, per loro stessa ammissione, da esperti, non riconducibili a origini umane o quantomeno conosciute. Negare questo è negare i fatti

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  • Gentile Yuri, grazie per il suo commento. Il nostro guaio è che le possibilità che un testimone ha di sbagliarsi – anche uno qualificato come un pilota di un aereo moderno da combattimento – quando descrive un fenomeno aereo del quale non conosce la natura sono elevate proprio come capita ad altre categorie di testimoni più “comuni” dei piloti. I singoli casi relativi a presunti fenomeni nuovi, sconosciuti alla scienza, sono cosa interessante, ma costituiscono, diciamo così, solo la “base” della piramide dell’evidenza scientifica. Da (alcune) testimonianze per le quali non siamo riusciti a trovare (per ora) spiegazioni, a saltare a “visite aliene” ce ne passa. Cordialmente.

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    • Verissimo! Tutti possono sbagliarsi ! Anche gli esperti del CICAP !!

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  • “l’uso della notizia stessa per promuovere l’agenda di Elizondo e dei suoi associati.”
    Forse volevate scrivere: l’ azienda. Sbaglio?

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    • Gentile massimo, grazie per il suo intervento. La notizia ampiamente rilanciata in Italia in questi giorni, e in modo sensazionalistico da “La Repubblica” alle spalle ha ben poco di nuovo. La sostanza è la stessa dal 1947, quando nacque il fenomeno “dischi volanti”. Piloti militari riferiscono da allora, per motivi di sicurezza del traffico aereo e legati alle questioni militari, le osservazioni di corpi volanti che non riescono a identificare. A prescindere dalla natura dei fenomeni visti e ripresi, sulla quale ci sarebbe da dilungarsi, non esiste alcuna evidenza scientifica di una natura artificiale aliena dei fenomeni osservati. Buon proseguimento.

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