Il terzo occhio

Corea del Sud: allerta militare UFO per uno stormo di anatre

Nella giornata di lunedì, poco dopo aver dichiarato senza mezzi termini che l’aeronautica militare aveva fatto decollare diversi aerei da caccia per intercettare un “oggetto volante non identificato” in avvicinamento dal territorio dell’arcinemica Corea del Nord, un portavoce del Comando degli Stati Maggiori Unificati delle Forze armate della Corea del Sud ha spiegato all’Associated Press che l’allarme che per poco aveva tenuto nell’incertezza i media di tutto il Paese era dovuto a un grosso equivoco.

Il segnale misterioso registrato sugli schermi radar era stato generato da uno stormo di una ventina di uccelli (probabilmente anatre selvatiche) che, compatto com’era, era riuscito ad ingannare per breve tempo gli apparati di sorveglianza dello spazio aereo.

I militari di Seul non avevano comunque pensato a cose “misteriose”. L’ipotesi che li teneva in tensione era che l’oggetto volante fosse un elicottero del Nord, in volo a 4.500 metri di altezza e in pericoloso avvicinamento alla frontiera. Una cosa piuttosto preoccupante, perché il presunto UFO aveva violato la no fly zone stabilita da un accordo fra i due Paesi nel settembre 2018 per una maggior sicurezza della cosiddetta DMZ (Zona Demilitarizzata), quella che dal 1953 segna il confine non riconosciuto fra i due stati nemici.

È probabile che l’episodio abbia colpito in modo particolare l’opinione pubblica e gli stessi militari sudcoreani, anche perché il fatto si è verificato poche ore dopo il clamoroso incontro al confine fra Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un.

Nella giornata di lunedì (e pochi minuti prima di quello conclusivo), lo stesso Comando aveva emesso un altro comunicato annunciando che erano stati appena registrati “segnali del transito di un oggetto volante non identificato” sopra la parte centrale della DMZ e che in quei minuti si stava cercando di capire di che cosa si trattava.

Senza alcun indugio, infatti, era stato fatto sapere al pubblico che erano “in corso verifiche” e che  erano “state prese delle misure dopo che intorno alle 13 [le 6 del mattino in Italia, N.d.R.] un radar militare aveva registrato un oggetto non identificato nel cielo sopra la Zona Demilitarizzata, nella parte centrale del confine fra le due Coree, nella provincia di Gangwon”.

La storia è finita quasi all’istante sui media mainstream di parecchi Paesi. Fra gli altri, a parte l’agenzia sudcoreana Yonhap, la CBS, Fox News  New York Post – soltanto per citarne alcuni.

La cosa che rende interessante questa storia agli occhi dell’osservatore scettico è il tipo di gestione della comunicazione retrostante e il quadro generale nel quale è andata a collocarsi. 

Subito dopo l’annuncio dell’identificazione dell’oggetto, alcuni opinionisti sudcoreani hanno espresso valutazioni secondo le quali la scelta dei comandi militari di Seul di dare notizia immediata di quanto stava accadendo non è un fatto casuale – e che naturalmente non aveva niente a che vedere con intenzioni da parte dei militari coreani di occuparsi di UFO. 

La logica che di norma sostiene i credenti negli UFO, invece, è che anche episodi come questi rientrino in un piano generale di manipolazione dell’opinione pubblica del pianeta, studiati come sarebbero per intorbidire le acque e distogliere dal vero problema UFO.

Un’analisi dei fatti fa invece pensare ben altro agli analisti politici di Seul. A metà giugno le critiche sull’efficienza dei sistemi di sorveglianza dei confini aeromarittimi sudcoreani, mai sopite, erano riesplose in seguito all’arrivo di un’imbarcazione con a bordo quattro militari della Marina nordista in fuga dalla dittatura, riusciti ad entrare in un porto del Sud, quello di Sokcho, sulla costa orientale del Paese, senza che si riuscisse a rilevarne l’avvicinamento.

Appare perciò plausibile che i vertici militari sudcoreani ora preferiscano render noto nel più breve tempo possibile di aver scoperto “qualcosa” in avvicinamento via mare o via cielo al territorio nazionale, piuttosto che trovarsi a dover spiegare tutto in un secondo tempo, magari dopo che qualche notizia imprecisa o frammentaria è già filtrata ai media con il suo carico di ambiguità e di potenziale viralità social (e, aggiungiamo noi, di immediata associazione agli UFO).

A dimostrazione che queste segnalazioni di “UFO” sui radar sono trattate dai militari sudcoreani secondo protocolli ben riconoscibili, è stato precisato che per evitare malintesi le controparti del Nord erano state immediatamente avvisate del decollo d’urgenza dei caccia.

Fin dagli inizi dell’era dei dischi volanti, nel 1947, la tecnologia radar è stata una grande speranza per i credenti negli UFO. Insieme alle immagini fotografiche e alle riprese filmate, i più razionali fra gli appassionati del fenomeno pensavano che nel giro di qualche anno, messe sul piatto della bilancia, le evidenze delle intercettazioni strumentali avrebbero fatto pendere a favore del “sì” il verdetto sulla controversia UFO.

L’evidenza “a favore”, invece, è rimasta sempre estremamente fragile e in sostanza è dipesa da un numero limitato di casi rimasti non identificati dopo analisi degne di esser considerate tali. Più tardi, però, punto di svolta in senso negativo per la portata dell’evidenza pro-UFO è stato rappresentato dall’avvento della fotografia e delle videoriprese digitali, delle webcam per mille usi diversi e, al contempo, dalla crescita esponenziale del numero e della qualità degli apparati di sorveglianza dello spazio aereo. Mano a mano che la possibilità di fotografare, di videoriprendere e di registrare sui radar ogni possibile evento aumentava fino alle dimensioni attuali, impensabili anche solo vent’anni fa, il numero dei casi UFO degni di interesse e documentati dai radar, da macchine digitali e da videocamere di ogni sorta si approssimava asintoticamente allo zero. Crescevano invece gli UFO “poco clamorosi”, derivanti da errori di interpretazioni e glitch tecnici e facilmente spiegabili dagli analisti più esperti. 

Negli ultimi decenni, inoltre, l’atteggiamento dei militari di buona parte del mondo circa la riservatezza da tenere su eventuali segnalazioni di “cose strane” in cielo mutava in modo radicale. Anche la tenuta di semplici elenchi riservati di segnalazioni di oggetti volanti non identificati, un tempo potenzialmente utili a fini di sicurezza strategica dello spazio aereo, è andata perdendo di significato ed è stata quasi dappertutto abbandonata, oppure è in sostanza semiaperta all’accesso del pubblico.

Oggi, nel 2019, che i comandi militari di un Paese avanzato e militarmente potentissimo come la Corea del Sud annuncino senza batter ciglio in tempo quasi reale di essere alla ricerca di un “oggetto volante non identificato” che si muove in cielo non ha più niente a che vedere con le preoccupazioni che i militari di mezzo mondo avevano nei primi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un tempo, nella prima fase della storia del mito ufologico, una dinamica come quella esemplificata dall’episodio delle anatre-UFO sarebbe stata impensabile.

Con la scomparsa di quel mondo, di quelle tecnologie e di quel quadro politico e scientifico, gli UFO di un tempo si sono pressoché dissolti. Per sostenerne la compattezza, gli ufologi hanno dovuto ricorrere in misura crescente a dosi di complottismo sempre più esasperato. 

Come nel caso coreano, infatti, di norma gli scettici e i pochi ufologi di orientamento razionale (da noi è il caso del Centro Italiano Studi Ufologici) sono in grado di venire a capo delle cause dei fatti nel giro di poche ore. Per questo, il “vero credente” negli UFO alieni vi dirà senza fiatare che le vere prove della loro presenza oggi vanno trovate da altre parti, nelle periodiche “rivelazioni” di segreti sempre più sconvolgenti da parte di insiders (la star più recente è Luis Elizondo) e di “veri casi UFO” sempre più veri dei precedenti. 

Ma, nonostante la realtà parli di spiegazioni assai più semplici per gli avvistamenti UFO, resta sempre affascinante che un gruppo di anatre selvatiche faccia pensare al mito potente degli UFO e all’idea di una super-tecnologia sconosciuta che incombe su di noi. 

Immagine in evidenza: un caccia multiruolo F-35A dell’Aeronautica Militare della Repubblica di Corea in addestramento nel cielo degli Stati Uniti (foto di libero dominio, dal sito www.af.mil).

Giuseppe Stilo

Giuseppe Stilo (Firenze, 1965) si occupa di pseudoscienze, in particolare di ufologia, privilegiando il metodo storiografico. Fra gli altri suoi lavori, "Alieni ma non troppo. Guida scettica all'ufologia" (Cicap, Padova, 2022). Insieme a Sofia Lincos è titolare delle rubriche "Misteri Vintage" (su Query Online), "Il Giandujotto scettico" (sul sito del Cicap Piemonte) e "Divergenti" (sul trimestrale Query).

4 pensieri riguardo “Corea del Sud: allerta militare UFO per uno stormo di anatre

  • L’ipotesi di un oggetto extraterrestre non mi sarebbe neppure passata per la mente. E’ ovvio che, vista la situazione politica in Corea, l’allarme fosse dovuto al sospetto che si trattasse di qualche velivolo del nord. Per alcuni “ufologi” tuttavia la credenza negli alieni e’ simile a un culto, per cui ogni fatto viene inevitabilmente interpretato alla luce della loro prospettiva. In generale pero’ ho l’impressione che oggi tali gruppi siano solo una fringe ristretta.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *