Interviste

Orientamenti: intervista a Amedeo Balbi

Continuiamo con la nostra rubrica Orientamenti, dedicata ai nuovi influencer della scienza. Questa volta intervistiamo Amedeo Balbi, astronomo e astrofisico, autore di diversi libri di divulgazione come Dove sono tutti quanti? e L’ultimo orizzonte. Se volete seguirlo, lo trovate su Instagram, su Twitter, su Youtube o sul suo sito.  

Che formazione hai?

Sono laureato in fisica (con una tesi in cosmologia teorica) e ho un dottorato di ricerca in astronomia. Ho avuto una formazione al confine tra la fisica teorica e l’astrofisica, da studente mi interessavano entrambe e ho provato a trovare una strada che le conciliasse.

Abbiamo l’impressione che la gente si appassioni o all’infinitamente grande o all’infinitamente piccolo scartando quasi tutto ciò che sta in mezzo. Sei d’accordo? Perché secondo te?

Se devo prendere me stesso come metro, è così. Da studente, come ho detto, erano le aree della fisica che mi interessavano di più. Più in generale, è abbastanza vero che la fisica delle particelle e l’astrofisica hanno un grande presa anche sui non specialisti. Credo che ci siano diverse ragioni. Una è che si occupano di temi che vengono percepiti, a ragione, come fondamentali, nel senso che sembrano avere a che fare con la natura ultima delle cose: di cosa è fatto il mondo, come ha avuto origine, come finirà, quali sono le leggi di base che ne descrivono il funzionamento, e così via. Inoltre, sono discipline che hanno avuto uno straordinario successo negli ultimi decenni, in parte proprio perché descrivono situazioni fisiche dove la semplificazione paga e il metodo galileiano può quindi dare risultati spettacolari. Tutta la realtà può essere descritta attraverso l’interazione di poche particelle elementari, le leggi di natura tendono verso l’unificazione man mano che ci si spinge più in profondità nella loro descrizione, lo spazio-tempo su grande scala è altamente simmetrico, e così via. Devo dire, però, che ora che ho qualche anno di più sulle spalle apprezzo maggiormente la “terra di mezzo”, dove ci sono problemi incredibilmente interessanti che però sono molto più complessi da affrontare, proprio perché non possono facilmente essere semplificati senza perdere la loro specificità. Pensiamo ai sistemi viventi, o ai comportamenti caotici, e così via.

Ti sei mai confrontato con un terrapiattista?

No, e di proposito. Non credo che sia un confronto proficuo, perché chi crede che la terra sia piatta non vuole essere convinto dalle evidenze scientifiche (che sono ovvie), e anzi le rigetta per partito preso. Credo anzi che sia dannoso, per un astrofisico, dibattere con un terrapiattista (o complottisti simili) perché si può dare l’impressione che ci sia una parità di posizioni e qualcosa di cui discutere, mentre non è così. Inoltre, si rischia di dare spazio e legittimazione a idee erronee che di per sé avrebbero un peso insignificante. Ritengo molto più interessante parlare con chi magari ha molti dubbi ma guarda alla scienza senza preclusioni e con il sincero interesse a capire le cose.

Esiste un fenomeno astronomico, non ancora chiaro agli scienziati, a cui vengono attribuite spiegazioni paranormali?

Esistono sicuramente cose che l’astrofisica non ha ancora capito o non sa spiegare completamente, come in tutti i campi del sapere scientifico. È normale che la scienza non possa spiegare tutto: in ogni epoca esistono fenomeni troppo complessi da capire e investigare con le conoscenze e con le tecnologie disponibili.  Gli scienziati però partono dal presupposto che ciò che avviene nel mondo naturale abbia cause naturali, quindi direi che nella comunità scientifica la spiegazione paranormale (o soprannaturale) non ha nessuno spazio. E non è mai successo, nella storia della scienza, che una spiegazione paranormale finisse per risultare più plausibile di una spiegazione naturale.

Che cosa si può fare per avvicinare i più piccini all’astronomia?

Uso un paradosso: credo che dovremmo pensare di più a cosa fare per non allontanarli. I bambini sono naturalmente curiosi e molto attratti dallo spazio e dall’universo. Il problema è che poi, crescendo, molti perdono interesse. Quindi credo che tutto quello che dovremmo fare sia non fare troppi danni: assecondare la loro naturale voglia di chiedersi il perché delle cose, e dare loro spunti e stimoli per non spegnere questo desiderio di sapere.

Quali sono i veri misteri astronomici ancora da svelare?

Moltissimi. Non sappiamo di cosa è fatto il 95% dell’universo, tanto per dirne uno. Non sappiamo se la vita sia apparsa su altri pianeti fuori dalla Terra, e nemmeno come sia comparsa sul nostro pianeta. Non sappiamo quale sia la fisica corretta per descrivere fenomeni estremi come l’interno dei buchi neri o i primi istanti del nostro universo. Questi sono tutti problemi su cui ci dibattiamo da decenni, e che speriamo prima o poi di risolvere. Poi ci sono misteri che mi sembrano più difficili, se non impossibili da risolvere: per esempio se l’universo sia finito o infinito, se sia unico o ne esistano altri, quale sarà il suo destino a lungo termine e quale sia il meccanismo che ne ha causato l’origine. Dobbiamo continuare a investigare: l’importante è non sostituire il dubbio con false certezze.

Hai un messaggio per i soci del CICAP?

Continuate con la vostra attività, che è più importante che mai.

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