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Piramidi etrusche nella rupe di Orvieto?

Quando pensiamo all’archeologia misteriosa, ci vengono subito in mente le piramidi. Quelle egizie, quelle sudamericane, quelle orientali. Normalmente non associamo questi monumenti agli etruschi, un popolo nostrano contemporaneo dei romani.

Una scoperta avvenuta ad Orvieto però, sembrerebbe cambiare le carte in tavola. “Ritrovate due piramidi nella rupe di Orvieto”, “Orvieto, scoperte strutture etrusche simili a piramidi: «Mai visto nulla del genere»”, “Una piramide sotterranea proprio sotto Orvieto”, sono alcuni dei titoli che possiamo leggere in rete.

Gli articoli parlano di una o due camere sotterranee, scavate nel tufo e datate al V secolo a.C. Fin qui, nulla di strano: ci sono moltissime camere e cantine di varie epoche scavate all’interno della roccia morbida della rupe di Orvieto. In questo caso però, gli archeologi che hanno diretto lo scavo, David George del Saint Anselm College di Goffstwon (New Hampshire) e Claudio Bizzarri del Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano, sono rimasti sorpresi dalla forma assolutamente unica di queste cavità, che è quella di una piramide. Nei vari articoli si insiste particolarmente sul fatto che questo ritrovamento sarebbe un vero e proprio mistero, tanto che anche i due scienziati affermano di non avere idea di cosa realmente possa essere questa struttura.

Andiamo quindi a leggerci l’articolo scientifico che le riguarda, uscito nel 2015 sul numero 22 degli Annali della Fondazione per il Museo “Claudio Faina” e dal titolo: Lo scavo nella cavità n. 254 in Via Ripa Medici, Orvieto.

Innanzitutto, queste strutture appartengono agli oltre milleduecento vani sotterranei censiti nel centro storico di Orvieto. Queste tre cavità artificiali hanno davvero attirato l’attenzione degli studiosi per la loro forma particolare, mai riscontrata ad Orvieto o altrove nel mondo etrusco. Per questo motivo è stato quindi effettuato lo scavo di uno di questi vani, nel tentativo di capirne la funzione (la cavità 254).

Lo scavo

Cosa hanno trovato quindi gli archeologi in questa struttura così misteriosa? Prima di tutto, alcuni gradini scavati nella roccia, necessari per accedere al vano. La cavità era piena di detriti accumulatisi fino all’epoca medioevale, quando il rifacimento degli edifici in superficie ha tagliato e chiuso la sommità della camera.

Per quanto riguarda i livelli più antichi, quelli appartenenti all’epoca etrusca, gli archeologi facevano notare la presenza di molti materiali, omogenei per tipologia e per cronologia. Questo significa che sono stati depositati (o più probabilmente buttati) nello stesso breve periodo di tempo. In pratica, ad un certo punto (che sulla base dei materiali trovati, si può datare alla fine del V secolo a.C.) questo ambiente è stato riempito volutamente di detriti, probabilmente perché, avendo perso la sua funzione, i proprietari avevano deciso di chiuderlo.

I materiali (in maggioranza vasellame e laterizi) trovati all’interno della cavità appartengono a diverse categorie di reperti: molto presente la ceramica non prodotta con il tornio, di uso comune qui presente in alcune tipologie datate dall’età del Bronzo all’Orientalizzante antico.

Subito dopo, quanto a quantità di frammenti, troviamo il bucchero, la tipica ceramica etrusca di colore scuro, che copre qui un arco cronologico che va dal VII al V secolo a.C. Sono stati identificati inoltre alcuni esemplari di ceramica di importazione, come anfore vinarie greche e ceramiche decorate, sempre di provenienza greca. Sono presenti anche pregiate ceramiche decorate di produzione etrusca. Di notevole interesse, poi, alcuni laterizi decorati, come due figurine appartenenti a terrecotte architettoniche e una tegola dipinta. Scarsissimi sono invece i materiali di metallo: questi, infatti, una volta rotti o logori, non venivano buttati, ma rifusi, come attestato comunemente per le culture del periodo. Sono invece molto presenti resti ossei appartenenti ad animali consumati duranti i pasti.

Insomma, una discarica in piena regola, che non differisce di molto da quelle trovate in altri contesti e che, sia per la tipologia dei materiali che per la loro cronologia, non presenta nulla di strano o di misterioso ma si inserisce pienamente nel contesto del periodo.

Finora però abbiamo analizzato il riempimento del vano. Ma che cosa possiamo dire sulla sua funzione primaria?

Lo scavo è ancora in corso, e per questo i redattori dell’articolo non hanno potuto dare una risposta certa. Non si tratterebbe di una cisterna per raccogliere l’acqua, data la non impermeabilizzazione del fondo. Non pare nemmeno poter essere una cava di roccia a scopo edilizio, visto che le pareti sono regolari e rifinite.

Negli anni successivi alla pubblicazione però, lo scavo è proseguito e oggi, pur non avendo ancora raggiunto il pavimento della camera sotterranea, il dott. Claudio Bizzarri può affermare: “l’ipotesi al momento più probabile è che si tratti di una cava da materiale da costruzione, infatti esiste ancora un blocco in tufo sagomato ma non estratto.”

Quello che si può sostenere con una certa sicurezza è che il riempimento che indica un evento unico in un breve lasso di tempo, potrebbe appartenere ad una fase di riorganizzazione della zona, avvenuta nel V secolo a.C. Questa ipotesi trova riscontro anche nel contemporaneo abbandono e nel successivo riempimento di altre cavità sotterranee della città etrusca, come il complesso di cunicoli idraulici sotto piazza Ranieri e una cisterna situata nei pressi della chiesa di San Francesco. A questa riorganizzazione dell’area urbana appartengono anche le ristrutturazioni di due templi presenti all’interno della città. L’intera operazione dunque potrebbe essere stata gestita direttamente dall’autorità cittadina.

Il dottor Claudio Bizzarri ha poi pubblicato un altro studio sulla scoperta sul n. 367 di settembre 2015 della rivista Archeo. Il numero è disponibile qui.

Piramide o non piramide?

Cosa possiamo dunque concludere sulle “piramidi di Orvieto”? Dal punto di vista dei materiali, queste si inseriscono perfettamente nell’orizzonte etrusco del periodo. Resta la stranezza della forma.

A questo punto, però, credo sia necessario  riflettere su cosa intendiamo quando parliamo di “piramide”.

Intendiamo semplicemente una forma geometrica? Allora in questo caso non si deve parlare di “piramide”, ma di struttura tronco-piramidale, visto che la camera non finisce a punta.

Buona parte del pubblico, però, quando legge “piramide” pensa subito a quelle egizie, e cioè a monumenti funerari che per i più sarebbero avvolti nel mistero, con le conseguenti ricadute magico-esoteriche o almeno in caratteristiche che si suppone “incomprensibili” per gli stessi archeologi (parleremo un’altra volta di quanto sia erronea questa impressione). Questi significati erronei vengono applicati ogni volta che viene usata la parola “piramide”. In questo senso dunque, è fuorviante usare il termine in questo contesto.

Possiamo allora chiederci: perché sarebbe una “piramide”? Ha una forma piramidale? Abbiamo già detto che la sua forma in realtà è tronco-piramidale (e, guardando le immagini, penso che pochi la assocerebbero ad una piramide). Ha forse una funzione assimilabile a quella delle piramidi che conosciamo?

Le piramidi egizie sono tombe, questa no. Le piramidi meso-americane sono templi o osservatori, questa no.

Dunque, per questa volta, niente piramide etrusca!

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