Giandujotto scettico

Torino, 1952: il fedifrago ipnotizzatore

Giandujotto scettico n° 46 di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo (12/09/2019)

Che cosa pensereste se vostro marito improvvisamente non vi degnasse di uno sguardo, si vestisse con eleganza e uscisse ogni giorno dopo cena dicendo di avere “impegni d’affari improrogabili”? La signora Anna F. pensò ovviamente a un tradimento, in questa storia ambientata a Torino e riferita da La Stampa il 2 aprile 1952. Una vicenda che, a ben guardare, sembra uscita da una novella del Boccaccio, e di cui pertanto non garantiamo l’autenticità. Si tratta però un bello spaccato della passione per l’ipnotismo e il paranormale dell’Italia degli anni ‵50, e merita pertanto una menzione nel nostro Giandujotto scettico.

Torniamo alla nostra storia. La signora Anna iniziò ad indagare (“con discrezione”) sulle nuove abitudini del marito, Giuseppe A., 32 anni e una passione per l’occultismo. E scoprì che il suo sposo aveva da poco stretto una calorosa amicizia con un commerciante che abitava in una villetta della periferia torinese. La Stampa lo descriveva come un uomo sulla cinquantina, “grasso e tardo”, con la passione per le arti magiche. Ogni sera i due si trovavano per svolgere “sedute spiritiche e altre diavolerie”. Ma… colpo di scena! Il commerciante aveva anche una moglie venticinquenne, “graziosissima, bruna, esuberante, di nome Elena”.

Il tradimento fu scoperto nel più classico dei modi: una notte la moglie lo sentì mormorare nel sonno “Elena… Elena… amor mio”. E corse subito a raccontarlo al commissariato di Barriera di Milano. Già; perché – almeno fino alla sentenza della Corte costituzionale del 1969 – l’adulterio era ancora un reato, e una moglie aveva tutti i diritti di denunciare il proprio marito, se pensava che questo avesse una “concubina” in altro luogo (misteri della legislazione italiana: la “scappatella” semplice, invece, era considerata reato solo se a commetterla era la donna, ma non nel caso il traditore fosse stato l’uomo, perché la cosa, nella mentalità generale, era ritenuta “meno grave” e meno “pericolosa” per l’unità della famiglia).

Fatto sta che la protagonista della nostra storia voleva vederci chiaro, con questa storia degli spiriti, e chiese pertanto ai Carabinieri di sorprendere il marito in flagrante. Quella sera stessa alle 23 gli agenti irruppero nella villetta del commerciante accompagnati dalla moglie.

E lì scoprirono il fattaccio.

Lo spettacolo che si offriva successivamente, in due quadri, ai loro occhi era senza dubbio sconcertante. In salotto, accanto ad un tavolino a tre gambe, l’obeso commerciante dormiva profondamente con le mani incrociate sul petto e la bocca semi-aperta. In una stanza vicina c’erano i due adulteri, in abiti estremamente succinti e in atteggiamento inequivocabile: è facile immaginarsi quel che ne seguiva, strilli, imprecazioni, grida della tradita, esortazioni alla calma. Ora con tutto questo baccano il dormiente non si destava.

Alle domande degli agenti, il marito “dopo molte tergiversazioni” ammetteva la sua colpa.

Ebbene sì, aveva scoperto di avere forti poteri di ipnotizzatore. E ogni giorno, nella villetta del commerciante, se ne serviva. Le serate in compagnia dell'”amico” iniziavano infatti con la più classica delle sedute spiritiche: “tutte grossolane mistificazioni”, ammetteva Giuseppe A. Ma il commerciante era anche un ingenuo seguace dello spiritismo, e cadeva nella trappola. Si passava poi agli esperimenti di ipnotismo: e qui il marito fedifrago dava sfogo alla sua arte, riuscendo puntualmente a far cadere addormentato il padrone di casa. A quel punto lui e Elena, la moglie dell’ipnotizzato, potevano approfittarne. A fine serata svegliava il presunto dormiente, e gli raccontava che attraverso di lui “s’erano espressi Napoleone o Dante Alighieri o Cristoforo Colombo”…

Che la storia sia andata proprio in questi termini, ovviamente, è ormai impossibile da verificare. Ma è un divertente quadretto in cui si incastrano tutti i più classici pregiudizi sull’ipnosi. Ci sono, tanto per cominciare, gli echi di un lungo dibattito che aveva interessato a inizio secolo scienziati, giornali e riviste: l’idea che un “magnetizzatore” potesse sfruttare la sua arte per commettere azioni immorali e delittuose.

E poi c’è l’idea della trance, uno stato in cui ogni facoltà sensoriale dell’ipnotizzato veniva annullata – e in cui, durante le sedute spiritiche, il medium poteva entrare in contatto con gli spiriti e fare di tutto. Quest’idea è stata disconosciuta dalla scienza: la cosa più semplice è pensare che il commerciante di questa storia si addormentasse e basta, in seguito alle sedute spiritiche, o che, magari, la suggestione fosse tale da farlo rimanere per lungo tempo buono e zitto, ad occhi chiusi, nell’attesa che attraverso di lui gli spiriti si rivelassero, magari in una condizione di coscienza lievemente alterata. O ancora – ipotesi maliziosa – che sapesse perfettamente degli idilli amorosi tra l’amico e la propria moglie, e che la cosa tutto sommato non gli dispiacesse.

Qualunque fosse la soluzione al mistero, La Stampa dava pieno credito all’idea di una potente, incoercibile trance ipnotica dell’uomo, concludendo:

Svegliato dagli agenti, il commerciante apprendeva d’esser stato tradito durante il sonno: e allargava le braccia, sconsolato, annichilito dalla rivelazione che annullava, in un attimo, le credute arti magiche […]. I due adulteri sono stati deferiti all’autorità giudiziaria.

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