Nuovo coronavirus cinese, chiacchiere e complotti
Articolo di Graziella Morace*
In Italia, in Europa e nel mondo sta crescendo l’apprensione per il nuovo coronavirus che arriva dalla Cina, a causa del rapido evolversi della diffusione del virus e del fatto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il focolaio internazionale da nuovo coronavirus 2019-nCoV un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.
Questa situazione di ansia ha portato alla comparsa di allarmismi e notizie false e alla loro rapida e vasta diffusione con l’effetto, come sempre, di fuorviare le persone, mettendo scompiglio e creando anche discriminazione, poiché molti si sono convinti che i ristoranti ed i negozi gestiti da cinesi, e in generale qualsiasi cinese, possano essere fonte di contagio perché in probabile contatto con la Cina.
Una delle tesi che circola maggiormente è che si tratti di un virus creato in laboratorio, notizia già circolata nel 2003 sul conto del virus della SARS. Questa volta, fermo restando l’assunto di base, il laboratorio incriminato può essere, secondo le diverse correnti di pensiero, cinese o britannico. Nel primo caso si tratterebbe di un errore di laboratorio, avvenuto durante esperimenti militari di produzione di virus da impiegare per un’eventuale guerra microbiologica. L’origine di questa bufala sembra essere un articolo del Washington Times, un giornale noto per pubblicare spesso notizie mancanti di consenso scientifico e non sottoposte a controllo, che sostiene di riportare le dichiarazioni di un biologo israeliano esperto di armi batteriologiche, Dany Shoham. Tuttavia Shoham, contattato via email il 27 gennaio dal fact-checker Pavel Bannikov, ha specificato:
“Mi è stato chiesto dal Washington Times di tale connessione e ho suggerito una possibile connessione con il programma di sviluppo della guerra biologica cinese sotto forma di una fuga di virus, ma ho aggiunto che: non ci sono prove o prove di un tale incidente e tutto ciò che è accaduto, ovviamente, può essere completamente naturale, ed è esattamente quello che sembra al momento”.
La seconda corrente di pensiero, riportata tra l’altro in Italia dal gruppo Facebook “Scienza di confine”, sostiene che sia stato creato a scopo di lucro da un istituto britannico che produce vaccini, il Pirbright Institute. Questa tesi, della serie “non ce lo dicono!”, prende le mosse almeno in parte dalla dichiarazione dell’esperto di vaccini Rino Rappuoli: “Fin dai tempi della SARS sappiamo che bisogna prendere uno dei geni che codificano le proteine di superficie del virus e su questa base di può cominciare a lavorare su un vaccino!” e “la tecnica per ottenerli è rapidissima, tanto che si possono fare in una settimana”. Da questo a pensare che quindi il nuovo coronavirus sia stato diffuso dalle ditte produttrici di vaccini c’è poca strada. In effetti, una richiesta di brevetto per un vaccino anticoronavirus esiste ed era già stata depositata nel 2015… se non fosse che si tratta di un vaccino contro il coronavirus della bronchite infettiva aviaria (IBV)!
Forse sarebbe bastato leggere oltre le prime righe della richiesta. Tornando al discorso del tempo necessario per il vaccino, è vero che le nuove tecnologie permettono di ridurre fortemente i tempi per la sua creazione, ma poi tutte le fasi previste per i trial clinici e i tempi per ottenere le autorizzazioni dagli organismi regolatori internazionali e avviare una produzione su larga scala possono richiedere numerosi anni.
Altri invece, come ad esempio la pagina Facebook “la voce degli anticorpi”, hanno scoperto un’altra coincidenza sospetta: unendo la notizia del brevetto per il vaccino del Pirbright Institute con il brevetto relativo ad un coronavirus depositato nel 2002 (ma relativo al virus della SARS! ) sostengono che si tratti di una manovra per imporre la somministrazione di un nuovo vaccino alla popolazione.
Un’altra tesi complottistica che circola sul 2019-nCoV è molto più cupa e presenta uno scenario tragico: l’epidemia farebbe parte di un piano per decimare la popolazione mondiale architettato da Bill Gates insieme al World Economic Forum (WEF) e, contemporaneamente, arricchirsi attraverso la vendita del vaccino . Andando a verificare si scopre che è vero che la fondazione Gates ha finanziato il Pirbright Institute che produce vaccini e che, insieme al il WEF, ha organizzato ad ottobre 2019 un’esercitazione (Event 201) con lo scopo di determinare quale fosse il livello di preparazione e quali contromisure potessero essere prese per fronteggiare un’eventuale pandemia, dovuta ad un microrganismo qualsiasi, dato che
“Negli ultimi anni, il mondo ha visto un numero crescente di eventi epidemici, pari a circa 200 eventi all’anno. […] Gli esperti concordano sul fatto che è solo questione di tempo prima che una di queste epidemie diventi globale, una pandemia con conseguenze potenzialmente catastrofiche. Una grave pandemia […] richiederebbe una cooperazione affidabile tra diversi settori, governi nazionali e istituzioni internazionali chiave”.
Purtroppo nell’esercitazione teorica è stato utilizzato casualmente, come microrganismo modello, proprio un coronavirus inventato.
Apriti cielo! Dunque qualcuno già sapeva quello che sarebbe successo alla fine dell’anno a Wuhan? Il nuovo coronavirus non era in realtà “nuovo” e c’era davvero un vaccino già pronto ad essere immesso sul mercato! Certo, la coincidenza è bella succosa, troppo stuzzicante per lasciarsela scappare. Eppure, come sappiamo, una coincidenza è solo un evento che ha scarsa probabilità di avvenire e perciò ci sembra significativo. Ma quanti di questi eventi in realtà accadono senza che noi ci facciamo caso? La tendenza a cercare ordine e significato in quello che ci succede, a collegare fra loro eventi distinti, a rintracciare relazioni di causa-effetto è presente in tutti, ma spesso non concede spazio alla casualità, che invece esiste.
Tornando al caso specifico, come abbiamo già visto non è ancora stato sviluppato nessun vaccino e, ammesso che lo fosse, che senso avrebbe commercializzarlo se la pandemia avesse lo scopo di ridurre la popolazione mondiale?
Infine sta circolando una teoria del complotto davvero pericolosa. Secondo quanto riportato dal sito LinKiesta, sembra che i gruppi cospirazionisti americani che afferiscono alla QAnon conspiracy theory suggeriscano di bere un detergente a base di clorito di sodio, chiamato Miracle Mineral Solution, per proteggersi dall’infezione. Lo youtuber americano Jordan Sather ha recentemente affermato che “ci sono prove” (ma non le fornisce) che la MMS possa curare il coronavirus, e sostiene la necessità di “diffondere la MMS in tutto il paese, metterla ovunque”.
In realtà la soluzione, se miscelata come consigliato con limone o un altro acido, si trasforma in una candeggina che può causare effetti collaterali gravi e potenzialmente letali, come già dichiarato dalla Food and Drug Administration a partire dal 2010, che ha avvertito i consumatori sui pericoli legati all’ingestione del prodotto, promosso sui social media come rimedio per il trattamento di autismo, cancro, HIV / AIDS, epatite e influenza, avvisando di non averla approvata per nessun uso.
E a proposito di cure miracolose per l’infezione da 2019-nCoV, è da citare la nota ufficiale pubblicata dal governo dell’India, che consiglia ai suoi cittadini come prevenire il contagio, rafforzare il sistema immunitario e curare i sintomi, attraverso una dieta leggera con cibi facilmente digeribili, tisane composte di miscele di erbe tipiche delle medicine tradizionali (ayurveda, unani) ed il prodotto omeopatico Arsenicum album CH30.
E con questo siamo veramente sistemati…
*Virologa ed esperta di vaccini. Dopo oltre quarant’anni di lavoro come Primo Ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità è ora felicemente in pensione, ma continua ad occuparsi attivamente di argomenti scientifici.