La sfida della scopa, spiegata
Tra ieri e oggi, gli italiani si sono svegliati con la parola scopa in tendenza sui social e con le fotografie dei salotti di mezzo mondo. È quella che alcuni giornali hanno ribattezzato la scopa challenge (ma non dovrebbe essere broom?), nata da un messaggio ormai virale:
Seconda la NASA oggi è l’unico giorno che la scopa rimane in piedi x la causa inclinazione dell’asse terrestre… la prossima sarà tra 3500 anni… provare per credere… (le sgrammaticature sono contenute nell’originale, NdA)
Insieme al messaggio (che sta circolando molto anche su WhatsApp), fotografie e fotografie di scope messe in equilibrio dalla parte delle setole.
Ma da dove arriva questa catena? Cominciamo col dire che da noi è giunta intorno al 26 febbraio, mentre nel mondo anglosassone ha avuto un picco di diffusione intorno al 10 (questo sembra il messaggio che, su Twitter, dovrebbe aver innescato il gioco, ma è possibile che tutto sia partito su altri social, magari da TikTok). E qui vorrei dire qualcosa a tutti i sociologi improvvisati secondo cui la sfida della scopa sarebbe un mezzo per alleviare la tensione da coronavirus: forse in parte è vero, ma magari si sarebbe diffusa anche senza, come negli USA, dove il livello di preoccupazione e le misure sanitarie adottate sono sicuramente più tenui che da noi.
Ma funziona? Sì. Se mettete una scopa in equilibrio facendo un po’ di attenzione, questa starà su da sola. Però si tratta di un giochino che riesce sempre , è sufficiente trovare il baricentro: le scope hanno una parte orizzontale (formata dalle setole) che in genere è più pesante rispetto al manico verticale. Questo significa che in realtà il baricentro della scopa è abbastanza basso, e che l’operazione di equilibrismo non sarà così difficile. In un certo senso, potremmo dire che il gioco funziona perché siamo abituati a pensare che il baricentro di un oggetto coincida più o meno con il suo “centro geografico” (nel caso della scopa: da qualche parte in mezzo al manico), e che quindi l’operazione sarebbe assai più complicata di quanto non sia in realtà. Scoprire che non è così genera meraviglia, perplessità, divertimento, a volte gioia pura.
Per chi volesse maggiori informazioni sulla fisica delle scope, consiglio questo filmato della CNN o questo della NASA (sì, la NASA stessa si è preoccupata di smentire).
Per contro, devo ammettere che fanno un po’ sorridere anche i debunker che urlano contro l’ignoranza della gente e invocano il proverbiale asteroide che incenerisca l’umanità: è abbastanza ovvio che per la maggioranza delle persone coinvolte si tratta solo di un gioco, di un esperimento divertente da fare a casa senza troppe implicazioni scientifiche o di chissà che tipo. Try it at home, gente.
Da appassionata di leggende metropolitane, a me invece interessa più la storia di questa catena di sant’Antonio (ebbene sì, le catene di sant’Antonio, le bufale e le leggende contemporanee spesso hanno una storia, e conoscerla è interessante e a volte anche istruttivo). Da dove nasce quindi la storia delle scope in equilibrio? E che c’entra l’inclinazione dell’asse terrestre?
Facciamo un passo indietro: prima di diventare virale, a febbraio di quest’anno, l’invito a mettere in piedi le scope si era già diffuso in più occasioni. Lo si trova quasi sempre associato a due giorni importanti dal punto di vista astronomico: l’equinozio di primavera e (un po’ meno) quello d’autunno. Questi sarebbero gli unici momenti – sostiene la leggenda – in cui sarebbe possibile mettere in equilibrio alcuni oggetti, e tra quelli più gettonati per la “dimostrazione” figurano senz’altro uova e scope. E’ quindi probabile che l’associazione con l’asse terrestre arrivi da qui, dallo stretto legame tra stagioni e asse terrestre, e che il riferimento alla NASA sia sorto di conseguenza. Il tutto condito con la “magia” di due giorni così importanti nel folklore e nelle nostre tradizioni.
Inutile dire che anche nel caso delle uova, l’operazione di “messa in equilibrio” è possibile in qualsiasi giorno dell’anno: anzi, c’è chi ne fa occasione per una particolare tecnica di meditazione, per la pazienza e la concentrazione che l’operazione richiede. Per chi non abbondasse di questa virtù, diversi tutorial consigliano un trucco: fate un mucchietto di sale sulla tavola, appoggiate delicatamente sopra il vostro uovo, e con calma togliete via tutti i granelli in eccesso finché questi non saranno più visibili. Però, signori, si tratta di barare. E non potrete sicuramente competere con chi sullo stone balancing (la pratica di mettere le pietre in equilibrio) ha costruito una carriera artistica, come Bill Dan o Michael Grab.
Torniamo, quindi, ai nostri equilibrismi. Forse sarà interessante sapere che la tradizione fa parte da lungo tempo del folklore di Cina e Taiwan, dove l’arte di mettere in piedi uova e scope viene legata a un altro momento astronomico particolare, quello del Li Chun (giorno tradizionalmente indicato come l’inizio di primavera in molti Paesi asiatici, e anch’esso legato a un calcolo astronomico che lo porta a cadere intorno a febbraio).
Nel 1945 il settimane statunitense Life raccontò in un suo approfondimento di una particolare moda scoppiata in Cina, e in particolare a Chongqing (che durante la Seconda guerra mondiale fungeva da capitale ad interim della Repubblica nazionalista): quella di mettere le uova in equilibrio in occasione dei festeggiamenti del Li Chun.
La cosa piacque e la moda scoppiò forte e virulenta anche negli Stati Uniti nel biennio 1945-1947; la tradizione cinese si confuse con quella occidentale, in cui il giorno di inizio primavera è convenzionalmente stabilito all’equinozio. Se siete iscritti allo Skeptical Inquirer, sappiate che ne parlò perfino Martin Gardner e che il suo articolo è ancora disponibile qui (e vi si scopre, tra l’altro, che negli Stati Uniti si sono tenute perfino gare di “uova in equilibrio” in occasione degli equinozi; e che la sciamana urbana Donna Henes nel 1976 avrebbe organizzato sessioni pubbliche di egg balancing con lo scopo di portare al mondo pace e armonia).
Quindi, signori, no, la sfida della scopa non vuol dire che siamo tornati al Medioevo con tutta la sua passione per gli influssi celesti. Al massimo al 1945. Ma, si sa, le mode vanno e vengono…
Immagine di copertina: disegno dell’artista José Sanchez, 1880-1910 circa, da Wikimedia Commons