Ghiaccio secco che uccide
E’ di queste settimane la notizia di un “incidente” che ha trasformato in tragedia quella che doveva essere una festa.
L’influencer russa Ekaterina Didenko, che sul suo seguitissimo profilo Instagram propone consigli su medicinali e integratori, aveva organizzato un party per festeggiare il suo compleanno. Il luogo scelto era uno stabilimento termale nei dintorni di Mosca, dove, come da tradizione comune nei paesi del Nord e dell’Est Europa è presente anche una sauna, oltre ad una piscina. Particolare determinante alla luce di quanto succederà in seguito durante i festeggiamenti, la piscina si trova in un seminterrato, adiacente a una “tavernetta”.
Tutto è filato liscio, tra il divertimento e i brindisi come comune a una festa, fino a quando qualcuno – probabilmente il marito della festeggiata – ha avuto l’idea di creare un bell’effetto scenico per stupire gli amici. Alcune fonti sostengono che qualche partecipante si fosse lamentato per la temperatura troppo alta nella piscina, e si fosse cercato un rimedio veloce ed efficace per abbassare la temperatura dell’acqua nella quale gettarsi una volta usciti dalla sauna.
Quale che sia la motivazione, sono stati acquistati circa 25 kg di ghiaccio secco. In un video presente su Youtube si vedono alcuni partecipanti che, coperti da tute di “tessuto-non-tessuto” (del tipo utilizzate dai verniciatori) e da occhiali da lavoro, rovesciano i blocchi di ghiaccio nell’acqua.
Subito si forma una nebbia bianca e lattiginosa, e uno di loro si lancia gioiosamente nella vasca, scomparendo alla vista per qualche secondo per poi riemergere. A questo punto si interrompe la ripresa, e appare Didenko che, in lacrime, racconta della morte del marito e due amici.
Per chiarire i fatti, è stata aperta un’indagine penale, ancora in corso.
Cosa è successo?
Forse gli organizzatori della festa non erano completamente edotti su cosa stessero maneggiando e su quali precauzioni andassero adoperate.
Il ghiaccio secco non è, come molti pensano, un particolare tipo di ghiaccio formato da acqua portata al di sotto del punto di congelamento.
E’ la forma solida dell’anidride carbonica (o meglio, diossido di carbonio, CO₂), che a pressione ambiente congela a circa -78° C. A pressione e temperatura ambiente sublima e ritorna allo stato gassoso, facendo si che, anche complice la normale umidità dell’aria, si formi una nebbia molto scenografica. Viene utilizzato molto nella conservazione di alimenti, grazie alla bassa temperatura che può garantire anche in assenza di una fonte di raffreddamento, ma anche in ambito industriale per lavorazioni superficiali su metalli, nel campo dello spettacolo e così via.
L’anidride carbonica è un gas moderatamente tossico, ma il nostro organismo, producendolo con la respirazione, ha una serie di meccanismi efficaci per eliminarlo, o per compensarne la presenza nel sangue, e pertanto alle concentrazioni a cui lo si incontra normalmente non è pericoloso. In concentrazioni elevate provoca inizialmente affanno, in quanto l’aumento di concentrazione nel sangue stimola i centri del respiro, sonnolenza, e a concentrazioni superiori al 5% è direttamente tossico. Quindi la sua pericolosità aumenta notevolmente all’aumentare della concentrazione, come mostra questa tabella:
0,04% | Aria fresca. |
0,50 % | Valore limite a lungo termine negli ambienti di lavoro |
0,70% | Folle di persone in ambienti chiusi (ad es. cinema). Possibile calo di concentrazione. |
1,00% | Valore limite d’esposizione a breve termine. |
3,00% | Respiro affannoso, aumento frequenza battito cardiaco. |
7,00% | Vertigini, nausea, fenomeni di paralisi, emicrania. |
10,00% | Crampi, perdita dei sensi, morte. |
20,00% | Morte in pochi secondi. |
Essendo un gas con una densità maggiore di quella dell’aria tende a stratificare verso il basso e ad accumularsi in avvallamenti, buche, vani tecnici. Se si aggiunge il fatto che è un gas incolore e inodore si capisce come mai in un ambiente chiuso possa essere un pericolo mortale.
Il locale scelto per la festa e lo sversamento del ghiaccio secco aveva tutte queste caratteristiche: ambiente limitato (dai video si può ipotizzare un volume del locale in cui era presente la piscina di circa 90 m³, che equivalgono a 90.000 litri di aria), aerazione praticamente nulla. Aggiungendo l’effetto dell’alcool sulla capacità di ragionamento e presa di decisioni in tempi rapidi, si comprende che il mix sia stato esplosivo.
Tenendo conto che 1 kg di ghiaccio secco, una volta sublimato, rilascia all’incirca 500 litri di anidride carbonica, possiamo ipotizzare che quello versato nell’acqua abbia rilasciato circa 11.000/12.000 litri di CO₂. Questa quantità di gas disperso nell’ambiente confinato rappresentato dalla “tavernetta” ha fatto si che la concentrazione sia stata di circa il 13-15%. Come si vede nella tabella poco sopra, gli effetti possono essere fatali in breve tempo. Infatti, anche se intervengono i soccorsi, se il cervello è rimasto esposto troppo a lungo a concentrazioni elevate di CO₂ è impossibile salvare l’infortunato: durante una festa in piscina e con alcool che scorre copioso, è molto probabile che si venga soccorsi in ritardo. Alcuni dei partecipanti, oltre ai danni dovuti all’inalazione del gas, hanno riportato anche ustioni da freddo: a causa della temperatura molto bassa del ghiaccio, se la loro pelle ne è entrata in contatto ha subito i danni tipici delle ustioni.
Eventi naturali
Questo gas così essenziale per la vita sulla Terra (pensiamo all’effetto serra che permette di avere una temperatura media stabile e favorevole alla presenza di acqua allo stato liquido e allo sviluppo di forme viventi, e alla sua funzione nella fotosintesi delle piante) può essere un pericolo insidioso anche in natura, al di fuori delle nostre case. Dove viene emesso naturalmente, in zone con attività vulcanica, può ristagnare in avvallamenti, mettendo a rischio incauti escursionisti. In Italia questo succede ad esempio in alcune zone dell’Amiata, in Toscana.
Nel 1986 una tragedia di grandi proporzioni colpì il villaggio di Nyos e altri piccoli centri nei dintorni, in Camerun. In quel caso il responsabile fu un lago. Strano, vero? Le acque di questo lago sono saturate di CO₂ di origine vulcanica. Per un motivo imprecisato si liberò una grandissima massa di gas disciolta nell’acqua, che risalì rapidamente fuoriuscendo e diffondendosi nell’area circostante. La nube asfissiante procedette veloce, soffocando un gran numero di animali e uomini. Alla fine il computo delle vittime fu di più di 1.700 morti e migliaia di capi di bestiame soffocati. Per evitare il ripetersi di questi incidenti nel 2001 fu installato un sistema di tubi che, tenendo in movimento l’acqua, causa un continuo degassamento senza che la CO₂ si accumuli.
Cosa ci insegna l’esperienza russa? Che prima di maneggiare certe sostanze (e strumenti) è sempre meglio informarsi, usare un minimo di raziocinio e nel caso chiedere a qualche esperto. E non esagerare con l’alcool.
Se proprio si vuole stupire i propri amici con un effetto degno di un film dell’orrore o un concerto di Alice Cooper, è meglio farlo all’aperto. O come si dice in certi video “Don’t try this at home!“.
Immagine in evidenza: [OK-Man1999 CC BY-SA 4.0 via commons.wikimedia.org]
Sì avverbio, con l’accento.