Un ricordo di Corrado Lamberti
Articolo di Fabio Pagan
Ciao, Corrado
Una notizia crudele, arrivata a tradimento. Il 17 aprile il coronavirus si è portato via Corrado Lamberti, bravissimo divulgatore di astronomia e caro amico da quarant’anni, che nel lontano 1988 aveva preso parte a Torino alla riunione che precedette la nascita ufficiale del CICAP. A maggio avrebbe compiuto 73 anni. Era ricoverato da oltre un mese in un ospedale della provincia di Como, a Gravedona, non lontano dalla sua casa di Mezzegra, a due passi dal lago. Astrofisico di formazione, si era laureato in fisica cosmica all’Università di Milano, aveva insegnato nelle scuole superiori del Comasco. Ma il nome di Corrado è legato soprattutto alla rivista l’astronomia, fondata assieme a Margherita Hack: una rivista che per tanti anni ha rappresentato un unicum nel panorama nazionale della divulgazione scientifica.
Avevo conosciuto Corrado proprio grazie a Margherita, che me l’aveva presentato e mi aveva coinvolto nella presentazione pubblica della rivista, nel 1979 a Como. Una rivista nata avventurosamente tra le rive del Lario e Trieste, che proprio Corrado, allora sconosciuto insegnante con il sacro fuoco della passione per l’astronomia, aveva proposto alla popolarissima astronoma fiorentina che dal 1964 aveva messo radici a Trieste assumendo – prima donna in Italia – la direzione del locale Osservatorio. Margherita aveva condiviso con entusiasmo l’idea di una rivista di divulgazione astronomica, allora inesistente in Italia. Sembrava un azzardo, nonostante ci fosse chi era disposto a sostenere economicamente quell’avventura. E invece il successo fu anche superiore alle previsioni.
Il primo fascicolo – 30 mila copie andate esaurite – apparve nelle edicole nel novembre 1979, con una spettacolare Galassia di Andromeda in copertina. La grafica e l’impaginazione peccavano di inesperienza, erano ancora approssimative, ma si sentiva la passione che stava dietro quelle pagine. Il modello esplicito era la rivista americana Sky & Telescope, ma sotto la testata c’era scritto “Bimestrale di scienza e cultura”. E questo faceva la differenza. Perché, soprattutto nei primi anni, la rivista ospitò anche saggi di filosofia e storia della scienza, racconti e articoli di firme prestigiose: da Primo Levi a Ludovico Geymonat, da Alberto Moravia a Giovanni Arpino, da Piero Chiara a Giuseppe Prezzolini. Una scelta anomala e irripetibile per una rivista di scienza, voluta soprattutto dal marito di Margherita, quell’Aldo De Rosa che fu vulcanico uomo di lettere dall’inesausta curiosità e autentico deus ex machina della rivista – ma tenendosi sempre dietro le quinte. Alla rivista cominciarono a collaborare noti astronomi italiani e stranieri, ma anche divulgatori e giornalisti scientifici. Io vi ho scritto numerosi articoli e notizie per diversi anni, fin dai primissimi numeri.
Margherita Hack, almeno formalmente, figurava quale direttore della rivista. Ma a confezionarla era soprattutto Corrado Lamberti, che, partito senza esperienza giornalistica e redazionale, imparò il mestiere sul campo. Prima redattore, poi vicedirettore, dal 1986 direttore. Ma ad affiancarlo c’era sempre Margherita, per lei e per il marito Corrado nutriva un’ammirazione sconfinata. La rivista passò da bimestrale a mensile, si arricchì di rubriche e di immagini in esclusiva, seguendo e approfondendo le scoperte dell’astrofisica e della cosmologia, il cammino dell’uomo e dei suoi robot nello spazio vicino e lontano. Divenne una testata elegante e raffinata, con un taglio divulgativo accattivante ma scientificamente preciso, senza troppe concessioni popolari. Questa, del resto, è sempre stata anche la cifra stilistica degli articoli e dei libri di Corrado, pubblicati accanto a opere enciclopediche e collane monografiche curate per vari editori.
Per Corrado furono anni di lavoro appassionante e sfibrante insieme. Ben prima dell’arrivo del pc, di internet, della posta elettronica, nella sua stanzetta in vista del lago scriveva i suoi editoriali e revisionava articoli e rubriche dei collaboratori, sceglieva le fotografie, titolava i pezzi, correggeva le bozze con la pazienza e la perizia d’un monaco amanuense. A dargli una mano c’era la moglie Giusi: si erano conosciuti da ragazzini, una coppia affiatatissima. E sempre mantenendo l’incarico di insegnante di fisica. Per staccare dal lavoro andava in barca a pesca di agoni, i pesci tipici del lago di Como, che poi preparava per cena. A volte portava con sé in barca i figli Simone e Lucio.
Corrado Lamberti diresse l’astronomia fino al giugno del 2002, quando i rapporti con l’editore si guastarono. E allora ecco Corrado (con l’inseparabile Margherita) ideare un’altra rivista, Le Stelle, uscita nel novembre del 2002 e portata avanti fino al 2008. Con una filosofia simile a quella di l’astronomia. Ma i tempi erano cambiati.
Elegante nella scrittura, Corrado era anche un eccellente conferenziere, che univa il rigore scientifico alla passione. Senza dimenticare la politica: amava ricordare con un sorriso la sua militanza nel Movimento studentesco e quella lunghissima occupazione dell’Istituto di fisica a Milano (il direttore, il suo grande maestro Beppo Occhialini, si era autorecluso nel suo ufficio, ma sotto sotto quell’occupazione non gli dispiaceva). E poi l’impegno antifascista ereditato dal padre partigiano, sempre in quel territorio del Comasco al quale è rimasto fedele fin dalla nascita.
La voce a lui dedicata su Wikipedia è sufficientemente esaustiva sulla sua attività, pur confinando in una nota tra i numerosi riconoscimenti l’asteroide che nel 1999 gli venne dedicato: 6206 Corradolamberti. Curiosamente non vi è tuttavia traccia dei tanti viaggi in giro per il mondo che Corrado ha organizzato appoggiandosi a un’importante agenzia specializzata: per oltre vent’anni ha fatto da guida scientifica per decine e decine di astrofili e appassionati di astronomia di tutte le età, inseguendo eclissi di Sole, passaggi di comete, aurore boreali. Sempre assieme all’inseparabile Giusi.
Chi scrive questa nota è stato tre volte con lui per assistere al grande spettacolo dell’eclisse totale. Nel 1998 sull’isola di Antigua nei Caraibi, di fronte alla Baia di Nelson; nel 2009 nel Mar della Cina, in navigazione tra Shanghai e il Giappone alla vana ricerca di un pertugio tra le nubi traditrici che ci nascondevano il Sole; e ancora nel 2017, quando attraversammo il Far West per arrivare all’appuntamento con l’eclisse del 21 agosto nelle pianure del Wyoming. Per quest’anno – pandemia permettendo – c’era già in programma un nuovo impegnativo viaggio a caccia del “Sole nero” che scivolerà tra Cile e Argentina a metà dicembre. Ma senza di lui non sarà la stessa cosa. Corrado viveva quei viaggi con intensa emozione, nell’attesa dei momenti magici dell’eclisse. Indimenticabili le sue grida d’entusiasmo quando tutto era andato bene. Ma ricordo anche lo sconforto che provò quando, nel 2009, si sentì “tradito” da quell’eclisse invisibile in Estremo Oriente.
L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato lo scorso settembre a Padova, in occasione del CICAP Fest. Una cena tra noi due rievocando storie e memorie comuni. E il giorno dopo, davanti a un pubblico partecipe e attentissimo, raccontammo Margherita Hack sulla scia del libro che Corrado le aveva dedicato nel 2016, condividendo con affetto ricordi e aneddoti assieme a Steno Ferluga, astronomo dell’Università di Trieste e amico intimo di Margherita, e a Gianluca Ranzini, astrofisico e redattore di Focus, presidente dei planetari italiani.
Corrado era una gran persona, di una onestà e modestia a volte disarmanti. Commovente il suo ultimo post su Facebook, scritto in ospedale il 5 aprile quando sembrava che il virus maledetto potesse venir sconfitto: “Da ieri mio figlio Lucio è Ordinario al Politecnico di Milano. COVID voleva fregarmi: fin lì gli è andata male”.
Ciao, Corrado. Ci mancherai molto.