I segreti dei Serial Killer: Harvey Glatman
L’omicidio seriale viene a volte sovrapposto all’omicidio a sfondo sessuale. Ciò è solo in parte vero: i serial killer che fondono le pulsioni di sesso e morte, sesso e violenza, sono coloro che riempiono di più le pagine dei giornali, scandalistici e non. Si potrebbe quindi pensare che tutti i seriali abbiano questo movente. Fin da quando la scienza ha cominciato a classificare in modo preciso le perversioni sessuali, che oggi chiamiamo parafilie, si è notata tuttavia una correlazione tra molti casi di omicidio seriale e alcune di queste devianze, come la necrofilia, il feticismo, il sadismo, la pedofilia.[i] Inoltre, molti famosi serial killer sono caratterizzati dalla presenza di parafilie e i loro delitti sono chiaramente a sfondo sessuale: Ted Bundy aveva tendenze necrofile, Melvin Rees era un sadico stupratore, la coppia di feroci assassini Leonard Lake e Charles Ng era caratterizzata da un estremo sadismo e voyeurismo, che li spingeva a riprendere le proprie vittime realizzando dei veri e propri snuff movies. Jerry Brudos aveva sin da piccolo un forte feticismo per capi d’abbigliamento femminile, in particolare le scarpe con il tacco alto. Naturalmente, esistono poi persone che convivono con parafilie per tutta la vita senza far del male a nessuno, l’associazione tra parafilia e violenza non è da dare per scontata. Inoltre, i delitti di molti serial killer non hanno alcun legame con la sessualità o le parafilie.
C’è poi un livello più profondo da considerare: molti autori ribadiscono che non è un “esagerato istinto sessuale” (che pure è talvolta presente, si veda ad esempio Albert De Salvo) né la repressione degli istinti primari a spingere il serial killer o lo stupratore seriale ad agire, ma è invece un’abnorme necessità di potere, di manipolazione e controllo, di decidere della vita o della morte delle altre persone; una necessità presente fin dall’infanzia, che in primo luogo si manifesta sugli animali, per poi passare a vittime umane.
Questo bisogno, negli assassini a sfondo sessuale, si esprime tramite un’aggressione fisica violenta, lo stupro e la coercizione di ogni tipo; e le vittime predilette sono di solito le persone da cui il seriale è attratto. Il sesso è un mezzo per ottenere potere come per altri assassini seriali può essere il tornaconto economico, o la semplice visione della sofferenza. Spesso, utilizzare metodi coercitivi o esercitare violenza di vario tipo è il solo modo che hanno questi individui per ottenere gratificazione sessuale.[ii] Un esempio classico di questo tipo di criminali è Harvey Murray Glatman.
L’infanzia
Harvey nasce a New York, nel quartiere del Bronx, nel 1927. Sin da piccolo è timido, estremamente legato alla madre, introverso. Fatica molto a trovare amici e le cose non migliorano nemmeno dopo il trasferimento della famiglia a Denver, in Colorado, nel 1938. Ottiene buoni voti a scuola, pare che il suo Q.I. sia addirittura di 130, ma questo non lo aiuta ad uscire dall’isolamento, si sente solo in una società dai meccanismi per lui incomprensibili. Quando ha appena dodici anni, capisce che costringendo il collo con una corda si amplifica il piacere sessuale, e utilizza questa tecnica durante la masturbazione, fino a sviluppare una vera e propria ossessione per lo strangolamento e le corde. La madre si accorge di questa strana abitudine del figlio, scoprendolo appeso a una trave dell’ultimo piano di casa, e lo porta quindi dal medico per un parere, ma il dottore le dice di non preoccuparsi troppo, crescendo avrebbe smesso.[iii]
È interessante notare che il medesimo comportamento lo avrà, molti anni dopo, la moglie del serial killer Dennis Rader, quando scoprirà il proprio marito appeso alla porta del bagno, con una corda intorno al collo e con addosso biancheria intima femminile. Anche in questo caso, il medico di famiglia consiglierà alla donna di non preoccuparsi eccessivamente.[iv]
Il primo arresto
Crescendo, le stranezze di Harvey aumentano. Si sente sempre più inadeguato per via del suo aspetto fisico, soffre per le sue orecchie a sventola, per il mento sfuggente, per il naso irregolare e il suo sguardo spento e vuoto. Non riesce ad avere normali rapporti con le ragazze, che di solito sono protagoniste delle sue fantasie di bondage. A quanto pare, Harvey avrebbe già in adolescenza commesso dei crimini, come entrare nelle case di ragazze per toccarle contro la loro volontà, oppure strappare di mano la borsa a donne per strada correndo via, per poi tornare indietro e gettargliela addosso con violenza, ridendo sguaiatamente. Il primo crimine a cui fa seguito un arresto avviene nel 1945, quando tenta di obbligare una ragazza a spogliarsi sotto minaccia di una pistola giocattolo. La vittima però si mette a gridare, e riesce a metterlo in fuga. Poco dopo viene arrestato. Dopo una breve carcerazione a Boulder, parte per New York dove diventa un vero e proprio borseggiatore: si procura una pistola vera e sviluppa una tecnica per sparire senza lasciare tracce, guadagnandosi il soprannome di “Bandito Fantasma”.
Viene tuttavia arrestato, colto mentre forza l’ingresso di un appartamento, e si fa cinque anni a Sing-Sing. Viene rilasciato sulla parola nel 1951, decide quindi di cambiare aria, trasferendosi a Los Angeles e lavorando come riparatore di televisori, mestiere che gli consente spesso di molestare giovani donne nelle proprie abitazioni.[v] Questa tecnica sarà utilizzata anche dallo “Strangolatore di Boston” Albert De Salvo, fingendosi un talent scout di modelle.[vi]
Come hobby, Harvey coltiva la fotografia, acquista riviste pulp, di solito a sfondo bondage che spesso hanno in copertina donne mezze nude e legate in posizioni umilianti. Arriva ad allestire un laboratorio di fotografia semiprofessionale nel suo appartamento.
Gli omicidi
Il 30 giugno del 1957 Harvey propone a una sua giovane cliente, la diciannovenne Judy Ann Dull, di posare per lui come modella. La ragazza sta divorziando, ha un bambino piccolo e ha bisogno di denaro, per cui accetta immediatamente la proposta di colui che conosce come Johnny Glynn. Judy Ann si reca a casa di Glatman e come da accordi viene legata a una sedia, perché deve posare per un detective magazine. Harvey la rassicura: sai, è la tipica cosa della “legata e imbavagliata…”
L’uomo inizia a toglierle i vestiti e a fotografarla, finché non la lascia in biancheria intima. A quel punto, inizia ad accarezzarla, e Judy Ann tenta di divincolarsi. Harvey non riesce ad eccitarsi di fronte ad una vittima che si ribella apertamente: al contrario dei classici sadici sessuali, che traggono piacere dalle urla di terrore e dalle vittime imploranti, necessita di una ragazza totalmente sottomessa, apparentemente consensuale. Solo puntandole la pistola alla tempia riesce a farla stare ferma, e a violentarla due volte. Per Glatman è la prima esperienza con una donna. Dopo gli stupri, Harvey scioglie le corde di Judy Ann, la quale si finge calma, gli promette che non lo denuncerà, addirittura guarda con lui un po’ di televisione. Lui le promette di liberarla, la carica in auto e la porta 200 chilometri fuori città, in pieno deserto. Qui le scatta qualche altra fotografia, la strangola con una corda e la seppellisce nella sabbia. I resti scheletriti di Judy Ann vengono trovati il 29 dicembre dello stesso anno. Le foto di Judy Ann, ingrandite, riempiono le pareti di casa Glatman.
Qualche mese dopo, nel marzo del 1958, Harvey si iscrive a un club per cuori solitari sotto falso nome, George Williams. Conosce così Shirley Ann Bridgeford, di 24 anni, e la invita a ballare. La porta invece nel deserto a est di San Diego, dove la stupra più volte, la lega con la tecnica dell’incaprettamento, la fotografa e la strangola. Le mutandine rosse di Shirley Ann vengono tenute da Harvey come trofeo, per rievocare il delitto in ogni momento, come le foto di Judy Ann.
Ruth Rita Mercado è una ragazza di 24 anni, che lavora come ballerina e cerca un lavoro come modella. Il “fotografo” Glatman la conosce e le promette un impiego, ma una volta recatosi da lei la minaccia con la pistola, la stupra, la porta nel deserto per il consueto rituale: ancora stupri, foto a non finire, corde attorno al minuto corpo di Ruth. Harvey per qualche motivo rimane davvero colpito da lei, dalla sua bellezza, e ha dei dubbi. Riflette se non sia meglio lasciarla andare. “Ruth è la sola che mi piacesse veramente. Non volevo ucciderla. Ma poi l’ho fatto nel solito modo, la solita corda” dirà. I demoni di Harvey vincono anche su quell’ombra di sentimento positivo che ha provato per Ruth.
L’arresto e il processo
In seguito, Glatman fa altri tentativi di aggressione, adescando giovani donne con gli annunci di lavoro per modelle, senza successo. Le ragazze che rispondono di solito intuiscono che quell’uomo strano non sia del tutto affidabile, e non accettano il lavoro. Una donna di 28 anni, Lorraine Vigil, è però così al verde che decide di accettare l’offerta di impiego di quel tipo strano, e si ritrova in auto con lui, diretta verso il deserto. Appena fuori Los Angeles, Lorraine chiede a Harvey di fermarsi. Lui la accontenta, ma appena uscita dall’auto Harvey la minaccia estraendo la pistola. La coraggiosa Lorraine ingaggia una lotta estenuante con il suo rapitore, cercando di prendergli l’arma. Resta ferita a una gamba a causa di uno sparo accidentale, ma riesce ad attirare l’attenzione di una pattuglia della polizia. Lorraine Vigil riesce così a salvarsi, e Harvey viene arrestato. Una rapida perquisizione del suo appartamento fa capire agli inquirenti con chi hanno a che fare, trovano le foto delle vittime legate, terrorizzate; e Harvey decide di confessare subito.[vii]
Durante il processo, nel novembre del 1958, gli avvocati hanno un solo obiettivo possibile: salvare Harvey dalla pena di morte. Cercano di convincerlo a patteggiare, poi a ricorrere in appello, ma non c’è nulla da fare. Harvey sembra desiderare la pena capitale, la richiede esplicitamente al giudice, dice che è il solo modo per farlo smettere di uccidere e di soffrire, per liberarsi dai suoi demoni e dalle sue ossessioni. Glatman viene accontentato: entra nella camera a gas il 18 agosto del 1959, nel carcere di San Quentin.
L’eredità di Glatman
L’elemento più interessante nella vicenda di Glatman è che per lui il delitto è un’assuefazione: con Judy Ann, il suo primo impulso non è quello di ucciderla, ma di violentarla cercando un simulacro di esperienza sessuale consensuale, quasi di relazione romantica nel momento in cui guarda la televisione con lei sul divano; non potendo avere però la certezza che lo stupro non avrà conseguenze, si sente “in dovere” di ucciderla. Il delitto successivo è più facile: superata la paura e il disgusto iniziali, prova piacere dando la morte a Shirley Ann. Sente il desiderio di rivivere l’ebbrezza dell’omicidio, il potere sulle donne che non ha mai avuto prima. Con Ruth, però, le emozioni gli complicano le cose: non la uccide volentieri. Non sapremo mai se a convincerlo a farlo è la razionale paura dell’arresto o il suo mostro interiore che tutto divora e distrugge, che pretende un sacrificio di sangue, una coazione a ripetere che lo rende il prototipo del serial killer stupratore. Una volta entrato in carcere, la sola via di fuga dalla sua dipendenza è la morte, a cui si abbandona docilmente, passivamente, come le vittime nelle sue fantasie più profonde.[viii]
Glatman tuttavia ha lasciato, involontariamente, qualcosa di positivo: il detective Pierce Brooks, che ha indagato sul suo caso, ha avuto occasione di interrogarlo spesso dopo la cattura. Siccome Harvey ha rilasciato una piena confessione, da questi interrogatori è emerso un approfondito studio psicologico sulla mente degli assassini seriali, paragonabile all’egregio studio risalente al 1930 del professor Karl Berg sul serial killer Peter Kürten, il “mostro di Düsseldorf”. Forte di questo risultato, il detective Brooks ha fatto pressioni sul ministero della Giustizia statunitense allo scopo di ottenere fondi per l’avviamento di un programma per l’analisi dei crimini violenti e sessuali, quella che poi diventerà la unità ViCAP, in Texas. In seguito, anche grazie al contributo di Brooks e Roger Depue (capo dell’Unità di Scienze Comportamentali dell’FBI), nascerà la NCAVC, ovvero “National Center for the Analysis of Violent Crime”. Queste unità rappresentano un enorme passo avanti per l’identificazione, lo studio e la cattura degli assassini seriali.[ix]
Riferimenti bibliografici
[i] C. Wilson, D. Seaman, Il libro nero dei serial killer, Newton Compton, Roma 2008, pp. 315-320.
[ii] Ibidem, pp. 152-197.
[iii] Ibidem, p.164.
[iv] J. Douglas, J. Dodd, Nella mente del serial killer, Edizioni Clandestine, Massa, 2008.
[v] B.Innes, Serial Killer. Il lato oscuro della natura umana, edizioni White Star, Novara 2015, pp. 130-135.
[vi] C. Wilson, D. Seaman, Il libro nero dei serial killer, Newton Compton, Roma 2008, p.229.
[vii] B.Innes, Serial Killer. Il lato oscuro della natura umana, edizioni White Star, Novara 2015, pp. 130-135.
[viii] C. Wilson, D. Seaman, Il libro nero dei serial killer, Newton Compton, Roma 2008, pp. 164-168.
[ix] B.Innes, Serial Killer. Il lato oscuro della natura umana, edizioni White Star, Novara 2015, p.131.