Antologia dell’inconsueto: dove sono finiti gli umani?
Se mai è esistito qualcuno adatto a regalarci una distopia o un racconto apocalittico, questo è senz’altro Giacomo Leopardi (1798-1837). La tonalità positiva (sia detto senza ironia…) della sua scrittura lo rende particolarmente adatto a farci morire tutti – e lui non può certo lasciarsi scappare l’occasione.
Nelle Operette morali (1824), e più precisamente nel Dialogo di un folletto e di uno gnomo i due protagonisti discorrono, come se si trovassero all’osteria, della nostra inevitabile estinzione di massa. Inevitabile, proprio perché causata dai nostri stessi comportamenti. In questo particolare colloquio l’ironia di Leopardi vira verso la satira: l’uomo non era solamente destinato all’infelicità, ma era in grado di rendere infelice tutto il pianeta e i suoi abitanti – peraltro soltanto una piaga la cui scomparsa è stata un beneficio per tutti.
Gli uomini credevano che il mondo fosse fatto apposta per i loro scopi (a dire il vero anche i gnomi e i folletti pensano che il mondo sia fatto a misura di gnomo e folletto), l’hanno sfruttato, hanno ignorato la loro natura animale credendosi diversi da tutte le bestie che si sono estinte prima di loro. Anzi, hanno dato una mano alla natura ammazzandosi anche tra loro. È una sorta di proto-ecologismo: la terra sta benissimo anche senza l’uomo, anzi, la bestia destinata a estinguersi è quasi un parassita. La sua scomparsa non impedirà al sole di sorgere.
Come ci informa Tristano, personaggio dell’ultimo dei dialoghi del volume, le Operette morali sono un “libro di sogni poetici, d’invenzioni e di capricci malinconici”, ricchi di visioni e stranezze. Il dialogo che vi presentiamo è interessante anche per quello cui prelude dal punto di vista narrativo: la sparizione dell’uomo, la sua estinzione, quasi un topos che moltissimi autori di proto-fantascienza cominciavano ad usare proprio allora. Così L’ultimo uomo è il titolo del che Mary Shelley (1797-1851) pubblica nel 1826 e Io sono leggenda è il racconto che Richard Matheson (1926-2013) fa uscire nel 1954: entrambi descrivono la distruzione della nostra specie, pur mantenendo vivi, per scelta, un paio d’occhi d’uomo per documentarla. Un paio d’occhi che ci vedono bene.
Leopardi però fa di più: la sconfitta è totale, nessun umano resta ad assistevi, e gli occhi sono quelli estranei di uno gnomo e di un folletto che si sono scrollati di dosso il peso della nostra specie.
Un altro punto d’interesse sta nel modo in cui il pianeta reagisce alla scomparsa dell’uomo… spoiler: benissimo.
Se vi colpisce quest’angolo visuale, forse potreste seguire un ulteriore consiglio di lettura e procurarvi La terra dopo di noi (edizioni Contrasto, 2019) di Telmo Pievani , con le fotografie di Frans Lanting che ci accompagnano passo dopo passo a scoprire quanta ragione poteva avere Giacomo Leopardi già nel 1824.
Le Operette morali sono disponibili su Wikisouce
Dialogo di un folletto e di uno gnomo
Folletto
Oh sei tu qua, figliuolo di Sabazio? Dove si va?
Gnomo
Mio padre m’ha spedito a raccapezzare che diamine si vadano macchinando questi furfanti degli uomini; perché ne sta con gran sospetto, a causa che da un pezzo in qua non ci danno briga, e in tutto il suo regno non se ne vede uno. Dubita che non gli apparecchino qualche gran cosa contro, se però non fosse tornato in uso il vendere e comperare a pecore, non a oro e argento; o se i popoli civili non si contentassero di polizzine per moneta, come hanno fatto più volte, o di paternostri di vetro, come fanno i barbari; o se pure non fossero state ravvalorate le leggi di Licurgo, che gli pare il meno credibile.
Folletto
Voi gli aspettate invan: son tutti morti,
diceva la chiusa di una tragedia dove morivano tutti i personaggi.
Gnomo
Che vuoi tu inferire?
Folletto
Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta.
Gnomo
Oh cotesto è caso da gazzette. Ma pure fin qui non s’è veduto che ne ragionino.
Folletto
Sciocco, non pensi che, morti gli uomini, non si stampano più gazzette?
Gnomo
Tu dici il vero. Or come faremo a sapere le nuove del mondo?
Folletto
Che nuove? che il sole si è levato o coricato, che fa caldo o freddo, che qua o là è piovuto o nevicato o ha tirato vento? Perché, mancati gli uomini, la fortuna si ha cavato via la benda, e messosi gli occhiali e appiccato la ruota a un arpione, se ne sta colle braccia in croce a sedere, guardando le cose del mondo senza più mettervi le mani; non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo.
Gnomo
Né anche si potrà sapere a quanti siamo del mese, perché non si stamperanno più lunari.
Folletto
Non sarà gran male, che la luna per questo non fallirà la strada.
Gnomo
E i giorni della settimana non avranno più nome.
Folletto
Che, hai paura che se tu non li chiami per nome, che non vengano? o forse ti pensi, poiché sono passati, di farli tornare indietro se tu li chiami?
Gnomo
E non si potrà tenere il conto degli anni.
Folletto
Così ci spacceremo per giovani anche dopo il tempo; e non misurando l’età passata, ce ne daremo meno affanno, e quando saremo vecchissimi non istaremo aspettando la morte di giorno in giorno.
Gnomo
Ma come sono andati a mancare quei monelli?
Folletto
Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.
Gnomo
A ogni modo, io non mi so dare ad intendere che tutta una specie di animali si possa perdere di pianta, come tu dici.
Folletto
Tu che sei maestro in geologia, dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.
Gnomo
Sia come tu dici. Ben avrei caro che uno o due di quella ciurmaglia risuscitassero, e sapere quello che penserebbero vedendo che le altre cose, benché sia dileguato il genere umano, ancora durano e procedono come prima, dove essi credevano che tutto il mondo fosse fatto e mantenuto per loro soli.
Folletto
E non volevano intendere che egli è fatto e mantenuto per li folletti.
Gnomo
Tu folleggi veramente, se parli sul sodo.
Folletto
Perché? io parlo bene sul sodo.
Gnomo
Eh, buffoncello, va via. Chi non sa che il mondo e fatto per gli gnomi?
Folletto
Per gli gnomi, che stanno sempre sotterra? Oh questa e la più bella che si possa udire. Che fanno agli gnomi il sole, la luna, l’aria, il mare, le campagne?
Gnomo
Che fanno ai folletti le cave d’oro e d’argento, e tutto il corpo della terra fuor che la prima pelle?
Folletto
Ben bene, o che facciano o che non facciano, lasciamo stare questa contesa, che io tengo per fermo che anche le lucertole e i moscherini si credano che tutto il mondo sia fatto a posta per uso della loro specie. E però ciascuno si rimanga col suo parere, che niuno glielo caverebbe di capo: e per parte mia ti dico solamente questo, che se non fossi nato folletto, io mi dispererei.
Gnomo
Lo stesso accadrebbe a me se non fossi nato Gnomo. Ora io saprei volentieri quel che direbbero gli uomini della loro presunzione, per la quale, tra l’altre cose che facevano a questo e a quello, s’inabissavano le mille braccia sotterra e ci rapivano per forza la roba nostra, dicendo che ella si apparteneva al genere umano, e che la natura gliel’aveva nascosta e sepolta laggiù per modo di burla, volendo provare se la troverebbero e la potrebbero cavar fuori.
Folletto
Che maraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro, ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella. E però le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo, e le storie delle loro genti, storie del mondo: benché si potevano numerare, anche dentro ai termini della terra, forse tante altre specie, non dico di creature, ma solamente di animali, quanti capi d’uomini vivi: i quali animali, che erano fatti espressamente per coloro uso, non si accorgevano però mai che il mondo si rivoltasse.
Gnomo
Anche le zanzare e le pulci erano fatte per benefizio degli uomini?
Folletto
Sì erano; cioè per esercitarli nella pazienza, come essi dicevano.
Gnomo
In verità che mancava loro occasione di esercitar la pazienza, se non erano le pulci.
Folletto
Ma i porci, secondo Crisippo,1 erano pezzi di carne apparecchiati dalla natura a posta per le cucine e le dispense degli uomini, e, acciocché non imputridissero, conditi colle anime in vece di sale.
Gnomo
Io credo in contrario che se Crisippo avesse avuto nel cervello un poco di sale in vece dell’anima, non avrebbe immaginato uno sproposito simile.
Folletto
E anche quest’altra è piacevole; che infinite specie di animali non sono state mai viste né conosciute dagli uomini loro padroni; o perché elle vivono in luoghi dove coloro non misero mai piede, o per essere tanto minute che essi in qualsivoglia modo non le arrivavano a scoprire. E di moltissime altre specie non se ne accorsero prima degli ultimi tempi. Il simile si può dire circa al genere delle piante, e a mille altri. Parimente di tratto in tratto, per via de’ loro cannocchiali, si avvedevano di qualche stella o pianeta, che insino allora, per migliaia e migliaia d’anni, non avevano mai saputo che fosse al mondo; e subito lo scrivevano tra le loro masserizie: perché s’immaginavano che le stelle e i pianeti fossero, come dire, moccoli da lanterna piantati lassù nell’alto a uso di far lume alle signorie loro, che la notte avevano gran faccende.
Gnomo
Sicché in tempo di state, quando vedevano cadere di quelle fiammoline che certe notti vengono giù per l’aria, avranno detto che qualche spirito andava smoccolando le stelle per servizio degli uomini.
Folletto
Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi.
Gnomo
E le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare, e non hanno preso le gramaglie.
Folletto
E il sole non s’ha intonacato il viso di ruggine; come fece, secondo Virgilio, per la morte di Cesare: della quale io credo ch’ei si pigliasse tanto affanno quanto ne pigliò la statua di Pompeo.
CHE POI, SE FOSSE STATO VERO CHE ANCHE GNOMI E FOLLETTI PENSAVANO CHE IL MONDO FOSSE FATTO A MISURA PER LORO, LORO, ALMENO, NON ESISTONO E QUINDI NON HANNOL’IMPRONTITUDINE DI UN SAPIENS SAPIENS AUTODEFINITOSI TALE.