Antologia dell'inconsueto

Antologia dell’inconsueto: Le tre sorelle fatidiche

Signore e signori, è il turno del più eminente drammaturgo dell’Occidente, maestro della carneficina come della beffa: William Shakespeare! Poteva mancare in questa rubrica l’uomo che condivide con Omero il mistero stesso della sua effettiva esistenza? Non siamo certi di cosa abbia veramente scritto e in che ordine, anzi qualcuno pensa che le opere siano di qualche illustre “Anonimo”. C’è una sterminata letteratura su chi effettivamente fosse il “Bardo dell’Avon”, che a volte tocca squisite vette di complottismo.

Shakespeare non è estraneo all’insolito: è quasi imbarazzante dover scegliere tra La tempesta o Sogno di una notte di mezza estate, perciò scegliamo Macbeth (1605-1608). Se non ricordate la trama di tutte queste opere per intero vi abbiamo messo i link di Wikipedia: nel caso non gradiate spoiler ignorateli.

All’inizio della tragedia Macbeth è un uomo savio, un combattente. Ha appena vinto una guerra per il suo re e sta tornando a casa. Qui incontra tre streghe che lo chiamano a turno Sir di Glami, Sire di Caudor e infine re. Machbeth è già Sir di Glami, il re poi lo nomina Sire di Caudor. Questa previsione azzeccata sembra scatenare in lui l’ambizione di diventare re. La moglie, Lady Macbeth, lo incita e lo aiuta ad uccidere il sovrano, loro ospite per la notte. La colpa ricade sul legittimo successore: Macbeth così diventa re perché, eliminati i “concorrenti”, è il parente più prossimo del sovrano defunto. Da questo omicidio comincerà una serie di assassinii che serviranno a mantenere stabile il potere di Macbeth sul trono di Scozia. Verrano uccisi anche donne e bambini.

La nostra scelta è caduta su Macbeth perché è lontana dall’insolito proposto negli altri lavori: sia in La tempesta che in Sogno di una notte di mezza estate la collocazione è fuori dallo spazio. Il Bardo ci fa naufragare su un’isola o perdere in un bosco per dare vita ad un’azione completamente immaginifica, ci aiuta ad estraniarci per meglio godere dell’insolito. Sospende la realtà, come quando becchiamo Paperino cucinare il tacchino per il giorno del Ringraziamento.

Il Macbeth è completamente diverso- Le streghe, perché di loro parliamo, sono peculiari nella narrazione e nel mondo contemporaneo sono ormai iconiche… ma cosa sono esattamente, nella scrittura del Bardo, le sorelle fatidiche? Certo, le loro origini affondano senza difficoltà nel folklore, però nel nostro caso piombano nella realtà della tragedia e nonostante si tratti di streghe non ci sembrano veramente strane. Una lettura interessante da cui un orecchio scettico potrebbe essere attratto è quella per cui le streghe sarebbero l’incarnazione di normali sentimenti umani: cupidigia, sete di potere a,mbizione. Gli uomini possono seguirli come ignorarli.

Le streghe non incitano mai Macbeth ad uccidere il re, nemmeno indirettamente. Se lo guardiamo con attenzione non sono realmente insinuanti, non sono nemmeno attive nella narrazione. Le scelte di Macbeth non le riguardano direttamente: tradimenti e congiure si posso fare benissimo senza streghe, tanto è che Lady Macbeth non ne sente nessuna necessità. Per la stessa ragione la regina riconosce la colpa per quella che è e ne porta il peso, non ha bisogno di vedere armi fluttuanti o fantasmi che le puntano contro il dito accusatore, giacché il sangue è direttamente sulle sue mani. Pulirlo è impossibile… ma vederlo è segno di una coerenza che Macbeth non ha. 

I personaggi si distinguono in base alle loro scelte e per come ne accettano o meno le conseguenze. Questo fa di Macbeth una tragedia sul potere e sulla corruzione nel mondo, una storia ambientata nel reale e nell’animo umano – ed è per questo che non è necessario collocarla in un non luogo magico. 

La traduzione del brano che vi proponiamo è quella prodotta nel 1863 di Andrea Maffei, poeta e drammaturgo (1798-1885). Potrete trovare l’intera opera su Wikisouce.

SCENA V.

LE STREGHE, MACBETH E BANCO.

Macbeth.
Un giorno come questo orrendo e bello
Veduto io non ho mai.

Banco
Quanto da Fore

Distiamo ancor?… Chi son quelle figure
Laggiù con grigia scarmigliata chioma,
Con forme di gigante ed alla vista
Spaventose così? Di questa terra
Non sembrano native, e pur vi stanno.
(Alle streghe.)
Vivete? e cose siete voi che l’uomo
Ardisca interrogar? D’avermi inteso
Manifestate, chè di voi ciascuna
L’indice pone sul labbro cadente.
Dirvi donne io vorrei, ma quella barba
Viril nol mi concede.

Macbeth.
Favellate,
Se pur favella avete voi, chi siete?

Prima strega.
Salve, Macbetto, Sir di Glami!

Seconda strega.
Salve,
Macbetto, Sire di Caudor!

Terza strega.
Macbetto,
Salve, chè re sarai!

Banco.
(a Macbeth).
Che veggo, amico!
Mal reggete sui piè? Raccapricciate
Per un saluto che dovria sonarvi
Dolcissimo agli orecchi?
(Alle Streghe.)
Oh, per l’eterno
Vero, parlate! Siete spirti? o quali
Mostrate all’apparenza, umane forme?
Salutaste pur or con vaticinj
Di fortuna presente e di futura
Regal grandezza il mio fratel di spada,
Ma nulla a me diceste. Ove uno sguardo
Vi sia dato lanciar per entro il chiuso
Germe del tempo, e chiaro a voi si mostri
Qual grano uscirne e qual perir vi debba,
Rispondete ad un uom che non vi cerca
Favor, nè teme l’ire vostre.

Prima strega.
Salve!

Seconda strega.
Salve!

Terza strega.
Salve!

Prima strega.
Minor, ma pur maggiore
Di Macbetto.

Seconda strega.
Non tanto e più felice
Di lui.

Terza strega.
Re, non sarai, ma regi figli
Verran da te. Salvete entrambi adunque
Macbetto e Banco.

Prima strega.
Banco, salve! Salve,
Macbetto!

Macbeth.
Un motto ancor, favellatrici
Tenebrose! Morendo in questa notte
Sinello, il padre mio, mi diè di Glami
La Signoria. Ma di Caudor? Respira
Pieno di vita tuttavia quel Sire.
Che poi cinga il mio capo una corona,
Incredibile è più, giacchè due figli
Ed eredi ha Duncano. Onde vi scese
Questo saver? Parlate! E qual cagione
Vi move ad impedir la nostra via
Su questa landa inospital co’ vostri
Profetici saluti? Io vi scongiuro…
(Le Streghe spariscono.)

Banco.
Bolle ha la terra come l’acqua, e bolle
Queste saranno. Ove n’andràr?

Macbeth.

Nell’aria.
Quel che parve sustanza insiem col vento
Si confuse e vanì. Perchè non sono
Qui tuttavia!

Banco.
Che dite? E veramente
Quelle cose fur qui? Nè la radice Gustammo noi che l’intelletto offusca?

Macbeth.
Se diam fede al presagio, i vostri figli Porteranno corona.

Banco.
E pria voi stesso
La porterete.

Macbeth.
Di Caudor per giunta
Terrò la Signoria. Non l’han predetto?

Banco.
Così come voi dite… Or chi s’accosta?

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