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L’ipotesi del tempo fantasma

Siete proprio sicuri che sia esistito l’Alto Medioevo? E se invece si trattasse di un’invenzione e quegli anni fossero stati inseriti forzatamente nel calendario europeo?

Così crede Heribert Illig, scrittore, analista di sistemi, che negli anni ‘90 propose un’affascinante teoria: il periodo compreso tra il 614 e il 911 sarebbe stato inventato di sana pianta e piazzato per scelta nella storia europea. Si tratta di quella che è stata chiamata “ipotesi del tempo fantasma”.

Sembra impossibile? Vediamo le prove che questo revisionista storico tedesco porta a sostegno della sua tesi.

Ottone III secondo la miniatura di un Evangeliario del X secolo conservato presso la Biblioteca di Stato della Baviera (da Wikipedia – immagine di libero dominio).

Prima di tutto gli attori di questo incredibile spettacolo. Secondo Illig, l’artefice di questa variazione temporale sarebbe stato l’imperatore Ottone III di Sassonia, aiutato nell’impresa da papa Silvestro II e dall’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito. 

La motivazione? Ottone III, che secondo questa teoria avrebbe regnato nel VII secolo e non nel X, voleva risultare in carica nell’anno Mille. Purtroppo mancavano ancora centinaia di anni. Come fare? Beh, semplice! Grazie all’aiuto dei potenti dell’epoca, si potevano aggiungere di sana pianta nel calendario.

Come ha fatto Illig a giungere a questo conclusioni mirabolanti? 

A partire dall’anno 46 a.C., in tutto il mondo romano fu introdotto il calendario giulianoIl computo si basava su un anno di 365 giorni. L’anno solare però è fatto da 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. Nonostantel’introduzione di un giorno aggiuntivo ogni quattro anni, questo portava ad un ritardo di un giorno ogni 128 anni.  Il problema era serio, perché riguardava lo stabilimento della maggior ricorrenza della Cristianità, la data della Pasqua. La festa, infatti, era stata fissata nel 325 dal concilio di Nicea in corrispondenza con l’equinozio di primavera e cioè nel 21 marzo. Con il ritardo accumulato. però, quando arrivava la data prescelta, l’equinozio astronomico era già passato da diversi giorni.

Silvestro II, papa della Chiesa d’occidente dal 999 al 1003 (da Wikipedia – immagine di libero dominio).

Per questo motivo, il 4 ottobre 1582 papa Gregorio XIII introdusse un nuovo calendario, quello detto appunto gregoriano, più preciso. Per portarsi in pari però, bisognava saltare alcuni giorni. Fu così che dal 4 ottobre si passò direttamente al 15, saltando undici giorni.D’accordo, questa è cosa nota: ma in che cosa s’incontra con la pseudo-teoria di Illig?

Se calcoliamo il ritardo del calendario giuliano dalla sua istituzione nel 46 a.C. fino all’introduzione del calendario gregoriano, dovremmo avere un ritardo di 13 giorni, non di 11.  Dove sono finiti allora quei due  giorni? Secondo Illig sarebbero proprio i secoli inseriti forzatamente da Ottone III nel calendario!

Per corroborare la sua idea rivoluzionaria Illig aggiunge anche altra benzina: per lui ci sarebbe un’incredibile scarsità di resti archeologi per l’Alto Medioevo, la cui ricostruzione sarebbe basata quasi interamente sulle fonti scritte falsificate dagli intellettuali al soldo dell’imperatore. Inoltre, lo stile architettonico romanico, che ufficialmente si colloca tra l’XI e il XII sec., sarebbe troppo simile all’arte romana vera e propria per essere così distante da essa nel tempo…

 Insomma, se è abbastanza evidente che questa idea si basi sul nulla, qualcosa d’interessante si può però dire sulle concezioni storiche e storiografiche ad essa retrostanti.

Chiariamo per primo come mai mancano due giorni al conteggio. La risposta non è difficile: studiando le fonti dell’epoca si vede come il calcolo non fu effettuato tenendo conto dell’anno di istituzione del calendario, ma di quello nel quale avvenne il Concilio di Nicea, cioè il 325. 

Fu in occasione di questo evento importantissimo per l’Occidente che fu fissata, come detto, la data della Pasqua in relazione all’equinozio di primavera. Non solo: limpero bizantino, e quindi anche il suo imperatore, che secondo Illig aveva preso parte alla congiura, utilizzava un altro calendario, istituito nel 312 d.C, che partiva addirittura dalla creazione del mondo, fissata dagli intellettuali dell’epoca nel 1º settembre del 5509 a.C. Dunque quello che sarebbe stato l’anno Mille nel calendario giuliano, era in verità l’anno 6509 secondo il calendario bizantino.

Ma, a parte questo: come sarebbe possibile attuare un’operazione di questo genere senza lasciare tracce o destare sospetti? Se è vero che l’Alto Medioevo è un periodo nel quale si ridusse l’utilizzo della scrittura, che divenne appannaggio di pochi, di intellettuali però ce n’erano, in maggioranza religiosi. Ad esempio Eginardo, il grande storico franco che nel IX sec. scrisse la biografia di Carlo Magno, o Alcuino di York, un erudito dell’VIII secolo. Per attuare il proprio proposito, Ottone avrebbe dovuto avere il consenso di tutti gli uomini di lettere, che in massima parte erano anche teologi che si sarebbero accorti all’istante di un tentativo di cambiamento così radicale nelle datazioni.

Secondo Illig, poi, Ottone III e Silvestro II si sarebbero inventati di sana pianta tutti gli eventi a noi noti riguardanti quasi tre secoli, compresa l’età Carolingia e le conquiste arabe. Questi cospiratori si sono sono dunque inventati ogni singola fonte datata tra il 614 e il 911, compresi gli atti notarili conservati nelle abbazie e nei monasteri sparsi in tutta Europa giunti fino a noi? Certo, le fonti private sono decisamente più scarse in questo periodo, ma ce ne sono rimaste diverse, capillarmente diffuse sul territorio europeo. La fase compresa fra il  IX e il X secolo è infatti quella nella quale compaiono le prime attestazioni di lingue romanze affiancate al latino. Lingue che sono molto diverse da luogo a luogo, e che quindi sarebbero state impossibili da falsificare e soprattutto da “impiantare” nella realtà sociale.

Pensiamo anche solo al famoso Placito capuano del 960 che riporta le prime parole ad oggi note per il volgare italiano: “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contiene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”. Si tratta della deposizione fatta dai contadini di un monastero davanti al giudice che doveva stabilire a chi appartenevano certe terre. Ci troviamo di fronte ad un atto quotidiano, e di quelli se ne facevano a centinaia. 

Infine, l’archeologia. Che dire dei numerosi scavi archeologici, dei materiali e dei resti umani ritrovati e appartenenti proprio a quei trecento anni? Si tratta di insediamenti, villaggi, necropoli, strade ecc.. dei quali sono pieni i musei europei.

Alla base delle idee di Illig credo vi sia una concezione errata della storia e dell’archeologia – e forse anche del mondo, visto che il mondo antico non era per molti versi diverso da quello odierno.

Ogni epoca non è una scatola chiusa che si può impilare sopra a quella precedente. La storia non è uno scaffale nel quale posso inserire una scatola in più senza che nessuno se ne accorga: è fatta da continui scambi e da processi che creano un contesto interconnesso con gli altri, sia in senso temporale sia geografico. 

Dal punto di vista temporale ci sono processi storici di lunga durata, che si sviluppano tra le epoche senza soluzione di continuità. Se la storia europea  non avesse davvero avuto quei trecento anni, molte cose non si potrebbero spiegare. Questo è forse ciò che, più di tutto, in Illig va contro il pensiero logico. Come mai esistette il Sacro Romano Impero, del quale Ottone III era imperatore, se prima non erano esistiti Carlo Magno e i suoi figli? Come mai abbiamo gli arabi in Europa se Maometto (già bisogna eliminare anche quello!) e i successivi regni islamici non sono mai esistiti? Cosa ci fanno i Norreni nelle isole britanniche e gli Ungari ai confini dell’Impero?

E poi, dal punto di vista sincronico, ogni posto della terra non è una realtà blindata, ma è connessa almeno con quelle limitrofe. Nel resto del mondo quei trecento anni compaiono senza problemi. Come mai?  Anche nelle cronologie cinesi, arabe, indiane ecc. sono stati inseriti? tutto per fare contento un tutto sommato sconosciuto imperatore europeo? Il tempo della storia come storia dell’Europa è finito da un pezzo.

Insomma: se gli scritti di Illig sono sicuramente avvincenti ed affascinanti, è evidente che non possono stare in piedi nemmeno per un secondo. In tutto questo, però, la cosa alla quale dobbiamo stare attenti, è l’idea di storia chiusa come una cassaforte  che la sottende. 

Questa idea è molto più pericolosa delle fantasie sui cospiratori immaginati da Illig, ed è alla base della maggioranza dei fraintendimenti più o meno consapevoli, del nostro passato e del nostro presente.

Immagine in evidenza: un denario d’argento raffigurante Carlo Magno, coniato a Francoforte intorno all’anno 813 (immagine da Wikipedia, immagine di pubblico dominio.

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