Quando la CIA usò la parapsicologia contro i marziani
articolo di Mattia De Vidi
Da qualche tempo in rete ci si può imbattere in un documento risalente a trentasei anni fa e poi declassificato dalla CIA che sembra testimoniare la passata presenza di civiltà perdute sul pianeta Marte, per di più confermata da persone in grado di praticare il Remote viewing (“Visione a distanza”), una capacità di alcuni soggetti di vedere avvenimenti lontani – senza essere presenti fisicamente nel luogo – e magari addirittura in tempi remoti!
Secondo le interpretazioni cospirative si tratterebbe di civiltà vissute più un milione di anni fa su
Marte, di cui tuttora sarebbero presenti resti con tanto di costruzioni piramidali e segnali evidenti del fatto che disponessero di tecnologie avanzate. Più in particolare, stando ad alcune di queste letture, la CIA ci avrebbe tenuti all’oscuro del contatto tra noi e i marziani e avrebbe – appunto – usato tecniche di Remote viewing sottoponendo a esperimenti diversi presunti “sensitivi” per tentare di studiare queste civiltà marziane perdute, e se non vi basta, per prevenire un possibile attacco alieno contro di noi, visto che secondo alcuni queste civiltà non si sarebbero ancora estinte.
Questo documento del 1984 descrive un’intervista fatta presumibilmente da un dipendente della CIA a un soggetto che si diceva capace di vedere eventi lontani nel tempo e nello spazio. Nell’esperimento descritto in quei fogli, l’intervistatore fornisce alcune coordinate della superficie di Marte e l’intervistato, in uno stato di trance, fornisce precise descrizioni di alcune costruzioni presenti in quello specifico luogo.
Si tratta della prova che l’intelligence americana ci sta nascondendo i marziani?
Quest’ipotesi per alcuni sarebbe concreta, visto anche un video presente su YouTube che
racconta l’intervista a Jessica Utts, parapsicologa americana e docente universitaria di statistica, che racconta con fiducia degli esperimenti della CIA sul Remote viewing, descrivendoli come caratterizzati da un gran successo.
La sgangherata storia del Progetto Stargate
A questo punto, proviamo a visitare la pagina del sito della CIA dalla quale è possibile scaricare il documento declassificato, Si vedrà che è parte della raccolta relativa al cosiddetto Progetto Stargate. Fanno parte di questa raccolta disponibile in rete moltissimi documenti su esperimenti di precognizione, di telepatia e, per quel che ci riguarda, anche di Remote viewing.
Lo Stargate Project fu un programma avviato nel 1978 dalla DIA (Defense Intelligence Agency) degli Stati Uniti, che fino al 1995 si occupò di parapsicologia e dell’applicazione delle presunte capacità nascoste della mente umana all’intelligence militare. Il progetto nacque anche a causa delle voci incontrollate su un presunto, massiccio sforzo analogo che avrebbero condotto i sovietici. A ben vedere, l’intera iniziativa non contò mai su più di 15-20 persone tra civili e militari considerate “esperte”. Per capire quanto i metodi usati fossero precari, basterà dire che le prove fatte sui soggetti dotati di presunte capacità di vedere fatti avvenuti a distanza nello spazio e nel tempo comprendevano il divieto di comunicare l’esito dei test ai soggetti esaminati, sulla base del presupposto che se le “visioni” si fossero rivelate errate, si sarebbe rischiato di compromettere la fiducia e le capacità del sensitivo…
Fra i sostenitori della bontà della ricerca, i parapsicologi Russell Targ e Harold Puthoff, ricercatori presso lo Stanford Research Institute (SRI), dove si era cominciato a fare i primi studi sul Remote viewing: per loro i test avevano un tasso di successo superiore al 65%.. Targ e Puthoff avevano come loro star assoluta il sensitivo israeliano Uri Geller, che in quegli anni era una celebrità. Però, dopo che lo studio su Geller condotto dallo psicologo Ray Hyman rivelò che Geller imbrogliava, i due parapsicologi di Stanford si videro annullare i fondi che avevano ottenuto nell’area che poi sarebbe diventata il Progetto Stargate.
Nel 1972 il Dipartimento della Difesa chiese ad Hyman di indagare sul paragnosta Uri Geller. Hyman era rimasto colpito dall’aneddoto secondo il quale Geller aveva preso un anello a uno scienziato, lo aveva posto su un tavolo e, senza toccarlo, aveva fatto sì che l’anello si mettesse in piedi, si spezzasse in due e che assumesse una forma ad S. Dopo aver sentito tutti gli scienziati presenti nel laboratorio, Hyman scoprì che nessuno aveva visto accadere davvero queste cose, ma che uno l’aveva sentita da altri (chi fosse non si riusciva a saperlo). Hyman continuò ad interrogare gli scienziati e si accorse che nessuno aveva visto Geller piegare alcunché senza toccarlo. In realtà a Geller era stato consentito di andare in bagno con l’oggetto… e quando tornò, l’oggetto era piegato. Presero la cosa per buona. Il parapsicologo inviato ad indagare aveva “visto un paragnosta”, ma io nella mia relazione scrissi che avevo visto soltanto un ciarlatano in gamba”
Insomma: a parte qualche raro segnale, il programma si rivelò fin da subito non affidabile e irrilevante per un uso nel campo dell’intelligence. Malgrado la valutazione negativa espressa nel 1984 dalla National Academy of Sciences National Research Council il progetto continuò comunque fino al 1995.
A metà degli anni ‘80 – il periodo clou del progetto – i suoi sostenitori svilupparono addirittura un corso di addestramento per Remote viewers che avrebbe permesso a chiunque di essere “addestrato” a produrre risultati accurati e dettagliati. In quel periodo erano al servizio di quella branca dell’intelligence ben ventidue soggetti considerati sensitivi. Uno di questi era il maggiore Ed Dames, che fu uno dei primi a essere “addestrato”, anche se in realtà era soltanto un assistente alle sessioni condotte da Frederick Atwater. Un altro soggetto che fu usato per i test fu Joseph McMoneagle, un presunto sensitivo che collaborava strettamente con Robert Monroe, fondatore nel 1978 del famoso Monroe Institute, che si occupava di “ricerca sulla conoscenza umana”. Gli addestramenti duravano anche parecchie settimane e nel corso di essi vi si impiegavano anche apparecchi a dir poco controversi come l’Hemi-Sync, di cui Monroe era un convinto sostenitore.
Come raccontò lo stesso McMoneagle in un’intervista fatta a Rob e Trish MacGregor, pubblicata in
Beyond Strange: True Tales of Alien Encounters and Paranormal Mysteries (2017), era stressatissimo per la mole di lavoro che gli davano. Durante una pausa per un riposino venne svegliato i da Monroe, che gli disse di avere degli obiettivi da sottoporgli. Si trattava di otto coordinate geografiche del pianeta Marte fornitegli dal Jet Propulsion Laboratory della NASA!
In una busta chiusa sigillata, di cui lui non poteva vedere il contenuto, c’erano delle coordinate e un periodo storico riguardante il pianeta Marte: secondo il test doveva descrivere quello che “vedeva” a tali coordinate e in quel periodo.
Ed eccoci al documento declassificato, intitolato MARS EXPLORATION e datato 22 maggio 1984: in esso sono riferite le “visioni” avute da McMoneagle in quella seduta di Remote viewing.
Monroe portò McMoneagle in laboratorio e con la collaborazione di Frederick Atwater lo fece preparare per “aumentare” le sue abilità con tecniche di rilassamento e di Hemi-Sync (la pratica sostenuta da Monroe). con la quale venivano fatti ascoltare suoni a frequenze precise che si pensava favorissero esperienze del tipo OOBE (Out of the Body Experiences). Quando McMoneagle (soggetto intervistato cui il documento si riferisce con l’espressione “SUB”) fu rilassato a sufficienza, Atwater (l’intervistatore, “MON”) cominciò a elencargli le coordinate e lui, per tutta risposta, cominciò a descrivere visioni di oggetti obliqui a forma di piramide color ocra. Poi gli fu chiesto di “spostarsi” nel periodo indicato nella busta: un milione di anni fa.
McMoneagle proseguì descrivendo cataclismi avvenuti in quel periodo sul Pianeto Rosso. Dopo, l’intervistatore gli chiese di spostarsi nel periodo precedente a questi eventi e il soggetto disse di percepire ombre di “persone” alte e sottili. Ad altre coordinate descrisse enormi caverne, larghe strade, obelischi, strutture simili ad acquedotti. Appena prima dei grandi sommovimenti geologici, spiegò che poteva vedere altre enormi piramidi usate come rifugi per le tempeste, dove c’erano persone alte e magre che dormivano in un uno stato di ibernazione: sentiva che questi umanoidi stavano cercando un modo di sopravvivere, in attesa che qualcuno tornasse con qualche sorta di aiuto. Coloro che erano in cerca di aiuti erano partiti su una grande barca luccicante, ed erano giunti in un luogo “pazzesco”, molto diverso Marte, con vulcani e pieno di vegetazione…
Al di là delle fantasie sul passato remoto di Marte, se si legge con attenzione il documento è facile capire che le descrizioni della geografia del pianeta erano talmente vaghe che si possono far corrispondere a mille elementi naturali del terreno di Marte.
Sempre McMoneagle racconta che durante i periodi di “allenamento” alla Remote viewing gli venivano sottoposti sia obiettivi di reale interesse per l’intelligence sia semplici test per verificarne le abilità; dunque, non si può dire che la CIA stesse veramente cercando di capire se su altri pianeti c’erano entità viventi e le loro civiltà.
Un altra “leggenda” del Remote viewing che alla metà degli 80 lavorava al progetto Stargate era il maggiore Ed Dames. Come lui stesso spiegò nel 1993 in un’intervista fattagli da Debby Stark, era convinto della presenza dei marziani sulla Terra e del fatto che con l’aiuto della “Federazione” stavano lavorando ad un programma per creare ibridi umani per salvare gli antenati ancora presenti su Marte. Nella stessa intervista Dames parlava del Big Event, l’arrivo degli alieni sulla Terra che doveva verificarsi alla fine di agosto di quell’anno. Addirittura dichiarò che se questo evento non si fosse verificato avrebbe abbandonato lo studio degli UFO…
Insomma, la convinzione nella presenza di civiltà evolute su Marte doveva essere abbastanza radicata tra i Remote viewers.
Il programma, che ai primi degli anni ‘90 fu rinominato definitivamente “Stargate”, fu trasferito dalla DIA alla CIA, transitando dallo Stanford Research Institute (SRI) allo Science Applications International Corporation (SAIC). La CIA commissionò un report di valutazione all’American Institutes for Research. Finalmente nel mese di settembre 1995 fu redatto un documento
intitolato An Evaluation of Remote Viewing: Research and Applications nel quale si spiegava senza mezzi termini che non vi era alcuna prova che esistesse un meccanismo psichico come la “visione a distanza”: di sicuro, nel campo della raccolta delle informazioni militari non aveva dato risultati concreti. Dunque, il progetto venne chiuso.
Eppure, è proprio in questa valutazione di chiusura del progetto che compare anche una relazione fornita da Jessica Utts, fatta partecipare alla stesura del documento come palese esponente della parte “credente”. Utts sosteneva anche con dati statistici la realtà del fenomeno. Ma Ray Hyman riprese in mano i dati sui quali Utts aveva basato le proprie tesi e condusse ulteriori esperimenti. In questo modo, giunse alla conclusione che gli esperimenti fatti in precedenza, cioè quelli su cui si basava Utts, non avevano garantito in alcun modo una deduzione del genere. A conferma della non verificabilità dell’effettiva riuscita dei test effettuati durante la storia dell’intero progetto, Hyman spiegò che le ricerche erano state sempre avvolte dalla segretezza: era impossibile verificare in qualsiasi modo gran parte delle affermazioni fatte da “credenti” e da soggetti partecipanti agli esperimenti.
Addirittura lo stesso rapporto finale riferiva che dalle indagini condotte c’era ragione di sospettare che i risultati fossero stati modificati per renderli coerenti con le tesi favorevoli al fenomeno, e si sollevavano dubbi sul fatto che alcuni casi pubblicizzati come risultati eclatanti fossero in realtà inficiati da conoscenze che già in precedenza i soggetti “sensitivi” avevano.
L’origine di queste fantasie
Come scrisse Hyman in un articolo del 1996 per lo Skeptical Inquirer, sopratutto la non replicabilità delle esperienze rende del tutto inaccettabili le illazioni sulla visione a distanza. Del resto, lo stesso McMoneagle, in Mind Trek: Exploring Consciousness, Time, and Space Through Remote Viewing (1993), a modo suo ha concordato sul fatto che le forze armate USA non avevano mai minimamente creduto a quelle cose.
I Remote viewers implicati nel Project Stargate e nei suoi predecessori sono gli ultimi epigoni del mito delle civiltà marziane, quelle nate modernamente con i “canali” presentati al mondo ne 1877 da Giovanni Schiaparelli, poi rafforzato dalle entusiastiche osservazioni telescopiche di Percival Lowell, astronomo ben più famoso dell’italiano. Lowell, del resto, si spinse a descrivere dettagli assai più fantasiosi di quelli dello studioso di origine piemontese. Tuttavia, Lowell fu contestato fin da subito, ad esempio da Vincenzo Cerulli e da Alfed Russel Wallace, ma, come si sa, l’idea romantica di un pianeta abitato vicino a noi è difficile da estirpare. Solo con le missioni spaziali Mariner diventò chiaro che su Marte non c’erano né canali né piramidi né i resti di antiche civiltà, ma, paradossalmente, èpoco più di dieci anni dopo, con le missioni Viking, che per la prima volta trasmetterono immagini della superficie, il mito delle civiltà marziane risorse.
Le sonde Viking giunsero su Marte nel 1976, ossia proprio agli esordi del programma Stargate, di cui primo sostenitore era stato Harold Puthoff, e cominciarono ad inviare foto di una regione del pianeta nota come Cydonia; tra le varie foto scattate, una in particolare sembrava mostrare una struttura raffigurante un volto umanoide. Per questo, gli scienziati che per primi acquisirono i dati dalla sonda la chiamarono Face on Mars. Tutte le immagini originali raccolte dalla missione Viking sono visionabili in rete. Ogni immagine è identificata da un codice la cui lista è consultabile al seguente link e visualizzabile tramite questo sito inserendo nel campo di ricerca il codice dell’immagine desiderata (i files interessanti sono quelle recanti i codici 035A72, 070A13, 561A25, 673B54, 673B56 e 753A34).
La “Faccia su Marte” ( foto cod .035A72 e coordinate 40.9° N e 9.45° O) fu subito spiegata come effetti di fenomeni di erosione: l’illusione degli occhi, naso e bocca era data dalle ombre che formavano.
Però, due ingegneri informatici della NASA, DiPietro e Molenaar, analizzarono le foto del “volto” e, sottoponendole ai primi software in grado di elaborare le immagini, arrivarono a convincersi che quelle formazioni non potevano essere state create da fenomeni naturali come l’erosione. Nel 1982 resero noti i loro “risultati” in Unusual Martian Surface Features. Nessun altro ricercatore ne condivise le conclusioni: a parte le interpretazioni dei dati, ne fu anche contestata la mancanza di competenze geologiche. Tuttavia, fu per questa strada che tornò alla ribalta il mito degli abitanti di Marte, rafforzata in seguito dall’interpretazione errata di altre immagini in cui può sembrare di vedere strutture simile a piramidi, rovine di civiltà antiche e canali artificiali.
Negli anni ‘80 ci si sbizzarrirono scrittori di successo come Richard Hoagland, che nel suo volume The Monuments of Mars: A City on the Edge of Forever scrisse delle antiche civiltà marziane venute sulla Terra per cercare aiuto dopo un cataclisma in termini simili a quelli raccontati da Ed Dames nell’intervista rilasciata a Debby Stark nel 1996.
Ed è proprio in questo periodo appunto che ebbe luogo l’esperimento descritto nel “misterioso” documento declassificato dalla CIA, quello fatto su Joe McMoneagle e condotto da Atwater e Monroe. Le coordinate sulle quali McMoneagle fu “interrogato” appartengono tutte alle zone esplorate dalle sonde Viking . Da quelle zone provengono le foto delle presunte costruzioni artificiali.
A spingere ulteriormente in avanti queste fantasie ci penseranno scrittori come Graham Hancock con The Mars mystery, del 1997. in cui si raccontava dell’antica connessione fra marziani e terrestri attraverso il tramite dell’Egitto dei Faraoni – un classico della fantarcheologia.
Nemmeno le nuove immagini ad alta risoluzione scattate nella stessa zona di Cydonia con la missione Mars Reconnaissance Orbiter del 2006, che hanno confermato con metodi moderni la forma naturale del “volto”, riescono però a smuovere i sostenitori della teoria degli antichi abitanti del Pianeta Rosso. Diversi fra loro, peraltro, in certe immagini intravedono il volto di Elvis Presley da giovane.
Associare il termine “scienza” o “ricerca” a fantasie divertenti come quelle dei Remote viewers “marziani”, dunque, è del tutto fuori luogo.
Caro Mattia, Ti ringrazio per l’ articolo. Vorrei prendere in esame, se ne hai voglia, il riquadro arancione in cui evidenzi una indagine di Ry Hyman contro Uri Geller. Tale riquadro è una quasi letterale traduzione dalla scheda di Wiki P. Americana su Ry. Cosa vi si dice, in sostanza? Che nel 1972 il Dipartimento USA della Difesa (!!!) avrebbe incaricato Hyman di indagare su Uri. E che Hyman avrebbe smontato un “aneddoto” circolante su Uri. Ora, per esser presa in considerazione, una prova “scientifica” (o legale, visto che affermi che, con certezza, Hyman avrebbe dimostrato che “imbrogliava”, la qual cosa è un reato penale, una prova dicevo, contro un mago, bisognerebbe che l’ indagatore pubblicasse la sua indagine, con tanto, magari, di lettera di incarico da parte del Dipartimento della Difesa. Se, del resto, c’è mai stato questo incarico, avrebbe dovuto ricevere, il Dipartimento, da Hyman una bella relazione scritta e documentata. Ma qui, addirittura, manca la relazione, altrettanto scritta e documentata, della incredibile performance di Geller. Neanche una trasmissione televisiva Registrata. Una indagine scientifica contro un aneddoto, modo politicamente corretto di definire una barzelletta.Tutto ciò non mi sembra all’ altezza del CICAP. Permettimi di linkare una interessante (per me) Tesi di laurea di ambiente Columbia University che studia abbastanza bene quel periodo, la fama di geller, la nascita del CSICOP. Con tanto di letteratura, lunga una 70na di pagine, quindi tollerabile. A mio modesto giudizio si trovarono tutti a combattere con cose più grandi di loro, che coinvolgevano la Guerra Fredda e la Politica. Ti ringrazio anche per l’ Ospitalità, oltre che per l’ articolo, e Ti auguro Buon lavoro.
Ecco la Tesi di Laurea :
https://open.library.ubc.ca/cIRcle/collections/ubctheses/24/items/1.0368989
Perché non fate un articolo anche sul progetto gateway?
Caro sig. De Vidi,
le informazioni più sensibili di certi programmi militari non vengono solitamente pubblicate ai quattro venti per la soddisfazione di utenti disinformati come lei.
Oltre che qualche protagonista del progetto Stargate, conosco di persona diversi soggetti dotati di percezione extrasensoriale, i quali letteralmente non ne sbagliano una.
Pertanto, prima di avventurarsi in valutazioni perentorie la invito a lavorare sui suoi pregiudizi, ad es.. per non rimediare figuracce come quelle di chi per 70 anni ha negato gli UFO, anche perché di solito non è quello più piccolo che giudica quello più grande.
Concordo… Ci sono pubblicazioni accademiche sul tema, che evidentemente non sono state prese in esame
Quando il fine non è studiare certe cose, ma soltanto “smontarle”, si fanno anche cose come queste. Che infatti rendono risibile l’attività del CICAP, o una vasta parte di essa.