Il trillo del diavolo

Il trillo del diavolo: “La fine di Gaia”

Forse Caparezza meriterebbe più attenzione da parte nostra, e non solo perché ha citato direttamente il CICAP in La Grande Opera, (si trova nell’album “Le Dimensioni del mio caos”, del 2008), ma perché tratta temi a noi cari talmente tanto spesso che non ci sarebbe da stupirsi se, andando a spulciare tra gli elenchi dei nostri soci, spuntasse il nome Michele Salvemini da Molfetta… Scherzi a parte, se dovessimo scrivere una biografia dettagliata del Caparezza scettico e razionale non ci basterebbe il doppio dello spazio di questa rubrica. Per esempio, nel singolo Ti fa stare bene tratto da“Prisoner 709” del 2017, il rapper critica con sufficiente chiarezza la cosiddetta Nuova medicina germanica, la mania per le scie chimiche e altre credenze simili, concludendo il passaggio con una frase decisamente poco ambigua: “Non vedo più ombre se accendo il mio cero al debunker”.

Nello stesso disco, in Confusianesimo Caparezza pare descrivere, in un contesto forse abbastanza distante dai nostri argomenti più classici, il modo in cui gli scettici guardano il mondo. “Anche gli scettici cercano una risposta. Se c’è il paradiso e qualcuno ce lo dimostra, Caro Tiziano altro che giro di giostra, Sarà un giro di chupito tipo rito di Jonestown“.

Come a dire che, a differenza di quel che qualcuno pensa, se qualcuno ci porta le prove di qualcosa noi scettici non le negheremo.

In “Verità Supposte”, suo secondo disco come Caparezza, uscito nel 2003, con il pezzo Dagli all’Untore se la prende contro le cacce alle streghe  . o in quel caso agli untori. E ancora, nella raccolta “Il sogno eretico” (2011), con il brano Il dito medio di Galileo critica in maniera abbastanza diretta, con le parole “Accetti ogni dettame Senza verificare Ti credi perspicace Ma sei soltanto un altro dei babbei”, chi affronta qualsiasi notizia senza senso critico e senza il controllo delle fonti, lasciandosi trasportare dalla massa o dalle mode transitorie del momento.

Nel “Sogno eretico”, comunque sembra percepirsi, latente e costante, l’idea che il rapper pugliese stia cercando di parlare a modo suo a tutti coloro che non cercano le motivazioni dietro a ciò che gli viene propinato, e che non provano a farsi un’idea propria, basata su un’evidenza.

L’apice, per uno scettico, arriva però con un brano dedicato ad uno dei tormentoni del periodo in cui uscì l’album, e si intitola La Fine di Gaia.

Il testo prende le mosse dalla presunta profezia Maya sulla fine del mondo (quella del 2012). È fulcro dell’intero brano, ed è così famosa che la conosce pure la massaia ma che, secondo l’autore, potrebbe avere senso solo al cinema. Parla di rettiliani – infiltrati tra uomini retti e militari – che vogliono la pelle di Gaia. Ma non solo di loro, ma anche di “andirivieni di alieni” e di “velivoli di veleni” (che spargono scie chimiche, ovviamente), tirati in ballo prima che il ritornello ci riporti con con i piedi per terra, dicendoci che il nostro mondo rimarrà dov’è, che la gente si sbaglia, “alla faccia dei Maya e di Cinecittà”.

Il pezzo continua con un omaggio a E.T., ma meno “carino” che nell’omonimo film di Spielberg, con persone mostrano animali scuoiati spacciandoli per alieni (caso ben noto nel mondo dei cospirazionisti ufologici, come vediamo qui, e qui), torna sulle scie chimiche, tira in ballo l’immancabile Nostradamus e il millennium bug mettendoli di fatto sullo stesso piano, quello delle falsità.

Infine, come spesso nei pezzi del ricciuto cantautore pugliese, c’è un messaggio ulteriore, quello che emerge nell’ultima parte del brano: non c’è tanto da temere da alieni, rettiliani o Godzilla, quanto più dalla maniera in cui l’uomo tratta il pianeta.

E conclude con una fin troppo facile profezia: “2012, nemmeno un temporale”.

Il video del brano merita una menzione particolare, a partire dall’introduzione con il sacerdote Maya che rompe la tavoletta con la data della fine del mondo, ricostruendola poi grossolanamente, e cambiandone di fatto la data nel 2012, prosegue con il povero Capa nella sua cucina che sta solo cercando di preparare i taralli e si ritrova invaso da ogni genere di religioso che segue una qualche sua profezia, e raggiunge il vero apice, e il  colpo di genio, quando, in un break non presente nel disco, appare Roberto Giacobbo che, in un guizzo autoironico difficilmente prevedibile, conferma al telefono che il mondo non sta finendo e che lui ne era certo, e l’ha “sempre detto”.

Tra rituali celtici nei boschi e i taralli finalmente pronti, capi religiosi e politici riuniti in riunione pseudo massonica, quadrati nel grano e giovani alieni impegnati in gabinetto, il video si dipana ridendo un po’ di tutti, per chiudersi con il “guru new age” Caparezza che torna a casa e con Roberto Giacobbo che redarguisce i catastrofisti, ripetendo che la fine di Gaia non arriverà, ma minacciando lo spettatore con un profetico e meno angosciante: “noi staremo ancora qua”.

Insomma, un Caparezza schierato con ironia e leggerezza dalla parte dello scetticismo e della razionalità. Più in generale, sembra di poter dire che, fra le mille cose toccate dalle sue canzoni – dalla mitologia greca alla storia d’italia, dalla musica classica al metal, da Van Gogh a John Coltrane – un po’ tutte siano affrontati con la stessa passione e curiosità che possiamo trovare tra i soci CICAP.

Magari un giorno gli chiederemo di persona se le nostre impressioni sono corrette.

La fine di Gaia

Caparezza
Povera Gaia
Anche i Maya vogliono la tua taglia
Pure la massaia lo sa, per la fifa tartaglia
Decifra una sterpaglia di codici ma il 20-12
Non incide se non nei cinematografi
Uomini retti che sono uomini rettili
Con pupille da serpenti
Più spille da sergenti
Vogliono la tua muta, Gaia
Ti vogliono muta, Gaia
La bomba è venuta a galla adesso esploderà
Reti di rettiliani, andirivieni d’alieni
Velivoli di veleni, tutti in cerca di ripari ma
La fine di Gaia non arriverà
La gente si sbaglia
In fondo che ne sa
È un fuoco di paglia
Alla faccia dei Maya e di Cinecittà
La fine di Gaia non arriverà
La fine di Gaia non arriverà
Anche E.T. è qui, mamma che condanna
È un pervertito, ha rapito Gaia per fecondarla
Con alieni adepti che scuoiano coniglietti
E li mostrano alle TV spacciandoli per feti extraterrestri
C’è chi vuole farsi Gaia con fumi sparsi in aria
Da un aereo che la ingabbia come all’Asinara
Si narra che gaia sniffi
Abbaia anche Brian Griffin
È Clyro come i Biffy che gaia Gaia non è
Tra San Giovanni, Nostradamus e millennium bug
Sulla sua bara chiunque metterebbe una tag
Ma la fine di Gaia non arriverà
La gente si sbaglia
In fondo che ne sa
È un fuoco di paglia
Alla faccia dei Maya e di Cinecittà
La fine di Gaia non arriverà
La fine di Gaia non arriverà
Né con i passi di Godzilla né coi passi della Bibbia
Gaia sopravviverà
A questi cazzo di asteroidi che non hanno mai schiacciato
Neanche una farfalla
Sei tu che tratti Gaia come una recluta a naja
Ami il petrolio ma la baia non è una caldaia
La tua mannaia lima l’aria mica l’Himalaia
Gaia si salverà, chi salverà il soldato Ryan?
Non i marziani ma te dovrò respingere
Non i marziani ma te dovrò respingere e vedrai
La fine di Gaia non arriverà
La gente si sbaglia
In fondo che ne sa
È un fuoco di paglia
Alla faccia dei Maya e di Cinecittà
La fine di Gaia non arriverà
La fine di Gaia non arriverà
La fine di Gaia non arriverà
2012, nemmeno un temporale
Oh oh, io vado a casa.
Immagine in evidenza, by Giuseppe Milo from Dublin, Ireland, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

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