La “profezia” di Gianna Nannini
La pandemia in corso era stata prevista. Nel corso di un anno, tv e giornali sono andati a rispolverare praticamente tutti i possibili profeti di sventura, classici e non: Nostradamus, Baba Vanga, Sylvia Browne, Walter Molino, Asterix. E ora – perché no – anche Gianna Nannini. A evocarla stavolta è Il Tempo, che il 23 marzo scrive sul suo sito:
“Tutti con la mascherina”. L’incredibile profezia di Gianna Nannini che 34 anni fa diceva al suo intervistatore: “Un giorno andremo tutti in giro con le mascherine”. Una giovanissima cantante, in sotto fondo la mitica canzone rock del 1986 “Bello e impossibile” e tra le mani un FFP2 mentre risponde alle domande e alla fine la indossa sostenendo con sicurezza che avrebbe fatto parte del nostro futuro. A rivedere oggi quell’intervista, trentaquattro anni dopo col mondo piegato dalla pandemia di coronavirus, si resta senza parole.
La storia, per la verità, era già saltata fuori nel dicembre 2020. A portarla in auge è stato Red Ronnie (al secolo Gabriele Ansaloni), che ha postato il filmato su Facebook affermando di averlo girato a Roma, in Piazza del Popolo, e che stava trovando “troppe tracce del futuro” nei suoi video passati… Sorvoliamo sul fatto che quella in mano a Gianna Nannini non sembra una FFP2 (il sistema di marcatura CE delle protezioni individuali è assai più recente del 1986), ma una comune mascherina antipolvere. La clip, comunque, sembra autentica: sarebbe stata mandata in onda il 16 novembre 1986 all’interno di Pinky, segmento musicale di Domenica In, lo storico programma pomeridiano RAI.
Autentica, ma fuori contesto: la Nannini non era preoccupata per virus o per future pandemie, ma per lo smog. Il 1986 fu un anno di forti preoccupazioni per la qualità dell’aria: a fine aprile c’era stato il disastro di Chernobyl, un evento shock che aveva portato al rapidissimo sviluppo del movimento ecologista anche in Italia (e il conseguente referendum, l’8 novembre dell’anno dopo, per la messa al bando dell’energia nucleare). Esattamente lo stesso giorno in cui veniva trasmesso il video con la performance della Nannini, domenica 16 novembre 1986, un’assemblea a Finale Ligure sanciva la nascita della Federazione delle Liste Verdi: il primo, grande partito ecologista nazionale, che il 14 giugno dell’anno successivo avrebbe ottenuto tredici deputati e quasi un milione di voti alle elezioni politiche. Il simbolo del “sole che ride” diventava così, proprio in quei mesi, noto a tutti.
Alla questione caldissima dell’inquinamento da isotopi radioattivi, si era sovrapposta anche quella dell’anidride solforosa, prodotta dai gas di scarico dei veicoli (allora molto meno puliti rispetto a quelli attuali): un problema molto sentito a Roma, dove fu girato il video.
Una ricerca negli archivi dei quotidiani ci permette di ricostruire il clima di quei giorni. Il 17 ottobre La Stampa titolava: È partita a Roma la lotta allo smog. Si annunciavano controlli alle caldaie del centro storico, per verificare quante fossero a norma (molte erano ancora a nafta): sulla questione pendeva un’inchiesta partita da “numerosi esposti e proteste di comitati ed associazioni ambientaliste”. Durante la stagione invernale, si assisteva al picco di anidride solforosa e di particolato rilevato nell’aria. Due giorni dopo, era stato un convegno organizzato a Roma a dare l’allarme: bisognava agire subito contro l’inquinamento e per la protezione dei monumenti artistici. Il simposio era costellato di gigantografie che mostravano “capitelli smangiati dallo smog” e “facciate di chiese irriconoscibili”.
Il 9 novembre, la domenica prima della clip con Gianna Nannini, era scoppiata la questione delle mascherine. I vigili urbani di Roma, costretti a lavorare senza protezioni, per ore, in mezzo al traffico della capitale, le avevano indossate per protesta. Spiegava La Stampa:
La foto del primo vigile romano che, dirigendo il traffico di piazza Venezia, calza sul viso una mascherina antismog, sta facendo il giro del mondo. E solleva imbarazzo. […] Il sindaco di Roma Signorello, chiamato in causa dalla clamorosa protesta del vigili, non rilascia dichiarazioni. L’assessore alla polizia urbana, Carlo Alberto Ciocci, ha detto: “L’uso della mascherina non potrà essere consentito in futuro”. Ma il problema dell’aria irrespirabile della città esiste, quindi egli assicura: “L’amministrazione sta approntando opportuni strumenti regolamentari per disciplinare l’uso, se necessario, di dispositivi del tipo mascherine antismog”. L’associazione di categoria dei vigili urbani di Roma nel frattempo ha comprato mille mascherine, e ha anticipato di voler mandare così, col viso coperto, da lunedì prossimo, gli agenti sul posto di lavóro. Altrettanto si propongono di fare quanti condividono sia la loro iniziativa sia l’urgenza di denunciare il degrado in cui la città versa.
…Tutti profeti, i vigili urbani?
Il problema, del resto, era dibattuto nella capitale ad ogni livello. L’associazione ambientalista Amici della Terra, ad esempio, aveva chiesto la chiusura al traffico del centro storico, erano annunciate proteste e manifestazioni; la settimana seguente si sarebbe svolto un vertice in prefettura e una riunione speciale della giunta comunale di Roma. Va detto che, in quei mesi, le crescenti preoccupazioni non riguardavano solo Roma: Torino, Milano e pure centri più piccoli erano nelle stesse condizioni. Francesco De Lorenzo, ministro per l’ambiente, aveva annunciato di aver al vaglio alcune soluzioni, tra cui provvedimenti a favore dell’utilizzo della benzina verde (la cui distribuzione era stata introdotta sulle reti autostradali l’anno precedente, ma che non era ancora molto diffusa). L’adozione delle marmitte catalitiche, obbligatorie dal 1987, avrebbe contribuito a migliorare un po’ la situazione e ad allentare le proteste.
Ecco, quindi, il vero contesto di quella scenetta risuscitata da Il Tempo: le rimostranze dei vigili per l’aria inquinata e l’impiego della mascherina da parte di comuni cittadini come forma di solidarietà e di protesta. Pur non avendo a disposizione il filmato completo (disponibile solo su abbonamento nel sito di Red Ronnie), siamo fiduciosi che le parole di Gianna Nannini si riferissero a questo. La cantante toscana, oltretutto, è stata un’antesignana del movimento ecologista: celebre, nel 1995, l’irruzione all’ambasciata francese per protestare contro gli esperimenti nucleari condotti sotto la presidenza di Jacques Chirac.
Verrebbe da chiedersi perché, nel 2021, il sito di un importante quotidiano italiano preferisca tirare fuori un filmato fuori contesto e suggerire improbabili associazioni, piuttosto che scegliere una ricostruzione storica dei fatti.
Ma abbiamo paura di conoscere la risposta.
Immagine da Wikimedia Commons, Stefan Brending, CC-BY-SA-3.0.