Uri Geller, la Ever Given e il Fattore Q
Articolo di Marco Morocutti
Come disincagliare una gigantesca nave da 200.000 tonnellate lunga 400 metri, arenata di traverso nel trafficato canale di Suez da quasi una settimana? La soluzione più ovvia è far intervenire una flotta di potenti rimorchiatori e di voraci draghe. Tuttavia il fattore segreto per il successo dell’operazione potrebbe essere quello di includere nel team anche un sensitivo. Ma non uno qualsiasi: è evidente che per un caso del genere ci vuole un soggetto dotato di comprovati poteri psicocinetici, anzi per la gravità della situazione meglio cercarne uno dotato di superpoteri. E chi meglio allora di Uri Geller, il Re dei piegatori di metalli?
Geller, che un tempo “dimostrava” le proprie capacità di persona davanti alle telecamere, non è nuovo ad attribuirsi la causa di questo o di quell’evento restandone però prudentemente in disparte. Sarà forse per l’età (il sensitivo ha ormai 74 anni), o perché l’impresa sarebbe stata proibitiva anche per lui, questa volta Geller ha annunciato di voler favorire il disincaglio della gigantesca Ever Given invitando i seguaci a dirigere le proprie energie mentali verso il gigante del mare ogni giorno alle 11:11 (ora dell’Egitto, suppongo). Come riporta il Jerusalem Post del 28 marzo, Geller ha subito dichiarato che lo sforzo psichico collettivo aveva già iniziato a muovere la nave “un poco”, sorvolando elegantemente sul ruolo dei 13 fra rimorchiatori e battelli d’alto mare intervenuti in soccorso della sfortunata nave, oltre ai 30.000 metri cubi di sabbia rimossi da sotto la chiglia del natante. Tutti fattori che, insieme all’alta marea, alla fine hanno avuto ragione sulla sorte del gigante incagliato.
Con ammirevole onestà di informazione lo stesso quotidiano definisce Uri Geller “illusionista”, evitando di attribuire al personaggio lo status di sensitivo dotato di poteri straordinari, a differenza di come un tempo egli invece veniva descritto con disinvoltura dai media. Geller oggi è conosciuto per quello che è: un illusionista, un prestigiatore (anche se un po’ atipico) che però per decenni ha fatto credere al mondo che le proprie imprese fossero dovute a particolari poteri della mente, anziché agli abili e spesso spregiudicati metodi ben noti a chi conosce l’antica arte dell’intrattenimento magico. L’ex-sensitivo ora si muove con disinvoltura nel mondo dei prestigiatori: frequenta e tiene conferenze nelle convention mondiali (l’ho visto di persona al FISM, il campionato mondiale di prestigiazione tenutosi a Rimini nel 2015); partecipa come giudice nei talent di magia e altro ancora.
Come illusionista, a Geller è certamente familiare un principio noto scherzosamente nell’ambiente magico come Fattore Q. Ne ha scritto Lorenzo Paletti sul numero 21 di Magia, la rivista di cultura magica edita dal CICAP. La lettera Q si usa in realtà per l’assonanza con una certa parola, poco elegante ma usata abitualmente per definire un colpo di fortuna. In breve, e senza svelare alcun segreto professionale, il Fattore Q consiste nell’abilità di approfittare di una circostanza fortuita, così da trasformare una performance in un incredibile “miracolo”. Saper trarre profitto immediato da una situazione inaspettata, e farlo senza che il pubblico se ne accorga, richiede doti di grande esperienza, un certo pelo sullo stomaco e anche una buona capacità strategica nella gestione del numero magico che si sta eseguendo. Non tutti i prestigiatori hanno queste abilità, ma alcuni sì. Ne è certamente dotato Geller, che ha guadagnato grande fama anche grazie all’abile sfruttamento delle occasioni che si presentavano quando si esibiva al cospetto di persone soggiogate dal suo indubbio fascino.
C’è un certo dibattito su quanto un prestigiatore debba essere onesto, se sia opportuno o no lasciar credere (o favorire che si creda) di possedere capacità straordinarie; in altre parole, che la performance a cui si assiste non sia frutto di capacità tecniche e abilità di intrattenimento, ma che scaturisca da poteri misteriosi di cui l’artista sarebbe dotato. Questo riguarda soprattutto il mentalismo, la branca dell’illusionismo dove gli effetti presentati al pubblico sono proprio concepiti per simulare l’esistenza di poteri mentali. E se un vero prestigiatore ha questo genere di scrupoli, non è detto che lo stesso accada per coloro che (sapendo di mentire) dichiarano di possedere capacità paranormali, mentre fanno invece uso di tecniche da mentalista. Ispira ancor meno onestà intellettuale chi ha sostenuto la stessa cosa per decenni, e oggi vive di rendita (in tutti i sensi) approfittando di ogni utile occasione per suggerire di essere l’artefice, o comunque l’ispiratore, di mirabolanti imprese compiute grazie a mai dimostrati poteri mentali. E facendo buon uso del Fattore Q.
Immagine da Flickr, licenza CC BY 2.0
Ottima analisi del Fattore Q! Aggiungerei alle doti di un buon “fattorista” anche la capacità di poter contare su un pubblico di “affluenti eterodiretti” (vulgo: sprovveduti manipolabili…) e, in quest’epoca di globalizzazione, la trovata di Geller di costruirselo per via telematica dimostra le enormi possibilità aperte dalla tecnologia informatica per andare ben oltre le folle che assistevano alle prodezze di Copperfield sia come dislocazione geografica che come numero di sprovveduti ridotti dai vari social. a credere alle peggiori fesserie su magia e fenomeni paranormali
Il nonno di un mio amico diceva sempre a suo nipote: “regordas che ur Padreternu tucc i matinn ar soumena ‘na gran proeusa da matock… e tacan tucc!; l’è un pecàa mija proufitann!” “ricordati che il Padreterno semina tutte le mattine una gran presa di imbecilli… e attecchiscono tutti!; è un peccato non approfittarne!”. Si vede che i vari Uri Gheller del mondo avevano anche loro un nonno simile.
Ma siete sicuri di non rischiare di essere eliminati dal Mossad?
https://www.urigeller.com/benjamin-netanyahu-on-uri-geller/