Dall’elettroagopuntura secondo Voll alla biorisonanza con la terapia di MORA: apparecchi elettrodiagnostici che non funzionano
Naturopati, osteopati, chiropratici e, purtroppo, anche alcuni medici promuovono l’uso di apparecchiature elettriche prive di qualsiasi efficacia scientifica per effettuare diagnosi, che consentirebbero loro di capire quali trattamenti omeopatici utilizzare: tali strumenti sarebbero in grado di identificare “squilibri energetici” alla base della patologia del paziente.
I test di questo tipo riguardano principalmente l’individuazione di intolleranze alimentari o allergie, ma alcuni si spingono fino al limite di poter diagnosticare l’assenza di tumori.
Le macchine proposte per queste diagnosi hanno nomi altisonanti e dal suono tecnologico come Bicom, Bioexplorer, Qxci-scio, Inergetix Core System, Biocheck Pro, Remiwave Pro e MORA. Sono tutte varianti derivate dalla prima macchina di questo tipo usata per l’elettroagopuntura e inventata dal medico tedesco Reinhold Voll.
Nella seconda metà del secolo scorso, Voll sviluppò la sua concezione di elettroagopuntura come evoluzione dell’agopuntura della medicina tradizionale cinese ed ancora oggi viene usato il termine di elettroagopuntura secondo Voll (EAV), che consiste nella misurazione dell’attività elettrica sulla superficie della pelle eseguita in determinati punti corrispondenti ai meridiani della medicina tradizionale cinese.
La teoria di Voll sostiene che la resistenza superficiale della pelle debba diminuire in corrispondenza di una malattia acuta ed aumentare in corrispondenza di un’infiammazione: spostando il punto di misura sarebbe possibile individuare l’organo malato.
La misura viene eseguita tramite due elettrodi collegati ad una macchina: uno viene stretto in mano dal soggetto in esame, mentre l’altro viene spostato dall’operatore seguendo i meridiani della medicina tradizionale cinese e posizionato in varie parti del corpo, sulla punta delle dita della mano o sui piedi. L’apparecchio genera una leggera corrente elettrica in bassa tensione che, quando l’operatore appoggia il puntale e chiude il circuito, fa muovere una lancetta su un display analogico con indicata una scala numerica da 0 a 100. Una lettura attorno a 50 significherebbe che i valori sono normali, misure inferiori a 45 indicherebbero la presenza di malattie croniche e misure superiori a 55 indicherebbero la presenza di infezioni.
Elettrodo per terapia di MORA (fonte)
Alcune macchine più evolute sono collegate ad un PC e le letture avvengono in maniera digitale con l’uso di un software, ma il principio di funzionamento e il circuito di misura sono gli stessi.
In realtà, una misura di questo genere è quanto di meno accurato esista in elettrotecnica. È vero che la lancetta si muove e restituisce un risultato legato al valore della resistenza superficiale della pelle del soggetto esaminato, ma il valore letto sul display, più che essere prodotto dalla reale resistenza della cute e dal suo effettivo valore in Ohm, è influenzato da una serie di fattori che potrebbero modificare la lettura anche di molto: ad esempio, la maggiore o minore sudorazione della mano che stringe l’elettrodo, la pressione con cui l’operatore preme il secondo elettrodo sulla cute, i livelli di temperatura e umidità dell’ambiente in cui viene eseguita la misura e, a seconda della sensibilità dell’apparecchio, anche la presenza di cicatrici più o meno profonde.
Questo aggiunto al fatto che non esistono evidenze sperimentali, studi o prove di qualsiasi natura che giustifichino l’esistenza di un legame tra il valore di resistenza della pelle e specifiche patologie.
Dell’elenco di macchine presentato in precedenza, quella che sembra essere la più diffusa è la macchina per la Terapia di MORA, che non viene utilizzata solo per le diagnosi, ma anche come terapia.
Il nome MORA deriva dall’unione di due cognomi, quello del Dottor Franz Morell e di suo genero, l’ingegner Erich Rasche, due tedeschi che nel 1977 inventarono la macchina. Il principio di funzionamento rientrerebbe nelle teorie della medicina energetica e, in particolare, della cosiddetta biorisonanza.
Circuito di una macchina per la biorisonanza (fonte)
Come spesso accade con le pseudoscienze cui queste teorie appartengono, le descrizioni del loro funzionamento non hanno confini chiari e delineati. L’idea di base è che ogni organismo vivente emetta onde elettromagnetiche. In presenza di patologie, si creerebbe uno squilibrio energetico che altera queste onde che, tramite la biorisonanza, possono essere riportate al normale stato di equilibrio.
In particolare la macchina MORA sarebbe in grado, tramite dei filtri, di ridurre o eliminare le onde elettromagnetiche generate dalle cellule malate e rafforzare quelle generate dalle cellule sane. Le informazioni ricevute dal corpo del paziente attraverso gli elettrodi verrebbero analizzate dalla macchina che poi le ritrasmettebbe all’organismo invertite specularmente (qualunque cosa voglia dire) cancellando così le frequenze legate alla patologia e portando alla guarigione.
Chi propone questi metodi diagnostici e di cura non manca poi di fare i soliti riferimenti a numerosi studi che dimostrerebbero i benefici raggiunti dai pazienti dopo le applicazioni, dimenticando di solito di lasciare link e riferimenti per poterli verificare.
Con qualche ricerca, però, è possibile trovare alcuni studi che effettivamente trattano l’argomento [1] [2] [3]. Il primo di quelli indicati in bibliografia è uno studio disponibile solo in lingua tedesca che suggerisce l’efficacia della terapia di MORA nel trattamento dei sintomi gatrointestinali [1]. Il limite principale di questo lavoro è la sua limitata dimensione, poiché coinvolge solo 20 partecipanti, di cui 10 nel gruppo di controllo con placebo: troppo pochi per escludere falsi positivi. Un solo parametro interpretato male significherebbe capovolgere l’esito dei risultati. Studi del genere su gruppi più ampi di soggetti non sono mai stati fatti.
Il secondo articolo [2], in inglese, viene dalla Turchia ed è uno studio pilota che non è mai stato seguito da una sperimentazione definitiva e riflette sulla possibilità di utilizzare la MORAterapia per smettere di fumare.
Questi studi sono pubblicati su riviste che si occupano di medicina alternativa e non sono stati replicati in maniera indipendente.
Infine, il terzo [3] è uno studio in doppio cieco a gruppi paralleli, eseguito su bambini con dermatite atopica che hanno ricevuto una terapia ospedaliera convenzionale e un trattamento di biorisonanza attivo o fittizio (placebo). I risultati hanno mostrato che la biorisonanza non ha avuto alcun effetto sul risultato.
A questi lavori va aggiunto il ben più divertente studio di biorisonanza sul Leberkase, un polpettone di carne della cucina bavarese [4]. Lo studio ha testato due diverse macchine di biorisonanza disponibili in commercio in Germania effettuando test su volontari sani, pazienti gravemente malati, un cadavere umano, un polpettone di carne bavarese e un asciugamano bagnato.
I risultati mostrano come il metodo della biorisonanza non sia riuscito a diagnosticare malattie nei pazienti gravi. Inoltre, i test hanno evidenziato una serie di rischi per la salute nei volontari sani, e prodotto un certificato di buona salute per il cadavere. Per il polpettone di carne e l’asciugamano umido, invece, i risultati sono stati molto variabili, mentre la macchina non ha generato differenze reali tra l’asciugamano bagnato e i volontari sani.
C’è poi un lungo elenco di studi come [5] [6] [7], che sconsigliano l’uso di test elettrodermici nella diagnosi delle allergie perché inutili, in quanto non restituiscono correlazioni con l’allergia del paziente, non hanno una base scientifica, non ci sono studi controllati a supporto della loro utilità e possono portare a cure e spese inadeguate per il paziente.
Si potrebbe essere portati a pensare che un metodo diagnostico non efficace, ma innocuo, abbia come unica conseguenza la perdita di un po’ di denaro speso per eseguirlo e che ognuno, in fondo, sia libero di spendere i suoi soldi come meglio crede, anche per cose inutili. I rischi nell’affidarsi ad un trattamento scientificamente infondato però sono diversi, a cominciare dall’illusione di ricevere una cura adeguata e ritardare la ricerca di una vera consulenza medica che, ad esempio nel caso di tumori in crescita, potrebbe portare ad un ritardo fatale nella diagnosi della malattia. Da non tralasciare poi le implicazioni etiche per un professionista che esercita con camice bianco e cartellino in una ambiente simile ad un ambulatorio, pur non avendo nessuna qualifica medica riconosciuta ed offrendo false speranze a persone vulnerabili.
Vi sono diversi casi in cui patologie trattate con gli apparecchi MORA potevano essere risolte con una terapia riconosciuta, e si sono invece trasformate in brutti eventi di cronaca. Nel 2004 il naturopata australiano Reginald Harold è stato condannato per aver causato la morte di un bambino che aveva curato per una stenosi aortica con la macchina di MORA, unita a una terapia a base di erbe. Il piccolo paziente fu dichiarato guarito. Il naturopata si raccomandò coi genitori di non eseguire l’operazione chirurgica suggerita per il problema, e affermò che aveva già curato centinaia di casi simili fornendo energia positiva al corpo dall’esterno. I genitori decisero così di disdire la visita già programmata per l’operazione di riparazione o sostituzione della valvola. Il bambino morì.
Nel 1998 il Kansas City Star riportò la storia di un paziente infettato da HIV che si rivolse ad un chiropratico il quale lo curò con una macchina per la biorisonanza, diete ed erbe e, alla fine, ne dichiarò la guarigione. Il paziente morì di AIDS dopo aver infettato la moglie e la figlia.
In un altro caso, un uomo era stato esaminato con una di queste macchine per un sanguinamento rettale e giudicato sano; sfortunatamente aveva un cancro al colon, che gli fu diagnosticato da un medico sette mesi dopo.
Non mancano persone che si sono fatte togliere denti sani dopo una falsa diagnosi della macchina, largamente adoperata in odontoiatria alternativa per evidenziare allergie ai materiali usati per le protesi dentali; né mancano casi di persone che hanno speso cifre enormi per questo genere di cure inutili.
Questi possono sembrare casi limite, ma se si pensa che la terapia di MORA o, più in generale, gli apparecchi di Biorisonanza, vengono promossi per curare mal di testa, emicranie, eccesso di peso, stanchezza, flatulenza, sindrome da intestino irritabile, eruzioni cutanee, eczemi, artrite reumatoide, tensione premestruale, cisti ovariche, allergie, asma, bronchite, malattie degenerative croniche, malattie renali, immunodeficienza e tendenza all’infezione, intossicazione da metalli pesanti, dolori di varia natura fino alle dipendenze da alcool e droghe, ci si rende conto di quanto ampia possa essere la platea di possibili clienti per questo genere di pseudo-terapie e i danni che possono provocare.
Non è un caso che il Memorial Sloan Kettering Cancer Center metta in guardia da questi trattamenti, o che la Food and Drug Administration (FDA) americana e la Therapeutic Goods Administration (TGA) australiana abbiano bandito alcuni di questi dispositivi dai rispettivi mercati.
Gli episodi sui benefici raccontati da chi promuove queste pratiche restano quello che sono, cioè semplici storielle tutte da dimostrare. Come ben sintetizza il Dr. Edzard Ernst, impegnato da anni nella divulgazione di una corretta informazione scientifica su queste tematiche:
“Il plurale di aneddoto è aneddoti, non prove”.
Bibliografia
- [1] Nienhaus, J Galle, M. “Plazebokontrollierte Studie zur Wirkung einer standardisierten MORA-Bioresonanztherapie auf funktionelle Magen-Darm-Beschwerden”, Forsch Komplementärmed 2006;13:28–34.
- [2] Pihtili A, Galle M. et al. “Evidence for the efficacy of a bioresonance method in smoking cessation: a pilot study”, Forsch Komplementmed 2014;21(4):239-45
- [3] Schöni M.H. Nikolaizik W.H. Schöni-Affolter F. “Efficacy Trial of Bioresonance in Children with Atopic Dermatitis”, Int Arch Allergy Immunol 1997;112:238–246
- [4] Dorsch W. Kolt A. “Einfache Testverfahren zur Überprüfung der Aussagekraft von Bioresonanz-basierten medizinischen Befunden — der Leberkäse-Test”, Allergo Journal volume 28, pages 22–30 (2019)
- [5] Niggemann B., Grüber C. “Unproven diagnostic procedures in IgE-mediated allergic diseases”, Allergy 2004: 59: 806–808
- [6] Gerez, Shek, Chng, Lee “Diagnostic tests for food allergy” Singapore Med J 2010, 51(1) : 4
- [7] Katelaris, Weiner, Heddle, Stuckey and Yan “Vega testing in the diagnosis of allergic conditions”, The Medical Journal of Australia , 01 luglio 1991 , 155(2): 113-114 PMID: 1857287
Matteo Matassoni è un ingegnere elettrotecnico libero professionista che si occupa principalmente di impianti elettrici industriali, Media Tensione ed Innovation Management.