Approfondimenti

Gli aviatori scomparsi di Charles Fort

Articolo di Paul Chambers, apparso originariamente su The Skeptic, volume 15, n. 1, 2002. La traduzione è di Fara di Maio.

Questa storia di aviatori scomparsi riguarda l’ultimo volo dell’ufficiale pilota Donald Ramsay Stewart e del tenente pilota William Conway Day, entrambi scomparsi sopra il deserto persiano il 24 luglio 1924. Sette giorni dopo il loro aereo intatto fu ritrovato sulle sabbie arabe, a molte  miglia dalla civiltà. Non c’era alcun segno degli aviatori, a parte due serie di impronte che si allontanavano dal velivolo, ma che si fermavano bruscamente dopo 40 metri. Era come se i due piloti fossero improvvisamente svaniti nel nulla a metà del cammino. Nel suo Wild Talents Charles Fort [il celebre scrittore americano di libri su presunti eventi “anomali”, N. d. T.] osserva che nessuna ragione meteorologica o meccanica poteva spiegare perché i piloti avessero avuto bisogno di atterrare in un luogo così remoto, e che la loro improvvisa scomparsa era inspiegabile per tutti. Osserva anche che i loro resti non furono mai ritrovati.

Sebbene non sia un classico negli annali del paranormale, il caso degli aviatori scomparsi è stato comunque ripetuto un certo numero di volte, in particolare dal giornalista americano Frank Edwards in High Strangeness (il suo resoconto è ripreso interamente da Wild Talents di Fort) e da siti web di ufologia, che per lo più citano Edwards come fonte. Come la maggior parte delle sparizioni improvvise, il caso degli “aviatori scomparsi” è  comunemente citato come uno dei primi esempi di rapimento alieno. Si presume dunque che questo significhi che un UFO deve aver costretto l’aereo ad atterrare prima di rapire i piloti come parte di qualche vile trama intergalattica.

Questo caso ha attirato la mia attenzione un paio di anni fa, e per qualche motivo è rimasto in fondo alla mia mente. Recentemente mi sono trovato alla British Newspaper Library e, dopo aver terminato le mie ricerche, ho pensato che sarebbe valsa la pena provare a ricostruire i fatti relativi ai piloti scomparsi.

Charles Fort aveva ottenuto le sue informazioni da due articoli del Sunday Express (21 e 28 settembre 1924). Questi erano abbastanza facili da trovare, e come previsto c’era la storia degli “aviatori scomparsi”, ritratta in modo tale da far sembrare la loro scomparsa molto insolita.

Era evidente che fossero trascorse diverse settimane tra l’incidente stesso, avvenuto il 24 luglio, mentre gli articoli del Sunday Express erano della fine di settembre. Ebbi la sensazione che il passo logico successivo era cercare tra i giornali delle settimane seguenti alla scomparsa stessa, per avere dei resoconti più prossimi agli eventi. In effetti, il Times e il Daily Mail (31 luglio 1924) riportarono entrambi un trafiletto in cui si annunciava il ritrovamento dell’aereo, e si riferiva che i piloti erano scomparsi da una settimana. E qui divenne evidente la prima incongruenza.

Il Sunday Express, Fort, Edwards e altri ci tenevano a sottolineare che non c’era alcuna ragione logica per cui i piloti dovessero atterrare in quel punto. L’aereo era intatto e non c’erano segni di ferite riportate dai piloti. Il tempo al momento dell’episodio era buono. L’implicazione era che qualche misterioso potere o incidente li aveva costretti a lasciare il cielo.

Tuttavia, sia il Times che il Daily Mail affermano chiaramente che i due piloti avevano dovuto “…fare un atterraggio forzato durante una tempesta di sabbia” e che il loro aeromobile era stato “…ritrovato danneggiato”. Quindi non c’era un vero mistero sul perché avessero avuto bisogno di atterrare. Il cattivo tempo li costrinse a toccare terra, e durante il processo l’aereo probabilmente subì dei danni e non fu in grado di decollare di nuovo.

Né il Times né il Daily Mail fanno alcuna menzione di impronte improvvisamente interrotte, anche se riportano che entrambi gli uomini sembravano aver cercato di camminare verso un binario ferroviario situato a diciotto miglia di distanza. Questo suggerisce che probabilmente le impronte erano state trovate sulla scena della caduta.

La menzione successiva proviene dal Daily Mail (8 agosto 1924),  sul quale il padre del tenente pilota Day si lamenta della mancanza di progressi fatti dalla Royal Air Force nel rintracciare suo figlio. La RAF emise una smentita che fu stampata il giorno successivo. Dopo di ciò, ecco comparire i due già citati articoli del Sunday Express. che trasformano in maniera netta il caso in un mistero paranormale, descrivendo le impronte che finiscono improvvisamente, ma che trascurano di menzionare la tempesta di sabbia o l’aereo danneggiato. L‘Express descriveva la storia come un enigma ma suggeriva che la colpa avrebbe potuto essere degli uomini delle tribù beduine che avrebbero rapito gli ufficiali e poi spazzato via le loro impronte mentre si allontanavano.

Charles Fort respinge quest’idea, mentre la maggior parte degli scrittori successivi la ignora del tutto, optando invece per una spiegazione incentrata su esseri extraterrestri con gli occhi da insetto e inclini al malaffare. In questa forma il mistero è rimasto in piedi per oltre tre quarti di secolo – un potenziale classico negli annali dell’ufologia. In realtà, era un mistero che richiedeva meno di cinque minuti per essere risolto.

Dopo aver trovato alcuni articoli originali relativi alla scomparsa, mi sono dedicato alla raccolta digitale del Times, anni 1905-1980. Ho digitato i cognomi degli aviatori e in pochi secondi mi è apparso un articolo del 12 marzo 1925. Il suo titolo: Ritrovati i corpi degli ufficiali della R.A.F. scomparsi. Ho ordinato il microfilm e lì c’era la soluzione al mistero, che purtroppo Fort, Edwards e altri si erano persi.

L’articolo del Times forniva una storia dettagliata dell’intero caso. L’aereo danneggiato era stato costretto ad atterrare in una tempesta di sabbia. A quanto pare il tenente di volo Day, il cui sangue fu trovato all’interno della cabina di pilotaggio, rimase ferito alla testa. Sebbene non fosse stata trovata alcuna nota scritta, c’era una serie di impronte di piedi che si dirigevano verso il deserto e che erano state cancellate dopo una quarantina di metri dalla sabbia soffiata dal vento. Un esame dell’aereo aveva rivelato che i piloti avevano preso scorte di cibo e acqua e poi erano partiti in direzione della stazione ferroviaria di Jalibah, 12 miglia a nord. Non la raggiunsero mai, e dopo mesi di ricerche da parte degli equipaggi della RAF i loro due corpi furono infine trovati uno vicino all’altro, nel deserto.

Il Times dice che “…dalle posizioni in cui sono stati trovati i resti era ovvio che gli sfortunati ufficiali avevano smarrito la strada… in considerazione dell’ora del giorno e della stagione in cui sono stati sottoposti all’esposizione, non c’è motivo di dubitare che la morte sia avvenuta per sfinimento da calore”.

Mistero risolto e neanche un alieno in vista…

Immagine in evidenza: un badge da pilota della Royal Air Force britannica risalente agli anni ’20 del secolo scorso. 

Un pensiero su “Gli aviatori scomparsi di Charles Fort

  • Affascinante e tristissima la storia dei due poveri piloti. Fort mi sta tanto simpatico, ma era un sognatore che vedeva misteri dappertutto. Un po’ lo capisco, ma qui è stato proprio impreciso e cieco davanti alle prove.

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