Il trillo del diavolo

Il trillo del diavolo: Calling occupants (of Interplanetary Craft)

Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo

Forse oggi non molti si ricordano dei Klaatu, band canadese di rock progressivo nata nel 1973 e che ebbe un certo successo nella seconda metà degli anni Settanta. Eppure, colpirono il pubblico fin dal primo album, 3:47 EST, uscito nel settembre 1976. Parte della loro popolarità, in realtà, è figlia di una leggenda metropolitana. Per il loro primo disco, i Klaatu avevano scelto di non includere foto, informazioni biografiche o altri particolari relativi ai musicisti: tutte le canzoni erano firmate da unico autore, “Klaatu” appunto. Inizialmente l’accoglienza fu tiepida, ma il caso ci mise lo zampino. 

Quando uscì 3:47 EST, i Beatles avevano cessato le loro attività ormai dai sei anni, ma i loro fan continuavano a sperare che, prima o poi, sarebbero tornati a riunirsi. Diversi impresari musicali promisero per anni fior di ricompense per una reunion dei Fabulous Four – che però non ne vollero mai sapere: il loro tempo era ormai trascorso. Malgrado ciò, nel clima di attesa che ancora alimentava gli adoratori del gruppo di Liverpool, si cominciò a vociferare che quei “Klaatu” fossero in realtà i Beatles sotto mentite spoglie. La storia fu rilanciata nel 1977 dal giornalista Steve Smith su un quotidiano importante del Rhode Island, il Providence Journal. Ad alimentare le dicerie, oltre alla mancanza di fotografie degli artisti e all’assenza di concerti in pubblico, c’era il fatto che l’etichetta discografica che aveva prodotto il disco era la Capitol Records, la stessa dei Beatles. Inoltre alcuni ascoltatori avevano notato una certa somiglianza tra gli stili delle due band… In breve, la diceria crebbe e diventò un fenomeno globale, con i fan dei Beatles in prima linea a scoprire connessioni e indizi fra i loro beniamini e i Klaatu. 

Questi ultimi, comunque, preferirono non commentare, e il silenzio contribuì a trasformare due canzoni dell’album, Calling Occupants e Sub-Rosa Subway, in due hit abbastanza popolari.  

Ma è proprio di Calling Occupants che vorremmo parlarvi oggi, perché ha una sua storia abbastanza particolare. I Klaatu la registrarono il 13 marzo 1975, e l’ispirazione del testo è interamente ufologica. 

Che i componenti dei Klaatu fossero appassionati di questo e altri argomenti “misteriosi” è evidente fin dal nome del gruppo. Klaatu non è altri che il pilota del disco volante al centro del primo, grande film di fantascienza dedicato agli Ufo, The Day the Earth Stood Still (in italiano, Ultimatum alla Terra), uscito nel settembre del 1951. Il titolo del disco, 3:47 EST, si riferisce all’ora in cui Klaatu, ambasciatore extraterrestre, arriva a Washington.

Il film fu importantissimo per la sua capacità di diffusione dello stereotipo del “disco” fra le masse, dell’extraterrestre ammonitore e, non ultimo, per la promozione di un sottomito Ufo che ben presto farò la sua comparsa nella casistica testimoniale: la presunta capacità delle astronavi extraterrestri d’interferire con motori elettrici e sistemi d’accensione, e, dunque, di provocare black out e guasti più o meno mirati o involontari su auto, mezzi di trasporto, centrali elettriche… 

Più direttamente, però, l’idea per Calling Occupants nacque dalla lettura di The Flying Saucer Reader (New American Library, New York, 1967), il primo dei due libri antologici dedicati agli Ufo dal giornalista americano William Adler (n. 1929), che si firmava con lo pseudonimo di “Jay David”. Nel testo (e in quello che seguì, nel 1970), Adler-David presentava articoli di ufologi e appassionati del fenomeno appartenenti ad ogni orientamento: dai più moderati e ragionevoli ai più estremi. Fu lì che Terry Draper (batterista) e John Woloschuk (chitarrista), due dei tre componenti del gruppo, appresero del primo World Contact Day, tenutosi nel 1953. Il 15 marzo di quell’anno, uno dei primi gruppi ufologici della storia, l’americano IFSB (International Flying Saucer Bureau), aveva mandato ai suoi membri l’invito a partecipare a un primo esperimento di collegamento mentale con gli occupanti dei dischi volanti: in una certa data e ad un’ora ben precisa, volontari da tutto il mondo avrebbero dovuto concentrarsi, uniti, su questo obiettivo, con l’intenzione di trasmettere un messaggio ai piloti extraterrestri. 

Questo primo tentativo si ripetè gli anni successivi, a volte il 15 marzo, a volte in altra data. In più occasioni, a partire dal 1959, i World Contact Day furono fissati al 24 giugno per volere di un ufologo, sostenitore della Terra Cava e conte britannico, William Brinsley Le Poer Trench (1911-1995), che in quel periodo dirigeva la rivista più alla moda fra gli appassionati, la Flying Saucer Review. In anni più recenti, la ricorrenza sembra essere tornata al 15 marzo, anche se è festeggiata solo sporadicamente da piccoli gruppi di appassionati. 

Ma torniamo al primo tentativo di contatto, quello del 1953. Il testo del messaggio da “inviare” agli extraterrestri si apriva con le parole Calling occupants of interplanetary craft! (da cui il titolo del brano), e diceva:

Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie! Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie che hanno osservato il nostro pianeta TERRA. Noi dell’IFSB desideriamo metterci in contatto con voi. Siamo vostri amici e vorremmo che appariste qui sulla TERRA. La vostra presenza davanti a noi sarà accolta con la massima amicizia. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per promuovere la comprensione reciproca tra il vostro popolo e il popolo della TERRA. Per favore, venite in pace e aiutaci con i nostri problemi TERRESTRI. Dateci un segno che avete ricevuto il nostro messaggio. Siate responsabili della realizzazione di un miracolo qui, sul nostro pianeta, per risvegliare gli ignoranti alla realtà. Fatevi sentire. Siamo vostri amici.

Parte del testo è riprodotto quasi alla lettera nella canzone dei Klaatu. 

Ma chi c’era dietro a questo tentativo di comunicazione telepatica con gli extraterrestri? L’IFSB era stato fondato da Albert K. Bender (1921-2016), un impiegato di una fabbrica di Bridgeport, nel Connecticut, nell’aprile del 1952. Bender, anche se ancora giovane, era da sempre ossessionato dall’occultismo – cosa che influenzò fin dagli inizi il suo interesse per i “dischi”. L’IFSB si presentava come un gruppo di “amici degli occupanti dei dischi volanti” che intendeva usare la “telepatia mentale” per conoscerne i movimenti. L’idea del rapporto diretto, dunque, era già nei fatti. 

A ottobre Bender prese a produrre una rivistina, la Space Review: per breve tempo fu la prima, vera pubblicazione periodica diretta ai primi appassionati di dischi volanti. Ben presto, a quanto pare, il numero di aderenti all’IFSB raggiunse i 1500 – e c’era anche un misterioso corrispondente italiano, anche se non se ne è mai saputa l’identità. Nel numero di marzo 1953 comparve la storia che ci interessa: il tentativo di avviare uno sforzo “mentale” collettivo per richiamare l’attenzione dei piloti dei dischi. 

In realtà, Bender è passato alla storia dell’ufologia e della cultura di massa per un altro motivo. Fu lui, nell’ottobre dello stesso anno, a fare ai suoi sodali più stretti una rivelazione inquietante: tre “uomini del governo” erano andati a trovarlo e gli avevano rivelato la verità sui dischi volanti. Qualcosa di così tremendo che, stando alle testimonianze di chi lo conosceva, Bender per alcuni mesi apparve in evidente stato di shock. Con lui, però, era nata la prima versione di uno dei miti più fruttuosi della storia dell’ufologia, quello dei Men in Black, gli Uomini in nero. La successiva, tortuosa carriera Ufo-occultistica di Bender sarebbe troppo lunga da dipanare (maggiori dettagli però li potete trovare qui, alle pp. 41-42 di questo numero di UFO, la rivista del Centro Italiano Studi Ufologici).  

Furono questi (infruttuosi) tentativi di comunicare con gli UFO, dunque, la base di Calling Occupants. Oggi la canzone è più conosciuta per la cover che ne fecero i Carpenters nell’LP Passengers (1977). Se nell’originale dei Klaatu la canzone si apriva con rumori e versi di animali, la cover parte con la velocissima voce di un DJ radiofonico che sta conducendo uno show basato sulle richieste del pubblico. Alla domanda su quale canzone abbia scelto di ascoltare lo spettatore, questo risponde con un tono “metallico”, alieno:

Stiamo osservando la vostra Terra… E vorremmo prendere… Contatto con voi.

La risposta al messaggio dell’IFSB, finalmente? Comunque vogliate interpretarla, vi lasciamo alla versione dei Carpenters.

 

TESTO ORIGINALE TRADUZIONE
[All Hit Radio! Alright, you’re listening to All Hit Radio
And it’s 53 degrees at 30 minutes past the hour
And right now on our all request line.
I’ve got Mike Ledgerwood on the phone
Hey, babe, what would you like to hear?

  • We’ve been observing your Earth

Hey babe, I’m sorry, I can’t hear you too well
You’re gonna have to speak a little closer into the phone
Okay, babe? What would you like to hear again?

  • We are observing your Earth

Hey Mike, I’m sorry babe, but that’s not on our playlist
And by the way, you sound great over the phone
Anyway, if you’d give us your request
We’ll be glad to play it for ya, babe
So let’s hear it!

  • We are observing your Earth

Uh, listen Mike, I’m sorry babe but we can’t-

  • And we’d like to make

I’m sorry Mike, we there’s-

  • A contact 

(uh)

  • With you… baby]
[Radio All Hit! Bene, stai ascoltando Radio All Hit
Ci sono 53 gradi ed è l’1:30
E ora sulla nostra linea tutte le richieste.
Ho qui Mike Ledgerwood al telefono;
Ehi, bello, cosa vorresti ascoltare?

  • Abbiamo osservato la vostra Terra

Ehi bello, mi dispiace, non ti sento bene
Devi parlare un po’ più vicino al telefono
Va bene, bello? Di nuovo, cosa vorresti sentire?

  • Stiamo osservando la vostra Terra

Ehi Mike, mi dispiace bello, ma non è nella nostra playlist
E a proposito, hai una gran voce al telefono
Comunque, se ci fai [un’altra] richiesta
Saremo felici di mettere il disco per te, bello
Quindi, sentiamo!

  • Stiamo osservando la vostra Terra

Uh, ascolta Mike, mi dispiace bello ma non possiamo…

  • E vorremmo prendere

Mi dispiace Mike, noi –

  • Contatto

(uh)

  • Con voi… bello]
In your mind you have capacities, you know
To telepath messages through the vast unknown
Please close your eyes and concentrate
With every thought you think
Upon the recitation we’re about to sing
Nella tua mente hai delle capacità, lo sai
Per mandar messaggi telepatici attraverso il vasto ignoto
Per favore, chiudi gli occhi e concentrati
Con ogni pensiero che pensi
Al momento di declamare, stiamo per cantare
Calling occupants of interplanetary craft
Calling occupants of interplanetary, most extraordinary craft
Calling occupants of interplanetary craft
Calling occupants of interplanetary craft
Calling occupants of interplanetary, most extraordinary craft
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie,
Chiamata per gli occupanti delle più straordinarie navi interplanetarie,
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie,
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie,
Chiamata per gli occupanti delle più straordinarie navi interplanetarie.
You’ve been observing our Earth
And we’d like to make
A contact with you
We are your friends
Calling occupants of interplanetary craft
Calling occupants of interplanetary, ultra emissaries
Avete osservato la nostra Terra
E vorremmo prendere
Contatto con voi
Siamo vostri amici
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie
Chiamata per gli occupanti degli ultra emissari interplanetari
We’ve been observing your Earth
And one night we’ll make
A contact with you
We are your friends
Calling occupants of interplanetary, quite extraordinary craft
Abbiamo osservato la vostra Terra
E una notte prenderemo
Contatto con voi
Siamo vostri amici
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie, davvero straordinarie
And please come in peace, we beseech you
Only our love we will teach them
Our Earth may never survive
So do come, we beg you
E per favore, venite in pace, vi supplichiamo
Solo il nostro amore gli insegneremo
La nostra Terra potrebbe non sopravvivere
Quindi venite, vi preghiamo
Please, interstellar policeman
Oh won’t you give us a sign
Give us a sign
That we’ve reached you
Oh do
Per favore, poliziotto interstellare…
Oh, non vuoi darci un segno?
Dacci un segno
Che ci hai ricevuti!
Oh, fallo!
With your mind you have ability to form
And transmit thought energy far beyond the norm
You close your eyes, you concentrate
Together, that’s the way
To send the message we declare World Contact Day
Con la tua mente hai la capacità di formare
E trasmettere l’energia del pensiero ben oltre il normale.
Chiudi gli occhi, concèntrati.
Insieme, questo è il modo
Per inviare il messaggio, dichiariamo la Giornata Mondiale del Contatto
Calling occupants of interplanetary craft
Calling occupants of interplanetary craft
Calling occupants of interplanetary, most extraordinary craft
Ah ah ah ahh
Ah ah ah ahh
Ah ah ah ahh
Calling occupants
Calling occupants
Calling occupants of interplanetary, anti-adversary craft
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie,
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie,
Chiamata per gli occupanti delle più straordinarie navi interplanetarie.
Ah ah ah ahh
Ah ah ah ahh
Ah ah ah ahh
Chiamata per gli occupanti
Chiamata per gli occupanti
Chiamata per gli occupanti delle navi interplanetarie, navi anti-avversari.

 

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