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Pastiglie di iodio e paure nucleari su Chernobyl: intervista a Silvia Kuna Ballero

Silvia Kuna Ballero, laureata in astrofisica, è comunicatrice della scienza e collabora con WonderWhy, il Tascabile, Scientificast. La trovate al sito https://www.silviakuna.com/ e su Instagram come The Critical Martian, ma vi consigliamo anche il suo intervento su Radio CICAP. Sofia Lincos l’ha intervistata per noi.

In questi giorni molti quotidiani hanno scritto che la centrale di Chernobyl potrebbe rilasciare di nuovo sostanze radioattive. Qual è la situazione attuale? Cosa c’è attualmente a Chernobyl?

SIlvia Kuna Ballero.

Ieri la centrale è rimasta senza alimentazione di corrente esterna. Hanno ancora i generatori diesel che possono fornire corrente per 48 ore dall’interruzione di corrente. Attualmente la centrale non è più attiva: il combustibile nucleare è ancora sul sito, opportunamente schermato e raffreddato ad acqua che viene mantenuta a una temperatura costante di circa 20 gradi. Il timore era che, mancando l’energia elettrica, il sistema di raffreddamento non funzionasse, portando all’evaporazione dell’acqua e all’esposizione delle barre con conseguente rilascio radioattivo. In realtà, poiché la centrale è spenta da 22 anni, le barre non sono abbastanza calde e c’è abbastanza acqua da evitare questa eventualità.

Tuttavia, se il personale rimane al buio, questo costituisce un problema per i lavori di manutenzione ordinaria e per la stessa sicurezza del personale, che – ricordiamo – non riceve il cambio turno da 13 giorni e può comunicare con l’esterno solo per via mail. Inoltre i sistemi di monitoraggio sono spenti. Anche se il rischio di un evento di dispersione radiologica resta molto remoto, non è una situazione regolare e non si possono escludere imprevisti anche di altra natura, tenendo conto anche del contesto di occupazione nemica.

Sarebbe possibile, nel 2022, un evento come quello del 1986?

Si dice spesso che il rischio zero non esiste, ma in questo caso non è fisicamente possibile un evento come quello del 1986, che avvenne col reattore acceso, sistemi di sicurezza disattivati e in seguito a una ben precisa sequenza di azioni sconsiderate e violazioni dei parametri di sicurezza. Le condizioni che hanno portato a quell’incidente non si potrebbero ricreare nemmeno volendo, nemmeno in uno dei reattori rimanenti dello stesso modello ancora attivi (RBMK) che si trovano su territorio ex-sovietico, dato che sono stati modificati in modo da correggere le eclatanti instabilità che hanno contribuito all’incidente del 1986. Tanto meno in un reattore di modello diverso come quello di Zaporižžja.

Molte persone, in questi giorni, sono corse a far scorte di pastiglie di ioduro di potassio. Di cosa si tratta? In cosa consiste il suo effetto “anti-radiazioni”?

Si tratta di un composto che dovrebbe esplicare un effetto protettivo sulla tiroide in caso di contaminazione radioattiva proveniente dall’esplosione di una bomba atomica o da un incidente nucleare grave. Infatti, in entrambi i casi viene prodotta una forma di iodio altamente radioattiva, lo iodio-131, che andrebbe ad accumularsi nella nostra ghiandola tiroide (che ha appunto la funzione di immagazzinare lo iodio) aumentando il rischio di lesioni anche tumorali specialmente nei bambini e nelle persone predisposte. Le pastiglie di ioduro di potassio forniscono iodio stabile all’organismo che, andando a competere con lo iodio radioattivo, ne ostacolerebbero l’assorbimento e fissazione nella tiroide.

Sono un comune presidio di profilassi in caso di esposizione alla radioattività, da prendersi però soltanto in occasione dell’esposizione, perché non sono efficaci se prese giorni prima, e hanno effetti collaterali.

Gli integratori di iodio che si comprano in farmacia sarebbero adatti allo scopo?

Intendendo con integratori quelli che vengono utilizzati per compensare carenze di iodio, diciamo che male non fanno, e senz’altro è meglio partire da una situazione in cui l’apporto di iodio è normale e non carente, ma non sono assolutamente sufficienti per proteggersi da un evento radiologico.

Ci sono controindicazioni se l’assunzione avviene al di fuori di una situazione di emergenza?

Sì, ci sono effetti collaterali il cui rischio ovviamente aumenta col dosaggio. Alcuni sono temporanei, come disturbi gastrointestinali e della mucosa orale, eruzione cutanea, iperstimolazione e infiammazione delle ghiandole salivari, rallentamento reversibile della funzionalità tiroidea; ma per chi ha problemi nella funzionalità della tiroide (e molti di noi potrebbero averne senza esserne consapevoli) uno squilibrio nell’assunzione di iodio potrebbe comprometterla in modo definitivo.

Inoltre, attenzione quando si è in gravidanza: le donne gestanti hanno un maggior assorbimento di iodio, quindi sono tra le prime a dover beneficiare di una iodoprofilassi in caso di esposizione allo iodio radioattivo; ma lo ioduro di potassio è anche un possibile teratogeno, cioè esiste un rischio (non ben noto) che causi malformazioni al feto. Perciò, i benefici superano grandemente i rischi in caso di un evento radiologico ma vale il contrario quando questo evento non c’è. Perciò per loro è tanto più importante attenersi alle indicazioni del medico o della autorità mediche (o della protezione civile, nel caso).

L’Italia ha un piano di emergenza in caso di “allarme radioattività”? Cosa prevede?

Sì, l’Italia ha un piano di emergenza radiologica che è stato proprio aggiornato di recente e che è un’estensione dei normali piani da mettere in atto nel caso in cui si verifichi un incidente alle sorgenti radioattive presenti sul territorio (apparati di ricerca, reparti di medicina nucleare, ecc.). L’estensione riguarda le azioni da intraprendere nel caso si verifichi un incidente in una centrale nucleare; non ne abbiamo sul nostro territorio, ma ce ne sono alcune a distanze inferiori ai 200 km dai nostri confini in Francia (St. Alban), Svizzera (Gösgen) e Slovenia (Krško).

Nel caso di un incidente che si verifichi a queste distanze, si predispongono una serie di misure che dipendono dal percorso della dispersione radioattiva e che possono includere, tra le altre cose, la richiesta di chiudersi in casa, con finestre chiuse e sistemi di ventilazione spenti, il monitoraggio e controllo della filiera alimentare, l’esclusione di alcune derrate fresche e il ricorso (molto) temporaneo a cibi e foraggi conservati, a cui appunto andrebbe ad aggiungersi la iodoprofilassi.

In caso di incidenti in Europa ma a distanze maggiori sarebbero predisposte le misure di controllo della filiera ma non sarebbe necessario chiudersi in casa. Infine, per incidenti al di fuori dei confini europei ci sarebbero soltanto controlli sui prodotti d’importazione dalle zone interessate.

Quali fonti ci consigli di seguire per informarci correttamente?

Per gli aggiornamenti su Černobyl o sulle altre centrali ucraine io seguo sempre le dichiarazioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (https://www.iaea.org/ukraine-conflict) integrate, se serve, dalle agenzie nazionale per la sicurezza nucleare e radioprotezione di altri paesi europei. Per chi è interessato al versante militare, ossia al rischio legato all’uso delle armi nucleari in guerra, il riferimento è il Bulletin of the Atomic Scientists (thebulletin.org), che affronta anche il rischio radiologico in seconda istanza.

Immagine in evidenza: da Piqsels.com – pubblico dominio

Un pensiero su “Pastiglie di iodio e paure nucleari su Chernobyl: intervista a Silvia Kuna Ballero

  • Abbiamo finora visto fughe radioattive importanti e pericolose a livello Mondiale per 1) errore umano 2) eventi catastrofici naturali. Ci mancava la Guerra. Ora siamo vicini a vedere la realizzazione di questo timore, che in teoria sapevamo già, ma non ha impedito la costruzione di centrali nucleari, anche in Israele e Iran, terre con marcato rischio bellico. Molti di Voi del CICAP (ricordo la compianta, simpaticissima Margherita Hack) sono restii a sopprimere tutte le centrali nucleari esistenti e a non costruirne più. Almeno la ricerca Nucleare non sopprimiamola, dite. E prima di questa Guerra e del Covid stava crescendo rapidamente il partito trasversale dei riapertori di Centrali Nucleari anche in Italia: l’ Elettrificazione dell’ Auto, partita in automatico dietro la Cina e mai dibattuta a livello Politico, non vedo come possa realizzarsi senza aprire una grossa quantità di nuove centrali nucleari. E’ comunque vero che il sopprimere la Guerra (non solo quella, in corso, tra la vecchia NATO e la nuova URSS, ma tutte quante) diminuirebbe talmente tanto tanti rischi, che se qualcuno me lo facesse accetterei, in cambio, anche le centrali nucleari. Tornando, più realisticamente, a Chernobyl, è moltissimo pericolosissima, perché il sarcofago è instabile e stabilizzarlo costa un miliarduccio di dollari. Vi rimando alla scheda di Wikipedia, finché le avremo gratis.

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