La Stazione Spaziale Internazionale rischia di precipitare a causa della guerra in Ucraina?
Il direttore generale dell’agenzia spaziale russa Dmitrij Rogozin è un politico navigato. È stato vice primo ministro e ambasciatore russo alla NATO. Ha un profilo Twitter sul quale le sparate nazionaliste e gli attacchi all’Occidente sono all’ordine del giorno.
Recentemente Rogozin ha minacciato che la Russia potrebbe uscire dal programma della Stazione Spaziale Internazionale se non saranno cancellate le sanzioni decise dall’Occidente in seguito alla guerra in Ucraina. Poche settimane fa aveva annunciato di non poter più garantire il riposizionamento della ISS sulla sua orbita corretta, cosa che aveva portato i più allarmisti tra i nostri giornali a paventare un imminente crollo della stazione.
Che cosa c’è di vero in queste minacce?
Ricordiamo che la ISS è stata costruita a partire dal 1998, con un ruolo centrale dei russi: la Russia è infatti la nazione con più esperienza nel campo delle stazioni spaziali e i primi moduli della ISS ad andare in orbita sono stati i suoi. La decisione di coinvolgere la Russia nella stazione spaziale internazionale fu una felice intuizione di Clinton, che aveva lo scopo di impegnare gli esperti ex sovietici di missilistica in un progetto pacifico di cooperazione internazionale, per evitare che prendessero altre strade più pericolose. Oltre a Russia e Stati Uniti, partecipano dall’inizio alla Stazione Spaziale Internazionale Europa, Giappone e Canada (non la Cina). La cooperazione tra nazioni che fino a pochi anni prima erano state avversarie nella guerra fredda, non solo per l’assemblaggio della stazione spaziale, ma anche per il raggiungimento dei suoi obiettivi scientifici, è stata un successo senza precedenti che ha contribuito a migliorare per molti anni le relazioni internazionali.
Ora il clima è completamente cambiato. A che cosa si riferiscono le minacce di Rogozin? La Stazione Spaziale Internazionale tende a perdere lentamente quota a causa dell’attrito con l’atmosfera che, pur molto più tenue che al livello del mare, a 400 km di altitudine ha ancora un effetto significativo.
La Russia ha tuttora la responsabilità di mantenere la ISS nell’orbita corretta rialzandone periodicamente la quota con manovre dette reboost svolte dal veicolo Progress. Se dovesse smettere di farlo, nel giro di qualche mese o al massimo qualche anno la ISS perderebbe quota fino a precipitare nell’oceano.
Tuttavia, come ha spiegato Paolo Attivissimo, non c’è motivo di preoccuparsi: in primo luogo i tweet di Rogozin sono una cosa e la realtà è un’altra e la Russia ha continuato anche recentemente a prendersi cura della ISS e a fare le necessarie manovre di reboost. Sulla ISS ci sono anche astronauti e esperimenti russi da proteggere. Inoltre, queste manovre possono essere svolte anche da veicoli di altri paesi, come Cygnus (veicolo americano con un importante contributo italiano) e la NASA si sta attrezzando per essere sempre più indipendente dalla Russia anche in questo campo.
Ma nelle parole di Rogozin c’è anche qualcosa di vero. Per ragioni politiche l’era dell’esplorazione spaziale unitaria sta volgendo al termine e presto torneremo ad avere una corsa allo spazio tra blocchi contrapposti. La stazione spaziale Lunar Gateway che è in corso di preparazione da alcuni anni ha gli stessi partner della ISS tranne la Russia, che ha dichiarato di voler svolgere un proprio programma di esplorazione lunare in collaborazione con la Cina. Anche la privatizzazione di diversi settori dell’astronautica in corso negli Stati Uniti cambia radicalmente il panorama rispetto all’epoca in cui è stata concepita la ISS: la Russia non ha più il monopolio sul supporto logistico alla Stazione Spaziale Internazionale, che di conseguenza non le garantisce più i guadagni di un tempo.
Per gli scienziati e i tecnici occidentali è certamente una grave perdita che la Russia esca dalla collaborazione spaziale internazionale e che la Cina non ci sia mai entrata, ma la competizione tra due blocchi potrebbe accelerare il progresso dell’esplorazione spaziale, come è già accaduto in passato.
Immagine da Flickr, NASA Johnson, licenza CC BY-ND-NC