L’universo e Margherita – Intervista a Steno Ferluga su Margherita Hack
Cent’anni fa, il 12 giugno 1922, nasceva a Firenze Margherita Hack, grande divulgatrice e astrofisica, tra i fondatori del CICAP. Per conoscerla meglio abbiamo intervistato il suo collega Steno Ferluga, ex presidente della nostra associazione, che ha lavorato con lei presso l’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Steno, hai lavorato per tanti anni con Margherita Hack. Quali sono i tuoi ricordi professionali più importanti con lei? E quelli personali?
I mie ricordi professionali con Margherita Hack sono innumerevoli e riguardano soprattutto il lavoro di ricerca, rivolto allo studio di alcune stelle peculiari, tra cui la misteriosa Epsilon Aurigae. Si partiva dalle osservazioni in Francia (con i telescopi dell’Alta Provenza) e in Spagna (con il satellite astronomico IUE), poi svolgevamo a Trieste l’analisi dei dati – fatta ancora a mano – e infine scrivevamo gli articoli scientifici per le riviste internazionali. Ma non solo la ricerca era oggetto di collaborazione, in quanto Margherita all’epoca era direttore dell’Osservatorio di Trieste, nonché professore di Astronomia all’università: questo arricchiva le possibilità di incontri, lezioni, tesi di Laurea, conferenze.
Margherita Hack era una persona piena di interessi anche diversi, quali erano secondo te quelli più importanti per lei? E ce n’è qualcuno meno noto al pubblico?
La Hack aveva innumerevoli attività e impegni in ambito culturale, sociale e politico. Essendo molto nota e apprezzata a livello popolare, veniva continuamente coinvolta in iniziative pubbliche, dove lei era il personaggio di richiamo: eventi mediatici, spettacoli, trasmissioni televisive. Non si tirava mai indietro e partecipava con entusiasmo, soprattutto se vi erano finalità etiche: la difesa della giustizia, dei deboli, degli animali. Si faceva coinvolgere, finanche con ingenuità, in tutte le proposte che avessero un risvolto politico progressista: era stata addirittura eletta al Palamento (salvo poi subito dimettersi).
Margherita Hack è stata per molti anni garante scientifico del CICAP, a cui è stata vicina fin dai primi anni. Come è avvenuto il suo coinvolgimento nel comitato?
Semplice, a coinvolgerla è stato il suo inseparabile marito Aldo de Rosa! Lui era il compagno di tutta la vita (70 anni di matrimonio) che nell’ombra la ha consigliata, sostenuta, aiutata in ogni sua attività. Personalmente, nei riguardi di Aldo nutro un’ammirazione senza eguali: aveva cultura e intelligenza assolutamente superiori.
Margherita Hack ha sempre sostenuto i valori della scienza, contro le pseudoscienze. Hai qualche aneddoto da raccontarci?
Il razionalismo della Hack aveva un fondamento anche familiare. Infatti suo padre, Roberto Hack, era teosofo e fu anche presidente della Società Teosofica italiana. Margherita, pur ammirando il padre nelle sue conferenze teosofiche di “gran successo” (come diceva lui), si ribellava a tale concezione vagamente mistica del mondo, perché la considerava futile e inconsistente.
Se il suo impegno politico, sociale e a sostegno della scienza sono un più noti pubblico generalista, forse è meno conosciuta la sua attività professionale nel campo dell’astronomia e dell’astrofisica. Puoi dirci qualcosa in più sul suo lavoro?
È vero, paradossalmente Margherita Hack è più conosciuta per le attività pubbliche collaterali, anziché per il lavoro scientifico che era centrale nella sua vita. Innanzitutto perché il suo impegno sociale è stato veramente rimarchevole: la Hack ha affermato valori etici tra i più elevati, come libertà, giustizia, parità di genere, difesa dei deboli, rispetto per gli animali. D’altra parte, sul versante scientifico, è vero che il nome di Margherita Hack non si lega ad una scoperta particolare (come ad esempio la radioattività per Marie Curie). Tuttavia i suoi contributi originali e innovativi in campo astrofisico sono innumerevoli: spettroscopia ultravioletta, stelle peculiari, doppie simbiotiche (con una sterminata serie di pubblicazioni scientifiche, articoli, revisioni e atti di congressi).
Aggiungo un aspetto meno noto della figura di Margherita Hack, che ho avuto modo di apprezzare grazie all’amicizia sorta fra Margherita e mia moglie Patrizia (per il comune amore verso gli animali). La Hack aveva un aspetto del carattere che non ostentava, ma che era sempre presente: una ingenua fiducia e generosità verso tutti (di cui alcuni hanno anche abusato). Lei praticamente, oltre alla casa e ai libri, non possedeva nulla; non le interessavano divertimenti, viaggi o beni materiali e vestiva in modo trasandato. Siccome non aveva figli e godeva di buone disponibilità economiche (grazie allo stipendio e ai diritti d’autore), elargiva denaro a chi pensava bisognoso: non solo associazioni benefiche, ma anche vicini di casa, studenti, colleghi o semplici conoscenti.
Immagine: Margherita Hack al Festival della Creatività di Firenze nel 2008, foto di Cassinam da Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 3.0
Io Margherita Hack l’ho conosciuta poco più che superficialmente ma ricordo aneddoti ed apprezzamenti che faceva di lei il compianto Professor Gerolamo Fracastoro che è stato direttore di tesi della Hack e che, toscanaccio anche lui, ne parlava sempre con la più grande stima e ammirazione.