Intervista a Margherita Fronte, nuova consulente scientifica del CICAP
Con il recente allargamento della sua squadra di soci onorari e consulenti scientifici, il CICAP può contare sull’appoggio di tante figure professionali di alto profilo che aiuteranno a rendere sempre migliore il lavoro dell’associazione. Tra i nuovi consulenti c’è Margherita Fronte, giornalista esperta in tematiche ambientali, mediche e scientifiche per diverse testate nazionali, tra cui “Il Corriere della Sera” e “Focus”.
Dottoressa Fronte, come si può raccontare in maniera più accessibile e coinvolgente la scienza in Italia?
Il grande successo di tante iniziative divulgative a tema scientifico dimostra che in Italia c’è un grande interesse per la scienza, anche se la preparazione generale è spesso ancora carente. Coinvolgere le persone quindi non è difficile, ma la sfida vera inizia quando si passa dalla soddisfazione della semplice curiosità ai contenuti più complessi. Un metodo secondo me efficace per mantenere l’attenzione alta è quello di mescolare i temi “leggeri” a quelli che richiedono un impegno maggiore per essere compresi. In fondo, è la strategia che a ‘Focus’ usiamo da sempre e, nel nostro caso, funziona molto bene.
Il divulgatore scientifico deve tener conto anche dei mutamenti della società? Qual è la sua idea al riguardo?
Certamente sì, per due motivi. Il primo è che la scienza stessa è parte integrante della società, e cambia e si evolve con essa. Il secondo, più legato all’attività di divulgazione, riguarda la necessità di capire chi sono davvero i nostri interlocutori. Non riusciremo mai a raggiungere un ragazzo del 2022 se gli parliamo con un linguaggio e una modalità del 1980.
Il web e i social network sono ormai al centro della divulgazione scientifica. Quale approccio comunicativo suggerisce a chi aspira a essere un professionista dell’informazione?
I social media hanno un ruolo importantissimo. Ne abbiamo avuto una chiara testimonianza durante la pandemia: le bufale nascevano o si propagavano lì, e molti divulgatori si sono quindi spostati in quell’ambito per fare informazione. Questo però non significa che i media più tradizionali vadano abbandonati. I social media hanno infatti un grosso limite: per come sono strutturati, tendono a farci interagire con persone che la pensano sostanzialmente come noi. I pochi meritevoli che riescono a rompere quella barriera possono trovarsi poi in un’arena in cui si perde il senso dell’autorevolezza legata alle competenze. I media tradizionali invece mantengono ancora questa autorevolezza, che in tante situazioni può essere davvero preziosa. Credo che chi aspira a essere un professionista dell’informazione debba quindi partire dai media tradizionali e soltanto in seguito passare ai social media, che richiedono competenze comunicative non certo da principianti.
Quali sono le conseguenze più evidenti e gravi del dilagare della disinformazione sul web?
Con l’avvento dei social media, posizioni antiscientifiche che prima restavano marginali diventano invece molto evidenti e assumono importanza. Questo purtroppo può influenzare le scelte e le opinioni di persone che non hanno competenze scientifiche adeguate. Non di rado, poi, la popolarità di certe posizioni nate sul web, o diffuse tramite il web, influenza anche le scelte politiche.
Quali sono le strategie più utili per contrastare la disinformazione?
Il debunking è certamente un’attività necessaria, ma non è sufficiente. L’investimento più importante va invece fatto nella formazione, partendo dalle scuole ma anche rivolgendosi a chi a scuola non va più. In particolare, va spiegato il metodo scientifico. Chi lo conosce non cade facilmente nelle trappole della disinformazione.
Perché ritiene sia rilevante, in questo momento storico, la missione del CICAP? Quale contributo si prefigge di dare al lavoro dell’associazione?
Conosco il CICAP da molti anni e ho assistito alla sua evoluzione nel tempo. Si tratta di un’associazione che ha sempre messo al centro del suo operato il metodo, basato sulla verifica delle informazioni e sul metodo scientifico di cui parlavo prima. Per questo il suo contributo può essere rilevantissimo in un periodo in cui contrastare la disinformazione è diventato complesso. Il successo di iniziative come il CicapFest indica che la strada è quella giusta. Da parte mia, darò il massimo per dare visibilità all’associazione e per contribuire al dibattito, in particolare per quanto riguarda i temi che mi sono più vicini.