Intervista a Vincenzo Balzani, nuovo socio onorario del CICAP
Il CICAP ha recentemente annunciato la nomina di un nutrito gruppo di nuovi soci onorari e consulenti scientifici, figure che contribuiranno attivamente a garantire la qualità del lavoro dell’associazione. Tra i nuovi soci onorari c’è Vincenzo Balzani, chimico di fama internazionale, professore emerito dell’Università di Bologna, divulgatore scientifico, esperto in fotochimica, chimica supramolecolare e nanotecnologia molecolare. È noto anche per essere stato tra i ricercatori che hanno proposto la conversione dell’energia solare in energia chimica mediante la scissione foto-sensibilizzata dell’acqua in idrogeno e ossigeno.
Professor Balzani, a suo avviso, quanto è importante il lavoro del CICAP nell’Italia odierna e in che modo può essere reso più efficace?
A mio parere il lavoro del CICAP è molto importante perché viviamo in un mondo dove le troppe informazioni che riceviamo, spesso contraddittorie, non ci permettono di capire come in realtà stanno le cose. Ci vuole quindi una fonte scientifica che faccia chiarezza. La mia impressione è che il CICAP sia molto autorevole ma non abbastanza conosciuto. Sarebbe necessario che gli esperti dell’associazione fossero chiamati in causa più spesso dai giornali per dare il loro punto di vista sugli argomenti che man mano affiorano.
Che tipo di contributo ritiene di poter apportare all’associazione?
Posso offrire un contributo a chiarire certi problemi di scienza in generale e di chimica in particolare e anche sui temi energia-risorse-ambiente.
Lei è impegnato in attività di divulgazione scientifica sul rapporto scienza-società e scienza-pace. In un periodo storico come quello attuale, che significato e che importanza rivestono questi due binomi?
La scienza e la pace sono elementi fondamentali per il progresso della società e sono anche strettamente collegati. Una scienza che si sviluppi svincolata dai bisogni della società, fra i quali quello fondamentale della pace, non ha senso. I laboratori dove si sviluppa la scienza devono avere sempre ampie finestre aperte per guardare, capire i problemi della società e contribuire a fornire risposte per risolverli. Quello della pace è, a tutti i livelli della società e in tutti i tempi, il primo problema che la scienza deve contribuire a risolvere. Purtroppo, come ben sappiamo, spesso accade il contrario.
In che modo ci si può rivolgere ai più giovani per avvicinarli ai temi della scienza e dell’attendibilità delle fonti d’informazione?
Bisogna innanzitutto guadagnare la loro fiducia con quello che si dice, si scrive e si fa, facendo capire che nella scienza bisogna sempre tener vivo il dubbio, senza pretendere di dare risposte definitive. È necessario abituarli a esaminare con spirito critico le fonti d’informazione, chiedendo aiuto a scienziati che hanno una vasta e collaudata carriera alle spalle. È anche importante tenere a mente che, spesso, le verità scientifiche vanno contro la comune intuizione e notare anche che, senza una base di informazione scientifica, la moderna tecnologia può portare a credere nella magia.
Quale può essere un approccio comunicativo adatto ad attirare l’attenzione del pubblico su temi quali la crisi energetico-climatica?
Penso che in tutti i campi della scienza l’approccio migliore per attirare l’attenzione del pubblico sia l’uso congiunto di parole e immagini, come in una presentazione su Power Point. C’è un proverbio che dice: ‘Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo’ (la terza azione vale per insegnare, ma non si addice alla divulgazione). Per far capire la gravità della crisi energetico-climatica occorrono fotografie, immagini e diagrammi molto esplicativi. Bisogna far capire che essa è strettamente legata al tipo di energia che si usa ed è il pericolo più grave per l’umanità.
“La scienza e la pace sono elementi fondamentali per il progresso della società e sono anche strettamente collegati. Una scienza che si sviluppi svincolata dai bisogni della società, fra i quali quello fondamentale della pace, non ha senso.” Molto, molto bello e vero. Io andrei oltre dicendo che la Ricerca Scientifica oggi è totalmente asservita all’ Economia e alla Ragion Di Stato, e quindi, alla Guerra. Ma spero sempre che sia solo una delle mie tante opinioni complottistiche e, di conseguenza, sbagliate. Grazie, Prof. Balzani.