Un ricordo personale di Piero Angela oltre il CICAP
Fin da quando ero uno studente alle prime armi, ricordo bene che appena tornavo a casa – magari mentre mangiavo un piatto di pasta al sugo che mia mamma mi faceva trovare pronto e fumante – mi mettevo davanti alla televisione per seguire – rapito – «Il mondo di Quark», il noto programma di divulgazione scientifica, ideato da Piero Angela (nato da una costola di «Quark» – Viaggi nel mondo della scienza), che andava in onda dal lunedì al venerdì, dalle 14:00 alle 15:30 circa, e trasmetteva i documentari naturalistici di produzione estera di cui ero (e sono) follemente innamorato. Pur essendo un ragazzo che andava a scuola volentieri e a cui piaceva studiare (ma non ero un “secchione”, tengo a sottolinearlo), nulla mi dava più diletto che seguire la ricca e stimolante introduzione di Angela per poi gustarmi il documentario che mi consentiva di viaggiare ovunque nel mondo della natura, pur restando sul divano del salotto. E iniziavo a fantasticare che un giorno mi sarei recato proprio in quel luogo mostrato nel video, e magari avrei fatto delle immersioni nelle calde e cristalline acque tropicali per filmare, anche io, quella particolare specie animale o vegetale. La sensazione da me provata è stata comune a tre generazioni, viaggiando da quei primi incontri televisivi, fino all’ultima serie di «Superquark», in questa estate del 2022.
Piero Angela iniziava, così, a divulgare la scienza perché «bisogna stare dalla parte degli scienziati per i contenuti e dalla parte del pubblico per il linguaggio», disse nel 1995 in un programma televisivo che si chiamava «Controluce». E fu il primo a diffondere il lemma “Quark”, che conoscevano soltanto i fisici specialistici come una particella elementare che costituisce la materia. Ma in questo caso diventava una sorta di metafora dell’intento che il giornalista torinese si era prefissato: spiegare in modo elementare (ma assolutamente non banale) sistemi spesso complessi come i meccanismi dei fenomeni naturali e del metodo scientifico. Diceva spesso che in Italia si insegnano le materie scientifiche, ma non la Scienza, ovvero il metodo e il suo modo di funzionare (una filosofia della scienza e una filosofia della tecnologia).
Ed essendo poi un musicista (suonava benissimo il pianoforte e amava il Jazz) e un lettore onnivoro di letteratura, filosofia, storia, architettura, archeologia, conosceva bene (e amava) anche la cultura umanistica: tutti conosciamo la notissima sigla delle sue trasmissioni. È nota come l’aria della suite numero 3 in re maggiore, di Johann Sebastian Bach, eseguita dalla band “The Swingle Singers”, un gruppo musicale nato in Francia e specializzato nel cantare “a cappella” (senza strumenti) brani di vari generi musicali, dai grandi classici fino agli arrangiamenti folk e pop. Insomma, siamo un po’ tutti cresciuti con le trasmissioni ideate e condotte da Piero Angela e la sua scomparsa lascia un grande vuoto; viene a mancare un punto di riferimento per molti di noi che amano imparare sempre cose nuove e a cui piace studiare, scrivere e raccontare la cultura agli studenti o al pubblico che ci legge. Ma i suoi insegnamenti resteranno scolpiti per sempre nelle nostre vite e la sua presenza ci accompagnerà fino alla fine del viaggio della vita.
Conobbi il grande divulgatore nel 2014, quando ebbi modo di contattarlo perché volevo intervistarlo appena uscito il suo libro dal titolo “Viaggio dentro la mente. Conoscere il cervello per tenerlo in forma” (RAI-ERI-Mondadori). Premetto che scrivevo per delle riviste specializzate di critica letteraria e di divulgazione (sia cartacee sia online): tra cui «Letteratura & Società», il «996», «Fili d’Aquilone», «LucidaMente», e proprio su quest’ultima testata online avevo avuto modo di fare delle chiacchierate sui massimi sistemi (e sui libri) con il matematico Piergiorgio Odifreddi, con l’ex astronauta Umberto Guidoni e poi con alcuni divulgatori (e amici) come Silvano Fuso, Luigi Garlaschelli, Massimo Polidoro e altri studiosi. Scrissi, così, una mail diretta al dott. Piero Angela, spiegandogli che mi avrebbe fatto piacere fare con lui una chiacchierata sul suo nuovo libro e poterla pubblicare proprio sulla rivista del CICAP. Dopo qualche giorno mi rispose che accettava con piacere e mi lasciava il suo numero di telefono. Il mio idolo, il mio modello di riferimento per la divulgazione scientifica (e non soltanto) non solo mi aveva risposto con simpatia e gentilezza, ma mi aveva addirittura lasciato il numero del suo cellulare personale. Ci sentimmo e organizzammo di fare l’intervista al telefono, dove io avrei dovuto prendere appunti, trascriverli e successivamente montare il testo per renderlo pronto per la stampa. Angela lo lesse e mi fece i complimenti per come avevo ricostruito la nostra chiacchierata telefonica (era sempre motivante e stimolante). L’articolo si può leggere a questo link.
Ma quello che vorrei ricordare di Piero in questo articolo – come egli stesso mi disse di chiamarlo quando ci sentimmo sin dalla prima volta – non sono tanto le collaborazioni editoriali o i nostri incontri culturali (che per me sono molto preziosi, naturalmente), ma soprattutto quanto ho potuto imparare da lui in otto anni di telefonate, chiacchierate e frequentazioni che mi hanno arricchito culturalmente e umanamente. Un gentiluomo di altri tempi che ho avuto l’onore e la fortuna di conoscere.
Nello stesso anno avevo iniziato a collaborare con la casa editrice C1V (acronimo di “C’era una volta”), e stava nascendo la collana di divulgazione scientifica curata da Armando De Vincentiis (socio emerito e consulente scientifico del CICAP), denominata «Scientia et Causa». Il primo volume pubblicato si intitolava «Vaccini, complotti e pseudoscienza. Tra fobia, disinformazione e consapevolezza», con prefazione di Silvio Garattini e i contributi di Sergio Della Sala, Silvano Fuso, Paolo Attivissimo, Cristina Da Rold, Sara Pluviano, Giovanni Ragazzini, Edoardo Altomare e Armando De Vincentiis. Pensammo che questo lavoro a più menti – organizzato per divulgare la cultura dei vaccini e far conoscere la disinformazione dilagante nel Web circa le pseudoscienze – potesse interessare proprio Piero Angela che si era occupato, tra le altre cose, proprio di preparare servizi televisivi su farmaci e sanità.
Parlai con Angela del progetto di una collana divulgativa e della presentazione del volume succitato che avremmo organizzato di fare presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi Tor Vergata di Roma. Entro pochi giorni, volume alla mano, io e l’editore, la dott.ssa Cinzia Tocci, fummo ospitati da Piero a casa sua, come fossimo vecchi amici che si ritrovano. Nel dicembre del 2015, così, Piero Angela fu ospite d’onore nell’Aula Fleming della facoltà, con il rettore Giuseppe Novelli (il genetista) che apriva la kermesse culturale e scientifica. Io partecipai con una relazione dal titolo «Cultura e vaccini: la patologia come fattore sociale e storico».
Piero era veramente una persona straordinaria, fuori dal comune, non soltanto per le qualità intellettuali che tutti conoscono, ma per essere un uomo semplice, alla mano, umile, che sapeva metterti a tuo agio con una battuta, un sorriso, uno sguardo. Un uomo di una educazione disarmante che con il suo modo di fare, metteva tutti d’accordo e incantava i suoi interlocutori, ma aveva l’intelligenza di ascoltare; qualità oggi, purtroppo, molto rara da trovare. Lui partiva dal presupposto che c’è sempre da imparare e qualcosa di nuovo da scoprire: modus operandi che ti permette di continuare a crescere culturalmente e di arricchirti di stimoli e entusiasmi sempre nuovi.
L’anno successivo ci incontrammo nuovamente per un progetto editoriale della stessa collana: parlare di giornalismo scientifico e pseudoscientifico in un libro divulgativo dove io – da semiologo – mi sarei occupato della comunicazione, del contrasto tra scienza e opinioni nei dibattiti televisivi, di come il pubblico recepisce certi messaggi in base a come si costruisce un discorso, dei talk show e via di questo passo. L’altro intervento sarebbe stato della giornalista scientifica Cristina Da Rold che avrebbe scritto un capitolo sul funzionamento del metodo scientifico e sui motivi per cui è bene fidarsi della scienza. Piero aveva l’entusiasmo di un ragazzo di trent’anni, ma con la preparazione e l’esperienza di un veterano: praticamente un supereroe.
Ci ritrovammo nuovamente nel salotto di casa Angela a parlare di un suo possibile contributo al libro che avevamo iniziato a scrivere (con un saggio introduttivo di Armando De Vincentiis): non sapevamo se gli avrebbe fatto piacere e così prendemmo il discorso un po’ alla larga, come si dice; ma fu nuovamente lui a toglierci dall’imbarazzo, dicendo: «Scriverò direttamente un capitolo, non farò soltanto una prefazione». E tutto questo dopo che ci aveva offerto dei cioccolatini gianduiotti che faceva arrivare direttamente da Torino. Ma il cioccolatino più dolce fu per noi proprio questo suo desiderio di prendere parte al libro.
E così lunedì 4 aprile del 2016, alle ore 10, presso l’aula Ennio Morricone (piena di studenti e docenti), della Macroarea di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata (ateneo presso il quale mi sono laureato in Letteratura Italiana nel 1998), ci ritrovammo nuovamente insieme al rettore Giuseppe Novelli e a tanti altri amici che intervennero per presentare il libro e i temi trattati (tra cui il Prof. Rino Caputo che ringrazio ancora per avermi aiutato a organizzare l’evento, che si può vedere integralmente online qui .
Ci tengo a precisare che Piero non volle nulla dal ricavato della vendita del libro, disse che lo faceva per passione e che dovevamo dividere tra noi giovani gli eventuali proventi.
Luoghi di incontro per lunghe chiacchierate sempre stimolanti, sono state spesso le automobili con cui ci spostavamo per raggiungere il posto di una conferenza, di un convegno o di una presentazione di un libro. Mi parlava di quando, in passato, si recava in loco per fare un servizio nella savana, di quando era corrispondente per il telegiornale della RAI da Parigi, di quando decise che la politica non faceva per lui perché era interessato a fare dei programmi di scienza che fossero alla portata di tutti, degli studi del figlio Alberto e di tante altre cose.
In più di una occasione andai a prendere Piero a casa sua con l’autista e una macchina messa a disposizione dall’editore Cinzia Tocci, presidente dei due convegni CNMP (Congresso Nazionale Medicina e Pseudoscienza). In quell’occasione ricordo che gli avevamo regalato dei cioccolatini particolari, e in macchina aprì la confezione e ne offrì prima uno all’autista, e dopo a me. Poi – mentre gustava il suo gianduiotto – mi disse, sorridendo, che ne era davvero goloso. Nell’aprile del 2017, dunque, presso l’Ergife Palace Hotel di Roma, si tenne il primo «Congresso Nazionale di Medicina e Pseudoscienza» organizzato dal gruppo C1V, dedicato al tema dei «Vaccini tra scienza e pseudoscienza nell’era 2.0» (e fake news, ovviamente). Tra i relatori ricordiamo Roberto Burioni, Silvio Garattini, Nino Cartabellotta, Gilberto Corbellini. Piero Angela doveva essere, come me, tra i partecipanti, ma poi alcuni imprevisti non ci permisero di prendere parte nemmeno da remoto. L’evento ha avuto il patrocinio morale dell’Istituto “Mario Negri di Milano, della Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano Medicina Basato sulle Evidenze) e della SITI, la Società Italiana Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica. Nell’aprile del 2018 il CNMP fece il bis con un secondo incontro presso l’Hotel Mercure di Spinaceto, dal titolo «Salute e Alimentazione tra scienza, miti e bufale». Questa volta Piero partecipò al Congresso con una relazione sulla comunicazione della scienza. Tra i partecipanti ricordiamo, Salvo di Grazia, Luigi Garlaschelli, Roberto Burioni, Silvano Fuso, Pellegrino Conte e altri studiosi.
E per concludere questa sinossi dei ricordi e delle mie esperienze con Piero Angela non posso esimermi dal rammentare, con affetto, il suo entusiasmo quando nacque la nuova collana divulgativa del Gruppo C1V, che a me piacque chiamare «Scientia et Litterae» con l’intento di coniugare, laddove possibile, l’Umanesimo con la Scienza e di trattare argomenti culturali alla portata di tutti. La collana che ho l’onore di curare, porta la firma, come prefatore-introduttore, di Piero Angela in tre volumi, scritti rispettivamente dallo scienziato dei materiali Ivan Davoli («Il paradiso dei Lillipuziani. Conversazioni sulle nanotecnologie»), dal gastroenterologo e consulente medico del CICAP, Giorgio Dobrilla («C’è sempre da imparare») e una lunga chiacchierata fatta con me nel febbraio di quest’anno che, una volta trascritta, è andata a far parte del mio ultimo libro, uscito tre mesi fa. Ricordo che quando uscì il primo volume della mia collana, andai a trovare Piero a casa per fargliene dono. Parlammo ancora dell’importanza di comunicare in modo semplice argomenti che debbono essere alla portata di tutti e del fatto che in Italia, non di rado, c’è l’opinione che se scrivi complicato, allora sei colto. Mi guardò, sorrise e poi disse, in perfetto romanesco (con un senso dell’umorismo meraviglioso): «Ma parla come magni»!
Ci siamo sentiti al telefono molte altre volte dopo la conversazione diventata un’intervista per il decimo volume della collana: sempre gentile e disponibile. E se aveva da fare quando lo chiamavi e non poteva usare il cellulare, ti richiamava appena poteva, scusandosi per non aver potuto rispondere. Il 2021 fu il settimo centenario della scomparsa del Sommo poeta Dante Alighieri, e Piero introdusse nella scaletta della rubrica “idee” del programma «Superquark», il mio libro dedicato a Dante. Come mi piace spesso ripetere, “un gentiluomo di altri tempi”. E nonostante ci fosse, ormai, una certa confidenza e un rapporto di amicizia, ogni volta che lo vedevo o lo sentivo, non riuscivo a scrollarmi di dosso quell’imbarazzo che si ha verso i giganti buoni, nonostante lui fosse tra le persone più semplici e alla mano che abbia mai conosciuto. Lo sentii al telefono, l’ultima volta, il 29 luglio scorso. Le cose da dire sarebbero ancora tante, come sarà per altre persone che hanno avuto la fortuna e l’onore di conoscerlo e frequentarlo; ma ci sarà modo, spero, di farlo in modo più ampio e articolato.
Io non so se sono un bravo docente e un divulgatore efficace, ma aver conosciuto bene Piero Angela mi ha, sicuramente, reso un uomo migliore. Ultimamente amava ripetere spesso (lo ha ricordato Alberto Angela nel discorso tenuto il 16 agosto in Campidoglio in occasione dei funerali) un aforisma di Leonardo, presente sul cosiddetto «Codice Trivulziano 2162», conservato nella Biblioteca che appartenne alla nobile famiglia dei Trivulzio nel Castello sforzesco di Milano: «Siccome una vita bene spesa dà un lieto dormire, così una vita bene usata dà un lieto morire».
Grazie di tutto, Piero. Buon viaggio
Come giustamente scrisse un sito, Piero Anglea dedicò tutta la sua vita e le sue abili doti di propagandista a fare della Scienza una vera e propria Religione.
Il fatto che questa analisi corretta provenga da un sito tradizionalista cattolico, e non come dovrebbe essere da uno che si occupa di scienza, dimostra purtroppo che la Scienza, quella Vera, non quella propagandata da Angela, sia in agonia.
Eccolo che è arrivato il Sommo che ha capito tutto del Mondo, della Scienza e delle Religioni.
Interessante però che legga Query: almeno tenta di informarsi un pochino.
ah quindi avrebbe dovuto parlarne in tono positivo, se questa era la loro posizione, sciocca come l’intera base delle religioni abramitiche.
Li davo per scontati i commenti piccati di qualche cicappino… del resto criticare Angela in questa sede è ancora peggio di scrivere critiche su San Pio in un forum di cattolici tradizionalisti.
Il livello di fanatismo è uguale…
qui non si tratta di fanatismo, ma di rispettare e riconoscere è stato importante ne panorama della divulgazione, visto che è grazie a lui se tantissimi ragazzi si sono avvicinati alla scienza, tutto ciò, e ben diverso dal venerare qualcuno. se poi a qualcuno rode il fatto che una maggiore cultura scientifica rende atei o agnostici, si faccia qualche domanda su ciò che crede.
Gentile Sig. Alfredo… Piero Angela non era un divulgatore scientifico, era un propagandista; che è ben diverso.
In moltissime trasmissioni televisive, pagate dal contribuente italiano (e questo rende la cosa decisamente ancora più grave !!), ha ampiamente dimostrato la sua partigianeria contravvenendo al suo ruolo di giornalista divulgatore.
se questo è quello che crede, che le posso dire, semplicemente che è quello che crede lei?
Non capisco dove si capisce che Cicap e Queryonline siano “cattolici”.
Il cicap è timido nel prendere posizione e vorrei che accomunasse esplicitamente le religioni alle superstizioni, però a buon intenditor..Non servono troppe spiegazioni. Sulla scienza assurta a religione, a volte, il cicap può dare sui nervi a chi vede più sfumature dell’unica posizione ufficiale. A me ha dato fastidio, durante la pandemia, il sostegno senza sfumature al green pass obbligatorio, quando poi sono venute fuori tutte le implicazioni governative e non sanitarie. Comunque meglio il cicap dei ciarlatani che spillano soldi ai disperati e sprovveduti.
Anche per il sottoscritto la religione è una superstizione…. solo che è una mia convinzione personale, non certo una certezza come la legge di Coulomb.
Per esempio mia moglie, cattolica praticante al contrario del sottoscritto, la pensa in maniera diametralmente opposta.
La sua pretesa di voler accomunare la religione alla superstizione riflette solo lo stesso identico dogmatismo che, a parole, vorrebbe combattere.
Affermare che la religione è semplice superstizione o no non è come affermare che la pizza margherita è buona o no, non è un affermazione soggettiva. Chieda a sua moglie perché non crede in Baal, in Vidarr o in Quetzalcoatl.
Caro Alfredo, prendilo come un divertimento personale, una boutade, o una “superstizione”. Le Divinità adorate nel Mondo prima della Incarnazione di Gesù esistevano ed esistono veramente. Una parte era benigna verso di noi, una parte eran Demoni. Il Dio degli Ebrei, che tutti li ha creati, si è manifestato anche prima, ma all’ Epoca di Abramo ha fondato un Popolo di Suoi Devoti. Si è incarnato come Gesù all’ interno di questo Popolo è ha fondato una Religione che completa quella degli Ebrei. Io, quindi, credo anche in Quetzacoatl (ma senza la Elle, quello con la Elle non lo conosco) e in Giove, ma obbedisco solo a Gesù. Gli altri sono superati su questo Pianeta, e torneranno solo se si dovesse ricominciare tutto da capo. La mia e quella della Sig.ra (di) Davide è una Superstizione, ovvero il residuo di una antica credenza falsa, solo se ora Gesù non torna, sotto altra veste, a imporre la Sua Volontà agli Uomini, Te e Davide compresi. Altrimenti non è una Superstizione, ma Scienza.