6 Novembre 2024
I segreti dei Serial Killer

I segreti dei Serial Killer: gli imprendibili – l’uomo con l’ascia

In ambito statunitense, gli assassini seriali più celebri hanno agito nella seconda metà del Novecento. Ci sono diversi studi che riferiscono di una vera e propria esplosione del fenomeno tra gli anni ’50 e gli anni ’80, con un progressivo calo nell’ultima parte del secolo. Lo studioso Colin Wilson associa lo sviluppo dell’industrializzazione e i profondi e rapidi cambiamenti della società occidentale al conseguente progressivo aumento dell’omicidio in serie. [1]

A partire dagli anni ’90 si registra invece un forte aumento dei cosiddetti assassini di massa (mass murderer) di diverso tipo, da coloro che agiscono a scuola a quelli che colpiscono i membri della famiglia o luoghi pubblici particolarmente affollati. Tra gli episodi più celebri e orrendi ad esempio si può ricordare la strage del liceo Columbine nel 1999, ad opera di Eric Harris e Dylan Klebold, episodio assurto agli onori della cronaca di tutto il mondo.

Ma cosa succede nell’America della prima parte del ‘900? Quando non esiste uno studio sistematico di questo tipo di criminali, associati allora indistintamente agli assassini di massa? Quando i mezzi investigativi sono rudimentali rispetto a quelli moderni?

È in questi anni che avvengono diverse scie di delitti estremamente inquietanti che rimangono senza colpevole. Molte volte, raccontando questi fatti, si sfumano i confini tra la realtà e la fantasia.

Tra quelli più noti troviamo ad esempio, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, il caso di Belle Gunness, una norvegese naturalizzata statunitense che rientra a pieno titolo tra le vedove nere, ovvero quei seriali che mietono vittime nell’ambito familiare, colpendo ad esempio i mariti, le mogli, i figli, gli amici o gli ospiti. Belle ha lasciato dietro di sé almeno 28 vittime, ma prima di venire scoperta diede fuoco alla sua fattoria, uccidendo i suoi figli e lasciando il cadavere di una non identificata donna senza testa, per far credere di essere perita nell’incendio. In seguito, scomparve facendo perdere ogni traccia. [2]

In altre vicende non si ha nemmeno la soddisfazione di capire chi sia il colpevole e quale sia il suo movente, come ad esempio il Macellaio Pazzo di Kingsbury Run che ha insanguinato Cleveland negli anni ’30, i “Delitti del chiaro di luna” commessi dal Fantasma di Texarkana e nella storia ormai leggendaria dell’Uomo con l’Ascia di New Orleans. [3]

Un incubo notturno

Tutto comincia il 23 maggio del 1918, nella città di New Orleans, nello stato della Louisiana, lungo il fiume Mississippi. All’alba, in Magnolia Street, vengono scoperti i corpi orribilmente straziati dei coniugi Joseph e Kate Maggio, di origine siciliana. La coppia è stata assassinata nel sonno, a letto, con un unico colpo di ascia alla testa. L’assassino li ha finiti tagliando loro la gola con un rasoio affilato.

Dalle indagini, emerge che il killer sia entrato in casa aprendosi un varco nella porta sul retro dell’abitazione, forse utilizzando un cacciavite e la medesima ascia del delitto, la quale apparteneva ai coniugi Maggio. Alcuni abiti insanguinati, trovati accanto ai corpi, fanno pensare che il killer si sia cambiato sul posto. La casa non è stata svaligiata.

I cadaveri vengono ritrovati dai fratelli del signor Maggio. In un primo momento si pensa che potrebbe essere un delitto in ambito familiare e vengono sospettati proprio i fratelli, ma non si arriva mai ad accuse formali, mancando prove e movente.

New Orleans è una città allegra, festosa e vivace. Non è certo priva di criminalità, ma non è abituata a un omicidio così efferato e senza alcun motivo chiaro.

Ad infittire il mistero, si aggiunge un inquietante particolare, una scritta eseguita sull’asfalto con un gessetto poco distante dal luogo del duplice delitto:

“La signora Maggio si siederà come la signora Toney stasera”.

Non è mai stato decifrato il significato di questa frase, né si è scoperto se l’autore fosse effettivamente l’assassino.

La mattina del 28 giugno del medesimo anno, un droghiere di nome Louis Besumer viene soccorso, ferito alla testa, dal panettiere che era passato per la quotidiana consegna del pane. L’uomo chiede aiuto sia per sé che per la compagna, Anne Harriet Lowe, e afferma di essere stato aggredito da qualcuno armato di ascia. Anche la porta del droghiere è stata forzata, è stato rimosso un pannello di legno, come nel delitto Maggio. Besumer sopravvive all’aggressione, ma la compagna è stata ferita in modo più grave e muore dopo settimane di delirio. In ospedale indica il compagno come suo aggressore, accusandolo di essere una spia tedesca. Per quanto sia chiaro che la Lowe non fosse lucida, Besumer viene arrestato e processato, ipotizzando che la sua ferita alla testa, molto più lieve di quella della donna, fosse autoinflitta, ma viene dichiarato innocente nel maggio del 1919. La vicenda crea molto scandalo e getta la città nel terrore. I giornali versano fiumi di inchiostro su questo misterioso assassino con l’ascia, che battezzano Axe-man o Axman.

L’ombra vestita di nero

La notte del 5 agosto 1918, la signora Schneider, 28 anni e incinta all’ottavo mese, viene trovata dal marito (o dalla sorella secondo alcune fonti) nel letto coniugale ferita gravemente alla testa. La donna sopravvive e partorisce una bambina sana pochi giorni dopo il tentato omicidio. Riesce a raccontare qualcosa di ciò che era successo quella notte, poiché era stata svegliata da strani rumori, ma ha ricordi vaghi, confusi, inquinati dal trauma e dal terrore: un’ombra di un uomo vestito di nero, alto, che le cala l’ascia sulla testa. Poi più nulla.

Axman lascia alla città solo pochi giorni di tregua: il 10 agosto viene aggredito, nella notte, Joseph Romano, un barbiere. Nella stanza accanto riposano due ragazze, nipoti dell’uomo, Pauline e Mary Bruno, che accorrono sentendo i lamenti dello zio e si trovano davanti uno sconosciuto che si volatilizza in pochi istanti. Lo descrivono come alto, di carnagione scura, “ben piantato”, vestito di nero, con un grande cappello in testa. Lo zio muore due giorni dopo. Nel corso di tutti questi attacchi, nulla viene mai sottratto dalle case.

A New Orleans scoppia una vera e propria psicosi, specialmente nella comunità italiana: nessuno dimentica asce incustodite, si fanno turni di guardia quando si va a dormire. La tensione è alle stelle, e proprio in questo momento Axman interrompe momentaneamente i delitti, forse per prudenza. Nel frattempo, in Europa sta terminando la Grande Guerra e altre notizie riempiono i giornali.

Passano alcuni mesi senza novità, ma l’incubo non è ancora finito: nella cittadina di Gretna, molto vicina a New Orleans, una nuova aggressione sconvolge la comunità il 9 marzo del 1919, in Jefferson Street. Questa volta, a cadere sotto i colpi dell’ascia è una bambina, Mary, figlia di Charles e Rose Cortimiglia, anche loro aggrediti nel sonno dall’assassino, entrato dalla porta sul retro.

I coniugi se la cavano con ferite lievi e raccontano della brutale aggressione: il marito ha tentato di lottare con l’intruso che si sono trovati in camera, ma senza successo. Rose ha cercato invece di fuggire e portare in salvo la bambina,  ma entrambe vengono raggiunte e colpite. [4]

Dopo questo delitto avviene qualcosa di particolare: la donna accusa, senza esitazione, i suoi vicini di casa, padre e figlio, Rolando e Frank Giordano. Il marito, tuttavia, è sicuro che l’assassino fosse un estraneo e non conferma affatto la testimonianza di Rose. I vicini di casa vengono tuttavia processati e si arriva a una duplice condanna: ergastolo per il padre, pena capitale per il figlio.

Soltanto un anno dopo, nel dicembre del 1920, Rose confesserà di aver mentito. Vecchie ruggini l’avevano spinta ad accusare i suoi vicini, che vengono immediatamente liberati. [5]

“Sono appassionato di musica Jazz…”

Il 14 marzo 1919 arriva una lettera a un quotidiano locale, il Times-Picayune, firmata “L’uomo con l’ascia.” La lettera è lunga, beffarda, delirante a tratti, ma scritta con un lessico forbito, colto. L’autore fa molti riferimenti al diavolo, si autodefinisce non un essere umano, ma un “demone dalle profondità dell’inferno” [6], usa frasi che ricordano molto Jack lo Squartatore, in particolare la lettera “From Hell”. L’autore si fa beffe della polizia, che reputa incapace, mostra tratti riconducibili a un profondo desiderio di onnipotenza. Minaccia di mietere nuove vittime a breve, ma “concede” una specie di grazia, la notte del 19 marzo, in cui sarebbe stato in giro per New Orleans:

“sono appassionato di musica jazz […] e giuro su tutti i diavoli che sarà risparmiata ogni persona nella cui casa ci sia un gruppo jazz in attività. […] Coloro che non suoneranno jazz quella notte (se ce ne saranno) saranno colpiti dall’ascia.” [7]

Una sorta di piaga biblica quindi: come i primogeniti degli Ebrei in Egitto sarebbero stati risparmiati dall’ira divina grazie al sangue di agnello sulla porta, anche l’Uomo con l’ascia avrebbe risparmiato coloro che gli avessero obbedito la notte del 19 marzo. [8]

Le famiglie della città si attrezzano come possibile: chi può acquista un giradischi, altri si organizzano per passare la notte insieme suonando, altri ancora usano la radio o ingaggiano un gruppo di musicisti. New Orleans, la notte del 19 marzo, è illuminata a giorno e la musica invade le strade deserte, specialmente il brano The Mysterious Axman’s jazz, del compositore Joseph Davilla, un pezzo molto vivace dedicato al demone che infesta la città. Non è possibile stabilire se la lettera inviata al quotidiano sia autentica o meno, non riporta dettagli nuovi di qualche delitto in particolare, né elementi riguardo a delitti futuri. Il vero autore della missiva rimane quindi sconosciuto. Un fatto, tuttavia, è certo: la notte incriminata non ci sono nuovi delitti. Sembra che Axman abbia mantenuto la parola.

La tregua dura ancora qualche mese, per terminare bruscamente la notte del 10 agosto 1919, quando il droghiere Steven Boca viene ferito alla testa. La sua porta di casa è divelta nel solito modo, l’ascia piena di sangue viene ritrovata abbandonata in casa.

Il 3 settembre, Sarah Laumann viene ferita con la medesima modalità, da qualcuno entrato da una finestra aperta. In entrambi i casi, Axman non riesce a uccidere le sue vittime, o forse non vuole farlo. Sono diverse le persone che sopravvivono alle aggressioni, ed è difficile stabilire se sia per una incapacità dell’assassino o per un desiderio di lasciare vittime vive in grado di raccontare la terribile esperienza, alimentando così la leggenda dell’Uomo con l’ascia.

Nessuna delle ipotesi riguardo al movente convince del tutto, forse la più plausibile resta quella di un desiderio di onnipotenza fuori dal comune anche per un serial killer. L’ultimo delitto di Axman avviene il 27 ottobre, quando viene ucciso nella sua abitazione il droghiere Mike Pepitone. La moglie sopravvive, ma non sa descrivere in modo utile l’assassino del marito.

Misteri senza fine

I delitti attribuiti ufficialmente all’Uomo con l’ascia finiscono qui, ma non le stranezze e i dubbi intorno alla vicenda: lo scrittore Colin Wilson [9] riporta che il 2 dicembre 1920, un uomo di nome Joseph Mumfre (si trova anche scritto con la grafia Momfre), che aveva vissuto a New Orleans, sarebbe stato aggredito e ucciso per strada a Los Angeles da una donna, la vedova Pepitone. La responsabile sarebbe stata condannata per l’omicidio, ma lei si sarebbe difesa dicendo di aver fatto giustizia per suo marito Mike, ucciso secondo lei da Mumfre, il quale sarebbe in realtà Axman. Il condizionale è d’obbligo, perché non esistono prove certe che l’omicidio sia effettivamente avvenuto.

Presumibilmente, l’uomo aveva precedenti per furto ed era stato in galera proprio nel periodo tra l’agosto 1918 e il marzo del 1919, in cui non sono avvenuti nuovi delitti. Questa notizia ha alimentato la leggenda che egli fosse effettivamente Axman, ma non esistono prove in tal senso. Negli anni ’70 viene ipotizzato che Mumfre lavorasse per la mafia; siccome alcune vittime sono droghieri di origine italiana, si è immaginato che l’uomo fosse stato incaricato di compiere una sorta di vendetta nell’ambito della criminalità organizzata, ma non vi sono evidenze a sostegno di questa tesi. Non viene trovato nient’altro per “accusarlo” post mortem.

Un altro elemento interessante di questa complessa storia riguarda un giornale che si interessa del caso dell’Uomo con l’ascia fin dal delitto dei coniugi Maggio: Il “New Orleans States” ha ipotizzato un collegamento tra i delitti del 1918 con alcuni assassinii con l’ascia commessi in città nel 1911 ai danni di droghieri italiani, definendo questi fatti come una “vera e propria epidemia”. La testata fa anche i nomi di queste vittime: il signor Cruti, i coniugi Rosetti e i coniugi Schiambra. Solo diversi decenni dopo, indagini più serie hanno controllato i decessi nell’area interessata e fatto emergere una realtà diversa: nessun Cruti o Schiambra sarebbe morto in città nel 1911, e il solo caso di decesso di un Rosetti riguarda una donna morta per dissenteria.

Emerge, inoltre, che in realtà sono avvenuti altri delitti con ascia nella Louisiana, sempre nel 1911, lontano da New Orleans e a danno di persone nere, una vittimologia quindi diversa rispetto ai delitti del biennio 1918-19. Per questi delitti era stata condannata praticamente senza prove una giovane donna nera, Clementine Barnabet. Alcuni studiosi fanno notare che Joseph Mumfre si sarebbe trovato in carcere anche negli anni tra il 1911 e il 1918, ma anche questo dettaglio non prova nulla. Il caso dell’Uomo con l’ascia rimane tuttora irrisolto e pieno di misteri, mezze verità e leggende tramandate da giornalisti a caccia di scoop e scrittori di cronaca nera ricchi di immaginazione.

La foto scattata da Édouard Martel. La “sagoma” è “visibile” nell’ingresso sulla destra.

Un’ultima nota di colore su questo imprendibile assassino conferma l’aura di leggenda che si è creata intorno al caso: esiste una presunta fotografia del responsabile dei delitti scattata da un ignaro fotografo francese, Édouard Martel, che risalirebbe all’alba del 28 ottobre 1919, il giorno dopo il delitto Pepitone. L’immagine ritrae una strada apparentemente deserta, ma in un ingresso di un edificio chiamato “Palazzo del Sultano” si può notare una figura sfocatissima di quello che, con molta fantasia e un po’ di pareidolia, può sembrare una figura umana che tiene un’ascia in mano. In realtà la foto probabilmente è databile 1937 e potrebbe aver subito dei ritocchi posteriori. Inoltre, non ci sono prove dell’effettiva esistenza del fotografo francese. Da questa suggestione è nata l’idea che il fotografo avrebbe involontariamente immortalato l’Uomo con l’ascia al rientro a casa dopo l’ultimo delitto. Un ennesimo tocco di leggenda in un caso che è ormai entrato nel mito.

Note

[1] C. Wilson, Il libro nero dei serial killer, Newton Compton, Roma 2006.

[2] V. Mastronardi, R. De Luca, I serial killer, Newton Compton, Roma 2006, pp. 544-546.

[3] R. De Luca, Serial killer, Newton Compton, Roma 2021.

[4] “Times-Picayune”, 10 marzo 1919.

[5] M. Newton, Dizionario dei serial killer, Newton Compton, Roma 2002, pp. 330-332.

[6] “Fell demon from hottest hell” in originale.

[7] M. Newton, Dizionario dei serial killer, Newton Compton, Roma 2002, pp. 330-332.

[8] “Times-Picayune”, 16 marzo 1919.

[9] C. Wilson, Il libro nero dei serial killer, Newton Compton, Roma, 2005.

[10] Del caso dell’Uomo con l’ascia si è occupato anche Francesco Grassi nel suo articolo Cacciatori di virus, jazz e serial killer, cicap.org, 5 febbraio 2021.

Un ringraziamento speciale a Sofia Lincos e Rodolfo Rolando per la consulenza.

Marianna Cuccuru

Laureata in scienze dell' Educazione, studia da molti anni il fenomeno dei serial killer. Ha tenuto lezioni sul tema presso l'università dell'Insubria e per l'associazione Fidapa di Varese.

2 pensieri riguardo “I segreti dei Serial Killer: gli imprendibili – l’uomo con l’ascia

  • Cara Marianna, ovviamente non ho mancato di leggere il Tuo articolo, avvincente e ben fatto anche dal punto di vista della documentazione, come sempre. Ci sarebbe da parlarne troppo, come al solito, perché gli spunti sono veramente tanti. Faccio un mio riassunto: è una Storia emblematica sul come non vanno condotte le indagini in casi simili. Oggi la Polizia non mancherebbe di cercare subito l’ assassino nella Comunità italiana, nella manovalanza mafiosa (a New orleans nacque la Mafia Italo-Americana, con i Matranga, i Provenzano ed i Macheca) non necessariamente di origine Italiana. Questo “Asciamano” è assai probabilmente un delinquente comune che inizia per vendetta o per odio ad uccidere, poi ci prova gusto e gli “va bene”. La Comunità Italiana è omertosa, c’è stato un famoso linciaggio verso di loro una 30na di anni prima. E questo non faciliterebbe le indagini anche oggi. Normale, che, allora, gli emarginati sociali vittime dell’ assassino non destassero grande interesse investigativo. Il fatto che Asciamano abbia ucciso anche dei “diversamente italiani” si giustifica ampiamente col suo procedere un po’ a casaccio, ma anche con qualche imitatore. Non è detto che, con l’ abilità investigativa di allora, sia sfuggito un secondo o addirittura un terzo assassino. Anche l’ arma scelta, molto spettacolare ma difficilmente gestibile, con la quale non è poi così facile ammazzare un qualcosa che non sia un pezzo di legno, indica una mente disturbata ma poco intelligente, non difficile da individuare e catturare. Infine la leggenda di Joseph Monfre ed Esther Albano-Pepitone (???) che sembra tratta da una fiction Netflix (la quale è una Compagnia Televisiva, non una società di pulmann o una marca di reti e materassi). E’ una prova che non si può dar retta a libri o ad articoli di giornalisti. Bisogna tenere come documentazione da indagine solo rapporti scritti e ben conservati di Polizia e Atti processuali di Archivio. Questo finché non ci saranno riviste peer review di criminologia scientifica. Invece l’ argomento attira una fauna di sedicenti “studiosi”, tra cui mi ci metto tranquillamente anche io, che una indagine scettica deve scartare a priori, o quasi.

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  • Bentornato caro Aldo!
    Ti ringrazio moltissimo per i complimenti. Il caso Axman mi ha sempre affascinato proprio per i suoi elementi assimilabili alla leggenda e per il suo movente sconosciuto. Non tutti italiani, non tutti droghieri, non tutte coppie. Volutamente non ho azzardato ipotesi sul movente, poiché non lo fa nemmeno la maggior parte dei criminologi, anche se a volte viene proposto un movente sessuale che però trovo piuttosto labile. Io ritengo che i delitti del 1918-’19 siano opera della stessa mano, ho qualche dubbio sull’autenticità della lettera, sembra davvero una copia più raffinata della From Hell. Se ti può interessare, esiste una pubblicazione longeva e ben fatta, la “Rassegna italiana di criminologia”, fondata da Canepa. Online si trovano anche numeri arretrati molto interessanti.

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