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Dalla Terra alla Luna: partita la missione Artemis I

Nella mitologia greca, Artemide è la dea della Luna, della caccia e della natura selvaggia, indipendente e combattiva. Protegge le fanciulle, i bambini e gli animali da latte. Se non si vuole affrontare la sua feroce vendetta è meglio non farla arrabbiare. La prima volta che siamo andati sulla Luna lo abbiamo fatto con il suo fratello gemello, Apollo. Questa volta lo faremo con lei.

Oggi infatti è stata lanciata da Cape Canaveral la missione Artemis I, il volo di prova senza equipaggio dell’omonimo programma della NASA, destinato a collaudare tutti i sistemi necessari per riportare gli esseri umani sulla Luna, traguardo previsto per il 2025. La missione utilizza il nuovo lanciatore Space Launch System, il razzo più potente costruito finora in tutta la storia delle esplorazioni spaziali. 

SLS è più alto della Statua della Libertà e pesa quasi tremila tonnellate, come sette Boeing 747 a pieno carico. È stato realizzato a partire dal progetto dello Space Shuttle con un processo di sviluppo molto tormentato, guidato dal centro NASA Marshall (quello di Wernher Von Braun), insieme a diverse aziende come Boeing e Northrop Grumman. Artemis non è riutilizzabile, ha quattro motori principali a propellente liquido e due booster a propellente solido, tutti derivati da quelli dello Shuttle, con diversi miglioramenti.

Anche il veicolo spaziale che sarà a bordo di SLS prende il nome da un protagonista della mitologia greca: il gigante Orione, figlio di Poseidone. Si chiama infatti Orion, sebbene gli addetti ai lavori lo conoscano come MPCV, un acronimo che fa riferimento alla sua natura di veicolo multifunzionale abitato.

Come SLS, Orion ha avuto uno sviluppo molto laborioso, guidato in questo caso dal centro NASA Johnson, con l’aiuto di diverse aziende non solo americane ma anche europee e italiane. È infatti responsabilità dell’Agenzia Spaziale Europea il modulo di servizio che ha il compito di mantenere il modulo abitato sulla rotta giusta e alla temperatura desiderata, oltre a fornirgli elettricità, acqua, ossigeno e azoto. L’ESA ne ha assegnato lo sviluppo all’Airbus di Brema, che a sua volta ha affidato alla Thales Alenia Space di Torino la realizzazione della struttura (cioè il “telaio” del veicolo) e del controllo di temperatura, oltre che della protezione dai micrometeoriti.

In questa prima missione non ci saranno ancora allunaggi, ma Orion resterà in orbita intorno al nostro satellite per qualche giorno e poi tornerà indietro. Una volta arrivato vicino alla Terra, dopo un viaggio di due milioni di chilometri, il modulo abitato si separerà dal modulo di servizio, rientrerà in atmosfera e atterrerà in mare. 

Il posto del comandante su Orion non è rimasto vuoto: a occuparlo è un manichino chiamato “capitano Campos” come l’ingegnere Arturo Campos che salvò la vita all’equipaggio dell’Apollo 13. È stato equipaggiato con sensori dedicati a misurare il livello di radiazioni, di accelerazione e di vibrazioni. Lo accompagnano altri due manichini, Helga e Zohar, e due mascotte di peluche: il cane Snoopy della NASA e la pecora Shaun dell’ESA. Gli altri “passeggeri” di Artemis 1 sono dieci CubeSat, un tipo di piccolo satellite miniaturizzato molto usato per missioni scientifiche: di questi l’unico europeo è Argomoon, costruito dalla torinese Argotec, che ha il compito di fornire alla NASA immagini che dimostrino il corretto svolgimento della missione.

Secondo il mito greco, Artemide, gelosa delle gesta amorose di Orione o ingannata dal fratello Apollo, finirà per uccidere Orione, che Zeus trasformerà in una magnifica costellazione. Questa volta invece l’auspicio è che Artemide e Orione rimangano in sintonia e compiano molte altre imprese insieme.

Si ringrazia Claudia Di Giorgio per i contributi all’articolo

Andrea Ferrero

Ingegnere, lavora presso un’importante azienda aerospaziale italiana. Ha partecipato al progetto di moduli abitati della Stazione Spaziale Internazionale e di satelliti per osservazione terrestre. È coordinatore nazionale del CICAP.

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