Retrofuturismo: Torino nel 2073
Giandujotto scettico n° 129 di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo (29/12/2022)
Centocinquant’anni fa, nel 1873, l’avvocato astigiano Agostino Della Sala Spada scrisse un curioso romanzo ambientato due secoli dopo, nel 2073. Della Sala era nato a Calliano (Asti) nel 1842. Morì a Moncalvo nel 1913. Figlio di una famiglia aristocratica piemontese, aveva studiato a Torino, ma era tornato poi a vivere a Moncalvo, dove fondò e diresse diversi giornali dai titoli caratteristici, come Lo staffile monferrino, Formula nuova e Il grido dei rurali. Scrisse libri di argomento storico e sulla lingua piemontese, non proprio di successo. Il suo unico libro di fantascienza (uno dei primissimi in Italia, peraltro) si intitola “Nel 2073! Sogni di uno stravagante” e uscì a puntate sul bisettimanale Il Monferrato a partire dal 4 febbraio 1874; il volume completo fu poi pubblicato a Casale Monferrato. Nel 2020 è stato oggetto di una nuova edizione.
Leggerlo oggi è un’esperienza interessante: fa capire quali erano i sogni e le aspettative per il futuro nel Piemonte dei primi anni dell’unità nazionale. Nel complesso, possiamo dire subito che Della Sala Spada preconizzava un avvenire roseo, in cui le guerre sarebbero state superate e la tecnica avrebbe portato salute e benessere a tutta l’umanità. Ma si trattava anche di una Torino e di un mondo pieni di buffe peculiarità.
Dunque, cosa sarà del mondo, nel 2073?
La trama, in sintesi
Il romanzo segue la storia di Saturnino Saturnini, un avvocato che nel 1873 rimane affascinato fino all’ossessione dalla leggenda dei Sette Dormienti. Per chi non conoscesse la storia, si tratta di un racconto di time slip tipico della tradizione cristiana, presente anche nella duecentesca Leggenda aurea di Jacopo da Varagine. Ai tempi delle persecuzioni di Decio, sette giovani di Efeso si nascondono in una grotta, dove si addormentano. Quando si svegliano, pensano che sia passato appena un giorno, e uno di loro viene mandato a comprare del pane. Ma il fornaio rimane stupito dal suo vestiario antiquato, e ancora di più quando questo cerca di pagare con una moneta dell’epoca di Decio, mentre ormai l’imperatore in carica è Teodosio. Così, i giovani scoprono di aver dormito nella grotta per 187 anni, e che nel frattempo il cristianesimo ha trionfato, è diventato religione di stato e ormai ci sono chiese in ogni angolo dell’Impero.
Saturnino, colpito da questa storia, vorrebbe fare lo stesso: si mette così alla ricerca di un metodo per dormire un paio di secoli e risvegliarsi nel futuro. Si rivolge inutilmente al mesmerismo e alla magia, fino a quando non legge sui giornali di uno studioso di Lubiana, il dottor Rokroktwen, che accetta di addormentarlo usando il magnetismo e una particolare “macchinetta elettromagnetica” da lui inventata. Durante il sonno bicentenario che trascorrerà a Torino, un familiare e i suoi discendenti si prenderanno cura di lui.
Quando tornerà cosciente, nel 2073, Saturnino troverà un mondo progredito, una specie di utopia in cui la ragione e la scienza – ma sotto l’egida cristiana – hanno trionfato. Con l’aiuto della sua famiglia (il pronipote Cristiano, sua sorella Speranza e suo padre Valente) può così esplorare questa nuova civiltà, il Tempio dell’Umanità sulla collina di Torino, sperimentare i nuovi mezzi di trasporto e fare naufragio nell’unica parte ancora non civilizzata del mondo, quella governata dai comunisti. Gli verrà chiesto anche di fare un discorso all’umanità, paragonando i suoi tempi all’epoca attuale. E in tutto questo troverà persino una nuova casa e una fidanzata… Non vi diremo come la storia va a finire, ma vi accompagneremo attraverso alcune delle trovate di questo “mondo nuovo”.
Un nuovo ordine mondiale
Cominciamo col dire che si tratta di un mondo davvero unificato e pacificato, con un ingenuo sistema di governo fatto di consigli e di decisioni prese collettivamente, in modo razionale e tutto sommato senza scaldarsi troppo.
Gli Italiani hanno una Dieta di rappresentanti che siede a Roma, i Francesi altra a Parigi, e via di questo passo; i Triumviri fanno eseguire le leggi sancite dalle Diete, queste Diete hanno poi i loro rappresentanti al Congresso del mondo.
In quella realtà, soprattutto, domina una tecnica buona e che libera da ogni guaio. Le guerre sono finite perché sono state inventate macchine che scagliano fulmini in numero incalcolabile, ognuno capace di distruzioni immense, come avvenuto in Persia in occasione dell’ultimo conflitto armato combattuto sulla Terra – una tremenda battaglia tra russi e inglesi. Insomma, una specie di anticipazione del raggio della morte (alcuni esempi li abbiamo raccontati qui e qui), uno dei grandi miti della cultura di massa del XX secolo: l’arma che con la sua potenza immensa porrà fine a ogni guerra, perché usarla significherebbe davvero distruggere tutta l’umanità.
Anche il cielo è stato conquistato, grazie a “locomotive aerostatiche” dirigibili, costituite da vagoni volanti appesi uno sotto l’altro. Si comunica con telegrafi ottici che lanciano raggi multicolori. Uno dei più importanti è posto sulla cima del Monviso…
E poi, le donne. Dall’aria sana e rigogliosa, rotonde e paffute, sono – come tutti, del resto – sanissime. Si convive anche prima del matrimonio, ma – rigidamente – senza rapporti sessuali; se l’uomo in quel frangente tentasse approcci non consoni (si badi, si parla dell’uomo: Della Sala Spada non concepisce l’idea che possa essere la donna) perderebbe all’istante tutti i “diritti mondiali”. Per lo scrittore, comunque, è stata raggiunta la “parità” fra uomo e donna, ma è in realtà una parità in cui l’uomo ha “naturalmente” un ruolo predominante:
Or mettete una donna ad adempire gli uffici d’un uomo, a sostenerne i carichi, ad avere le medesime cure e vi parrà di vedere la sottile cariatide che sostiene un grosso e pesante capitello.
Molti progressi, dunque, ma le donne del 2073 sono ancora le “custodi del focolare” e al centro della società ci sono sempre gli uomini.
Torino nel 2073
Ma eccoci alla capitale del Piemonte. In duecento anni, Torino si è ingrandita: conta sei milioni di abitanti, e ha ormai incorporato Moncalieri, San Mauro e Rivoli. La megalopoli ha perso l’antica uniformità architettonica: sulla stessa via si affacciano case in stili diversi, si trovano uno a fianco all’altro “palazzi di stile romano, altri di stile ionio, case fabbricate alla svizzera, altre costrutte alla persiana, padiglioni chinesi”. La ragione è presto detta: chiunque può farsi costruir casa un po’ come vuole: basta andare in un apposito ufficio e scegliere la propria futura abitazione da una serie di modellini, ed ecco che la ditta provvederà a costruirla, consegnandola entro tre giorni. Potremmo dunque dire che nel 2073 hanno vinto i prefabbricati, e che le regole urbanistiche sono estremamente più elastiche di quelle attuali.
Ma non è l’unica novità architettonica torinese. Parte dell’antica città è stata occupata dal porto: il Po è ora un’importante via di comunicazione che unisce Genova a Venezia. Saturnino ci descrive così il nuovo panorama:
La piazza della Gran Madre di Dio era sparita tutta quanta con tutte le case, sparito il Borgo Po, il Rubatto, e per quei larghi spazi s’ingolfava l’acqua formando così un vero porto sopra cui si baccellavano molte e grandi navi di varia forma e natura. […] Era un artistico porto chiuso in mezzo ad una città; da una parte una magnifica piazza che un tempo era la Vittorio Emanuele e lungo la medesima sponda, vaghe palazzine, ville eleganti, casini dalle tinte vivaci; dall’altra parte la collina che si innalzava superba coperta di case e da tutto quell’insieme di edifici […] che formava il tempio degli Immortali; ai due lati quei ponti maravigliosi che rendevano più mirabile la scena, e là dove era un tempo la pittoresca chiesa dei Cappuccini, sorgeva un altissimo faro che pareva la sentinella di tutta quella miriade di cose.
Anche la toponomastica è cambiata: piazza Statuto è diventata “Degli uomini buoni”, via Dora Grossa (oggi via Garibaldi) si chiama “Via della Generosità”, piazza Castello è “piazza della Fratellanza”. Questo mutamento per Della Sala era dovuto a una reazione agli eccessi dell’Ottocento, quando si erano innalzati centinaia e centinaia di monumenti a personaggi non così insigni e intitolato vie e giardini a gente semi-sconosciuta. Quella mania monumentale era venuta a noia, erano state buttate via statue e lapidi, e si era deciso di lasciare in piedi solo quelle che meritavano davvero. E così, le strade avevano cominciato a portare nomi più astratti e meno “personalistici”. Per celebrare gli uomini davvero importanti del passato, sulla collina era invece sorto un nuovo edificio…
Il tempio degli immortali
Della Sala è un uomo fortemente contraddittorio. È un conservatore, fa mostra di militanza cattolica, ma in realtà tutto quello che scrive è frutto di un dialogo o di uno scontro permanente con il cambiamento sociale, culturale, scientifico dell’ultima parte dell’Ottocento. Per questo, gli sembra doveroso prendere in giro l’evoluzionismo, l’eco della cui controversia era arrivata da poco anche da noi.
Ecco cosa fanno vedere a Saturnino in una specie di enorme museo del futuro. Una bacheca in cui si sbeffeggiano, ovviamente senza che Della Sala ne capisse nulla, le scoperte di Darwin:
«E questi – dissi io – sarebbero gli antenati dell’uomo……..?» «Appunto – rispose ironicamente Cristiano – le dottrine del vostro secolo insegnavano così; Dante non è che un macaco perfezionato.» E il figlio di Valente crollò il capo quasi a segno di beffa.
Quel luogo è un posto curioso. Si tratta del Tempio degli immortali. Sorge sulla collina, oltre il Po. Non è una chiesa, ma ha il sapore del tempio razionalista, da trionfo del progresso, e non della sacrestia.
È un grande edificio che termina con una cupola rivestita di metallo che scintilla al sole e con tante colonne ed edifici laterali, giardini, gallerie e musei. Un luogo dove la gioventù va a celebrare i grandi del passato e dove i giovani vanno a imparare. All’ingresso, campeggia l’iscrizione Entra e adora, una citazione di Foscolo che fa del Tempio degli immortali una specie di Santa Croce fiorentina del futuro, una proiezione nel 2073 dei Sepolcri con cui il poeta voleva promuovere il primato intellettuale e morale degli italiani.
Una grande statua di donna vi troneggia: è la Terra, circondata da cinque compagne, i cinque continenti. Sul piedistallo, un’altra dedica significativa: All’umanità.
Fra elettrografi che permettono di riprodurre i libri, elottroscolture che riproducono le opere d’arte plastiche ed elettrofoni che trasmettono i suoni tramite una specie di organo a tubi di vetro, ecco che nel Tempio degli immortali vengono conservate le opere dei grandi del passato. Fra di essi, Della Sala celebra anche i condottieri militari: tuttavia, non per le battaglie vinte, ma per i progressi apportati al genere umano. Alessandro Magno ha inventato il commercio su lunghe distanze, Napoleone ha costruito reti stradali con intenti europei; e poi Mazzini, Garibaldi, Cavour… Un mondo di uomini del progresso in cui, fra tutti quelli da elogiare, primeggia l’introduttore moderno della vaccinazione, l’inglese Edward Jenner.
Nel 2073 la religione (ovviamente, nella sua variante cattolica) ha trionfato, ed è inevitabile che trionfi, ma la cosa è accaduta soltanto perché il cristianesimo si è dimostrato, dopo millenni di pene, la forma di religione più utile: non tanto per i suoi dogmi, ma perché si è rivelata quella più adeguata per unire e pacificare l’umanità.
La cremazione
Altra cosa curiosa: ai tempi in cui Della Sala scriveva, la possibilità di essere cremati dopo la morte era oggetto di un dibattito violentissimo. La chiesa cattolica era contraria, e l’uso era comunque considerato una notevole prova di anticonformismo. Lo facevano i ricchi, gli stranieri che vivevano in Italia, i non cattolici, gli anticlericali: roba per le élite, comunque.
Della Sala proietta nel futuro questa pratica, e la fa diventare la norma. Delle macchine accerteranno se si è morti sul serio (la paura della sepoltura precoce era ricorrente, all’epoca), poi si verrà cremati e vetrificati.
L’umanità degli altri pianeti
Malgrado il dibattito sulle condizioni di abitabilità dei pianeti del sistema solare fosse ormai ben stabilito, quando Della Sala scrisse il suo racconto doveva ancora esplodere la mania per gli extraterrestri. Soltanto nel 1877 Giovanni Schiaparelli comincerà a riferire le sue osservazioni telescopiche di canali immaginari sulla superficie del pianeta rosso, con tutto quello che ne conseguirà in termini di equivoci e di nascita dell’immaginario moderno dei marziani.
Anche in questo Della Sala è abbastanza precoce, almeno per ciò che riguarda la sorgente cultura di massa italiana.
In questo senso, i punti interessanti sono tre. Il primo è che sarebbe troppo pretendere che Della Sala potesse concepire metodi plausibili per viaggi fra i pianeti: nel suo 2073 non ci sono né dirigibili, né navi a motori, né supercannoni in grado di lanciare proiettili con navigatori del cosmo verso gli altri mondi – o da quelli verso di noi.
Il secondo punto è che ad avviare l’iniziativa di entrare in rapporto non è stata l’umanità terrestre, ma quella degli altri mondi. Lo ha fatto usando un sistema che, in effetti, nei decenni in cui Della Sala era giovane era proprio quello immaginato più di frequente: l’impiego di segnali luminosi. Rimane comunque il problema di interpretarli. Nel 2073, i “telegrammi” dagli altri pianeti arrivano da tempo sulla Terra, ma ancora nessuno ha capito come decodificarli. Quello che attraeva Della Sala, come molti altri, era la possibilità che gli abitanti degli altri mondi usassero la matematica per comunicare.
Terzo e ultimo punto: il pianeta privilegiato dallo scrittore non è Marte (come si diceva, la sua popolarità inizierà un po’ più tardi), ma Venere, pianeta peraltro carissimo a tanti occultisti e poi, non a caso, a molti fra i contattisti UFO della prima generazione:
Alcuni astronomi […] avevano notati dei punti più brillanti su questi pianeti e non sapevano darsene spiegazione, massime che quelle strane luci non erano stabili e un po’ apparivano ed altra volta sparivano; le congetture e le supposizioni furono infinite, ma finalmente si fu persuasi che quelli erano segnali mandatici dagli abitanti di quei pianeti. La corrispondenza più regolare fu stabilita con Venere e si fa col mezzo di raggi luminosissimi raggruppati da specchi parabolici. […] Ora anzi si sta studiando una specie di lingua telegrafica che possa essere intesa dagli abitanti de’ due pianeti, e v’è un premio di un milione di lire per chi la sa trovare. La scienza dei numeri, come noi la conosciamo, deve però essere noto in Venere, perché ai varii punti brillanti che le manda la terra, essa risponde con numero perfettamente eguale.
Vetri violetti ovunque!
Il libro di Della Sala rappresenta uno dei primi esempi di fantascienza, intesa proprio come popolarizzazione di massa delle novità scientifiche e dalla loro trasformazione in letteratura d’appendice. E questo è confermato anche da un dettaglio, che al lettore odierno risulterà forse meno chiaro di altri, ma che in realtà ci dice molto su quanto l’avvocato astigiano fosse ricettivo a ogni scoperta curiosa. Nella Torino del 2073, Saturnino è stupito nel vedere che ogni casa ha i vetri colorati in violetto:
si fecero osservazioni sull’ influenza dei colori sopra la vegetazione e sopra la vita animale. Si osservò che una vite che vegetava in una serra costrutta con vetri azzurri crebbe maravigliosamente; si provarono i vetri violetti e la crescenza fu ancora più prodigiosa, sicché mentre la era vite novella, in non molti mesi fu coperta di magnifici grappoli. Si fecero in seguito esperienze sugli animali e si ebbe proprio a conoscere che cresciuti sotto l’influenza della luce pavonazza venivano su meglio, prosperavano in modo straordinario. Dopo tutto ciò cominciossi ad adottare i vetri violetti anche alle case, essendo probabile che ciò che faceva del bene ai vegetali ed alle bestie, doveva farne agli uomini. Infatti non passarono molti anni che vi fu un sensibile miglioramento nella salute pubblica; le malattie si fecero più rade e più robusta si fece la razza umana; eccovi adunque la cagione per cui alle nostre finestre non vedete che vetri violetti.
Questi passaggi sono la conseguenza diretta di una moda pseudoscientifica del momento: quella dei vetri azzurri. Arrivava dagli Stati Uniti, e la sua storia è lunga: si protrae per tutto il XX secolo.
L’idea era che il colore azzurro, essendo quello del cielo, avesse delle qualità speciali, ma tanto speciali da far crescere le piante, guarire le malattie, distendere i nervi, far vivere più a lungo… Ai tempi in cui Della Sala scriveva Nel 2073!, i giornali di tutta Europa descrivevano le idee improbabili ma popolarissime di un generale americano, Augustus J. Pleasonton (1806-1894), che da qualche anno si era fatto apostolo di quelle idee prive di fondamento. Nel 1871 era uscito il suo primo libretto, oggi ricercatissimo dai collezionisti, The influence of the blue ray of the sunlight and the blue color of the sky, anche perché interamente stampato… su carta azzurra. I maggiori periodici popolari europei commentavano divertiti o eccitati la vicenda, e, dunque, non stupisce che Della Sala avesse pensato di inserire nel suo racconto quello.
Feng Shui o elettricità?
Nell’indagine storica bisogna sempre stare attenti agli anacronismi, cioè al rischio di legare idee antiche ad altre non ancora presenti, arrivate in seguito, basandosi sulla mera somiglianza.
Si tratta di una considerazione valida anche per gli scritti di Della Sala. Leggiamo ad esempio come mai nel 2073 si sta tanto meglio, come mai si vive più a lungo e che cosa è diventata prassi corrente:
Da questo studio è risultato, cosa che d’altronde già si sapeva, come le parti di ferro contenute nel nostro sistema influiscono grandemente sulla vitalità. Ma queste particelle di ferro, tanto più saranno d’aiuto al benessere del corpo, quanto più saranno in istato normale e seconderanno le correnti elettro-magnetiche del nostro pianeta. Or bene quei dotti trovarono che mantenendosi nella notte, cioè nelle ore del sonno, in una posizione orizzontale; colla testa rivolta verso il settentrione, vale a dire verso il polo artico, e le gambe, il più che sia possibile, verso il meridiano, le particelle di ferro di cui ho detto, seguono, in modo perfettissimo le correnti elettro-magnetiche della terra. Ne deriva da ciò un’influenza benefica, regolare su tutto il nostro sistema organico e quindi una conservazione più lunga della nostra vita.
Oggi molti fra noi sono a conoscenza di quella pseudoscienza priva di qualsiasi riscontro che è il Feng Shui, disciplina geomantica del taoismo cinese che stabilisce particolari disposizioni delle parti delle abitazioni, degli oggetti in esse contenute e, in particolare, norme su come collocare i giacigli e dormire. In alcune formulazioni, si consiglia proprio di dormire con la testa a Nord.
Potremmo dunque essere tentati dal pensare che Della Sala fosse influenzato da idee orientali. Non abbiamo modo per smentirlo in modo deciso, ma è improbabile sia andata così: il Feng Shui, infatti, è diventato popolare in Occidente in epoca relativamente recente. Che un avvocato astigiano dei primi anni ‘70 dell’Ottocento potesse averlo presente non sembra facile.
Invece, tutto il discorso di Della Sala ruota intorno a nozioni scientifiche all’avanguardia per il suo tempo, ma che circolavano ampiamente anche da noi: in primo luogo, la convinzione che il nuovo portento, l’elettricità, potesse curare tutti i mali. Un’idea che, in fondo, ai tempi in cui il nostro autore produsse Nel 2073! si sovrapponeva a pratiche fallaci come quelle del mesmerismo e della somministrazione di correnti elettriche a pazienti di ogni età e condizione.
Anche la menzione del flusso delle correnti geomagnetiche dei poli fatta dallo scrittore sembra andare in questa stessa direzione (S. Lincos, G. Stilo, “Poli vaganti”, Query, n. 51, autunno 2022, pp. 44-52). Pure quelle scoperte erano novità eccitanti, che facilmente si prestavano a errori, illusioni, ciarlatanerie e alla rinascita di una vasta serie di idee di ambito occultistico. Ma erano fantasie tutte nostre, tutte moderne e occidentali.
Le isole dei comunisti
Sebbene il termine comunista sia apparso nel lessico politico inglese negli anni ‘40 dell’Ottocento, a renderlo di rilevanza universale fu la rivolta di Parigi del 1870-71, scoppiata durante la guerra disastrosa con la Prussia, e che diede vita alla Commune. Fu stroncata nel sangue dall’esercito francese, che si diede a eccessi disumani, non senza che gli stessi comunisti si abbandonassero a violenze contro militari, benestanti, ecclesiastici. L’opinione pubblica europea, in larga misura in mano a gruppi sociali borghesi, fu terrorizzata da quanto accaduto.
Nei primi anni ‘70 dell’Ottocento, sui giornali italiani il termine comunista era quasi sempre sinonimo di barbarie, di inciviltà e, soprattutto di caos e di disordine morale.
Il mondo futuro di Della Sala invece è tranquillissimo. Nel 2073 il grattacapo dovuto ai comunisti è stato risolto. Come? Vistane la violenza estrema, una ventina d’anni prima del risveglio di Saturnino è stato proposto un patto ai “capi della setta”: lasciare il “mondo civile” e “prendersi” le Filippine.
Si è appunto in questa parte del mondo che si pensò di confinare i comunisti e ciò dopo un congresso tenuto un vent’anni or sono, nel quale si venne a patti coi capi della potentissima setta. Volete mettere in pratica le vostre teoriche? loro si disse; ebbene vi assegnamo le Filippine; andatevene tutti a stare colà e siano quelle isole vostro stato, vostro regno, vostro possesso, dividetevene il terreno, partitevelo come vi par meglio e secondo gli statuti vostri, ed insomma in tal parte della terra date finalmente vita al vostro sogno, alla vostra utopìa; vedremo a che riuscirete, vedremo qual società sarà la vostra, fondata e retta secondo i principi e le regole del comunismo. I settari accettarono e così il mondo fu liberato da un’associazione che ne dava dei fastidi. Che poi il nostro pensiero sia stato savio ognuno lo può vedere da sé, essendosi con una fava sola colti, come si suol dire due, piccioni, cioè liberati noi dalla setta e gettati i semi di distruzione nella setta medesima. Ed infatti in questi vent’anni fecero malissima prova e col comunismo si ridussero i poveretti ad uno stato di tale selvatichezza da muovere pietà, ed ora stanno quasi tutti per ravvedersi e rientrare nel grande consorzio civile degli uomini.
Anche Saturnino e i suoi compagni finiscono in quell’inferno, per un incidente con un dirigibile (nonostante i progressi, non è stato ancora possibile controllare gli uragani). Per fortuna, le donne della compagnia dispongono di anelli elettrici e gli uomini di macchine elettriche (rivoltelle scarica-fulmini) per difendersi da quei barbari.
Nelle Filippine comuniste nessuno lavora, non c’è la proprietà privata, non c’è industria né commercio, nessuno cura gli infermi e ogni donna è di tutti (anche se gli uomini sembrano comunque avere preferenze per alcune rappresentanti del gentil sesso). La famiglia è stata distrutta: i figli vengono tolti alle madri non appena nascono, i giovani non hanno rispetto per gli anziani. Insomma, le case cadono a pezzi, non c’è igiene, e si muore in fretta. Nel “mondo civile”, al contrario, si cantano le gesta di una missionaria di Madras (India), Gina Semar, che “poté strappare più di cinquecento alla setta e ridurli a professare i nostri principi”. Ovviamente, anche lei era dovuta andare nelle Filippine armata di anello elettrico, o non sarebbe sopravvissuta.
Si coglie, qui, il pensiero politico di Della Sala: per lui, le tragedie dell’economia in pieno sviluppo e le sue conseguenze su masse immense di diseredati si risolveranno coi congressi mondiali, con la scienza e la tecnica. Il resto è soltanto disordine e incomprensibilità. Al massimo, quelli che ancora nutrono quelle idee errate si potranno godere l’arcipelago delle Filippine, dove chi vuole potrà andare a constatarne l’abbrutimento.
Vino, coca e miele di formica
Ma torniamo alla vita di tutti i giorni… Come si mangia nel 2073? Se stavate già immaginando un avvenire vegetariano e privo di sostanze inebrianti, beh… Non è quello che aveva in mente Della Sala Spada.
Intanto, in ogni casa arriva la condotta del vino: è un servizio in abbonamento, come adesso abbiamo quello dell’acqua o del gas. Ogni abitante del futuro ha diritto al suo rubinetto di buon barbera. Poi, sono stati trovati nuovi alimenti. Uno dei più popolari è l’osseina:
Si cava dallo ossa, come ve lo dice la stessa parola e tien luogo del burro e di altro grasso; è insomma il midollo e il grasso contenuto nell’ossa; mercè un preparato semplicissimo se ne ottiene questa sostanza: vi si unisce sale, qualche aroma e diventa così un eccellente condimento a buon prezzo e di cui si fa grandissimo consumo.
Nei salotti si beve una bibita calda: un decotto di coca, che si è sostituita al caffè, in quanto “più sana, meno irritante, e di grande aiuto nella digestione” (erano gli anni del Vin Mariani e del grande successo dei vini alla coca). La pace e l’assenza di frontiere ha fatto sì che in tutto il mondo si diffondessero alimenti esotici, purché utili all’uomo. Saturnino scopre così l’esistenza della dika, un tipo di mandorla che macinata sostituisce con molti vantaggi la farina di frumento, e di un miele ricavato da una particolare specie di formica.
La cucina prevede carne in scatola che con l’aggiunta di acqua si trasforma in ottimo lesso (in pratica, un liofilizzato), e i piatti sporchi scompaiono nella parete per essere lavati (qualcosa di analogo a una lavastoviglie?).
Se poi l’uomo del futuro è in vena di “sballo”, beh… pare che nel 2073 vadano di moda i party a base di gas esilarante. Provare per credere.
Nuovi materiali, nuove invenzioni
Appena Saturnino si sveglia dai suoi duecento anni di sonno, gli vengono forniti abiti “d’una stoffa molle e flessibile o d’una materia a me sconosciuta”: è tela di ragno. Questi animaletti, allevati in grandi fattorie, nel 2073 forniranno vestiti a tre quarti dell’umanità. Il resto degli abiti sarà fatto con fibre ricavate dalle barbe delle pannocchie di granoturco e con le penne degli uccelli.
Tralasciamo le altre trovate di Della Sala Spada: automobili a vapore, videoconferenze fatte in diretta mondiale tramite un filo elettrico tenuto in bocca, macchine per creare i temporali, trombe per dissiparli, navi fatte con i gambi di asparagi, terrazzi retrattili, videocitofoni, piattaforme mobili e tubi sotterranei per passare da una parte all’altra delle città. L’energia è presa dal calpestio dei passi sui marciapiedi, dai vulcani, dall’aria stessa (nel 2073 esistono depositi di aria carbonizzata). La forza motrice viene sfruttata in ogni modo, anche mettendo un filatoio o un telaio all’interno dei veicoli in movimento. Sullo stretto di Messina ci sono ponti e gallerie sotterranee che collegano la Sicilia alla terraferma, il Sahara è diventato abitabile, ci sono tavolette del sonno che possono sostituire una notte di riposo (ma non bisogna abusarne)… E poi c’è la nuova medicina che consente a molti di raggiungere i cento anni di età: gli anziani sono curati mettendoli chirurgicamente a contatto con i giovani, in uno scambio di forze vitali tra due “gemelli siamesi artificiali” (utile ai nonni, non troppo dannoso per i nipoti…)
Un futuro bizzarro, ma senza esagerare
Come succede sovente nella letteratura d’anticipazione, il mondo nuovo è nuovo sino a un certo punto. Le donne sono emancipate ma non troppo, le concezioni filosofiche sono più razionali ma non troppo, si vive di più e meglio ma senza diventare Matusalemme, e così via. La tecnica è una proiezione potenziata di ciò che il nostro avvocato poteva leggere su giornali e periodici a lui accessibili, ma niente di più.
Alla fine, pur rimanendo in un quadro conservatore – l’ordine migliore – Della Sala non riuscì a sottrarsi al fascino di idee che pure avrebbe dovuto aborrire: un sistema politico che supererà le frontiere, i grandi celebrati in un tempio universale, la religione quasi ricondotta entro i limiti della sola ragione, la cremazione, l’arma finale che non provoca la distruzione del mondo ma la scelta di porre fine a ogni conflitto violento… E, come in ogni fantasia di questo genere, con uno spazio residuo per la non-civiltà: le Filippine, in cui contenere i babau ottocenteschi, ovvero i comunisti.
Della Sala morì nel 1913: troppo presto per vedere il suo ottimismo di provincia smentito dal suicidio collettivo europeo della Prima guerra mondiale. Di lui ci rimane la visione di un avvenire razionale, ordinato, perfetto, come poteva concepirlo un uomo del suo tempo. Lasciamo al lettore decidere se siamo sulla buona strada per realizzarlo, e se sia davvero un futuro desiderabile.