Approfondimenti

Quando il complottismo non è folklore ma violenza

di Ciro D’Ardia

Da un rapporto Censis del 2021 risulta che ben il 5,8% degli italiani crederebbe alla teoria della Terra piatta. Un numero incredibilmente alto, in particolar modo se si tiene conto che, stando a diversi studi, chi crede a una qualsiasi teoria del complotto è in genere più portato a credere a più storie senza fondamento contemporaneamente, anche se queste sono in contrasto tra loro (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019; Robert Brotherton e altri, 2013). Si tratta di folklore, ma in rare occasioni il diffondersi di tali idee ha avuto conseguenze serie. Alcune ricerche hanno messo in luce che, in certi casi, i complottisti possono ricorrere a forme di violenza pur di affermare le loro ragioni (Federico Vegetti e Levente Littway, 2020). Vediamo alcuni esempi.

Il complotto del Pizzagate

Il 4 dicembre 2016, Edgar Maddison Welch, un uomo di 28 anni, guidò per 500 chilometri dalla Carolina del Nord fino a Washington. Era diretto alla pizzeria Comet Ping Pong, armato di fucile AR15 e pistola calibro 38. Entrò nel locale, in quel momento pieno di minori, sparò tre colpi in aria e poi minacciò un cameriere. 

Ma cosa aveva indotto Welch, padre di due bambine, a comportarsi in quel modo? Perché era arrivato fino a Washington? Aveva creduto a una storia diffusa su internet. In base a questa narrazione, poi denominata “Pizzagate”, nel seminterrato della pizzeria si svolgevano riti satanici, comprendenti abusi su bambini. Tali nefandezze erano poste in essere, secondo la teoria, da membri del Partito Democratico, tra cui Hillary Clinton. Welch, quindi, voleva solo salvare i bambini e fermare quegli abusi. 

L’uomo, che per fortuna non causò né morti né feriti, venne subito arrestato e condannato a 4 anni di carcere.

QAnon e l’assalto a Capitol Hill

Secondo la celebre teoria complottista di “QAnon”, Donald Trump starebbe tuttora combattendo una guerra sommersa contro i Democratici, considerati satanisti e pedofili. È il vecchio mito della cosiddetta “accusa del sangue” di cui nel corso dei secoli sono stati accusati prima i cristiani, poi gli ebrei, poi di volta in volta i gruppi oggetto di astio, a seconda delle epoche.

Potremmo essere portati a considerare i sostenitori di QAnon dei semplici creduloni, visto che in tempi recenti hanno atteso, invano, il ritorno di John Fitzgerald Kennedy, assassinato a Dallas il 22 novembre 1963. Significativo era anche il luogo dove si erano dati appuntamento: Dealey Plaza, dove JFK morì.

Anche la presenza tra i “QAnonisti”  di personaggi pittoreschi come Jake Angeli, lo “sciamano”, fa sembrare il movimento un gruppo di persone che si divertono a sparare fantasiose teorie del complotto e a travestirsi per fare un po’ di confusione. Sappiamo invece che non è così. Tra coloro che assaltarono Capitol Hill il 6 gennaio 2021 vi erano numerosi aderenti a QAnon. I partecipanti a quella giornata avevano creduto al mito delle “elezioni rubate” a Trump, che aveva fatto di tutto per alimentare questa  teoria. Il bilancio fu di 5 morti. L’FBI ha poi classificato QAnon tra le organizzazioni terroristiche.

Il caso di Daniel Picazo

Il 10 giugno 2022, il trentunenne Daniel Picazo, consulente politico alla Camera dei Deputati messicana, si recò a trovare il nonno nella città di Las Colonias de Hidalgo, situata a tre ore di viaggio dalla capitale, Città del Messico. Arrivato in zona, alcune persone cominciarono a ricevere messaggi secondo cui Picazo aveva rapito un ragazzo al fine di ucciderlo e rubargli gli organi. Tali messaggi si diffusero velocemente: si radunò una folla di circa 200 persone. Per evitargli guai peggiori, l’uomo fu prelevato da una pattuglia della polizia. Probabilmente questa circostanza fu vista come una conferma della colpevolezza di Picazo (Benjamin Radford, 2022; BBC News, 2022). Il risultato fu che la folla lo sottrasse alla polizia, lo cosparse di benzina e gli diede fuoco. 

Non è la prima volta che un uomo viene linciato per semplici voci che si spargono in maniera improvvisa, immotivata ed inaspettata. Analoghi eventi sono occorsi di recente anche in Ecuador, Colombia e India (Benjamin Radford, 2022).

La strage di Sandy Hook

Città di Newtown, Connecticut. Adam Lanza vive con la madre Nancy, che ha divorziato da Peter Lanza nel 2008. Nancy ha anche un altro figlio, Ryan, che però vive da solo nel New Jersey. Nancy è appassionata di armi e ha iniziato i figli al loro uso. In casa ci sono molte armi da fuoco e Adam vi ha libero accesso.

La mattina del 14 dicembre 2012, Adam si alza, prende un fucile calibro 22, va nella stanza della madre e le spara quattro colpi alla testa mentre sta dormendo. Poi prende la sua auto, portando con sé un fucile semiautomatico Bushmaster (versione civile del fucile militare d’assalto M16) e tre pistole. Si reca alla scuola elementare di Sandy Hook e, in pochi minuti, uccide venti bambini e sei adulti, sparando 154 colpi in meno di 5 minuti. Adam poi si suicida, sparandosi un colpo alla testa con una delle pistole.

Dopo nemmeno tre ore dalla sparatoria cominciano già a propagarsi le prime teorie cospiratorie (Elizabeth Williamson, 2022). In prima fila tra i sostenitori di queste interpretazioni c’è Alex Jones, noto complottista, che già aveva ipotizzato che gli attentati dell’11 settembre 2001 fossero una “false flag operation”.

Jones sostiene che la strage di Sandy Hook sia in realtà stata orchestrata dal governo. Un altro complottista, James Tracy, arriva a sostenere che per inscenare la strage sarebbero stati utilizzati dei cosiddetti “crisis actors”, cioè persone specializzate nell’interpretare la parte delle vittime e prezzolate per questo. Tutto ciò, al fine di emanare provvedimenti legislativi per limitare l’uso delle armi. 

Molti seguaci di Jones credono alle sue farneticazioni e non perdono occasione per molestare e minacciare i genitori di alcuni bambini morti nella strage. Tra questi, viene preso di mira in maniera particolare Lenny Pozner, padre di Noah, morta a 6 anni. Lenny è costretto a cambiare casa varie volte nel corso degli anni, vessato dai sostenitori dell’assurda teoria. Dopo anni di persecuzioni, un gruppo di genitori decide di fare causa ad Alex Jones. A seguito di vari processi, Jones è stato condannato a pagare circa un miliardo e mezzo di dollari. 

Riferimenti

Immagine di Vicki Nunn da Pixabay