Le curiose macchine a moto perpetuo di David Jones, “buffone di corte nel palazzo della scienza”
di Corrado Giancaspro
Sfogliando il catalogo online delle collezioni della Royal Society o visitando l’omonimo museo a Londra, [1] vi potreste essere imbattuti in uno strano marchingegno, costituto da una ruota di bicicletta incastonata all’interno di una teca trasparente sigillata, circondata da altri non ben definiti “oggetti tecnici”. È quasi impossibile comprenderne l’apparente significato o l’utilità se non si conosce la sua storia e quella del suo creatore, il dottor David Jones, visionario scienziato inglese.
Cercando in rete, si trovano numerosi video su questa strana macchina. La sua ruota interna sembrerebbe ruotare da oltre quarant’anni, in modo uniforme e senza apparenti fonti energetiche esterne (salvo rare fermate per manutenzioni e spostamenti in giro per il mondo).
Stiamo parlando di una “macchina a moto perpetuo”, forse tra le più famose dell’epoca contemporanea. Per la precisione, si tratta di un moto perpetuo della “prima specie”, come sono spesso catalogati questo tipo di congegni (ci sono tre differenti classificazioni). Sono, cioè, macchine che violerebbero il primo principio della termodinamica, altrimenti detto il principio di conservazione dell’energia. In apparenza, una volta avviate, sembrerebbero produrre più energia (di qualche tipo) rispetto a quella ricevuta in ingresso nel sistema, auto-alimentandosi indefinitamente.
A differenza però di quanto spesso accade in questi casi, il suo creatore, sin dalla sua costruzione nel 1981, ha sempre dichiarato che i principi della termodinamica sono “salvi” e che la macchina funziona (ovvero è tenuta in rotazione) tramite un ingegnoso trucco rilevabile ad un’attenta osservazione esterna della teca. Di fatto, si tratta di una sfida divertente per scienziati e ingegneri (ma anche per il grande pubblico) nel riuscire a trovare il meccanismo che la tiene in moto perpetuamente “o quasi”!
Il nome della macchina è “DREADCO” (quasi fosse il brand della ditta produttrice) ed è stata realizzata insieme ad altre quattro versioni.
Jones, morto il 19 luglio del 2017 a 79 anni, è stato un chimico di formazione, con un PhD in chimica organica. Per molti anni ha lavorato come consulente scientifico per il settore industriale e come ricercatore presso il dipartimento di chimica dell’Università di Newcastle, ma è noto in Inghilterra al grande pubblico come divulgatore scientifico sui generis.
Il dottor Jones potrebbe essere ricordato da molti lettori di riviste scientifiche internazionali sotto lo pseudonimo di “Daedalus”. Ha infatti tenuto, sino all’inizio degli anni 2000, una famosa rubrica che prendeva il nome dal suo pseudonimo su prestigiose riviste, tra cui il New Scientist (dal 64’ sino a tutti gli anni 80’), successivamente su Nature ma anche su The Guardian. Ha inoltre partecipato a diversi programmi televisivi di divulgazione scientifica su emittenti inglesi e tedesche (in Italia, purtroppo, è quasi del tutto sconosciuto).
La sua rubrica era pensata come una vera e propria “provocazione” impertinente al rigore e all’eccessiva “rigidità” (secondo la stessa definizione di Deadalus) di molti illustri colleghi, anche di fama internazionale, che scrivevano su quelle stesse riviste. Lui stesso, in più interviste, si è definito un “buffone di corte nel palazzo della scienza”.
La finalità esplicita di Daedalus era proporre soluzioni nuove a esigenze della società contemporanea, tramite astute e talvolta stravaganti invenzioni che, forse sì o forse no, potevano contenere un qualche “difetto” o trucco nella loro concezione. Jones voleva sfidare, affascinare e coinvolgere il pubblico suggerendo applicazioni stravaganti di principi scientifici apparentemente solidi e incontestabili.
D’altro canto, lo stesso pseudonimo Deadalus richiama la figura mitologica greca di Dedalo, architetto e inventore, che secondo la tradizione ideò il labirinto dell’isola di Creta per contenere il Minotauro. Per consentire poi la fuga dall’isola del figlio Icaro, anch’esso imprigionato con lui, Dedalo costruì ali fatte da piume e incollate con la ceralacca. Il figlio, tuttavia, volando troppo vicino al Sole, fece sciogliere la cera e cadde in mare. Nelle intenzioni di Jones, il racconto mitologico avrebbe dovuto incoraggiare la riflessione della comunità scientifica sulle conseguenze a lungo termine delle proprie invenzioni.
Tutte le idee che lo stesso inventore britannico ha scherzosamente descritto come “schemi plausibili” volevano ispirare il pubblico di massa a riflettere profondamente su materie quali la fisica, chimica, ingegneria e biologia, etc. attraverso la modalità, ironica, del gioco e della sfida intellettuale.
Alcune di queste invenzioni hanno anche ispirato reali innovazioni tecnologiche, quali le molecole di fullerene, lo smorzatore di rumori per l’isolamento acustico, giardini chimici per la crescita biologica in assenza di gravità o la stampa 3D. La maggior parte delle sue trovate, invece, sono rimaste solo bizzarre idee con il fine di divertire e stimolare la creatività (come, ad esempio, i vestiti colorabili per neonati a seconda del sesso o le scarpe alimentate a vapore per il salvataggio dei naufraghi). Molte invenzioni di Jones sono state raccolte e pubblicate in diversi libri. [2]
Torniamo però alla DREADCO. Si tratta di un parallelepipedo trasparente, che starebbe comodamente su una scrivania. È stata realizzata con componenti meccanici ed elettrici comuni derivanti da bicilette, macchine da cucire, impiantistica idraulica e cose simili. In più occasioni, su questa macchina, Jones ha affermato di aver incluso “trucchi di prestigio” e “distrazioni astute” e che gli scienziati professionisti erano stati “straordinariamente creduloni” nel non riuscire a risolvere l’enigma sotto i loro occhi!
Infatti, la caratteristica principale delle sue macchine a moto perpetuo è l’abbondanza di falsi indizi. Jones spiega che, come con qualsiasi trucco di prestigio, “il segreto non è nel nascondere, ma nel confondere”. Quindi ha volutamente complicato le sue macchine con una serie di astute distrazioni, ciascuna progettata per guidare la mente, specie con formazione scientifica, lungo l’uno o l’altro dei numerosi falsi sentieri.
Nella DREADCO si possono individuare scambiatori di calore, oggetti che sembrerebbero magneti, scatole che potrebbero contenere batterie (che non si esauriscono mai!) e altro. C’è un unico vincolo ovvio: l’oggetto non può essere ispezionato al suo interno o smontato.
In oltre trent’anni di esposizione della macchina in tutto il mondo, Jones ha collezionato migliaia di possibili spiegazioni sulla misteriosa fonte di energia che muove il tutto, ci sono state anche gare internazionali, ma secondo Jones nessuna di queste (almeno sino agli inizi degli anni 2000) ha centrato realmente il vero meccanismo che vi si cela.
Le spiegazioni plausibili più diffuse sono quelle che si basano su spinte elettromagnetiche della ruota alimentate da celle fotovoltaiche, ovvero da magneti permanenti. Altre teorie tirano in causa l’energia termica dell’ambiente esterno o differenze di pressione. Nessuno lo sa con certezza, visto che il suo creatore è deceduto… ma forse c’è ancora una speranza!
Prima della sua morte, Jones è stato convinto dal fratello Peter a scrivere, in una lettera, il segreto sul meccanismo che muove il DREADCO. Questo scritto, lo stesso anno, è stata poi consegnata sigillata al su amico ed ex collega, Sir Martyn Poliakoff, chimico della Nottingham University, attualmente l’unico a conoscenza della verità insieme a un ristretto gruppo di suoi collaboratori che si occupano della manutenzione. Questa storia originale ebbe, al tempo, ampio risalto sui media britannici. [3]
Nel 2018 il dottor Poliakoff, con l’approvazione della famiglia Jones, ha donato la macchina funzionante al Royal Society Museum, dove resta esposta quale manifestazione dell’ingegno moderno. Tuttavia Poliakoff, rispettando lo spirito che ha dato vita all’opera del suo amico, non ha voluto svelare il segreto al pubblico. La lettera è stata, quindi, sigillata nuovamente e rimarrà chiusa per altri trent’anni, conservata presso gli archivi della Royal Society. Almeno per ora, tutti i curiosi possono ancora cimentarsi nel provare a scovare il trucco!
In anni più recenti, famosi blogger e ricercatori universitari hanno provato a condurre misurazioni fisiche elettromagnetiche e termiche all’esterno della teca della DREADCO, riscontrando la presenza di campi a induzione magnetica là dove non avrebbero pensato di trovarne e, al contrario, la loro completa assenza in punti dove invece ci sono degli oggetti che sembrano a tutti gli effetti dei magneti.
È come se Jones, anche dopo la sua morte, continui a prendersi gioco dei “seriosi” scienziati (e forse di tutti noi curiosi), non abituati ai trucchi di chi, in modo intenzionale, prova a tessere inganni.
Purtroppo, come sempre più spesso accade in anni recenti, anche creazioni “ingenue” e a buon fine come quelle di David Jones sono state forzatamente reinterpretate in molte cerchie di complottisti quali prove di strategie occulte, volte a celare al mondo nuove e illimitate fonti di energia che potrebbero salvare la specie umana.
In altri casi, sono state utilizzate impropriamente per evidenziare i limiti della scienza e degli scienziati (che sarebbero persone facilmente raggirabili) e quindi avallare spiegazioni pseudoscientifiche su presunti fenomeni inspiegabili in ambito di nuove fonti di energia.
Risulta sconcertante come, talvolta, lo spirito che ha mosso l’opera di David Jones si sia perso, anzi, addirittura sia stato completamente frainteso.
La macchina è lì, accessibile al pubblico, il suo creatore non ha mai affermato di aver trovato un modo per violare le leggi della fisica note, in ogni momento la si potrebbe smontare e verificare la sua funzionalità.
La macchina DREADCO (e più in generale tutte le invenzioni di Jones) vuole solo essere un richiamo a salvaguardare anche l’aspetto creativo e il pensiero anti-conformista nel mondo della scienza e nel contesto delle sue prassi e metodologie.
Note
- https://royalsociety.org/blog/2018/09/perpetual-motion/
- “The Inventions of Daedalus: A Compendium of Plausible Schemes Paperback” di David E. H. Jones, 1982; “The Further Inventions of Daedalus: A Compendium of Plausible Schemes” di David E. H. Jones, 1999; “The Aha! Moment: A Scientist’s Take on Creativity Illustrated” di David Jones, 2012;
- Video, Dr Martyn Poliakoff legge il segreto di Jones: https://www.youtube.com/watch?v=muruba8ORGA.
Foto di Conor Lawless da Flickr, licenza CC BY 2.0