Cos’è la Dengue, la “febbre spaccaossa” di cui si legge sui giornali?
di Graziella Morace
Con l’aumento delle temperature globali medie, le ondate di caldo e le inondazioni stanno diventando più gravi e frequenti, in contemporanea le estati stanno diventando più lunghe e più calde.
Ciò crea condizioni favorevoli per le zanzare. Non rappresentano purtroppo solo un fastidio, ma possono fungere da vettori di diverse malattie virali tropicali. Tra queste ci sono Chikungunya, Dengue e Zika, i cui vettori sono soprattutto la zanzara tigre e la zanzara egiziana (Aedes albopictus e Aedes aegypti), entrambe con il corpo nero a puntini bianchi, e la Febbre del Nilo occidentale (WNV), trasmessa dalla zanzara “classica” (Culex pipiens). A parte il WNV, che è ormai endemico in Italia, negli ultimi anni in Italia e in altri Paesi Europei sono stati segnalati alcuni casi sporadici di Chikungunya, Dengue e Zika, generalmente di importazione in viaggiatori di ritorno dalle aree endemiche.
Per sicurezza l’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha invitato ad aumentare le misure di contenimento delle zanzare, tra cui l’eliminazione delle fonti d’acqua stagnanti dove si riproducono, l’uso di larvicidi ecologici e la promozione della consapevolezza della comunità sul controllo delle zanzare.
È importante non sottovalutare l’utilità delle misure di protezione personale. L’ECDC raccomanda in generale l’uso di zanzariere alle finestre, il dormire o riposare in stanze climatizzate e l’uso di repellenti per zanzare. Nei Paesi tropicali è raccomandato inoltre l’uso di zanzariere per i letti (preferibilmente trattate con insetticida) e indossare abiti che coprano la maggior parte del corpo.
Tra le malattie tropicali, la dengue in particolare sta creando un po’ di preoccupazione tra la popolazione perché quest’anno, oltre ad alcuni casi associati a viaggi all’estero, sono stati riportati diversi casi autoctoni in alcune regioni italiane, non correlati a viaggi in zone endemiche. Tutti i casi si sono risolti senza conseguenze.
La Dengue è endemica nelle aree del mondo a clima tropicale e sub-tropicale (Sud-Est Asiatico, Africa, Oceania, America Centrale e Meridionale), dove circola principalmente durante e dopo la stagione delle piogge. Nei Paesi dell’emisfero nord, in particolare in Europa, si manifesta soprattutto come malattia di importazione, il cui incremento è dovuto all’aumentata frequenza di spostamenti di merci e di persone.
I casi autoctoni sono probabilmente dovuti a zanzare che si sono infettate pungendo un individuo che aveva contratto l’infezione in un paese tropicale.
L’agente patogeno responsabile della dengue è un Arbovirus (termine riferito ai virus trasmessi all’uomo da artropodi) appartenente al genere Flavivirus, che presenta quattro diversi sierotipi (DEN-1, DEN-2, DEN-3 e DEN-4, di cui il 2 e il 3 sono spesso associati alle forme più gravi di malattia).
La Dengue non si trasmette direttamente da persona a persona, la sequenza è uomo-zanzara-uomo. Le zanzare entrano in contatto con il virus pungendo esseri umani che si trovano nel periodo infettivo, in cui il virus circola nel sangue, e rimangono portatrici di dengue per tutto il loro ciclo vitale.
Dopo la puntura di una zanzara Aedes infetta, il decorso dell’infezione può essere inapparente o dare luogo a febbre nell’arco di 5-6 giorni dalla puntura, con temperature anche molto elevate, accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini.
In alcuni rari casi la malattia può svilupparsi sotto forma di febbre emorragica, con emorragie gravi da diverse parti del corpo che possono causare veri e propri collassi e, a volte, risultare fatali.
La diagnosi è normalmente effettuata in base ai sintomi, ma può essere confermata mettendo in evidenza l’agente virale attraverso la reazione a catena della polimerasi (RT-PCR) e identificando gli anticorpi IgM anti-dengue in campioni di sangue.
Non sono disponibili specifici farmaci antivirali per l’infezione da virus dengue e la terapia consiste principalmente nel controllare ed alleviare i sintomi. Nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane. È importante che le persone infette restino isolate, soggiornando possibilmente sotto una zanzariera, per evitare di essere punte durante i primi giorni della malattia per non contribuire al ciclo di trasmissione.
Dopo aver contratto e superato l’infezione segue un’immunità persistente, ma altamente specifica verso il sierotipo virale infettante. Ciò significa che un soggetto immune ad un sierotipo rimane comunque suscettibile alle forme di dengue causate dagli altri tre sierotipi.
Contro la dengue esiste un vaccino chiamato Qdenga che è stato autorizzato dall’Agenzia europea del farmaco (EMA) e dall’AIFA. Questo è un vaccino tetravalente, ovvero diretto contro tutti e quattro i diversi sierotipi del virus (costituito da virus attenuati dei sierotipi DEN-1, DEN-2, DEN-3 e DEN-4), che può essere somministrato a tutti i soggetti che abbiano compiuto i 4 anni di età. Il protocollo di vaccinazione prevede due dosi, somministrate ad almeno tre mesi di distanza l’una dall’altra. Gli effetti indesiderati sono per lo più da lievi a moderati e scompaiono nel giro di pochi giorni.
In Italia la somministrazione di questo vaccino non è prevista per la popolazione generale, poiché la diffusione della malattia è molto sporadica, ma è indicato per coloro che pianificano un viaggio in zone endemiche, dove il rischio di infezione è alto.