La più antica struttura in legno costruita da un antenato del genere umano scoperta in Africa
Un nuovo scavo nel sito di Kalambo Falls, in Zambia, ha portato alla luce due tronchi scavati appositamente per essere incastrati uno sull’altro, risalenti a 476 mila anni fa. Si tratta della prima struttura del genere ad oggi nota
La costruzione di strumenti ha accompagnato il genere Homo, del quale facciamo parte, fin dalla sua comparsa: la capacità, cioè, non solo di sfruttare a nostro vantaggio quello che si trova nell’ambiente, ma anche di modificarlo, rendendolo adatto al nostro scopo.
I primi strumenti di pietra, chiamati dagli archeologi chopper, risalgono a 2,6 milioni di anni fa: erano strumenti da percussione o da taglio. Le tracce di usura dimostrano che venivano usati, ad esempio, per tagliare la carne. Poi, intorno a 1,76 milioni di anni fa gli strumenti presero una forma più a mandorla (amigdala) e questo segnò l’inizio della cultura che gli archeologi chiamano Acheuleano, che finì tra 400 e 250 mila anni fa.
La pietra si conserva facilmente e, una volta data la forma desiderata, è difficile che si deformi. Per questo conosciamo abbastanza bene l’industria litica anche in queste fasi più profonde della preistoria. Gli archeologi, però, sospettano da tempo che accanto a questi strumenti di pietra i primi Homo usassero anche strumenti di materiali più deperibili, come legno e osso, che non sono giunti fino a noi. Ma, in alcuni contesti particolari (molto umidi o molto secchi e dunque privi di ossigeno), questi manufatti si conservano, aprendo uno spiraglio inaspettato su alcuni aspetti della vita di specie simili, ma non uguali, alla nostra.
In Africa abbiamo alcune prove indirette della lavorazione del legno già a partire dal Pleistocene inferiore, provenienti dalle tracce di usura sugli strumenti litici. Le prime prove dirette risalgono al Pleistocene medio: si tratta di strumenti lignei trovati insieme a strumenti litici in diversi siti, come Amanzi Springs e Florisbad, in Sud Africa, appartenenti all’Acheuleano.
Nel sito di Kalambo Falls, in Zambia, gli archeologi stanno indagando uno di questi contesti particolari: il fondo di un piccolo lago formato dal fiume Kalambo. I risultati sono stati pubblicati a settembre su Nature. Durante gli scavi del 2019 sono stati trovati 5 oggetti di legno lavorato nei livelli sopra e sotto il corso antico del fiume e un sesto oggetto senza tracce di lavorazione. Due erano associati con strumenti litici Acheuleani.
L’oggetto 660 è lungo 36,2 cm e ha una forma allungata. La punta presenta una rottura, poi smussata. I ricercatori firmatari dello studio ipotizzano che potesse essere usato come cuneo o come piano di lavoro. L’oggetto 219, rotto in due parti, è lungo 62,4 cm ed è lavorato per formare una punta. Vista la presenza di altri oggetti simili in siti africani, gli archeologi lo interpretano come un bastone da scavo. Due oggetti sono stati trovati insieme, uno sopra l’altro. Il primo è un rettangolare con segni di tagli lungo i lati e potrebbe essere una porzione di tronco tagliata su misura e sgrossata. Il secondo è un ramo diviso centralmente fino alla punta, rotta.
Quello che però ha stupito i ricercatori è l’ultimo oggetto, che porta il numero 1033. È stato recuperato tra le sabbie sul fondo del fiume, anch’esso insieme a strumenti litici. Si tratta di un tronco lungo 141 cm e spesso 25,6 cm, con le estremità rastremate, appoggiato sopra un altro tronco più grande a formare un angolo di 75 gradi. I due tronchi non sono però semplicemente appoggiati, eventualità che potrebbe verificarsi anche in modo casuale, per l’azione della corrente del fiume: qualcuno, nel lontano Pleistocene medio, ha scavato un incavo a forma di V nel tronco superiore in modo che potesse incastrarsi saldamente in quello inferiore. Segni di tagli e raschiature sono stati riscontrati anche sulla superficie superiore dell’incavo.
I ricercatori interpretano l’intaglio come intenzionale, atto a formare una struttura con almeno due parti collegate tra loro. Inoltre la spettroscopia a infrarossi fornisce prove dell’utilizzo del fuoco per modellare e indurire la parte scavata del tronco. Un oggetto simile è stato descritto anche nella pubblicazione degli anni ‘50 che riguarda gli scavi effettuati in un’area vicina.
I ritrovamenti di Kalambo Falls, eccezionalmente ben conservati e in associazione con manufatti litici, consolidano le nostre conoscenze sulla lavorazione del legno nel Pleistocene medio in Africa. In questo remoto periodo il legno ha permesso ai primi Homo di costruire anche strutture di grandi dimensioni, come piattaforme o passerelle. Inoltre testimonia come l’evoluzione dell’industria litica e della lavorazione del legno vadano di pari passo poiché gli utensili in pietra potevano essere utilizzati per tagliare alberi e rami e dargli la forma voluta.
I ritrovamenti sono stati datati tra 476 mila e 324 mila anni fa, un periodo nel quale la zona era coperta da foreste. La vita in una pianura soggetta ad alluvioni potrebbe richiedere la costruzione di piattaforme rialzate, passerelle o basamenti per abitazioni, attività forse portate a termine grazie alla lavorazione del legno. Infine, la combinazione di due o più parti per realizzare una struttura complessa ci danno un’idea della capacità di modificare l’ambiente che possedevano i primi Homo, che finora abbiamo inquadrato come foraggiatori nomadi con limitate capacità tecniche.
Immagine in evidenza: le Kalambo Falls, nello Zambia. Foto di Lambert Yuri da Unsplash