Medicine alternative: al CICAP Fest la vita e i contributi scientifici di Edzard Ernst
di Emanuele Romeo
Prosegue a Padova con un calendario ricco di appuntamenti il CICAP Fest, promosso dal CICAP, ideato da Massimo Polidoro e con la direzione scientifica e organizzativa di FRAME – Divagazioni Scientifiche in programma. Ieri si è tenuto, presso l’Aula Magna di Palazzo Bo, l’intervento del medico e ricercatore Edzard Ernst, uno dei massimi esperti mondiali delle medicine complementari e alternative. A moderare l’incontro, dal titolo Accetta le prove. Il viaggio di uno scienziato nel mondo delle medicine alternative, è stato il Presidente del CICAP Sergio Della Sala, il quale ha introdotto l’ospite sottolineando l’approccio critico e scientifico che ha caratterizzato i suoi contributi.
Ernst ha ripercorso la sua vita e i suoi trascorsi, partendo dalle prime suggestioni dell’infanzia: “Il nostro medico di famiglia era un omeopata e io sono cresciuto pensando che l’omeopatia fosse una medicina con solide basi scientifiche”, Ernst ha da subito introdotto nella discussione l’idea che non fosse in lui radicato un pregiudizio negativo nei confronti di questi metodi alternativi. Dopo la laurea in medicina, il suo primo incarico di lavoro fu presso l’unico ospedale omeopatico della Germania, dove ebbe l’opportunità di apprenderne tutti i metodi. “L’omeopatia era solo uno dei numerosi metodi che applicavo ai miei pazienti. In seguito, ho però avuto anche l’occasione di ricevere una formazione medica tradizionale”. Fu soltanto con il trasferimento in Inghilterra, dove occupò la prima cattedra di medicina complementare all’Università di Exeter, che ebbe la possibilità di costituire un gruppo di ricerca internazionale e multidisciplinare: “La nostra ricerca riguardava molte aree, tra cui agopuntura, chiropratica e omeopatia, decidendo di svolgere studi rigorosi su ciascuna di queste applicando il metodo della revisione sistematica alla letteratura scientifica”.
L’intervento si è dunque concentrato sui risultati di questi studi e revisioni, in particolar modo mettendo in luce l’inefficacia dei prodotti omeopatici. “Ci sono più di cinquecento studi scientifici dai quali emerge che i metodi omeopatici non sono diversi da quelli placebo.” L’omeopatia, spiega il ricercatore, si basa sulle due idee chiave di “il simile cura il simile” e “il meno fa di più”, che portano nei ragionamenti a fallacie logiche facilmente individuabili. Il medico sottolinea, inoltre, come la non efficacia di questi metodi possa diventare, a volte, persino pericolosa. Questo accade quando alle terapie tradizionali vengono sostituite quelle alternative: “un prodotto omeopatico non ha di per sé nessun beneficio e nessun rischio. Una certa condizione clinica può però cambiare questo equilibrio e i rischi diventano maggiori dei benefici”. Il ricercatore ha sottolineato l’importanza dell’uso del pensiero critico nelle indagini scientifiche, spiegando quali sono le strategie adottate da chi, convinto dell’efficacia delle terapie complementari, cerca di argomentare a proprio favore. La strategia principale è quella del cherry picking, ovvero la selezione dei soli lavori scientifici che presentano risultati in linea con le proprie idee, trascurando l’insieme del panorama sperimentale.
In conclusione, Ernst ha raccontato degli attriti avuti con l’allora Principe Carlo a causa di un articolo pubblicato sul Times per il quale il ricercatore avrebbe dichiarato che il reale “complotta trattamenti alternativi per il sistema sanitario nazionale”. Lo scontro, costato al ricercatore il disfacimento del suo gruppo di ricerca e il pensionamento anticipato, non ha frenato la sua motivazione guidata, come egli stesso ha affermato, “dalla lotta alla disinformazione, dalla prevenzione del rischio e dal tentativo di diffondere il pensiero critico nella società”.