Se fare divulgazione è un atto politico: un ricordo di Margherita Hack al CICAP Fest 2023
di Francesca Balestra
Un percorso per immagini per raccontare la vita di una delle più grandi scienziate italiane. Margherita Hack, la celebre astrofisica scomparsa il 29 giugno 2013, è stata ricordata al CICAP Fest 2023 nel corso di un evento condotto dallo scrittore e divulgatore Federico Taddia.
Quest’ultimo ha raccontato di aver incrociato la propria strada con quella di Hack a un certo punto della sua vita. Da ragazzino non capiva nulla di scienza: “Tutto era troppo piccolo (cellule, virus) o tutto troppo grande come le stelle e i buchi neri”, ha detto. Poi, durante le superiori arriva la folgorazione: Taddia capisce di voler scrivere su Topolino. Viene assunto e inizia, dalle pagine del settimanale, a raccontare la scienza e gli scienziati ai più piccoli, imparando lui stesso molte cose nel farlo. Credendo nella forza dei racconti autobiografici, decide di contattare Hack per coinvolgerla in un progetto per bambini. Fu l’inizio di una lunga amicizia e collaborazione fatta di libri e programmi tv.
Taddia racconta la spettinata e incredibile vita dell’amica Margherita nella biografia “Nata in Via delle Cento Stelle. Gatti, biciclette e parolacce: tutta la galassia di Margherita Hack” (Feltrinelli, 2022), a 100 anni dalla sua nascita. “Stelle e toponomastica hanno inseguito la vita di Margherita”, ha affermato il divulgatore, sottolineando l’ironia insita del titolo del suo libro, dato che Hack nacque in via delle Cento stelle, a Firenze. Vegetariana e atea come i genitori, crebbe libera e senza imposizioni esterne. Correva, andava in bicicletta e aveva un’unica fede, quella per la Fiorentina. Questa sua estrema indipendenza veniva malvista dai genitori degli altri bambini, cosa che la portò a essere emarginata. Per farsi accettare provò per un periodo ad abbracciare la fede cattolica, ma lasciò presto perdere, anche perché si rese conto che la sua vita sociale non sarebbe mutata per quello.
La sua più grande passione fu lo sport, l’atletica leggera. Vinse molte gare e venne convocata nelle nazionali, con cui sognava un giorno di partecipare alle olimpiadi, che tuttavia non si svolsero a causa della guerra.
Dopo la maturità si iscrisse alla Facoltà di Fisica. All’università incontrò un’altra colonna portante della sua vita: il marito Aldo, che aveva conosciuto già da bambina. Si ritrovarono e si innamorarono. Erano molto diversi tra di loro: lei studiava fisica, lui era studente di lettere, ma erano allo stesso tempo complementari. Passarono una vita felice fatta di complicità, zuffe e giochi. Animalista convinta, Hack amò tanto i gatti che ne adottò e accudì molti negli anni, sia a casa sua sia al lavoro.
La folgorazione per le stelle arrivò mentre stava scrivendo la sua tesi di laurea sulle Cefeidi in una Firenze bombardata e al buio. Dopo la laurea, partecipò al concorso per astronomi nel capoluogo fiorentino. Fu però bocciata perché non seppe rispondere alla domanda: “Come mai vediamo sempre la stessa faccia della Luna?”. Passò l’esame successivo e iniziò la sua carriera in un mondo di uomini. In quegli anni vinse molti bandi di ricerca per lavorare all’estero e il suo prestigio internazionale crebbe. Nel 1964 vinse il concorso all’università di Trieste per la direzione dell’osservatorio astronomico e diventò così la prima donna in Europa a dirigere una struttura del genere. Fece costruire un secondo osservatorio fuori dalla città di Trieste che diventò il più importante osservatorio astronomico del continente.
La grandezza di Hack non fu solo frutto della sua sapienza in ambito scientifico, ma anche del suo saper essere un personaggio pubblico intelligente e rispettato. Non aveva problemi a intervenire ed esprimere la propria opinione su tematiche calde come i diritti di studenti e degli omosessuali o sulle ingerenze della Chiesa nella politica. Fare divulgazione per lei era “un atto politico”, “rendere accessibile la scienza è democrazia”. Si distinse per il suo stile di divulgazione rigoroso ma allo stesso tempo ironico e travolgente. Divenne in poco tempo un personaggio molto popolare. Fioccavano le ospitate in radio e televisione, e arrivò anche a scrivere una canzone in gara al Festival di Sanremo.
La sua credibilità e la sua coerenza, nelle parole e nei fatti, la portarono ad essere molto amata dal pubblico. Il ritratto che viene fuori da un veloce excursus della sua vita, ha concluso Taddia, si può riassumere nel fatto che Margherita “non aveva paura di morire, anzi le scocciava perché aveva un sacco di domande a cui doveva dare risposte”.