Approfondimenti

La bufala dell’acqua alcalina

di Francesco Nucera, chimico

Il marketing selvaggio, spesso alimentato da false promesse legate a prodotti miracolosi, è un pericolo per le persone in cerca di soluzioni rapide e facili, che possono cadere preda di strategie di vendita manipolative, acquistando prodotti inefficaci o persino dannosi. L’effetto placebo, innescato da aspettative irrealistiche, può anche generare un senso fittizio di miglioramento, contribuendo alla perpetuazione di pratiche senza fondamento scientifico.

 Uno dei casi in cui ciò avviene è quando si parla di acqua alcalina. In rete si trovano spesso contenuti che magnificano gli effetti miracolosi di diete alcaline o del consumo dell’acqua alcalina sul nostro organismo, che stando a quanto si dice, avrebbe il potere di prevenire malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, ulcera, osteoporosi, cancro e persino l’invecchiamento. Ma è vero tutto ciò?

Prima di cadere nella trappola delle affermazioni esagerate, è fondamentale comprendere la differenza tra una sostanza acida e una basica (alcalina) e come influiscono sul nostro corpo.

Esistono sostanze acide o basiche, che sono classificate sulla scala del pH, che varia da 0 a 14. Una soluzione con pH 7 è neutra, mentre valori inferiori indicano un ambiente acido e valori superiori una soluzione basica. Ma cosa significa davvero questo? Letteralmente pH, termine introdotto nel 1909 dal chimico danese Søren Sørensen, significa potenziale idrogenionico e la scala del pH è una scala logaritmica. Vuol dire che tra un pH 4 e 5 c’è una differenza di concentrazione di ioni H3O+ di dieci volte. Il pH si usa per indicare la grandezza che misura l’acidità o la basicità di una soluzione acquosa.

Ad esempio, le sostanze acide come il succo di limone o il caffè hanno pH inferiori a 7 e contengono maggiormente ioni H3O+ che conferiscono loro un carattere acido. Al contrario, le sostanze alcaline, o basiche, con pH superiore a 7, contengono ioni idrossido (OH-). Un esempio comune è il bicarbonato di sodio o l’ammoniaca. E l’acqua dove si colloca in questa scala? Quella che noi chimici usiamo in laboratorio è distillata, cioè priva di sali minerali e il pH è 7. Quindi solo H2O (formula chimica dell’acqua) pura. Tuttavia, l’acqua proveniente da sorgenti naturali può variare notevolmente. L’acqua delle fonti di montagna, ad esempio, potrebbe essere leggermente più acida a causa della presenza di anidride carbonica atmosferica, mentre le acque sotterranee possono essere più alcaline a causa delle rocce attraverso le quali filtrano. Da un punto di vista normativo, il Decreto Legislativo 31/2001 indica per l’acqua potabile valori ammissibili di pH tra 6.5 e 9.5 pH (consigliati tra 6.5 e 8.5 pH – DPR 236/88).

Le acque che noi beviamo sono solitamente alcaline. Nulla di eclatante su questa notizia. A seguito di diverse segnalazioni che sono state effettuate da consumatori, l’Antitrust ha multato nel tempo un numero sempre maggiore di società che diffondevano messaggi ingannevoli su questa tematica. Eppure, mi è capitato di vedere anche in vari supermercati acque minerali che evidenziano il valore del pH come elemento di qualità rispetto ad altre acque minerali. Di recente, mentre facevo la spesa, ho notato questa cosa su una confezione di acqua minerale: “Acqua minerale alcalina, pH 8”. 

Il tutto corredato da una scritta in bella vista. come da consuetudine del marketing: “Lunga vita alle nostre cellule”. Da chimico ho compreso che c’era puzza di bufala, ma vediamo perché! 

Abbiamo detto che per legge l’acqua da bere deve avere un pH compreso tra 6,5 e 9,5, deve avere una composizione chimica equilibrata e deve essere microbiologicamente pura. Quindi la scritta pH 8 è corretta in quanto una soluzione è alcalina se il valore del pH è superiore a 7, il valore di neutralità! 

Ma è veramente così buona da allungare la vita delle nostre cellule?  E poi che significa che l’acqua alcalina è più “benefica” dell’acqua normale? Nessuno studio scientifico serio ha mai dimostrato questa teoria. Quindi, come dico spesso: “No prove, no party”!

Cerchiamo di capire insieme con l’aiuto della chimica perché molte delle affermazioni relative alle acque alcaline sono false. Prima di tutto è errato che all’acqua con alto pH siano associati benefici dimostrati. 

Le origini del mito legato all’acqua alcalina e all’ossessione per il pH nella salute risalgono a diversi decenni fa, con radici che affondano anche nel panorama della pseudoscienza della dieta alcalina. In particolare, il naturopata Robert Young ha giocato un ruolo significativo come principale sostenitore di questa teoria. È interessante notare che la moda attuale delle acque alcaline può essere in parte attribuita alla diffusione delle idee sulla dieta alcalina, che Young ha promosso.

La pseudoscienza della dieta alcalina propone l’idea che il mantenimento di un ambiente alcalino nel corpo attraverso la dieta può prevenire varie malattie e promuovere la salute generale. Tuttavia, queste affermazioni sono ampiamente contestate dalla comunità scientifica, poiché mancano di fondamento in prove empiriche e ricerche affidabili.

Non è un caso che i presunti studi di Young vengano spesso citati sui siti che promuovono alcalinizzatori/ionizzatori d’acqua, strumenti che affermano di aumentare il livello di pH dell’acqua per ottenere presunti benefici per la salute. Tuttavia, è notevole il silenzio su alcuni aspetti controversi della figura di Young, come le sue recenti vicende giudiziarie.

Queste omissioni possono sollevare dubbi sulla validità scientifica delle affermazioni fatte da coloro che sostengono l’acqua alcalina come una panacea per la salute. È fondamentale considerare criticamente i dati e consultare fonti affidabili prima di abbracciare qualsiasi tendenza legata al benessere, specialmente quando si tratta di argomenti complessi come la chimica del corpo e la dieta.

Perché tutto ciò è falso? Di fatto, le acque alcaline non alterano minimamente il pH del nostro organismo, che è dotato di un efficiente sistema tampone che stabilizza tutto nel ristretto range di pH tra 7,35 – 7,45.

Molti produttori di queste acque mirano a descriverle come un elisir per combattere disturbi metabolici e cardiovascolari. Ma questi presunti benefici sono basati su affermazioni aneddotiche o studi di piccole dimensioni senza revisione paritaria. Mancano evidenze scientifiche robuste e ampie che confermino in modo inequivocabile tali affermazioni.In letteratura non c’è nulla di rilevante, lo studio più recente del 2016 pubblicato sul “Journal of the International Society of Sports Nutrition” sembrerebbe indicare un effetto sulla viscosità del sangue, ma non si evince un’associazione statisticamente significativa e, soprattutto, va sottolineata la sponsorizzazione operata dalla ditta che ha fornito l’acqua alcalina.

Il culmine della questione si raggiunge quando si sostiene che le acque alcaline abbiano la capacità di agire come agenti antitumorali. Questo rappresenta un punto critico, poiché molte persone affette da patologie gravi sono inclini ad aggrapparsi a qualsiasi speranza, diventando vulnerabili ad approcci che mirano a sfruttarle per lucrare.  Da dove viene questa ipotesi? L’idea infondata, nota anche come terapia Simoncini, nasce probabilmente da una scoperta scientifica seria: il cosiddetto effetto Warburg, secondo cui, in sintesi estrema, un tumore può creare intorno a sé un ambiente acido. 

Ecco perché alcuni hanno pensato di poter usare il bicarbonato di sodio, sostanza molto basica, per neutralizzare l’effetto degli acidi prodotti dal tessuto tumorale. Tuttavia la terapia Simoncini, che prende il nome dal suo inventore Tullio Simoncini, ex dottore italiano radiato dall’Ordine dei medici e condannato per omicidio colposo, non si basava sulle osservazioni di Warburg, bensì sulla convinzione errata che il cancro fosse causato dalla Candida albicans, un fungo normalmente presente nel corpo umano. 

In una recente revisione della letteratura scientifica non è stata riscontrata alcuna evidenza che le acque alcaline influenzino la formazione di un tumore o che possa curare una neoplasia già esistente.  La comunità scientifica ha concluso che non ci sono prove cliniche sufficienti a sostegno di una possibile sostituzione delle terapie anticancro con l’assunzione di acqua alcalina. Ma ancora c’è chi vuole sottolineare un nesso o una correlazione tra l’alcalinità della dieta ed eventuali effetti benefici per la salute. Dobbiamo stare molto attenti perché nel campo scientifico vige la regola: “correlation is not causation”, ovvero non si può dedurre una relazione di causa-effetto tra due eventi esclusivamente sulla base di un’associazione o correlazione osservata tra di loro.

In statistica, quando due fenomeni sono associati tra di loro ma non sono necessariamente legati da un rapporto causa-effetto, si parla di relazione spuria. Gli studi di correlazione possono fornire informazioni importanti, ma vanno valutati con attenzione. 

Senza considerare che un eccesso di alcalinità nel corpo può avere effetti collaterali negativi. Ad esempio, l’assunzione eccessiva di bicarbonato, un elemento comune nelle acque alcaline, può causare disturbi gastrointestinali e squilibri elettrolitici.

In sintesi, mentre alcune persone possono percepire benefici personali dall’acqua alcalina, la mancanza di prove scientifiche robuste, gli effetti collaterali potenziali e la regolamentazione limitata sollevano dubbi sulla validità delle affermazioni più ampie e esagerate. È sempre consigliabile consultare un professionista medico o nutrizionale prima di apportare cambiamenti significativi alla propria dieta o routine idrica.

Foto di Regina Easley da Pixabay