Sherlock Holmes e il fantasma di Lenin
di Giuseppe Spanu e Paola Frongia
Sir Arthur Conan Doyle è universalmente conosciuto come il creatore del più famoso detective privato della letteratura, Sherlock Holmes. Modellato sulla figura realmente esistita del medico diagnostico Joseph Bell (1837-1911), di cui Doyle fu allievo, il personaggio di Sherlock Holmes è diventato l’incarnazione della razionalità e della deduzione logica. Ecco perché ben pochi crederebbero che Doyle fosse un fervente credente nello spiritismo e nel paranormale.
Eppure nel 1918, finita la guerra, Doyle stupì il pubblico che lo seguiva dichiarando la sua fede nello spiritismo e nei poteri dei medium. Doyle continuò a scrivere le avventure di Sherlock Holmes fino alla sua morte del 1930, ma a queste alternò libri, articoli e conferenze appassionate in difesa dello spiritismo, suscitando la compassione, l’ilarità e la perplessità dei suoi ammiratori.
In verità la conversione di Doyle allo spiritismo non fu un fulmine a ciel sereno, improvvisa, ma la maturazione di un interesse per il fantastico e l’occulto coltivato negli anni. Contemporaneamente a Sherlock Holmes, Doyle compose romanzi storici ma anche numerosi racconti del fantastico e persino di fantascienza (Il mondo perduto, 1912). In un racconto del 1889, La mano nera, Doyle mostra una buona conoscenza delle dottrine dello spiritismo. L’adesione senza indugio allo spiritismo avvenne solo dopo la morte del figlio nella prima guerra mondiale, e con la scoperta di alcune facoltà medianiche nella seconda moglie dello scrittore.
Doyle era convinto che nessun medium avrebbe potuto ingannarlo e, quando alcuni di questi superarono le sue prove, decise di difendere la causa dello spiritismo da vero gentleman a rischio di perdere la sua credibilità. Purtroppo, nessuno è immune da frodi e inganni, nemmeno il papà di Sherlock Holmes, come fu palese nel caso delle Fate di Cottingley.
Per quel che riguarda lo spiritismo, in un capitolo del libro The edge of unknown, Doyle raccontò la curiosa avventura in una casa infestata che lo vide coinvolto in prima persona.
Doyle scrisse che era stato informato di strani fenomeni in una casa presso Piccadilly Circus: si sentivano strani colpi, appariva una sorta di raggio luminoso sulle scale e la domestica aveva pure visto un vecchio ghignante.
Decise pertanto di organizzare una vera e propria squadra di ghost hunter e la sera del 28 maggio 1924 si recò in quella casa per risolvere la questione una volta per tutte.[1] Il gruppo era composto da Doyle, il segretario del proprietario, un medico, un reverendo protestante, una medium e un artista olandese che dichiarava di essere un sensitivo. Non proprio il genere di persone più indicate per verificare un presunto fenomeno paranormale…
Doyle e gli altri alle undici e trenta si riunirono in una stanza della casa infestata, nella quale era presente un tavolo spoglio con la tavola ouija per eventuali comunicazioni. Dopo aver aspettato un po’, cominciò ad essere visibile una fioca luce sulle scale ma fu evidente a tutti che si trattava solo di un riflesso proveniente dal tetto di vetro di un altro edificio.[2]
Il gruppo continuò ad attendere che accadesse qualcosa, ma udirono solamente scricchiolii e fruscii normali in una casa vittoriana. Dopo un’ora di vana attesa al buio la medium e l’olandese dichiararono di vedere un vecchio barbuto sulle scale. Doyle, che non vide nulla, credette alle parole dei sensitivi e senza scomporsi riunì la squadra intorno al tavolo in attesa di comunicazioni da parte dello spirito.
Il tavolo cominciò a muoversi sotto le mani di Doyle (che non fece nessun controllo né sull’oggetto né sui presenti) e cominciò a dettare con vari colpi di gamba associati alle lettere dell’alfabeto (il metodo seguito dalle sorelle Fox) il messaggio proveniente dal presunto spirito: fu così che il fantasma scrisse a Doyle di essere uno spirito disincarnato e di essere trattenuto lì da qualche rimorso. Non solo Doyle non ebbe alcun dubbio che fosse uno spettro a comunicare e non uno dei presenti, ma invitò il fantasma ad abbandonare ogni questione terrena e a lasciare la casa, dato che infastidiva gli inquilini! [3]
Il pastore protestante intonò una preghiera per placare lo spirito, ma questi non gradì affatto. Doyle domandò allo spirito come si chiamasse in vita e lentamente il tavolo si mosse in corrispondenza delle lettere dettate ad alta voce: L-E-N-I-N… Lenin! [4] Alla domanda di Doyle se fosse il celebre politico russo, lo spirito confermò. Invitato a lasciare un messaggio ai vivi, lo spettro dettò: «Gli artisti devono riscuotere le nazioni egoiste». Non proprio le parole che ci si aspettava dal leader della Rivoluzione d’ottobre…
Comunque, dopo un infruttuoso tentativo della medium di accogliere lo spirito di Lenin dentro di sé (forse anche per la scarsa dimestichezza della sensitiva col russo), i presenti cercarono di comunicare più facilmente con la tavola ouija e Lenin scrisse (o più probabilmente chi materialmente teneva il cursore) che la Gran Bretagna e la Russia dovevano rimanere amiche e non farsi la guerra. Dopo questa comunicazione, cessò ogni fenomeno e in seguito non si ebbero altri disturbi in quella casa.
Doyle comunicò veramente con lo spirito di Lenin? A causa della buona fede, anzi credulità di Doyle, non si può escludere che qualcuno abbia giocato uno scherzo al papà di Sherlock Holmes. Ma cosa ci faceva lo spirito di Lenin in una casa londinese presso Piccadilly Circus? A onor del vero, c’è un fondamento storico sulla presenza di Lenin a Londra; il rivoluzionario russo durante il suo esilio fu a Londra in anni differenti per diverso tempo per incontrare i compagni del Partito socialdemocratico operaio russo: nel 1903 a Halford Square, nel 1905 a Percy Circus, nel 1907 a Southgate Road, nel 1908 a Tavistock Place, nel 1911 a Oakley Square; ma mai soggiornò a Piccadilly Circus, nella casa indagata da Doyle.
Sicuramente l’unico che non dubitò mai di aver parlato con l’anima di Lenin fu Doyle. I lettori invece della sua curiosa avventura notturna non furono dello stesso parere.
Note
- [1] Arthur Conan Doyle, Appunti dall’ignoto, ABEditore, Milano 2023, p.100
- [2] Arthur Conan Doyle, op. cit., p.101
- [3] Arthur Conan Doyle, op. cit., p.102
- [4] Arthur Conan Doyle, op. cit., p.103