Indagine sulla parapsicologia: la trasmissione di Piero Angela che cambiò la percezione del paranormale
Buonasera. Riprendiamo il nostro viaggio nei misteri della parapsicologia cercando di illuminare il nostro cammino con il lumicino della Scienza, un lumicino che certamente non rischiara tutto il buio che c’è intorno a noi, ma che attraverso i secoli ci ha comunque permesso di avanzare pian piano e di capire il mondo in cui viviamo (Piero Angela, 15 aprile 1978).
Nell’aprile del 1978, almeno a livello nazionale, lo spettatore italiano aveva sostanzialmente a disposizione due soli canali televisivi, entrambi RAI: il Primo (poi Rai Uno) e il Secondo (poi Rai Due).
Nella tarda serata del 1° aprile aveva quindi la possibilità di scegliere fra due diversi programmi: una commedia di Goldoni sul Secondo, oppure, alle 21 e 50, la prima puntata di una nuova trasmissione televisiva, condotta da Piero Angela, Indagine sulla parapsicologia. Non Indagine critica come oggi spesso la si ricorda: l’aggettivo fu aggiunto solo in occasione di una successiva replica, forse per non allontanare parte degli spettatori, anche se il concetto era già chiaro in un intervento del giornalista televisivo pubblicato un paio di settimane prima della messa in onda:
E spero che il pubblico condividerà quella che è stata la mia costante preoccupazione, durante la realizzazione dell’inchiesta: il desiderio di conoscere, di sapere come stanno realmente le cose, evitando di cadere nell’ingenuità e nell’imbroglio. Altrimenti quali nuove dimensioni si potrebbero mai scoprire? (RadioCorriere TV, 19/25 marzo 1978).
La prima puntata era interamente dedicata al presunto “paragnosta” Uri Geller (1946). Una scelta probabilmente dovuta sia alla notorietà del trentenne in Italia, sia perché, attraverso di lui, si potevano comunque introdurre diversi dei temi che saranno poi affrontati durante le successive puntate: i sensitivi, la parapsicologia in laboratorio etc.
Geller, di cittadinanza inglese e israeliana, dopo essere stato un uomo di spettacolo, era stato proiettato sulla scena parapsicologica dallo studioso Andrija Puharich (1918-1995), affermandosi come “sensitivo” e come piegatore di cucchiaini, attraverso, si diceva, i suoi poteri psichici. Da noi, era conosciuto almeno dalla fine del 1973. Nel giugno del 1974 era venuto in Italia, ospite prima del convegno genovese dell’Associazione Italiana di Metapsichica e poi a Bologna del Centro Studi Parapsicologici dei medici Piero Cassoli (1918-2005) e Massimo Inardi (1927-1993). Successivamente era stato, fra le altre cose, ospite di diverse trasmissioni RAI di successo come Canzonissima e Ore Venti.
Seguirono altre quattro puntate, sempre di sabato sera: dedicate ai fenomeni parapsicologici in generale e ai sensitivi del passato e del presente (l’8 aprile), alla parapsicologia in laboratorio (il 15 aprile), ai fluidi magnetici e ai guaritori (il 22 aprile) e, infine, allo spiritismo (il 29 aprile)
Il merito di Angela che da alcuni anni si è specializzato nel compito di divulgare […] alcuni dei temi centrali della elaborazione scientifica nei diversi settori, e che con quest’indagine sembra essersi opportunamente imposto il compito di indagare anche sui problemi e sui fenomeni parascientifici, […] è quello di essere intervenuto anche in tali questioni con un approccio dialettico e razionale (Felice Laudadio, L’Unità, 4 aprile 1978).
La trasmissione televisiva era in realtà solo un aspetto di un “progetto” comunicativo che prevedeva, oltre ad una serie di interventi su altri media, un libro (Viaggio nel mondo del paranormale, stampato da Garzanti una settimana dopo la messa in onda dell’ultima puntata) basato su quanto visto e sentito in televisione, ma con una serie di ampliamenti (ad esempio i capitoli “A proposito di Croiset (e di Rol), e, allargandosi al di fuori della parapsicologia, “Un po’ di astrologia” e il capitoletto “Due o tre cose sugli Ufo”), e una dichiarazione resa pubblica il 5 aprile da “un folto gruppo di illustri studiosi e di noti esperti in diverse discipline scientifiche” (come scrisse Il Tempo del giorno successivo):
In questi ultimi anni un crescente spazio è stato accordato da stampa a informazioni pseudoscientifiche su presunti fenomeni paranormali.
Trasmissioni radiotelevisive, notizie e articoli sensazionalistici tendono spesso a presentare come autentici dei fatti che non sono stati adeguatamente controllati, o che si sono poi rivelati frutto di errori o di mistificazioni.
Noi riteniamo che ciò sia profondamente diseducativo e contribuisca non solo a incoraggiare la già diffusa tendenza all’irrazionalità ma anche a dare credibilità a individui che traggono profitto da questa situazione.
Pensiamo quindi che sia oggi necessario lo sviluppo di una informazione più responsabile, che esamini in modo più attento le affermazioni relative a presunti fenomeni paranormali, e che tenga conto anche degli studi critici che sono stati realizzati in questi anni.
Per questa ragione intendiamo promuovere la formazione di un Comitato che stimoli un’azione adeguata in questo campo.
Pur rimanendo aperti a qualunque apporto nuovo, noi pensiamo che le prove a favore di fenomeni paranormali debbano poter superare quel livello di attendibilità e di controllo richiesto in tutte le discipline scientifiche.
Aprile 1978
Presentata al pubblico televisivo insieme ad una prima forma del “premio Randi” in coda alla seconda puntata la dichiarazione era firmata, oltre che da Angela, dai fisici Edoardo Amaldi (1908-1989) e Giuliano Toraldo di Francia (1916-2011), dagli psichiatri Antonio Balestrieri (1926) e Cornelio Fazio (1910-1997), dai biofisici Antonio Borsellino (1915-1992) e Guido Palmieri, dallo psico-biologo Daniel Bovet (1907-1992), dai genetisti Adriano Buzzati Traverso (1913-1983) e Giuseppe Montalenti (1904-1990), dal microbiologo Orio Ciferri (1928-2021), dal matematico Bruno de Finetti (1906-1985), dal neurofarmacologo Silvio Garattini (1928), dall’astrofisica Margherita Hack (1922-2013), dal chimico fisico Alfonso Maria Liquori (1926-2000), dall’antropologa Ida Magli (1925-2016), dall’etologo Danilo Mainardi (1933-2017), dallo psicologo Raffaello Misiti (1925-1986), dal filosofo della scienza Vittorio Somenzi (1918-2003), dal biologo molecolare Giorgio Tecce (1923-2006), dall’ingegnere Roberto Vacca (1927), dal pedagogista Aldo Visalberghi (1919-2007), alcuni dei quali intervennero anche sulla stampa.
Il contesto
Del dibattito che seguì la trasmissione televisiva, la dichiarazione e il libro ho scritto, insieme ad Elena Iorio, nell’appendice all’edizione pubblicata dal CICAP di Viaggio nel mondo del paranormale nel 2018. Qui, allora, vorrei fare qualche accenno invece al contesto in cui questi si collocavano.
In America, nel 1975, era stato pubblicato una dichiarazione, “Objections to Astrology”, firmata da 186 scienziati, mentre, nella primavera dell’anno successivo era stato fondato il Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal (CSICOP). Furono questi esempi d’Oltreoceano ad ispirare Indagine sulla parapsicologia e quanto ne era seguito, compresa l’idea, presentata nell’appello, di un comitato, che però nascerà effettivamente solo nel 1989, con la fondazione del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale (CICAP).
Nell’immediatezza, attento a questo legame internazionale si dimostrò il medico, ricercatore CNR e “studioso di problemi parascientifici” Marco Margnelli (1939-2005) che parlandone con il giornalista scientifico Giovanni Maria Pace (1938-2002), descrisse, polemicamente, la trasmissione televisiva come aderente “in modo acritico alla tesi di una parte dello establishment scientifico USA che vede nella crescente presa sul pubblico dei fenomeni extrasensoriali una minaccia alla civiltà americana” (La Repubblica, 12 aprile 1978). Pace proseguiva notando che
L’astrologia, i dischi volanti, le leggende del triangolo delle Bermude, la fotografia Kirlian, le esibizioni di Uri Geller conoscono un periodo di particolare favore negli Stati Uniti. E i signori della scienza se ne preoccupano. Se non interveniamo, dicono, la nostra civiltà verrà sommersa dal soggettivismo e dall’oscurantismo, come già la civiltà ellenica fu travolta dallo ellenismo.
Una sorta di possibile Medioevo prossimo venturo, come uno dei firmatari della dichiarazione, Roberto Vacca (figlio d’arte, il padre, matematico e orientalista, era stato fra gli esaminatori della medium Eusapia Palladino), aveva intitolato un suo famoso libro del 1971, un’idea di una età di mezzo, di un periodo di oscurità e di degrado (rispetto alle culture greca e romana) che non corrisponde peraltro a quanto oggi pensano gli storici, che invitano invece a considerarlo nel suo insieme, come un periodo di ombre e di luci, che, come diceva Jacques Le Goff, “su diversi punti fa registrare progressi e sviluppi” rispetto all’Antichità.
Rispetto a quella statunitense, in Italia, la situazione non doveva apparire troppo differente. Nel suo Spettri familiari. Letteratura e metapsichica nel secondo Novecento italiano (Unicopli, 2024) l’italianista Fabio Camilletti riferendosi ai primi anni Sessanta scrive che:
In Italia, cittadini di ogni estrazione e dai più vari titoli di studio comunicano le loro esperienze, spesso in forma anonima, a rotocalchi come La Settimana Incom [Illustrata] o altri periodici, dalle colonne dei quali “esperti” come Leo Talamonti (e, più tardi, Piero Cassoli, o Ugo Dèttore) spiegano loro che non si tratta di niente di eccezionale, che sono cose che capitano ogni giorno, e che “la scienza, molto presto spiegherà questi e ben altri misteri”. Insomma, come avrebbe commentato anni dopo il pioniere della storia orale Cesare Bermani, “la gente”, in realtà, “crede in cose molto incredibili”: se “non ne parla mai” è solo perché nessuno le chiede di parlarne” (pp. 213-214).
Mentre, nello stesso periodo di Indagine sulla parapsicologia, lo storico delle religioni Alfonso Maria di Nola (1926-1997) – che, per inciso, intervenne nella controversia mediatica che accompagnò la trasmissione di Angela con un commento su Repubblica (12 aprile) in cui si diceva convinto che fosse ormai scientificamente stabilita “la presenza, nei meccanismi psicologici, di una forma di percezione extrasensoriale” e della necessità di “una terza via”, fra trascendenza religiosa e riduzionismo scientifico – nell’introdurre un’Inchiesta sul Diavolo (Laterza, 1979), frutto della ricerca sul campo che aveva svolto nel 1972, insieme agli studenti dell’Università di Arezzo, nel Casentino, notava un “fenomeno squisitamente urbano, che tocca i grandi agglomerati anonimi delle città” e cioè che “si è verificata una crescita statisticamente notevole dell’interesse demonologico ed è stata accompagnata da sperimentazioni dirette”.
Forse in maniera riduttiva aggiungeva che queste credenze “[r]appresentavano un fatto collettivo di superficie, che ha occasionalmente colmato i vuoti dell’angoscia, della noia e della paura o ha sostituito la curiosità di universi ignoti, pericolosi e distanti, una volta soddisfatta, per esempio, dal viaggiare, dall’inventare esplorazioni o dal leggere libri solleticanti e morbidi”.
Intorno allo stesso periodo il semiologo Ugo Volli (1946) in un saggio apparso nel volume collettaneo Il trionfo del privato (Laterza, 1980) dopo aver anch’esso osservato che nei “centri urbani, nelle nuove culture, negli strati emergenti si è insinuato un nuovo irrazionale industriale o post”, chiosava, con uno sguardo influenzato dalla fine degli anni Settanta e che mette forse un po’ in ombra il ruolo di una certa idea positivistica della scienza in quelle pratiche e in quei discorsi accennato invece da Camilletti nel passaggio sopra riportato
Che cosa voglia dire e quali siano le cause di questa esplosione dell’irrazionale o della sua pratica è difficile precisare. C’è una crisi culturale, la perdita di credibilità di un modello di pensiero fondato su leggi generali […]: autorevoli filosofi della scienza rimettono in discussione tutte le fondazioni tradizionali che privilegiavano il pensiero scientifico. C’è la consapevolezza pratica che questi modelli culturali sono fallibili e spesso falliscono, in politica come nella conduzione della vita quotidiana della società (“Moda, modi, modelli”, pp. 145-146).
Un’altra italianista, Giulia Iannuzzi ha recentemente ricordato in occasione di un convegno dedicato alla figura di Peter Kolosimo (1922-1984), vincitore del Premio Bancarella nel 1969, che fra gli anni Sessanta e Settanta era esplosa l’editoria del mistero con diversi editori che avevano lanciato collane specifiche o riviste da edicola (il Giornale dei Misteri era nato nel 1971, Gli Arcani nel 1972, ESP, sempre di Armenia come la precedente, vissuta tra 1975 e 1976, etc.).
Fra il 1971 e il 1972 Massimo Inardi aveva partecipato a un telequiz condotto da Mike Bongiorno, “Rischiatutto”, laureandosi campione e contribuendo in questo modo a pubblicizzare la parapsicologia sul Programma nazionale della RAI. Nella primavera del 1973, poi, la stessa emittente aveva mandato in onda uno sceneggiato, ESP, diretto da Daniele D’Anza e con la consulenza del parapsicologo Emilio Servadio (1904-1995), che sarà uno successivamente dei critici più accesi della trasmissione di Angela, ispirato alla figura dell’olandese Gerard Croiset (1909-1980) che si era fatto un nome come sensitivo affermando di essere in grado di risolvere scomparse misteriose (e, a quanto pare, nelle settimane di Indagine sulla parapsicologia e del sequestro Moro sarebbe stato interpellato sul luogo di detenzione dello statista).
In quegli stessi anni, poi, il Giornale dei Misteri aveva promosso la nascita di una miriade di “gruppi di ricerca” che coinvolsero migliaia di persone in tutta Italia, spesso giovani e giovanissimi, cioè coloro che, per una questione generazionale, erano il più delle volte esclusi dalle associazioni metapsichiche storiche e pure dai gruppi ufologici nati fra anni ‘60 e i primi anni ‘70.
Si era, insomma, nel 1978, all’apice di quell’Italia occulta che Camilletti, ha descritto (per gli anni Sessanta) in Italia lunare (Peter Lang, 2018): “un discorso sull’occulto che non rimane fossilizzato nella nicchia di una sottocultura, ma che attraversa i linguaggi e le forme comunicative, a volte come suggestione, altre come concessione alla moda del momento, altre volte ancora in modo più strutturato”, una occultura che “definisce la sopravvivenza e la riarticolazione dell’occulto in epoche di (presunta) secolarizzazione”.
Anche fra le cosiddette “classi subalterne” – che si trattasse della Lucania studiata negli anni Cinquanta da Ernesto de Martino o del Casentino dei primi anni Settanta – il pensiero magico e il ricorso a sistemi magici di protezione non erano di certo scomparsi: proprio nelle stesse settimane di Indagine sulla parapsicologia, sul Secondo canale fu trasmesso in quattro puntate un documentario, Sud e magia, realizzato nel 1977 dall’antropologa Annabella Rossi (1933-1984), già collaboratrice di De Martino, e dai documentaristi Giancarlo Mingozzi e Claudio Barbati. Si trattava (come recitava il sottotitolo del libro che l’accompagnava, pubblicato da Feltrinelli, Profondo sud, 1978), di un “viaggio nei luoghi di Ernesto de Martino a vent’anni da Sud e magia”. Per gli autori, alla fine degli anni Settanta, “[p]er migliaia di persone che la miseria relega in una esistenza marginale, subalterna […] la magia aiuta a vivere, a tirare avanti, o almeno a non arrendersi” (RadioCorriere TV del 26 marzo/1 aprile).
Un prima e un dopo
Il “programma” (fra virgolette, perché non da intendere solo nel senso di trasmissione televisiva) di Piero Angela sembra allora essere una reazione al complesso quadro che sopra abbiamo cercato di sfiorare. Reazione che ebbe un certo successo. Diversi lettori potrebbero forse raccontare aneddoti su “conversioni” avvenute dopo la visione di Indagine sulla parapsicologia o alla lettura di Viaggio nel mondo del paranormale. E Aldo Visalberghi, in un suo intervento del 1979, “Educazione e irrazionale”, apparso nel numero monografico “Scienza e mistero” della rivista I problemi di Ulisse osservava che
[s]ondaggi d’opinione condotti dopo le trasmissioni televisive di Piero Angela sulla parapsicologia hanno mostrato chi si era prodotto negli ascoltatori un massiccio mutamento di atteggiamenti, e che tale mutamento persisteva con scarse flessioni anche a distanza di sei mesi (p. 77).
Fabio Camilletti ha scritto su The Italianist che Indagine sulla parapsicologia “avrebbe segnato uno spartiacque nella percezione collettiva del paranormale, dell’occulto e dell’‘insolito”. E, ancora, questa volta nel già citato Spettri familiari, che
avrebbe inferto un durissimo colpo a tutta l’industria di medium, guaritori e sensitivi, determinando un “riflusso” che si specchiava in quello – di ben altre proporzioni e conseguenze – del lungo ‘68 e dell’“immaginazione al potere”. Ma era già un altro decennio, e un’altra Italia: in procinto di mutare ancora (p. 206).
Con “riflusso”, “componente essenziale dell’informazione di massa a livello nazionale tra la fine del 1978 e 1980”, spiega la storica Alessia Masini, si definiva tra l’altro il disimpegno dalla politica e “il trionfo del privato” (come recitava il titolo in cui compariva il contributo di Volli). Nel nostro campo, gli stessi parapsicologi, che con Angela avevano ingaggiato un feroce scontro, accennarono a questo concetto per descrivere la situazione successiva alla messa in onda del programma televisivo. Massimo Inardi, nella prefazione di un libro, Parapsicologia realtà contestata (SugarCo, 1981), “la documentata risposta dei parapsicologi a Piero Angela e ai critici” (come recitava il sottotitolo), scritto insieme ad un più giovane psichiatra e parapsicologo, Giovanni Iannuzzo, notò infatti che
Quelle cinque puntate furono cinque ore di incubo e di tormento: ma ora a posteriori cominciano alla lunga ad apparire utili, forse necessarie. Perché, anche per effetto di quella sofferenza, è iniziato per la parapsicologia un periodo di riconsiderazione, di meditazione, ma anche di riflusso vero […].
Che nell’ambito dell’occultura italiana la trasmissione di Angela – anche grazie all’ampio ascolto che poteva garantire la televisione – sia stata motore di un “riflusso” oppure che abbia solo accompagnato processi più generali già in atto è però una questione aperta, meritevole di approfondimenti, a partire dall’analisi delle pubblicazioni dell’epoca (mass media, letteratura editoria del mistero, fanzine), dei carteggi e dalla realizzazione di interviste a chi partecipò allora a quel clima, a quei discorsi, a quelle pratiche. Del resto, la crisi della fine degli anni Settanta non coinvolse solo il paranormale in senso stretto, ma pure, ad esempio, gli Ufo (dopo però la grande ondata della fine 1978) e la cosiddetta ”archeologia spaziale”. Mentre, come mi ricorda Giuseppe Stilo, per i gruppi di ricerca del Giornale dei misteri questa era già iniziata almeno l’anno precedente (anche se pure qui Indagine sulla parapsicologia ebbe effetti: qualche giorno dopo la fine della trasmissione, al loro convegno fiorentino, il giornalista scientifico Fabio Pagan, scrivendo su Il Piccolo del 26 maggio non poteva fare a meno di notare che c’era “un’ombra che si aggirava lungo i corridoi del Palazzo dei congressi […] quella del collega Piero Angela” divenuto “di botto l’uomo più contestato per il reato di lesa parapsicologia”).
Comunque sia, le cinque puntate della trasmissione, testimonianza di un’epoca particolare della divulgazione scientifica e della storia del paranormale, sono ora disponibili sul portale RaiPlay.
Occasione per vederle o per rivederle, e per avere l’opportunità di confrontare le “informazioni pseudoscientifiche” di ieri e di oggi.
Come già indicato, questo articolo è basato sulle ricerche effettuate per Il lungo Viaggio: appunti su un dibattito, scritto con Elena Iorio e pubblicato in appendice all’edizione aggiornata CICAP di Viaggio nel mondo del paranormale : Indagine sulla parapsicologia (Padova: Cicap, 2018, pp. 397-417). Un nuovo grazie alle persone (Sofia Lincos, Edoardo Russo, Michele Olzi, Antonio Rampulla) e agli archivi (Centro Italiano Studi Ufologici, Fondazione Bozzano-De Boni) già ringraziati allora, e un grazie nuovo, per gli scambi successivi, a Fabio Camilletti, Davide Ermacora, Giulia Iannuzzi, Francesca Socrate, Giuseppe Stilo e alla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna e alla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna. Si tratta di un lavoro in fieri quindi sono graditi commenti e segnalazioni all’indirizzo e-mail [email protected]
Immagine di Gerd Altmann da Pixabay