Elle Macpherson e il tumore che (non) è stato trattato con la medicina olistica
Stanno ricevendo molto spazio sulla stampa italiana ed estera le dichiarazioni di Elle Macpherson, che ha raccontato in un’intervista all’Australian Women’s Weekly il suo peculiare percorso di guarigione da una forma di cancro al seno. La modella e attrice australiana ha riferito di aver superato la malattia dopo aver rifiutato, successivamente alla chirurgia alla quale si era sottoposta, cure convenzionali come la chemioterapia, andando contro il parere di 32 medici e adottando un cosiddetto “approccio olistico”. La storia, riportata acriticamente dalla maggior parte degli altri giornali, è però presentata ai lettori senza il giusto contesto e senza le spiegazioni che possono aiutare a comprenderne le dinamiche. Ne abbiamo parlato col dottor Paolo Tarantino, ricercatore specialista in oncologia mammaria presso Dana-Farber Cancer Institute e Harvard Medical School di Boston, oltre che Università di Milano.
Molti media italiani hanno rilanciato un’intervista di Elle Macpherson sostenendo che la modella per trattare il suo tumore (un carcinoma al seno intraduttale estrogeno-recettivo HER2-positivo) ha rifiutato la chemioterapia e ha usato solo terapie olistiche. Sappiamo però che Macpherson ha avuto una tumorectomia, di cosa si tratta?
La “tumorectomia”, o “quadrantectomia”, è un intervento chirurgico conservativo che consiste nell’asportazione di un tumore mammario e una piccola porzione di tessuto mammario sano circostante. Molteplici studi clinici hanno mostrato come, per buona parte dei tumori mammari, questa procedura conservativa (in genere associata a della radioterapia adiuvante) permetta di ottenere risultati clinici equivalenti e risultati estetici superiori rispetto alla “mastectomia”, che invece consiste nella rimozione dell’intero seno e che viene eseguita sempre più di rado.
Cosa sappiamo della prognosi del tumore che Elle Macpherson ha avuto? Una persona con lo stesso tipo di tumore potrebbe guarire senza ricorrere ad alcuna terapia?
Elle Macpherson ha ricevuto nel 2017 una diagnosi di “carcinoma intraduttale“, anche noto come “DCIS” (carcinoma duttale in situ). Si tratta più propriamente di una forma pre-tumorale, non in grado di generare metastasi (a meno di progressione a carcinoma invasivo, che tuttavia avviene molto raramente in caso di trattamento adeguato), con una prognosi estremamente favorevole. La terapia d’elezione per il carcinoma intraduttale è la chirurgia, che in effetti Elle Macpherson ha ricevuto. A questa possono aggiungersi in alcuni casi radioterapia e terapia endocrina per ridurre il rischio di recidiva mammaria, che Elle Macpherson ha rifiutato, accettando un rischio maggiore di recidiva del tumore negli anni seguenti alla chirurgia. Non vi è ruolo invece per la chemioterapia per questo genere di tumori non invasivi.
Una paziente che decida di non sottoporsi nemmeno alla chirurgia (trattamento di base per questo tumore) rischierebbe un’ulteriore progressione del tumore, ed in alcuni casi la progressione ad una forma invasiva, con prognosi peggiore.
Posta la libertà di cura dei singoli, suggerire il rifiuto delle terapie consolidate nel caso di tumori al seno è abbastanza grave, tanto più per il tumore al seno che è fra quelli per la cui cura sono stati fatti più passi avanti. Quali sono le percentuali di guarigione in questo caso?
Concordo pienamente: le cure per il tumore mammario hanno negli ultimi anni osservato avanzamenti immensi, e permettono nell’ampia maggior parte dei casi di guarire. La percentuale di guarigione dal carcinoma intraduttale (diagnosi di Elle Macpherson) supera il 90%, e l’impatto sulla speranza di vita è pressoché nullo.
Molte donne, tuttavia, vengono diagnosticate con tumori mammari invasivi, che presentano un maggior rischio di recidiva ed impatto sulla sopravvivenza: in questi casi, l’utilizzo di chemioterapia, radioterapia, terapia endocrina, terapie a bersaglio mirato e in alcuni casi di immunoterapia permettono di migliorare radicalmente la prognosi, letteralmente salvando la vita a decine di migliaia di donne italiane ogni anno.
Le ricadute a lunga scadenza nel cancro al seno, senza essersi sottoposte a chemioterapia, sono più frequenti che in coloro che, invece, la chemioterapia l’hanno fatta?
Sì, l’omissione della chemioterapia (nei casi in cui è indicata) dopo rimozione di un tumore mammario invasivo è senza dubbio associata ad un aumento nel rischio di recidiva soprattutto a breve, ma anche a lungo termine.
Un grande passo avanti condotto negli ultimi anni è stato sviluppare degli strumenti molecolari per predire il beneficio della chemioterapia: ad oggi, l’utilizzo di chemioterapia è molto più mirato che in passato, e la chemioterapia viene solamente somministrata se vi si attende un beneficio rilevante sulla riduzione del rischio di recidiva.
Il ricorso a “storie personali” sembra essere un classico delle pubblicità sulle medicine alternative, anche se i casi clinici presentati possono essere molto diversi tra loro. Perché i tumori non sono tutti uguali? È corretto dire che tumori diversi richiedono trattamenti diversi?
Le storie personali ed i singoli casi sono raramente rappresentativi, e spesso traggono in inganno. La scienza avanza mediante ampi e rigorosi studi clinici, che coinvolgono migliaia di pazienti ogni anno e permettono di sviluppare risposte adeguate alle necessità delle pazienti.
Questi stessi studi clinici hanno dimostrato come vi sia ampia eterogeneità tra i tumori mammari: alcuni necessitano solamente di terapia locale (es. chirurgia +/- radioterapia) per essere guariti, altri necessitano dell’aggiunta di terapie mediche quali endocrinoterapia, terapia target, immunoterapia.
La scelta dipende dal profilo di aggressività, dalla dimensione e dal profilo molecolare del tumore. Si tratta di tutte caratteristiche valutate accuratamente dall’oncologo, che ad oggi formula sempre un’indicazione terapeutica personalizzata e condivisa con la paziente, con l’obiettivo di ridurre al minimo il rischio di recidiva, senza impattare eccessivamente la qualità’ di vita delle pazienti.
Le medicine alternative, invece, non hanno dimostrato benefici in studi clinici, e il loro uso è stato associato ad una prognosi peggiore in pazienti con tumore mammario.
Immagine: Elle Macpherson al Women’s World Award 2009, foto di Manfred Werner – Tsui da Wikimedia Commons, licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported