Interviste

CICAP Fest 2024: dalle bufale del meteo al negazionismo climatico. Intervista a Giulio Betti

Intervista di Mirco Romanato

Meteo e clima sono concetti attorno a cui si sono diffuse molte fake news. Se ne è parlato il 12 ottobre 2024 al CICAP Fest, a Padova, in una conferenza di Giulio Betti. Meteorologo e climatologo dell’Istituto di Biometeorologia del CNR e del Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale), si occupa di previsioni meteo, supporto alla Protezione Civile toscana, di ricerca, di reportistica meteo-climatica e divulgazione. Nel 2022 è stato nominato meteorologo dell’anno da UNI-MET, tavolo di coordinamento delle aggregazioni della meteorologia italiana. Il suo ultimo libro, “Ha sempre fatto caldo”, analizza leggende e bufale diffuse tra i negazionisti della crisi climatica. Un esempio famoso è quello della traversata delle Alpi di Annibale con gli elefanti da guerra: secondo una teoria usata per negare gli effetti del riscaldamento globale, quell’impresa sarebbe stata possibile grazie all’assenza di neve sui monti. Gli storici, invece,  spiegano che gli elefanti erano addestrati a resistere a condizioni proibitive, che camminarono sulla neve già caduta e, in ogni caso, che non sopravvissero alle temperature rigide della pianura padana, l’anno dopo.

Betti, durante il suo intervento al CICAP Fest è stata spiegata la differenza tra clima e meteo e come il primo influisca sul secondo. Partendo da ciò, il cambiamento climatico può influenzare anche l’attendibilità delle previsioni meteo?

Il cambiamento climatico sta sicuramente rendendo più complesso questo lavoro perché, aggiungendo energia al sistema a livello di temperatura e di umidità, i fenomeni diventano più intensi e più concentrati nel tempo. Osserviamo, ad esempio, dei sistemi temporaleschi improvvisi e non prevedibili, che portano anche grossi disagi. La corsa della meteorologia che insegue il cambiamento climatico, quindi, è e sarà costellata anche di errori.

Si è soffermato anche sul sensazionalismo di alcuni titoli giornalistici, come nel caso del presunto “uragano” in arrivo in Europa, che non ha modo di esistere alle nostre latitudini. C’è un problema di formazione scientifica del giornalismo in Italia?

Nessuno pretende che i giornalisti siano tuttologi o esperti di tutte le materie. Immagino che nelle redazioni ci siano persone interne o esperti esterni che possano contribuire a fornire delle spiegazioni rispetto a fenomeni complessi. Forse ci sarebbe bisogno, da parte del giornalismo che si occupa di fenomeni scientifici, di una maggior collaborazione con esperti che possano spiegare bene questi fenomeni, perché altrimenti, trattando in maniera errata gli eventi meteo soprattutto estremi, si possono produrre nei lettori effetti indesiderati che vanno, ad esempio, ad alimentare la retorica negazionista.

Ci sono casi di studiosi che non seguono il consensus scientifico generale, rilasciando dichiarazioni in contrasto con la maggioranza della comunità scientifica. Come ci si deve porre nei loro confronti? 

Non credo nella censura, le voci contrarie vanno accettate. Anche perché è chiaro che, se un consenso fortemente maggioritario identifica l’uomo come causa dei cambiamenti climatici ed eventuali voci contrarie portano argomentazioni fragili, non supportate da evidenze, queste tendono a risultare meno rilevanti rispetto al panorama generale. 

Un consiglio per relazionarsi con i negazionisti climatici e con chi diffonde notizie non verificate?

Il libro “Ha sempre fatto caldo” è stato concepito proprio come una guida per poter controbattere a queste persone. Ci vuole tanta pazienza e bisogna cercare di capire se chi abbiamo davanti è veramente disposto ad ascoltarci, altrimenti non ha molto senso provarci. Va detto invece che ci sono moltissime persone che hanno dubbi proprio perché, come dicevamo, la narrazione intorno al cambiamento climatico è molto approssimativa: parlavamo prima dell’eccesso di iperboli che a volte vengono utilizzate per descrivere fenomeni meteo estremi. Questo può generare confusione e, legittimamente, creare scetticismo nei confronti della scienza. Un suggerimento che mi sento di dare è di fare riferimento a persone esperte che possono aiutarci a dare risposte efficaci, sia dal punto di vista dei contenuti che nel modo di porsi, a chi ha questi dubbi. Quando ci rapportiamo con queste persone facciamo attenzione anche al contesto in cui siamo perché, nonostante siamo sicuri delle nostre argomentazioni, con un nostro comportamento troppo antagonistico potremmo creare reazioni contrarie rispetto alle nostre intenzioni.