Alieni ma non troppo

UFO: dopo gli Usa, anche l’Unione Europea ne sarà affascinata? 

Tempi agitati come non mai, per gli appassionati di UFO e per gli ufologi del più vario orientamento. Siamo reduci da almeno quattro eventi di rilievo, verificatisi tutti nel mese di novembre: dapprima, il presidente-eletto Trump aveva designato a cariche fondamentali per la sua prossima amministrazione almeno quattro persone che in più occasioni avevano espresso le loro convinzioni pro-UFO alieni, in certi casi con accenti che li legano con chiarezza alla galassia del complottismo (ne avevamo parlato qui). 

In contemporanea, il 13 novembre, c’era stata un’audizione pubblica al Congresso degli Stati Uniti, in cui quattro “testimoni” erano stati convocati e ascoltati da un gruppetto di membri del Parlamento assai ben disposti a sentire le loro argomentazioni ufologiche (anche in quel caso, spesso decisamente estreme, e, si direbbe, condivise almeno da alcuni dei deputati presenti, di norma di appartenenza repubblicana). 

Pochissimi giorni dopo, altro clamore planetario per il rapporto annuale sugli UAP (gli Unidentified Anomalous Phenomena, come da anni ormai in diversi preferiscono chiamarli, anche per evitare la sigla UFO, in teoria “neutra”, ma in realtà da sempre sinonimo di “astronave aliena” e della relativa mitologia) reso pubblico dall’AARO, l’ufficio militare Usa sugli UFO attivo dal 2022 (il testo completo è qui). 

La cosa aveva attirato l’attenzione anche perché il nuovo direttore dell’AARO, il fisico Jon Kosloski, in una conferenza stampa tenuta al Pentagono al momento del rilascio aveva dichiarato testualmente: “ci sono casi interessanti che io, con la mia formazione in fisica e in ingegneria e con la mia esperienza nella comunità dell’Intelligence militare, non capisco. E nemmeno conosco nessun altro che li capisca”. Se non bastasse, martedì 19 novembre Kosloski è stato convocato anche lui in una Commissione del Congresso, con seduta trasmessa online, per parlare del lavoro svolto finora dall’AARO. È questo il versante razionale  dell’interesse pubblico per gli UFO negli Usa: Kosloski ha presentato alcuni casi che sono apparsi di difficile interpretazione (non dimentichiamolo: solo una persona disinformata o troppo zelante non riconosce che alcuni episodi UFO rimangono non-identificati), ma, soprattutto, ha fornito dettagliate spiegazioni su alcune riprese video fatte da militari, fornendone interpretazioni più o meno certe. Per la miliardesima volta, ha ribadito che non esiste nessuna evidenza verificabile che indichi intelligenze extraterrestri (con la politica che presiedeva la Commissione, una democratica, che storceva il naso, nel sentirglielo dire). 

En passant: è stato rivelato che uno di questi casi, avvenuto nel 2018, ha avuto per teatro l’Italia, e più in particolare il cielo dell’Etna: l’oggetto ripreso dalle camere di un velivolo militare americano senza pilota era “con un moderato grado di fiducia” un pallone. Qui potete vederne un’immagine, così come è stata presentata da Kosloski nell’audizione: il presunto UFO è il puntino nero al centro dell’immagine, sullo sfondo chiaro delle nubi. 

L’AARO, che si occupa della valutazione razionale della possibile evidenza, è comprensibilmente detestata dai tanti ufologi super-credenti negli alieni, ma non solo da quelli e dal pubblico che aderisce a quelle idee. A testimoniarlo, sta il fatto che dopo l’audizione, uno dei politici parte della lobby pro-alieni, il senatore repubblicano Tim Burchett, ha scritto direttamente a Trump chiedendogli che, appena insediato, metta in atto la massima trasparenza sugli UFO e che siluri i “burocrati inutili” che ostacolerebbero l’apertura… Nessun nome è menzionato da Burchett, ma il collegamento con l’AARO è stato fatto all’istante da tutti gli osservatori del mondo ufologico.  America ed ancora America, per gli UFO “politici”, dunque. Eppure, come si era già raccontato, un processo “ufo-politico”, seppur nemmeno lontanamente paragonabile alla piccola mania che ha preso Washington, è in corso da un paio d’anni anche dalla nostra parte dell’Atlantico, in sede di istituzioni dell’Unione Europea, in specie  fra quelle parlamentari. In quella prima occasione, intorno a un deputato verde-ecologista portoghese, Francisco Guerreiro, il 20 marzo 2024 in una delle sedi dell’assemblea era convenuto un piccolo gruppo di ufologi (e anche un’astrofisica) di orientamento davvero assai diversificato – dai più prudenti ad alcuni decisamente alienofili – con l’intenzione dichiarata di suscitare l’attenzione di almeno qualcuno dei rappresentanti dei paesi dell’Unione. Al contempo, questo gruppo di attivisti cercava d’interloquire con gli uffici UE deputati a compiti che, almeno in potenza, potrebbero toccare problemi suscitati dalla presenza di oggetti volanti non identificati, per esempio l’EASA (European Union Aviation Safety Agency). 

Guerreiro, poi non rieletto in occasione delle consultazioni europee del giugno 2024, aveva anche presentato una mozione parlamentare riguardo agli UFO, ma, a quanto risulta, con riscontro assai scarso. 

Eppure, le acque europee si erano calmate soltanto a uno sguardo superficiale. Anche se non certo paragonabile a quella dei cugini americani più performanti e frizzanti, dopo di allora una piccola azione di lobbying UFO era proseguita anche presso la UE, in primo luogo a opera dell’associazione ufologica olandese UAPCN, principale attore del tentativo di approccio degli ufologi alla politica comunitaria degli ultimi anni.

Il risultato sembra essere quello di un gioco al rialzo da parte degli ufologi interessati a influenzare la politica europea riguardo la loro questione prediletta. In questi giorni sta emergendo una novità sorprendente, ma, per così dire, anche vertiginosa.

UFO ed Europa: un gioco al rialzo?

Solo oggi, 25 novembre, è stato rivelato pubblicamente che un mese fa, il 24  ottobre, una coalizione di quindici organizzazioni ufologiche di dieci paesi dell’Unione Europea (per l’Italia il CISU, Centro Italiano Studi Ufologici) e di due stati europei extra-unione (Norvegia e Regno Unito) ha intrapreso un’iniziativa senza precedenti nella storia della controversia sui presunti fenomeni UFO. Per la prima volta, è stato chiesto all’Unione Europea di occuparsi “con urgenza” degli UAP. Il tutto, in un documento che potete trovare qui, sul sito del CISU, che ha anche preso l’iniziativa di trasmetterne copia a tutti i parlamentari italiani

Il presupposto di questa richiesta non è da poco: questi gruppi si dicono convinti che gli UAP siano fenomeni rilevanti per la sicurezza dei vari paesi, per la società e per la scienza, al punto da porre “rischi per la sicurezza dei voli”, con rischi di collisioni con velivoli civili e militari, e anche per la stessa difesa, tanto più in tempi tormentati come quelli attuali. Osservazioni di UAP, fanno notare, tra cui  quelli che spesso sono stati descritti come velivoli senza pilota non identificati, ossia droni dall’origine non chiara, sono state fatte nei pressi di strutture delicate, sia civili sia militari. 

Nel documento non viene avanzata nessuna ipotesi sulla natura dei fenomeni – tanto meno, si fa in alcun modo cenno a alieni vari – ma, nel complesso, è affermato con chiarezza che gli UAP potrebbero essere qualcosa di significativo, dalle implicazioni non banali per la scienza. Anche in questo caso, il presupposto è di rilievo: questi gruppi sottolineano che, a seconda degli universi casistici, il 3-5% degli episodi restano non-identificati dopo adeguate analisi. L’ipotesi da loro fatta è che questo residuo sia significativo, cioè, che non ci sia perché, per un accidente o per un altro, non è riuscito di azzerarlo attribuendo correttamente a cause “mondane” gli episodi che ne fanno parte, ma perché si tratterebbe di un indicatore dell’esistenza di veri fenomeni finora sconosciuti. Acclarare questa cosa, così ragionano i firmatari, vorrebbe dire contribuire “a garantire la sicurezza e il benessere di tutti i cittadini dell’UE”.

Vediamo dunque, dopo questi presupposti, che cosa chiedono di conseguenza questi gruppi. Si tratta di domande raccolte sotto quattro capitoli: se il Parlamento europeo ne adottasse anche in parte il contenuto, si tratterebbe di un fatto senza precedenti. 

Il primo punto è quello, per così dire, di partenza, ma già da solo dalle implicazioni pratiche notevoli: si chiede lo stabilimento di un processo UE per la raccolta dei dati, l’accesso, l’analisi e la pubblicazione dei casi sui presunti UAP, con standard e protocolli comuni per i dati osservativi e le metodologie di analisi, uno scambio trasparenti degli stessi e la costruzione di una banca dati europea, magari con la creazione di un ufficio sovranazionale di standardizzazione.

Il secondo punto è quello che alza il tiro in maniera decisiva. Chiede che gli UAP siano inseriti fra le “priorità” delle azioni e della legislazione UE, in particolare in materia di sicurezza, aviazione e spazio, e la declassificazione di tutti i dati detenuti da enti militari di tutti i paesi dell’Unione!

Per ottenere risultati di questo genere, le richieste includono una revisione delle procedure per la sicurezza aerea, in modo da includere gli UAP nel sistema di segnalazione, insieme a un’indagine che chiarisca quali e quante segnalazioni di eventi ottenuti  dall’EASA, l’agenzia per la sicurezza del traffico aereo di cui si è già detto, non siano state spiegate in modo esauriente (peraltro, pare che l’EASA possa sul serio costituire un ambito di speciale interesse per alcuni ufologi di orientamento razionale). Poi si passa a richieste relative ai servizi di sorveglianza e tracciamento spaziale dell’UE, con analisi dei dati storici dei sensori, e così via – compreso “un nuovo programma di ricerca spaziale sugli UAP dell’UE presso l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), o presso l’Agenzia Europea per il programma spaziale” (EUSPA).

Non basta? Il terzo punto suggerisce che si tenga conto della questione UAP nell’ambito dell’“Horizon Europe”, il principale programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione, con un budget di quasi 96 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Gli UAP, peraltro, potrebbero essere inseriti anche nel Programma Erasmus. Si suggerisce anche la creazione di una rete di sensori multi-lunghezza d’onda e multi-modalità (ad esempio, ottici, radar, infrarossi), in particolare, così asserisce la richiesta, “nei luoghi in cui gli UAP vengono osservati regolarmente, come gli impianti dotati di armi nucleari e le centrali nucleari”. 

Il quarto punto, infine, si dilunga sui rapporti globali che la nuova mega-struttura UE per lo studio degli UAP dovrebbe intraprendere con gli organismi analoghi delle altre parti del mondo, in specie con quelli statunitensi. 

All’assalto di Bruxelles

La lettera, come si vede, non manca di ottimismo. Le richieste che contiene sono grandiose. Ciò detto, conoscendo le dinamiche interne agli ambienti ufologici, è plausibile che un testo con così tante pretese e desideri diversi sia il frutto di compromessi e di negoziazioni tra orientamenti diversi: più dotati di senso critico alcuni gruppi, più ben disposti verso la realtà dell’ipotesi extraterrestre, altri – un ventaglio “teorico” troppo ampio, per poter presentare l’ufologia come una disciplina di studio definita ed epistemologicamente rilevante. 

L’impressione che potrebbe risultarne è quella di una modalità “pesca a strascico” in cui, in mancanza di modelli teorici solidi e condivisi per i presunti UFO, si preferisce agire a largo raggio nella speranza di ottenere un qualche risultato. In più, come tendenze così disparate come quelle dei quindici gruppi firmatari possano stare insieme, è una domanda alla quale a un osservatore potrebbe risultare difficile rispondere, se non forse descrivendo l’ufologia in primo luogo come un movimento sociale.

Comunque sia, le richieste purtroppo sono segnate in diversi punti dai linguaggi dell’ufologia più recente di Oltreoceano, quella che, di solito, è sfacciatamente pro-aliena. Si noti che un paio di organizzazioni ufologiche europee, di orientamento fortemente critico, ha preferito non sottoscrivere il documento inviato al Parlamento UE. 

In attesa di conoscere le reazioni degli ambienti di Bruxelles e magari anche di quelli romani, qualche riflessione più generale. Dando per improbabile che, almeno nella misura richiesta, richieste così arrivino in porto (dalle prime indiscrezioni risulta però che alcuni eurodeputati avrebbero già dimostrato interesse e disponibilità a collaborare all’iniziativa), una domanda potrebbe essere questa. È utile alla società che, magari in maniera modesta, fondi pubblici siano impegnati per dare una risposta chiara a una questione scientificamente controversa come questa? Oppure sarebbero soldi dei cittadini buttati, e dunque bisognerebbe trarne tutte le conseguenze del caso? Un impegno sia pur contenuto può avere qualche ricaduta positiva in qualche ambito della ricerca, della sicurezza collettiva, della consapevolezza sui processi comunicativi, o su altro? Insomma, come avrebbe detto Quelo, il santone impersonato da Corrado Guzzanti, non è che la domanda è mal posta, almeno come formulata dall’attuale lobbying UFO-UE, ma che, forse, se presa da altre angolature, dalla faccenda UFO qualcosa di buono potrebbe venirne? 

Come per altre questioni scientificamente “di frangia”, è sempre utile domandarsi in maniera critica verso noi stessi, se snobbandole completamente e scacciandole ai margini della nostra attenzione, non si rischi di perdere qualcosa. Anche se, magari, senza che sia necessario aprire capitoli di spesa in una misura difficilmente giustificabile dall’evidenza ad oggi disponibile per gli UAP

Immagine in evidenza: di Torstensimon, da Pixabay

Giuseppe Stilo

Giuseppe Stilo (Firenze, 1965) si occupa di pseudoscienze, in particolare di ufologia, privilegiando il metodo storiografico. Fra gli altri suoi lavori, "Alieni ma non troppo. Guida scettica all'ufologia" (Cicap, Padova, 2022). Insieme a Sofia Lincos è titolare delle rubriche "Misteri Vintage" (su Query Online), "Il Giandujotto scettico" (sul sito del Cicap Piemonte) e "Divergenti" (sul trimestrale Query).