Reincarnazione è progresso: lo spiritismo sociale nella Belle Époque
di Paolo Cortesi
1889, primo centenario della Rivoluzione Francese. È l’anno della Esposizione Universale di Parigi, della Tour Eiffel e del Moulin Rouge. Un anno che la cultura francese vive con intensità creativa: Zola pubblica La bête humain, Guy de Maupassant Fort comme la mort, Bourget Le disciple, Anatole France Thaïs, Bergson Essai sur le données immédiates de la conscience, Jules Verne Sans dessus dessous, Kropotkin La morale anarchiste.
È anche l’anno del Congresso Spiritista e Spiritualista Internazionale, che si tiene a Parigi dal 9 al 16 settembre, presso la sede di una delle maggiori obbedienze massoniche europee, il Grande Oriente di Francia, in rue Cadet, dove ha tuttora la sua sede centrale.
Per i gesuiti della Civiltà Cattolica di fine Ottocento, questa evidente vicinanza (loro scrivono “comunella”) tra spiritismo e massoneria è un’ulteriore prova della loro origine satanica; per lo storico, oggi, si tratta di un evento che va compreso nella realtà e nelle dinamiche sociali e politiche del suo tempo; anche quando certe realtà si dichiarano ultraterrene e sovrumane.
La Terza Repubblica Francese, nata dal crollo inglorioso del Secondo Impero di Napoleone III, dal 1880 segue una politica progressista e anticlericale, il cui segnale più forte è, proprio nel 1880, lo scioglimento della Compagnia di Gesù nel territorio nazionale. In stretta successione, seguono il riconoscimento della libertà di stampa e di riunione (1881), che non saranno più preventivamente autorizzate; la scuola laica gratuita e obbligatoria (1881/1882); la legalizzazione dei sindacati dei lavoratori (1884), il diritto al divorzio per colpa (1884), l’abolizione della preghiera pubblica in apertura delle sedute parlamentari (1884).
A queste riforme così avanzate, l’aristocrazia e la borghesia – monarchiche, reazionarie e cattoliche – cercano di opporsi con la solita tattica dell’uomo forte, e trovano nel generale Georges Boulanger (1837-1891) il campione del revanscismo nazionalista. Ma Boulanger, su cui pure convergono tutti gli appoggi della destra, dei bonapartisti e degli orleanisti, pare più interessato alla sua amante, madame de Bonnemains, che al colpo di stato che i suoi sostenitori lo incitano a compiere, la sera del 27 gennaio 1889. In quell’occasione, la popolarità del generale è al culmine, è stato eletto deputato con un plebiscito di 244.000 voti e se marciasse sull’Eliseo nessuno potrebbe fermarlo. Eppure, per fortuna della Francia, non ci sarà nessun putsch. Al presidente della repubblica, Sadi-Carnot, che gli chiede dove sia in quel momento Boulanger, il prefetto di polizia, Lozé, risponde:
– A letto.-
– A letto? – domanda sbalordito il presidente.
– Sì, a letto con madame de Bonnemains.-
La fine del boulangismo libera la repubblica dalla sua più concreta minaccia; due gravi scandali fra poco la sconvolgeranno – quello di Panama e l’affare Dreyfus – ma in quel 1889 essa è lo stato europeo più socialmente evoluto.
Il Congresso Spiritista e Spiritualista Internazionale di Parigi era stato programmato un anno prima, al termine del Congresso Internazionale Spiritista che si era tenuto a Barcellona dall’8 al 13 settembre 1888. Fu scelta quella città spagnola (dove, in aprile dello stesso anno, era stata aperta l’Esposizione Universale) perché il 9 ottobre 1861, l’arcivescovo locale aveva bruciato nell’arena tutti i libri spiritistici che aveva potuto raccogliere e ne aveva scomunicato gli autori. Il Congresso, dunque, si presenta come la trionfante rivalsa sugli anatemi cattolici.
Lo spiritismo, nell’Europa della fine del XIX secolo, gode di ottima salute. Ed è uno spiritismo con una forte valenza sociale, caratterizzato da un moralismo filantropico che deriva dalle rivelazioni degli spiriti e da un anticattolicesimo che si dichiara autenticamente cristiano.
Il primo centenario della Rivoluzione Francese è un grande appuntamento anche per la Massoneria francese. In quel 1889, il Grand Orient de France (G.O.D.F.) organizza il Congresso Massonico Internazionale. La Massoneria francese è su posizioni ideologiche avanzate, in senso liberale e anticlericale. Basti dire che al centro della medaglia coniata per il Congresso è inciso – oltre a squadra e compasso – il berretto frigio dei giacobini. Nel 1877, il G.O.D.F. aveva abolito la condizione di credere all’esistenza di Dio e alla immortalità dell’anima per potere essere iniziati; con la nascita della massoneria adogmatica, l’adesione alla loggia non era più un fatto religioso, ma una missione sociale: il fratello massone si impegnava non tanto al perfezionamento della propria anima, quanto alla elevazione dell’umanità, di tutta l’umanità: nel 1893, fu creata un’obbedienza che accoglieva anche le donne.
In questo clima, parrebbe che la vicinanza della massoneria allo spiritismo sia avvenuta soprattutto sul versante sociale. Del resto, molti spiritisti erano massoni, anche se spesso di quella massoneria di frangia (fringe masonry) fortemente caratterizzata da speculazioni esoteriche e pratiche magiche. Massoni e spiritisti erano accomunati anche, e non solo in Francia, dalla condanna della chiesa cattolica; Jules Lermina (1839-1915) – uno dei protagonisti del Congresso Spiritista del 1889 – arriva ad esecrarla con parole di fuoco:
«Religione oscura, ingorda e crudele, nemica dell’attività umana, avversatrice dell’intelligenza, negatrice di ogni progresso e di ogni morale sociale, fautrice d’ignoranza, di ipocrisia e di tradimento, avente al suo passivo le persecuzioni più feroci ed i delitti più odiosi, cianciera di carità, e in fondo egoista; senza che abbia per il credente se non promesse bugiarde o minaccie spaventevoli; disorganizzatrice della famiglia; poiché strappa il figlio alla madre, e la moglie al marito; corruttrice del proprio clero, poiché lo rende ipocrita e lo costringe a vizi contro natura; orgogliosa e bassa cortigiana, venduta al maggior offerente: si chiama cattolicismo». (Traduzione coeva dal francese).
La maggioranza dei dirigenti del Congresso è composta da persone che praticano un evidente impegno sociale, come Pierre-Gaëtan Leymarie (1827-1901), sostenitore di Jean Baptiste Godin, un imprenditore fourierista che divide gli utili della fabbrica con gli operai, ai quali la lascerà per testamento. O il massone Leon Denis (1846-1927), che trova nello spiritismo la sola vera soluzione dei conflitti sociali. O Charles Fauvety (1813-1894), anch’egli massone, fautore del sansimonismo, teoria socio-politica che intende impiegare la tecnologia per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, i quali divideranno la proprietà dei mezzi di produzione con i capitalisti. O Jean Camille Chaigneau (1849-1918), esperantista, che si colloca su posizioni quasi anarchiche:
«La disciplina dell’avvenire non si chiama più disciplina, si chiama libera armonia. Ecco perché noi, spiritisti indipendenti, lotteremo sempre per la libertà che, lungi dal togliere allo spiritismo ciò che ha di accogliente e di sublime, è la sola capace di innalzarci in un inalterabile entusiasmo verso un ideale senza limiti di fraternità e di progresso». (Questa traduzione dal francese, come le successive, è mia).
Per gli occultisti della Belle Époque, lo spiritismo non è soltanto un ambiente morale che educa alla fratellanza, ma è la base effettiva, attiva della solidarietà; così affermò Louis Theodor Chazarain al Congresso, nella seduta del 16 settembre 1889:
«Gli uomini vivono nel mezzo di un oceano fluidico senza limite che li mette in comunicazione gli uni con gli altri, sia che occupino la terra (i vivi, n.d.r.) sia che abitino lo spazio (i morti, n.d.r.). Ho nominato l’etere, che è allo stesso tempo luce, elettricità, magnetismo, sorgente di tutte le forze e sostanze da cui si sono formati tutti i corpi; lo chiamerò volentieri perispirito divino, che mette in relazione l’universo visibile con l’anima universale. In questo fluido che ci bagna da ogni parte, che penetra fino nel più profondo del nostro essere, non si può produrre alcun movimento che non abbia la sua eco ovunque: vibrazione del corpo e vibrazione dell’anima, esso le riceve e le trasmette ovunque. È tramite esso che noi comunichiamo i nostri movimenti fisiologici, le nostre sensazioni, i nostri pensieri, le nostre volontà e che riceviamo l’impressione di quelle degli altri. (…) Le anime, come i corpi, manifestano la loro vita per vibrazioni che l’etere raccoglie e trasmette; nessuno, né allo stato di incarnazione né nella vita nello spazio (in vita e in morte, n.d.r.) può esimersi dal sentire le gioie e le sofferenze degli altri, e questo lo obbliga, nel suo stesso interesse, a volere le prime ed evitare le altre».
Leon Denis, instancabile propagandista tanto da essere chiamato “l’apostolo dello spiritismo”, nella seduta d’apertura del 9 settembre 1889, dichiarò:
«Non ci saranno più guerre sanguinose ed ecco perché: al di sopra delle nostre patrie umane, patrie gloriose senza dubbio, la cui storia è ricca di grandi dedizioni, di fatti eroici, di nobili gesta, la cui formazione ha provocato negli animi i sentimenti più generosi, il coraggio, l’abnegazione, tutta la sublimità della virtù, ma che, allo stesso tempo, perpetuano la divisione, la rivalità e la guerra nel cuore del genere umano; al di sopra di queste patrie umane, di queste patrie che amiamo fino al sacrificio ma non fino all’accecamento, esiste per noi una patria che non ha frontiere e dove non ci sono Francesi, Tedeschi, Latini, Germani o Slavi! È l’immensa patria degli Spiriti. Là tutti hanno una stessa origine, e comuni destini. Là tutti sono fatti per comprendersi, sostenersi e si amano attraverso le fasi della loro ascensione collettiva, eterna, verso il supremo Bene, verso la Verità e la Giustizia! E questa patria, che sopravviverà a tutte le altre patrie, che sarà ancora nostra dimora quando la Terra non ci sarà più, quando i mondi attuali saranno svaniti in polvere, quando i nomi di Francia e d’Europa saranno cancellati dalla memoria, questa patria eterna è la voce dei nostri fratelli dello spazio (i morti, n.d.r.) e dobbiamo a Kardec la filosofia degli spiriti che ce la rivela».
Allan Kardec, pseudonimo di Hippolyte Rivail (1804-1869), è stato il primo codificatore dello spiritismo in Europa.
Ancora Leon Denis ha espresso con forza la certezza che lo spirito dei disincarnati si rivela per concedere ai viventi la verità assoluta, ed è – notiamolo – il solo caso al mondo e nella storia umana in cui è l’oggetto della ricerca che si presenta al ricercatore e gli detta la formulazione della teoria:
«È avvenuta una cosa davvero imprevista; l’anima è uscita dalla tomba in cui si credeva di averla sepolta, e con l’aiuto di manifestazioni fluidiche, con l’aiuto di agenti materiali di cui essa dispone, ci grida oggi con la voce dei medium: No, il nulla non è che una vuota parola, la morte non è che una apparenza, sappiatelo; io sono viva, sono libera, sono immortale!».
Gli spiriti insegnano l’autentica metafisica della giustizia, fondata non su speculazioni umane, ma sulla universale, ineludibile, suprema legge delle reincarnazioni:
«O umanità, tu hai cercato la giustizia a prezzo del tuo sangue, delle tue lacrime, a prezzo di sacrifici tali che il pensiero non può misurarne l’ampiezza senza fremere, ed ecco che questa giustizia che tu non hai potuto realizzare in questo mondo, si manifesta in modo imponente a tutti gli occhi, nell’avvenire in cui ciascuno si ritrova tale che ha fatto di se stesso per mezzo del suo lavoro e dei suoi atti, dove ciascuno raccoglie nella sua propria natura, nell’insieme aumentato o diminuito delle sue percezioni e sensazioni, le conseguenze d’una vita consacrata allo spirito o alla materia, al vizio o alla virtù».
Ma gli spiritisti non si limitavano a esortazioni e messaggi morali. Un tal Claude Nicolas scriveva che coloro che governano una nazione «non hanno il pensiero che ci suggerisce lo spiritismo, e noi dobbiamo metterli sulla buona strada se vogliamo ottenere dei buoni risultati».
Claude Nicolas sapeva come fare:
«Se, in Europa, un milione di spiritisti scrivessero ciascuno tre lettere per reclamare l’abolizione della guerra e l’avvento della pace generale, ciò che la maggioranza dei cittadini già desidera di tutto cuore, bisogna bene che tutti i figli di famiglia, a cui toccherebbero le sciagure dei combattimenti, e che i nostri governanti si mettano coraggiosamente all’opera».
Le lettere andavano inviate agli amministratori più influenti. Claude Nicolas aveva già fatto la sua parte, spedendo una lettera al presidente della repubblica con cui gli suggeriva di usare l’Esposizione di Parigi come una straordinaria tribuna da cui invitare tutti i paesi ospiti
«a unirsi alla Francia per porre le basi di un congresso universale e l’organizzazione di un tribunale arbitrale destinato a regolare le controversie internazionali».
La delegazione italiana al Congresso Spiritico parigino era composta dal medico Giovanni Hoffmann, direttore del periodico Lux che era il bollettino dell’Accademia Internazionale per gli Studi Spiritici e Magnetici di Roma e dal capitano Ernesto Volpi, che dirigeva il Vessillo spiritista di Vercelli.
La delegazione italiana propose, il 14 settembre, un documento alla seconda sezione, quella di filosofia, che venne votato all’unanimità dall’assemblea.
La mozione italiana aveva un netto carattere sociale:
«1. L’opera sociale di tutti gli spiritisti consiste nel porre le istituzioni di accordo colla pura morale, vale a dire con la legge del progresso universale della vita umana nell’individuo e nella società. 2. Istituzione d’un arbitrato internazionale fra i popoli. 3. Unificazione legislativa del diritto sociale. 4 Rivendicazione dei diritti della donna, perché le questioni generali, il cui difetto di soluzione minaccia di portare a rovina la moderna civiltà, non possono essere risolute senza il concorso di essa. 5. Federazione universale spiritualista».
Se non ci fossero i due veloci, quasi marginali, accenni allo spiritismo, sembrerebbe l’ordine del giorno di una riunione di socialisti riformisti, e ci si aspetterebbe di vedere in fondo la firma di Filippo Turati.
Ma il progresso sociale che gli spiritisti proclamavano era specialissimo: non derivava dallo studio della storia e dell’economia, non traeva la sua ragione dalla sociologia o dalla politica. Lo spiritismo sociale era una creazione degli spiriti, non degli uomini. Era la necessaria conseguenza della legge cosmica della reincarnazione, che trasformava radicalmente ogni ideologia politica. Scriveva Allan Kardec che con la consapevolezza della reincarnazione
«cadono i pregiudizi di razze e di caste, poiché il medesimo spirito può rinascere ricco o povero, gran signore o proletario, padrone o dipendente, libero o schiavo, maschio o femmina. Di tutti gli argomenti invocati contro l’ingiustizia della servitù e della schiavitù, contro la sommissione (sottomissione, n.d.r.) della femmina alla legge del più forte, non ve ne è alcuno che preceda in logica il fatto materiale della reincarnazione. Se dunque la reincarnazione poggia su una legge della natura il principio della fratellanza universale, essa fonda sulla medesima legge quello dell’uguaglianza dei diritti sociali, e per conseguenza quello della libertà». (Traduzione coeva dal francese).
Per gli spiritisti, la sola lotta sociale efficace è la conquista della consapevolezza della vera natura dell’uomo, il quale è uno spirito che ha preso corpo in dimensione materiale, ma che tornerà ad essere spirito in una lunghissima catena di reincarnazioni successive, ciascuna delle quali è determinata dalla esistenza terrena precedente.
«Verrà un dì» scrive Kardec profetizzando «che i membri della gran famiglia dei figli di Dio non si riguarderanno come di sangue più o meno puro, giacché più o meno puro non è che lo spirito, e questo non dipende dallo stato sociale».
Leon Denis:
«Per rigenerare la società, si deve iniziare col rigenerare l’anima umana e perciò occorre farle comprendere che essa possiede in se stessa i mezzi della sua elevazione e della sua felicità; bisogna dirle che nulla delle sue sofferenze e dei suoi sforzi andrà perduto, che essa si troverà dopo la morte nella condizione che avrà maturato in vita, con le sue fatiche e le sue opere buone».
E, a garantire l’esattezza dello spiritismo occidentale, fu nientemeno che lo spirito di Giordano Bruno il quale, il 25 dicembre 1894, concedeva questa comunicazione medianica al circolo spiritista di Sanremo:
«Lo spiritismo è strumento, il socialismo è forza; uno è cagione, l’altro effetto; tutti e due necessarii, concomitanti, inseparabili!».
Sempre Giordano Bruno, a Macerata, il 28 maggio 1895, fu ancora più battagliero:
«Il socialismo è l’avvenire dell’umanità, ma il dì del riscatto è vicino: i popoli esulteranno».
Un partecipante al Congresso il cui intervento era molto atteso era il canonico Paul Roca (1830-1893), francese dei Pirenei orientali, prete della diocesi di Perpignan dal 1858 e insegnante nel locale seminario per trent’anni, canonico onorario dal 1870. Nel 1890, fu il fondatore del periodico L’Anticlérical roussillonnais e basterebbe questo per spiegare perché morì scomunicato e privo di funerale religioso (ebbe esequie martiniste, cioè, funerali secondo il rito proprio del movimento occultista che si raccoglie sotto quel nome, allora in forte espansione grazie alla leadership che ne stava assumendo il medico Gérard Encausse, 1865-1916, celebre sotto lo pseudonimo di Papus).
Il canonico Roca era profondamente interessato all’esoterismo, aveva saldi contatti con Oswald Wirth (1860-1943) e Stanislas De Guaita (1861-1897), maestri riconosciuti della simbologia ermetica; Wirth partecipò anche al Congresso Spiritista di Parigi.
Gli spiritisti, a parte chi si dichiarava non cristianista come Chaigneau, desideravano il parere di un sacerdote che, pur allontanato dalla chiesa o forse proprio per questo, li rassicurasse sulla santità della loro militanza spiritista.
Roca intervenne con un discorso col quale riconosceva agli spiritisti il merito di avere svelato e diffuso il vero messaggio cristiano, recuperato grazie alle comunicazioni medianiche nella sua forma originaria e autentica, che la chiesa cattolica ha falsato e corrotto.
«Oh! Continuate la vostra sublime missione!» declamò il canonico, alzando le braccia al cielo «Grazie a voi, care sorelle e cari fratelli, dei milioni, dei miliardi d’esseri umani sapranno un giorno che il cristianesimo vero, quello che non si predica più, quello che non conoscono neppure i preti della decadenza romana, ma che conoscevano a fondo e che predicavano i Padri della chiesa primitiva, sapranno – dicevo – che questo cristianesimo puro è il puro socialismo, il socialismo religioso, il socialismo evangelico, il socialismo cristiano (in italiano nell’originale, n.d.r.), come insegna il mio venerabile amico, il sapiente padre Curci».
La Revue Spirite numero 18 datata 15 settembre 1889 dette un ampio resoconto del Congresso; il grosso volume Compte rendu du Congrès spirite et spiritualiste international uscì nel 1890. Il Congresso si chiuse con grande soddisfazione degli spiritisti: esso aveva avuto quarantamila adesioni da spiritisti di tutto il mondo, che rappresentavano tredici milioni (!) di spiritisti; era stato seguito da settantacinque riviste del settore pubblicate in ogni continente. Le conclusioni dei lavori erano trionfali: lo spiritismo era fondato su incrollabili basi scientifiche, la dottrina comunicata dagli spiriti era nobile e feconda, le conseguenze sociali dello spiritismo erano benefiche e vitali.
Sulla umanità, il Congresso deliberò che essa
«è il cervello della terra. Ogni essere umano è una cellula nervosa della terra; ogni anima umana è una idea della terra. Noi siamo tutti solidali come le cellule d’uno stesso organo. L’evoluzione individuale dell’essere umano è, di conseguenza, legata all’evoluzione collettiva di tutta l’umanità. L’infelicità degli uni ricade quindi sulla felicità degli altri. Finché vi saranno degli esseri umani infelici, non potrà esistere nessuno di completamente felice».
Questa dichiarazione fu espressa il 12 settembre 1889. Il 28 luglio 1914 scoppiava la Prima guerra mondiale.
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